— «I meno preziosi» è l'espressione chiave — osservò malinconicamente Tigrotto.
— Se però avessimo avuto la possibilità di eliminare il capo delle Forze della Luce di Mosca. Ma lui, come al solito, è fuori discussione. E sacrificare una ventina dei nostri per un unico mago della Luce di media forza non mi sembra un discorso da prendere in considerazione. O ci consideri tutti degli stupidi?
— Io vi considero molto intelligenti. Decisamente più intelligenti di me. — Tigrotto sorrise senza nessuna cordialità. — Ma io sono solo un elemento operativo. Le conclusioni le tireranno gli altri, e loro sapranno farlo, non ne dubiti…
— Ma se noi non pretendiamo neppure l'immediata esecuzione! — Il mago delle Tenebre sorrise. — Perfino adesso non escludiamo la possibilità di un nostro errore. Il Tribunale, un'indagine qualificata e imparziale, un giudizio equo, ecco quello che vogliamo!
— Non le pare anche un po' strano che il suo capo, utilizzando la Frusta di Saab, non sia riuscito a catturare Anton? — La ragazza picchiettò col dito sul boccale di birra semivuoto. — Io direi che è molto strano. È la sua arma preferita, e la maneggia alla perfezione da qualche secolo. Sembra quasi che alla Guardia del Giorno il puro fatto della cattura di Anton non interessi poi tanto.
— Bambina cara — il mago delle Tenebre si curvò al di sopra del tavolino che li separava — sei decisamente incoerente! Non puoi accusarci prima perché perseguitiamo un mago della Luce innocente e rispettoso delle leggi, e poi perché non facciamo di tutto per catturarlo!
— E perché?
— È un piccolo caso di sadismo. — Il mago ridacchiò. — La nostra conversazione mi procura un sincero piacere: possibile che ci consideriate una banda di psicopatici assetati di sangue?
— No, vi consideriamo una banda di astuti mascalzoni.
— Proviamo a paragonare i nostri metodi! — Ebbi l'impressione che il mago delle Tenebre stesse per montare sul suo cavallo preferito. — Facciamo un confronto dei danni che le azioni delle Guardie arrecano agli umani, la nostra base alimentare.
— Ecco cosa sono per voi gli umani: mangime.
— E per voi? O adesso le Forze della Luce provengono dalla Luce e non vengono scelte tra la folla?
— Per noi gli umani sono radici. Le nostre radici.
— E chiamiamoli pure radici. Perché litigare per una semplice parola? Ma allora, bambina, sono anche le nostre. E ci mandano sempre nuova linfa, non te lo nascondo, non è un segreto.
— Anche noi non diminuiamo. E neppure questo è un segreto.
— Naturalmente. Tempi difficili, stress, superlavoro, gli umani vivono al limite, e dal limite è facile cadere. Almeno su questo punto siamo arrivati alla stessa conclusione! — Il mago ridacchiò di nuovo.
— Lo ammetto — convenne Tigrotto. Non guardò più dalla mia parte, e la conversazione passò ad altri temi, quelli delle eterne, irrisolvibili controversie che hanno impegnato per secoli i filosofi di entrambe le parti, certo troppo in alto per due maghi un po' annoiati, uno della Luce e uno delle Tenebre. Capii che Tigrotto mi aveva già comunicato tutto quello che dovevo sapere.
O forse tutto quello che riteneva possibile dire.
Presi il boccale di birra che la donna mi aveva messo davanti. Lo bevvi a sorsi misurati, ma profondi. Avevo davvero sete.
La caccia era una finta?
Sì. Anche questo lo avevo già capito da un po'. L'importante era scoprire se anche i nostri lo avevano capito.
Il Selvaggio non era ancora stato preso?
Naturalmente. Altrimenti si sarebbero già messi in contatto con me. Per telefono o mentalmente, per il Capo non era certo un problema. L'assassino sarebbe stato consegnato al Tribunale, Svetlana non si sarebbe lacerata tra il desiderio di aiutarmi e la necessità di non immischiarsi nella lotta, e io avrei potuto ridere in faccia a Zavulon.
Ma come, come si fa a trovare in un'immensa città un umano i cui poteri si manifestano spontaneamente? Divampano e poi si spengono. Da un omicidio all'altro, da un'inutile vittoria sul Male all'altra. Se davvero le Tenebre lo avevano identificato era un segreto riservato al livello più alto della gerarchia.
E non certo alla portata dei maghi che mi circondavano, impegnati in un gioco molto futile.
Mi guardai intorno con un senso di disgusto.
Non c'era niente di serio!
L'agente che avevo eliminato con tanta facilità. Il mago di terzo grado che punzecchiava divertito la nostra osservatrice senza mai guardarsi intorno. Quei ragazzotti ai terminali che gridavano con entusiasmo: — Cvetnoj Boulevard… verificato!
— Poležaevskaja… sotto controllo!
Sì, era un quartier generale. Ma assurdo e sgangherato come i maghi inesperti che avevano cercato di catturarmi prima, in città. Certo, la rete era stata lanciata, ma nessuno si era preoccupato della quantità di buchi che aveva. Più mi agitavo per sfuggirle, più mi dibattevo, meglio era per le Tenebre. In linea generale, naturalmente. Svetlana non avrebbe resistito. Avrebbe perso il controllo. E avrebbe cercato di aiutarmi, sentendo nascere in sé la forza autentica. Nessuno dei nostri sarebbe riuscito ad arginarla. E avrebbero eliminato anche lei.
— Volgogradskij Prospekt.
Ma se avrei potuto sgozzarli tutti, o sparargli, anche adesso! Tutti, fino all'ultimo! Erano gli scarti delle Tenebre, i falliti, quelli che non avevano più futuro, o che avevano troppi difetti. Per le Tenebre non erano solo un peso morto, ma molto peggio, perché disturbavano le loro attività ed erano sempre in mezzo ai piedi. La Guardia del Giorno non è un ospizio, a differenza della Guardia della Notte. che certe volte lo ricorda un po'. La Guardia del Giorno si libera degli elementi superflui, e per di più generalmente per il nostro intervento. Guadagnandosi così una posizione di vantaggio, grazie al conseguente diritto a iniziative volte a ristabilire l'equilibrio.
Anche quella figura spettrale che mi aveva indicato la torre di Ostankino era una creatura delle Tenebre. Una cautela quasi eccessiva, nel caso non avessi capito dove dovevo recarmi.
Mentre le vere azioni vengono coordinate dal solo e unico Altro.
Zavulon.
Che non nutre nessun risentimento nei miei confronti, naturalmente. Che senso avrebbero emozioni così complesse e pericolose in un esercito serio? Lui i maghi come me li mangia a colazione, li prende dalla scacchiera e li sostituisce con le sue pedine.
Quando deciderà che la partita è finita, che si può allestire il gran finale?
— Non avrebbe da accendere? — chiesi, posando il boccale e afferrando un pacchetto di sigarette abbandonato sul banco. Evidentemente l'aveva dimenticato lì qualcuno, forse un cliente del ristorante fuggito in stato di incoscienza, o forse un mago delle Tenebre.
Gli occhi di Tigrotto avevano un luccichio forzato, evidentemente era tesa. Capii che stava per assumere l'aspetto da combattimento. Probabilmente anche lei aveva valutato le forze dell'avversario e aveva capito di avere buone probabilità di vittoria.
Ma non ce ne fu bisogno.
Il mago delle Tenebre, il vecchio mago di terzo livello, mi tese distrattamente un accendino. Il Ronson scattò melodiosamente, liberando la sua lingua fiammeggiante e il mago continuò: — Tutte le accuse che continuamente muovete alle Tenebre — di fare il doppio gioco, di essere perfidi, di essere dei provocatori — hanno un unico scopo: mascherare la vostra mancanza di forza vitale. La vostra incapacità di capire il mondo e le sue leggi. Di capire gli uomini, alla fin fine! Dovreste almeno riconoscere che la prognosi formulata dalle Tenebre è molto più precisa, e che il rispetto delle inclinazioni naturali dell'animo umano lo conducono dalla nostra parte. Ma a questo punto cosa resterebbe della vostra morale? Della vostra filosofia dell'esistenza? Eh?