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— Sulla madre sono stati effettuati tutti i controlli, Anton. Niente. Non è in grado di scagliare una maledizione. Non ha nessun potere.

— No, mi riferivo ad altro. Boris Ignat'evič… ecco che cosa ho pensato. Io non ho avuto compassione di lei.

— Che cosa vuoi dire con questo?

— Non lo so. Ma non ho avuto compassione di lei. Non le ho fatto complimenti. Non l'ho giustificata.

— Ho capito.

— E ora… sparisca, per favore. È la mia missione.

— Va bene. Perdonami se ti ho mandato sul campo. Buona fortuna, Anton!

Da quel che ricordavo, il Capo non s'era mai scusato con nessuno. Ma non era il momento di stupirsi… l'ascensore era arrivato.

Pigiai il pulsante dell'ultimo piano e meccanicamente afferrai la cuffia. Era strano che suonasse. Quando avevo acceso il walkman?

E cosa mi riserva il caso?Tutto si deciderà poi, per qualcuno lui è nessuno.Per me è il signore,me ne starò nel buio, per qualcuno io sono un'ombraper altri sono invisibile.

Adoro i Piknik. Curioso: avevano mai controllato se Skljarskij non fosse per caso un Altro? Sarebbe valsa la pena… O forse no. Era meglio che continuasse a fare il cantante.

Ballo fuori tempo, ogni cosa faccio fuori tempo,e non me ne preoccupo.Oggi sono come la pioggia che non cessa mai,come un fiore che non sboccia mai,io, io, io sono invisibile.lo, io, io sono invisibile.I nostri volti sono come fumo, fumoe nessuno sa come vinceremo…

Poteva essere di buon auspicio quest'ultima frase?

L'ascensore si fermò.

Sbucai sul pianerottolo dell'ultimo piano, guardai la botola nel soffitto. La serratura era stata scardinata, proprio scardinata, la stanghetta divelta. Alla vampira questo non serviva, con ogni probabilità lei era volata sul tetto. Il ragazzino si era arrampicato lungo i balconi.

Allora Tigrotto e Orso. Più facilmente Orso. Tigrotto avrebbe sfondato la botola.

Mi tolsi la giacca e la gettai per terra insieme alle mie cuffie ronzanti. Toccai la pistola dietro la schiena: era messa bene. I dispositivi tecnici sono tutti quanti una cavoiata? Vedremo, Ol'ga, vedremo.

Lanciai la mia ombra in alto, proiettandola nell'aria. Sollevai le braccia e vi entrai di slancio. Dopo essere penetrato nel Crepuscolo, salii sulla scaletta. Il muschio blu. saldamente attaccato alle sbarre di metallo, balzava via come una molla da sotto le dita.

— Anton!

Sbucai sul tetto e quasi il vento mi piegò tanta era la sua forza. Raffiche violente, gelide. Forse un riflesso del vento del mondo ordinario, o forse una bizzarria del Crepuscolo. Per ora a proteggermi era la scatola di cemento del pozzo dell'ascensore che finiva sopra il tetto, ma bastava muoversi di un passo e il vento ti penetrava fin nelle ossa.

— Anton, siamo qui!

Tigrotto era a una decina di metri. La guardai, invidiandola per un attimo: lei non doveva proprio sentirlo il freddo!

Non so da dove i mutantropi e i maghi prendano la loro massa corporea per trasformarsi. Probabilmente non dal Crepuscolo, ma neppure dal mondo degli uomini. Nel suo sembiante umano, la ragazza poteva pesare cinquanta chili o poco più. E ora, sul tetto coperto di ghiaccio, nella sua forma attuale di giovane tigre in posizione da combattimento, pesava un quintale e mezzo. La sua aura era di uno sfavillante arancione, il pelo mandava piccole intense scintille. La coda si muoveva ritmicamente, a destra e a sinistra, e una zampa anteriore graffiava il bitume. In quel punto il tetto era dissestato, qualche appartamento con l'arrivo della primavera sarebbe rimasto allagato…

— Vieni più vicino, Anton — ruggì la tigre, senza voltarsi. — Eccola!

Orso si teneva più vicino alla vampira che non Tigrotto. E sembrava anche più minaccioso. Questa volta per trasformarsi aveva scelto il sembiante di un orso bianco, e per di più, a differenza degli abitanti dell'Antartide, appariva candido come la neve nelle illustrazioni dei libri per bambini. No, forse tutto sommato doveva essere un mago e non un mutantropo rieducato. I mutantropi si limitano a uno, massimo due sembianti, mentre io l'avevo visto trasformarsi in un goffo orso bruno al carnevale che avevamo organizzato per la delegazione americana della Guardia e anche in un grizzly durante le lezioni dimostrative sulla reincarnazione.

La vampira stava proprio sul bordo del tetto.

Si era visibilmente indebolita dopo il nostro incontro. Il suo viso era più scavato e le guance si erano afflosciate. Nella fase iniziale di ritrasformazione dell'organismo i vampiri hanno bisogno di sangue fresco. Comunque non bisognava lasciarsi ingannare dall'aspetto: la consunzione era solo esteriore, le cagionava sofferenza, ma non le toglieva le forze. L'ustione sul suo viso era quasi scomparsa, ne rimaneva solo una debole traccia.

— Tu! — La voce della vampira era esultante. Sorprendentemente esultante, come se non mi avesse chiamato a una trattativa, ma al macello.

— Io.

Egor stava davanti alla vampira che si faceva scudo di lui per proteggersi dagli operativi. Il ragazzo era nel Crepuscolo prodotto dalla vampira e perciò non aveva perso conoscenza. Stava in silenzio, immobile, e fissava ora me ora Tigrotto. Era evidente che riponeva la sua fiducia soprattutto in noi due. La vampira teneva una mano di traverso sul petto del ragazzino e con l'altra lo stringeva alla gola con i suoi artigli. La situazione non era difficile da valutare. Un'impasse. E per di più reciproca.

Se Tigrotto e Orso avessero cercato di aggredirla, lei avrebbe staccato di netto la testa al ragazzo. E di questo non si guarisce… neppure con i nostri mezzi. D'altro canto se avesse ritenuto conveniente uccidere il ragazzo, nulla ci avrebbe fermato.

Non si possono evitare i nemici. Soprattutto se vai in giro a uccidere.

— Volevi che venissi. Sono venuto. — Alzai le mani per dimostrare che non avevo nulla. Avanzai.

Quando fui tra Tigrotto e Orso, la vampira digrignò i canini: — Fermo!

— Non ho né paletti, né amuleti da combattimento. Non sono un mago. E non posso farti niente.

— L'amuleto. Sul tuo collo c'è un amuleto! Ecco cos'era…

— Non c'entra con te. Serve contro chi è incommensurabilmente più forte di te.

— Toglilo!

Ahi, ahi, andava proprio male… Sganciai la catenina, tolsi l'amuleto e lo gettai a terra. Ora, se l'avesse desiderato, Zavulon avrebbe potuto agire contro di me.

— L'ho tolto. Parla. Che cosa vuoi?

La vampira ruotò la testa, il suo collo compì senza fatica una rotazione di 360 gradi. Però! Non avevo mai sentito parlare di niente del genere… e forse neanche i nostri guerrieri. Tigrotto cominciò a ruggire.

— Qualcuno cerca di intrufolarsi! — La voce della vampira restava umana, era la voce stridula e isterica di una ragazzetta che aveva acquisito casualmente forza e potere. — Chi? Chi?

Conficcò la mano sinistra, da cui aveva sguainato gli artigli, nel collo del ragazzo. Io trasalii, pensando a quel che sarebbe accaduto se fosse sgorgata anche una sola goccia di sangue. Ma la vampira stava perdendo il controllo. Con l'altra mano, con un gesto goffo che ricordava quello del Lenin raffigurato sull'autoblindo, indicò il bordo del tetto.

— Che esca!

Io, sospirando, gridai: — Il'ja, esci…

Delle dita si agganciarono al bordo del tetto. Dopo un istante Il'ja scavalcò la bassa recinzione e si mise accanto a Tigrotto. Dove si era nascosto? Sulla tettoia del balcone? O era rimasto appeso, aggrappandosi all'infiorescenza di muschi blu?

— Lo sapevo! — disse esultante la vampira. — Un imbroglio!