La presenza di Semën non doveva averla percepita. Forse il nostro flemmatico amico da un centinaio d'anni praticava anche il Ninjutsu, l'antica arte dei Ninja…
— Proprio tu parli di imbrogli.
— Sì, proprio io! — Per un istante negli occhi della vampira balenò un'espressione umana. — Io so come imbrogliare! Voi no!
"Bene, bene. Tu lo sai e noi no. Credilo pure, speralo. Se ritieni che il motto «la menzogna per la salvezza» si adatti solo ai predicatori, credilo pure. Se ritieni che il verso «il bene deve mostrare i pugni» sia solo quello superato di un poeta alla berlina, speralo pure."'
— Cosa vuoi?
Lei tacque per un istante, come se finora non ci avesse mai pensato.
— Vivere!
— Per questo è tardi. Sei già morta.
La vampira digrignò i denti.
— Davvero? E i morti possono staccare le teste?
— Sì, possono fare solo questo.
Ci guardammo. Era tutto così strano, così eccessivo e teatrale, e il nostro dialogo tanto assurdo che non c'era possibilità d'intesa. Lei era morta. La sua vita dipendeva dalla morte di altri. Io ero vivo. Ma dal suo punto di vista era esattamente l'opposto.
— Non è colpa mia. — La sua voce si fece più calma, più morbida. E allentò un poco la mano sul collo di Egor. — Voi, voi che vi definite Guardiani della Notte… siete coloro che la notte non dormono, coloro che hanno deciso di arrogarsi il diritto di proteggere il mondo dalle Tenebre… Dov'eravate voi quando hanno succhiato il mio sangue?
Orso fece solo un passetto avanti. Un minuscolo passo, come se non avesse spostato le sue possenti zampe, ma fosse stato mosso dalla furia del vento. Pensai che avrebbe potuto muoversi così ancora per decine di minuti, forse per un'ora intera, finché fosse continuato il diverbio. Finché non avesse ritenuto di avere sufficienti possibilità. Allora avrebbe fatto un balzo e… Se gli fosse andata bene avrebbe strappato dalle mani della vampira il ragazzino, che se la sarebbe cavata con un paio di costole rotte.
— Non possiamo tenere d'occhio tutti — dissi io. — Non ce la facciamo.
Era strano, ma cominciavo ad avere compassione di lei. Non del ragazzino, incappato per caso nel gioco tra le Tenebre e la Luce, non di Svetlana, la ragazza su cui incombeva una maledizione, né della città che non aveva colpe e che sarebbe stata distrutta da quella maledizione… Avevo compassione della vampira. Perché, davvero, dov'eravamo noi? Noi che ci definivamo i Guardiani della Notte…
— A ogni modo tu avevi una scelta — dissi. — E non dire che non è così. L'iniziazione avviene solo se c'è un consenso reciproco. Tu potevi morire. Morire onestamente. Come un essere umano.
— Onestamente? — La vampira scosse la testa, spargendo i capelli sulle spalle. Ma dov'era Semën… possibile che fosse tanto difficile arrampicarsi sul tetto di un palazzo di diciannove piani? — Avrei voluto… morire onestamente. Ma chi ha firmato la licenza… colui che mi ha predestinato come preda ha agito forse onestamente?
Le Tenebre e la Luce…
Lei non era solo la vittima di un vampiro indemoniato. Era anche la preda designata, prescelta da un cieco destino. E non le era stata assegnata altra sorte che concedere la propria vita per prolungare la morte altrui. Solo che quel ragazzo che era stramazzato ai miei piedi come cenere, arso dal marchio, lui l'amava. L'amava davvero… e non aveva succhiato solo la vita di un'altra, di un'estranea, ma aveva trasformato la ragazza in una sua pari.
I morti non solo possono staccare le teste, ma anche amare. Il guaio è che persino il loro amore esige sangue.
Era stato costretto a nasconderla e quindi aveva trasformato la ragazza in una vampira clandestina. Doveva nutrirla e occorreva sangue vivo, non provette offerte da ingenui donatori.
E così era cominciato il bracconaggio per le vie di Mosca e noi, custodi della Luce, noi della valorosa Guardia della Notte, che davamo in pasto le persone alle Tenebre, avevamo sussultato.
La cosa più terribile in guerra è comprendere il nemico. Comprendere significa perdonare. E noi non ne abbiamo il diritto… non lo abbiamo da dopo la creazione del mondo.
— Eppure avevi una scelta — dissi. — L'avevi. Il tradimento altrui non giustifica il nostro.
Scoppiò a ridere piano.
— Già, già… Un bravo servitore della Luce… Certo. Hai ragione. E puoi anche ripetere migliaia di volte che sono morta. Che la mia anima è bruciata, che si è dissolta nel Crepuscolo. Spiegami qual è la differenza tra noi, cioè chi è più malvagio e più vile. Ma fai in modo di essere persuasivo.
La vampira chinò la testa e guardò in viso Egor. Gli disse in tono confidenziale, quasi amichevole: — E tu… ragazzo… tu mi capisci? Rispondi. Rispondi onestamente, non badare agli artigli… Non mi offenderò.
Orso scivolò di un altro passo avanti. Ancora un poco. E io sentii come si tendevano i suoi muscoli, com'era a pronto a scattare.
E alle spalle della vampira, senza far rumore, leggero e rapido — come riusciva a muoversi così precipitosamente nel mondo degli uomini? — comparve Semën.
— Piccolo, sveglia! — disse allegra la vampira. — Rispondi! Però onestamente! Se pensi che lui ha ragione, allora sono io ad avere torto… se lo credi davvero… ti lascerò andare.
Intercettai lo sguardo di Egor. Capii che cosa avrebbe risposto.
— Anche tu… hai ragione.
Un senso di gelo. Di vuoto. Neppure la forza di provare emozioni. Che spariscano, che brucino invisibili agli uomini.
— Cosa vuoi? — le chiesi. — Esistere? Va bene… Arrenditi. Ci sarà un processo, un processo congiunto delle due Guardie…
La vampira mi guardò e scosse la testa. — No, non credo nel vostro Tribunale. Nel Tribunale dei Guardiani della Notte… né in quello dei Guardiani del Giorno.
— E allora perché mi hai convocato? — chiesi. Semën avanzava verso la vampira, era sempre più vicino…
— Per vendicarmi — rispose semplicemente. — Tu hai ucciso il mio amico. Io ucciderò il tuo… sotto i tuoi occhi. Poi… cercherò… di uccidere anche te. Ma anche se non dovessi riuscire… — sorrise — ti basterà la consapevolezza di non aver potuto salvare il ragazzo. Non è vero? Voi firmate le licenze senza guardare in faccia le persone. Ma varrebbe la pena guardarle… è così che salta fuori tutta la vostra morale… tutta la vostra finta, dozzinale, vile morale…
Semën scattò. E, insieme a lui, anche Orso.
Fu più bello e più rapido di qualunque proiettile, di qualunque maledizione, perché alla fin fine si trattava pur sempre di corpi che menavano colpi e di sapienza acquisita in venti, quaranta, cent'anni…
E tuttavia sfilai da dietro la schiena la pistola e feci scattare il grilletto, sapendo che il proiettile sarebbe partito lento e pigro, come in un vecchio film d'azione, lasciando alla vampira la possibilità di schivarlo e di uccidere.
Semën si appiattì nell'aria, come se avesse cozzato contro una parete di vetro, scivolò lungo una barriera invisibile ed entrò nel Crepuscolo. Scalzò Orso che era di gran lunga più massiccio. Il proiettile, con la grazia di una libellula, guizzò verso la vampira e, divampando con una lingua di fiamma, sparì.
Se non fosse stato per gli occhi, che si dilatavano sconcertati, avrei pensato che fosse stata lei a scagliare il cappello di difesa a cono… Anche se questo resta privilegio solo dei maghi di rango superiore…
— Sono sotto la mia protezione… — risuonò una voce alle mie spalle.
Mi voltai e incontrai lo sguardo di Zavulon.
Era sorprendente che la vampira non fosse caduta in preda al panico. E che non avesse ucciso Egor. L'attacco fallimentare e l'apparizione del mago delle Tenebre furono una sorpresa stupefacente più per lei che per noi, dato che io me l'aspettavo. Mi aspettavo… qualcosa del genere, dopo essermi tolto l'amuleto.
Non mi stupiva che fosse arrivato così in fretta. Le Forze delle Tenebre hanno le loro strade. Ma perché Zavulon aveva preferito questo insignificante regolamento di conti alla sua permanenza nel nostro quartier generale? Aveva perso ogni interesse per Svetlana e per il vortice che incombeva sopra di lei? Sebbene talvolta capiamo qualcosa, quante sono le cose che restano per noi imperscrutabili per sempre!