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Annuii e allungai il passo.

L'ascensore nel palazzo c'è, ma è ultravecchio, e preferii salire fino al terzo piano di corsa. Sul pianerottolo del secondo piano c'era un altro posto di guardia, già più serio. Quella mattina era di turno Garik. Mentre mi avvicinavo socchiuse gli occhi, guardò attraverso la tenebra, scannerizzando l'aura e tutti i segni distintivi che noi agenti della Guardia abbiamo addosso. Solo dopo mi sorrise gentilmente.

— Forza, sbrigati.

La porta della sala conferenze era socchiusa. Prima di entrare, sbirciai da quella fessura: c'erano una trentina di persone, soprattutto operativi e analisti. Il Capo camminava su e giù davanti a una cartina di Mosca, mentre Vitalij Markovič, il suo vice per la parte commerciale, molto debole come mago ma in compenso un businessman nato, diceva: — E in questo modo abbiamo completamente bloccato le spese correnti, e non abbiamo nessuna necessità di ricorrere a… ehm… modalità particolari di finanziamento. Se l'assemblea sosterrà le mie proposte, possiamo aumentare un po' la soddisfazione dei nostri collaboratori, in primo luogo i lavoratori operativi, naturalmente. Le indennità di temporanea inabilità al lavoro e le pensioni alle famiglie dei caduti necessitano anch'esse di… ehm… qualche aumento. E possiamo permettercelo…

È ridicolo che maghi capaci di tramutare il piombo in oro, il carbone in diamanti e ritagli di carta in fruscianti banconote si dedichino al commercio. Ma in effetti questo è comodo per due motivi. In primo luogo fornisce un'occupazione a quelli, tra gli Altri, le cui doti sono troppo modeste per garantire entrate costanti, e in secondo luogo diminuisce il rischio di spezzare l'equilibrio.

Quando entrai nella sala, Boris Ignat'evič fece un cenno e disse: — Grazie, Vitalij. Penso che la situazione sia chiara, non dobbiamo fare nessun appunto alla sua attività. Votiamo? Grazie. Adesso che tutti sono presenti…

Sotto io sguardo attento del Capo mi feci strada fino a una poltrona libera e mi sedetti.

— … possiamo passare alla questione principale.

Semën, che notai seduto di fianco a me, piegò la testa e mi sussurrò: — La questione principale è il versamento delle quote associative del mese di marzo…

Non riuscii a trattenere un sorriso. A tratti in Boris Ignat'evič si risvegliava molto chiaramente il vecchio funzionario di partito.

— La questione principale è la nota di protesta della Guardia del Giorno, che ho ricevuto due ore fa — disse il Capo.

Non ci arrivai subito. La Guardia del Giorno e la Guardia della Notte si tagliano continuamente la strada a vicenda. Le proteste sono un evento quotidiano, talvolta vengono liquidate a livello di dipartimento regionale, talvolta si ricorre al Tribunale di Berna…

Poi mi resi conto che la protesta per cui era stata convocata l'assemblea allargata della Guardia non poteva essere un avviso di routine.

— Il punto essenziale della protesta… — il Capo si sfregò la radice del naso — … il punto essenziale della protesta è questo… Stamattina nella zona dello Stolesnikov è stata uccisa un'agente delle Tenebre. Ecco una rapida descrizione dei fatti.

Sulle mie ginocchia frusciarono due paginette uscite da una stampante. Tutti gli altri ricevettero lo stesso omaggio. Scorsi velocemente il testo: "Galina Rogova, ventiquattro anni… Iniziata all'età di sette anni. La famiglia non appartiene agli Altri. Educata sotto il patronato delle Tenebre… istruttrice Anna Černogorova, mago di quarto livello… A otto anni Galina Rogova è stata inquadrata come mutantropo-pantera. Poteri medi…"

Continuai a leggere, corrugando un po' la fronte. Anche se apparentemente non ce n'era motivo. La Rogova faceva parte delle Forze delle Tenebre, ma non lavorava nella Guardia del Giorno. E rispettava le disposizioni. Non attaccava gli umani. Mai, assolutamente. Perfino i due permessi che aveva a disposizione, per la maggiore età e per il matrimonio, non li aveva usati. Con l'aiuto della magia aveva raggiunto un'ottima posizione all'interno dell'azienda immobiliare Dolce Casa, e aveva sposato il vicedirettore. Un figlio, un maschietto… Non erano stati rivelati poteri particolari. Raramente aveva usato i suoi poteri di Altra per autodifesa, una volta aveva ucciso un aggressore. Ma neppure allora si era lasciata andare ad atti di cannibalismo…

— Ce ne vorrebbero di più di mutanti così, vero? — mi chiese Semën. Girò un foglio e sobbalzò leggermente. Sorpreso, andai velocemente anch'io alla fine del documento.

Sì. L'ispezione di protocollo. Un taglio sulla camicetta e uno sulla giacca… verosimilmente provocati da un sottile pugnale. Magico, naturalmente: con un metallo qualsiasi non uccidi un mutantropo… Cosa aveva notato Semën di tanto strano?

Ecco che cosa!

Sul corpo non erano state rilevate tracce evidenti di lesioni. Di nessun tipo. La causa della morte era stata la perdita completa dell'energia vitale.

— Brutta cosa — disse Semën. — Mi ricordo che ai tempi della guerra civile mi spedirono a catturare un mutantropo-tigre. E quella canaglia lavorava nella Čeka, e non era nemmeno l'unico…

— Avete letto tutti i dati? — chiese il Capo.

— Posso fare una domanda? — Dal fondo della sala si alzò una mano esile. Quasi tutti sorrisero.

— Prego, Julja — rispose il Capo.

La più giovane collaboratrice della Guardia si alzò, ravviandosi i capelli con aria incerta. Era una ragazza carina, anche se effettivamente un po' infantile. Ma non era stata assunta nella sezione analitica senza motivi.

— Boris Ignat'evič, se capisco bene è stata adottata un'azione magica di secondo grado. O di primo?

— Sì. è possibile che si sia trattato anche di un secondo grado — confermò il Capo.

— Vuol dire che può averlo fatto solo lei… — Julja tacque per un istante, confusa. — O Semën… o Il'ja… o Garik. Giusto?

— Garik no — disse il Capo. — Il'ja e Semën sì.

Semën borbottò qualcosa, come se l'osservazione non gli fosse piaciuta.

— È anche possibile che l'omicidio sia stato compiuto da qualcuno dei nostri che era a Mosca solo di passaggio — rifletté ad alta voce Julja. — Ma un mago di questa potenza non arriva in città senza che nessuno se ne accorga, sono tutti schedati dalla Guardia del Giorno. In conclusione dobbiamo controllare tre persone. E se tutte e tre hanno un alibi, non possono più pretendere niente da noi…

— Julja — il Capo scosse la testa — nessuno pensa di pretendere qualcosa da noi. Il fatto è che a Mosca è presente un mago della Luce non registrato e non riconosciuto nel Patto.

E questa è una faccenda seria…

— Allora… accidenti — disse Julja. — Mi scusi, Boris Ignat'evič.

— Va tutto bene. — Il Capo annuì. — Così siamo arrivati al cuore della questione. Ragazzi, ci siamo lasciati sfuggire qualcosa di importante. Sembra proprio che non ci siamo accorti di niente. A Mosca si aggira un mago di grande potenza. Non capisce niente e ogni tanto ammazza qualcuno delle Forze delle Tenebre.

— Ogni tanto ne ammazza qualcuno? — chiese una voce.

— Sì. Ho consultato l'archivio. Episodi simili sono avvenuti tre anni fa — uno in primavera e uno in autunno — e due anni fa, in autunno. Tutte le volte mancava qualsiasi traccia di lesione fisica, ma c'erano delle lacerazioni sui vestiti. I Guardiani del Giorno hanno fatto indagini, ma non sono riusciti a scoprire niente. A quanto pare hanno attribuito quelle morti a fattori accidentali… Adesso qualcuno dovrà pagare.

— Qualcuno anche delle Forze della Luce?

— Anche.

Semën tossicchiò e disse a mezza voce: — È un po' strana la periodicità, Boris…

— Suppongo che ci siano altre circostanze di cui non siamo al corrente, ragazzi. Chiunque sia questo mago, ha sempre ucciso Altri di livello non molto elevato… che evidentemente avevano commesso qualche errore nel mascheramento. È molto probabile che accanto alle vittime ci fossero degli Altri non iniziati o sconosciuti alle Forze delle Tenebre. Per questo propongo…