Il Capo percorse con lo sguardo tutta la sala: — Sezione analitica… raccolta delle informazioni criminali, ricerca di casi analoghi. Tenete presente che possono anche essere catalogati non come omicidi, ma come morti in circostanze non chiarite. Controllate i risultati dell'autopsia, interrogate gli addetti dell'obitorio… pensate voi dove reperire altre informazioni. Gruppo scientifico… mandate due o tre dei vostri alla Guardia del Giorno, esaminate il cadavere. Dovete capire in che modo uccide le Forze delle Tenebre. Be', a proposito, chiamiamolo il Selvaggio. Gruppo operativo… pattugliamento rinforzato delle strade. Trovatelo, ragazzi.
— Ma noi siamo continuamente alla ricerca di qualcuno — borbottò Igor' insoddisfatto. — Boris Ignat'evič, non avremmo potuto non notare un mago di questa forza! Assolutamente!
— Magari è un non iniziato — lo interruppe il Capo. — Le sue doti si manifestano solo periodicamente…
— In primavera e in autunno, come succede a tutti gli psicotici…
— Sì, Igor', hai perfettamente ragione. In primavera e in autunno. E adesso, subito dopo avere compiuto l'omicidio, deve avere ancora addosso qualche traccia di magia. Abbiamo una chance, piccola, ma ce l'abbiamo. Al lavoro.
— Boris, qual è lo scopo? — chiese Semën incuriosito.
Qualcuno aveva già cominciato ad alzarsi, ma adesso si fermarono tutti.
— Lo scopo è trovare il Selvaggio prima delle Forze delle Tenebre. Proteggerlo, istruirlo, portarlo dalla nostra parte. Come sempre.
— Capito. — Semën si alzò.
— Anton e Ol'ga, vi chiedo di fermarvi — disse il Capo inaspettatamente, e si avvicinò alla finestra.
Gli altri, che già si avviavano all'uscita, mi guardarono con curiosità. Anche con una certa invidia. Una missione particolare è sempre qualcosa di interessante. Percorsi la sala con lo sguardo, vidi Ol'ga, le sorrisi solo con le labbra. Lei ricambiò il sorriso.
Adesso non aveva più nulla della fanciulla nuda e sporca che nel cuore dell'inverno avevo rifocillato con una bottiglia di cognac nella mia cucina. L'eleganza della pettinatura, il colorito sano della pelle, la sicurezza dello sguardo… Quella veramente c'era anche prima. Adesso però c'era una sfumatura in più, di frivolezza, e di orgoglio.
Le avevano tolto la punizione, anche se solo parzialmente.
— Anton, non mi piace quello che sta succedendo — disse il Capo senza girarsi.
Ol'ga si strinse nelle spalle e mi fece cenno un po' ironicamente di rispondere.
— Come. Boris Ignat'evič?
— Non mi piace la protesta che ci hanno indirizzato i Guardiani del Giorno.
— Nemmeno a me.
— Non hai capito. Ho paura che anche gli altri… Ol'ga, tu intuisci almeno qual è il problema?
— È molto strano che i Guardiani del Giorno nel corso di questi anni non siano stati in grado di rintracciare l'assassino.
— Sì. Ti ricordi Krakov?
— Purtroppo. Pensi che vogliano incastrarci?
— Non lo escluderei… — Boris Ignat'evič si allontanò dalla finestra. — Anton, ti sembra ammissibile questa interpretazione dei fatti?
— Veramente mi sfugge qualcosa — mormorai io.
— Anton, supponiamo pure che in città si aggiri davvero questo Selvaggio, un assassino solitario. È un non iniziato. Periodicamente viene sopraffatto da un'esplosione di poteri… scopre qualcuno delle Tenebre e lo distrugge. Sono in grado di scoprirlo, i Guardiani del Giorno? Ahimè, sì, credetemi. A questo punto sorge la domanda: perché non l'hanno scoperto e identificato? In fondo ammazza gli agenti delle Tenebre!
— Solo figure di scarsa importanza — tentai io.
— Giusto. Sacrificare le pedine è una tradizione… — Il Capo si interruppe incrociando il mio sguardo. — Una tradizione della Guardia del Giorno.
— Di entrambe le Guardie — specificai vendicativo.
— Di entrambe le Guardie — ripeté il Capo in tono stanco. — Me l'hai ricordato… Proviamo a pensare a che cosa può portare questa combinazione. Una generica accusa di trascuratezza contro di noi? Sciocchezze. Dobbiamo controllare il comportamento degli agenti delle Tenebre e il rispetto del Patto da parte di tutte le Forze della Luce, e non cercare misteriosi maniaci… Qui c'è di mezzo la Guardia del Giorno…
— Vuoi dire che la vittima della macchinazione è un individuo in particolare?
— Bravo, Anton. Ti ricordi cosa ha detto Julja? Tra di noi sono pochi coloro che possono compiere azioni di questo tipo. È dimostrato. Poniamo che i Guardiani del Giorno vogliano accusare qualcuno di avere infranto il Patto. Cioè vogliano accusare un agente, perfettamente al corrente del Patto, di farsi da solo giudice e giustiziere.
— Ma è facile smentirli. Basta trovare il Selvaggio…
— E se le Forze delle Tenebre lo trovano prima? Non credo che daranno molta pubblicità alla cosa…
— Gli alibi?
— E se gli omicidi fossero avvenuti in momenti in cui i nostri sono privi di alibi?
— Finirebbero in Tribunale, con tanto di interrogatorio completo — dissi cupo. Naturalmente non c'è niente di bello nel rovesciamento della coscienza…
— Un mago potente, perché questi omicidi li ha commessi un mago potente, può nascondersi anche dal Tribunale. Non ingannarlo, ma nascondersi. Senza contare, Anton, che se si tratta di un tribunale di cui fanno parte le Forze delle Tenebre, nascondersi sarà necessario. Altrimenti i nostri nemici entreranno in possesso di troppe informazioni. Ma se un mago si sottrae all'istruttoria, automaticamente si riconosce colpevole. Con tutte le conseguenze del caso, sia per lui sia per la Guardia.
— Un brutto quadro, Boris Ignat'evič — ammisi. — Molto brutto. Quasi come quello che mi ha descritto quest'inverno, in sogno. Un ragazzino-Altro di forza straordinaria, una voragine infernale che riempie di polvere tutta la città…
— Capisco. Ma non ti sto mentendo, Anton.
— Che cosa dovrei fare io? — gli chiesi direttamente. — Non è il mio profilo. Aiutare gli analisti? Faremo comunque tutto quello che può essere di qualche utilità.
— Anton, voglio che tu scopra chi dei nostri è il loro obiettivo. Chi ha un alibi per i casi di cui siamo a conoscenza e chi non lo ha.
Il Capo ficcò una mano in tasca e ne estrasse un DVD: — Tieni… è un dossier completo sugli ultimi tre anni. Su tutti e quattro, me compreso.
Inghiottii a vuoto, prendendo il dischetto.
— Ho tolto la password. Ma capisci da solo che nessuno lo deve vedere. Non sei autorizzato a copiare le informazioni. I calcoli e gli schemi cifrati…
— Mi servirebbe un aiutante — chiesi, non troppo sicuro. Gettai un'occhiata a Ol'ga. Del resto non sarebbe stata un grande aiutante: la sua conoscenza del computer si limitava alle battaglie di Heretic, Hexen eccetera.
— I dati che riguardano me controllali personalmente — disse il Capo dopo un attimo di riflessione. — Per gli altri puoi farti aiutare da Tolja. Va bene?
— E allora io cosa devo fare? — chiese Ol'ga.
— Tu farai la stessa cosa, ma attraverso domande personali. Interrogatori, se vogliamo essere proprio onesti. E comincerai da me. Poi passerai agli altri tre.
— Va bene, Boris.
— Mettiti al lavoro, Anton. — Il Capo mi fece un cenno di incoraggiamento. — Comincia subito. Per tutte le altre cose, lascia fare alle tue ragazze. Se la caveranno.
— Possiamo intervenire sui dati? — chiesi. — Per esempio, se qualcuno non ha un alibi, trovarglielo?
Il Capo scosse la testa: — No. Non hai capito. Non voglio organizzare dei falsi. Voglio essere sicuro che nessuno dei nostri sia implicato in questi omicidi.
— Possibile?
— Sì. Perché a questo mondo non c'è nulla di impossibile. Anton, il bello del nostro lavoro sta proprio nel fatto che posso darti un ordine di questo tipo. E tu lo eseguirai. Senza guardare in faccia nessuno.