— È una cosa così pericolosa? — chiese Svetlana. — Sì? Perché comunque si chiarirebbe che Anton è innocente?
— Certamente, ma intanto le Forze delle Tenebre verrebbero a conoscenza di tutte le informazioni in suo possesso. Svetlana, ti immagini quante cose sa il responsabile del sistema informatico della Guardia? Anche ammettendo che egli stesso non sia a conoscenza di ogni particolare, che certi dati li abbia solo scorsi rapidamente, elaborati e poi dimenticati, le Forze delle Tenebre schiereranno i loro specialisti. E quando Anton, assolto, lascerà la sala del Tribunale — ammesso che abbia sopportato il rovesciamento della coscienza — i Guardiani del Giorno saranno al corrente di tutte le nostre operazioni. Ti rendi conto di quello che accadrà? I nostri metodi di addestramento e di ricerca di nuovi Altri, l'analisi delle operazioni di guerra, la rete degli informatori, le statistiche sulle perdite, i dati di archivio relativi ai nostri membri, la situazione finanziaria…
Quei due parlavano di me, mentre io me ne stavo lì seduto come se la cosa non mi riguardasse. E non si trattava tanto di cinica franchezza, quanto di un fatto preciso: il Capo chiedeva consiglio a Svetlana, mago alle prime armi, e non a me, mago potenzialmente di terzo livello.
A tradurre i nostri rapporti nel linguaggio degli scacchi, la situazione era anche troppo chiara. Io ero un alfiere, uno dei tanti bravi alfieri della Guardia. E Svetlana era un pedone. Ma un pedone che si preparava a trasformarsi in regina.
E tutti i guai che potevano capitarmi per il Capo erano passati in secondo piano davanti alla possibilità di impartire a Svetlana una piccola lezione pratica.
— Boris Ignat'evič, sa benissimo che non permetterò che leggano la mia memoria — dissi.
— Allora sarai condannato.
— Lo so. Posso comunque giurare di non avere nessun rapporto con la morte di questi maghi delle Tenebre. Però non ho nessuna prova.
— Boris Ignat'evič, e se proponessimo loro di verificare pure la memoria di Anton, ma solo per quanto riguarda la giornata di oggi? — esclamò Svetlana contenta. — Dovrebbe bastare per convincerli…
— La memoria non si può tagliare a fette, Sveta. Si riepiloga per intero. Partendo dal primo istante di vita. Dal profumo del latte materno, dal gusto del liquido amniotico. — Adesso il Capo parlava con fredda perentorietà. — Ecco il problema. Anche se Anton non conoscesse nessun segreto, immagina cosa può essere ricordare e rivivere di nuovo tutto! La sospensione nel liquido oscuro, vischioso, le pareti che si contraggono, il barlume della luce davanti, il dolore, il soffocamento, la necessità di rivivere la propria nascita. E poi il resto, minuto per minuto. Hai mai sentito dire che negli attimi prima di morire si rivede tutta la propria vita? Il rovesciamento della memoria è qualcosa del genere. Inoltre da qualche parte, negli strati più profondi della coscienza, rimane il ricordo anche di questo evento. Capisci? È molto difficile non impazzire, dopo…
— Parla come se… — Svetlana si interruppe, incerta.
— Io l'ho provato. Non in un interrogatorio. Più di un secolo fa, quando la Guardia aveva solo cominciato a studiare gli effetti del rovesciamento della memoria, c'era bisogno di un volontario. Poi c'è voluto circa un anno perché mi rimettessero in sesto.
— E come hanno fatto? — chiese Svetlana incuriosita.
— Con nuove impressioni. Esperienze che non avevo mai vissuto prima. Paesi sconosciuti, piatti nuovi, incontri imprevedibili, problemi insoliti. E ciò nonostante… — il Capo fece un sorriso forzato — ogni tanto mi scopro a chiedermi se quello che mi circonda è la realtà o solo il suo ricordo, se sto vivendo o sono sdraiato su una lastra di cristallo nella sede della Guardia del Giorno mentre stanno srotolando la mia memoria come una matassa di lana…
Tacque.
Intorno a noi c'era gente seduta ai tavoli, e camerieri che correvano avanti e indietro. I poliziotti se n'erano andati, portandosi via il corpo del mago delle Tenebre, mentre un uomo, forse un parente, era venuto a prendere la vedova e i bambini. Più nessuno sembrava preoccuparsi di quello che era appena accaduto. Sembrava, anzi, che i clienti adesso avessero più appetito, e più sete di vita. Nessuno faceva caso a noi: il rapido incantesimo di cui si era servito il Capo costringeva tutti a distogliere lo sguardo.
E se tutto questo fosse già accaduto?
Se fossi io, Anton Gorodeckij, responsabile di sistema della ditta commerciale Niks e contemporaneamente mago della Guardia della Notte, a essere disteso su una lastra di cristallo coperta di antiche rune? E qualcuno — non importa chi, se i maghi delle Tenebre o il Tribunale a composizione mista — stesse dipanando, esaminando, rielaborando la mia memoria?
No!
Non poteva essere. Non provavo le sensazioni di cui aveva parlato il Capo. Non avevo nessun tipo di dejà-vu. Non mi ero mai trovato prima in un corpo femminile, non avevo mai scoperto cadaveri nella toilette di qualche luogo pubblico prima di oggi.
— Vi ho spaventati — disse il Capo. Prese dalla tasca un sigaro lungo e sottile. — La situazione è chiara. Che possiamo fare?
— Io sono pronto a compiere il mio dovere — dichiarai.
— Aspetta. Anton. Non c'è bisogno di fare gli eroi.
— Non sto facendo l'eroe. E il punto non è neppure se sono pronto a difendere i segreti della Guardia. E semplicemente che non sopporterei un interrogatorio di quel tipo. Preferisco morire.
— Ma noi non moriamo come muoiono gli uomini.
— Lo so, per noi è peggio. Ma sono pronto.
Il Capo sospirò. — Scusate, bambine. Anton, proviamo a pensare non alle conseguenze, ma ai presupposti dell'accaduto. Qualche volta è utile guardare al passato.
— Proviamoci — dissi senza grandi speranze.
— Il Selvaggio caccia di frodo in città già da qualche anno. Dagli ultimi dati della sezione analisi, questi strani omicidi sono iniziati tre anni e mezzo fa. Una parte delle vittime è costituita da agenti delle Tenebre chiaramente identificabili in quanto tali. Un'altra parte probabilmente da agenti delle Tenebre potenziali. Nessuno degli uccisi era di un livello superiore al quarto. Nessuno lavorava nella Guardia del Giorno. La cosa più divertente è che quasi tutte le vittime erano Forze delle Tenebre di tendenza moderata, se questa definizione ha un senso. Diciamo che uccidevano e influenzavano gli uomini, ma molto meno di quanto avrebbero potuto.
— Li hanno sacrificati — disse Svetlana. — Giusto?
— È probabile. La Guardia del Giorno non ha toccato questo psicopatico e gli ha anche offerto qualcuno dei suoi, qualcuno di cui non le importava molto. Perché? Questa è la domanda fondamentale: perché?
— Per accusarci di negligenza — tentai io.
— Il fine non giustifica i mezzi.
— Per incastrare qualcuno dei nostri.
— Anton, di tutti i membri della Guardia l'unico a non avere un alibi per i momenti degli assassini sei tu. Perché la Guardia del Giorno dovrebbe darti la caccia?
Mi strinsi nelle spalle. — Una vendetta di Zavulon.
Il Capo scosse la lesta dubbioso. — No. È da poco che ti sei scontrato con lui. Mentre il primo attacco è stato sferrato tre anni e mezzo fa. La domanda rimane aperta: perché?
— Forse Anton potenzialmente è un mago molto forte… — azzardò timidamente Sveta. — E le Tenebre l'hanno capito. Siccome era troppo tardi per attirarlo dalla loro parte, hanno deciso di eliminarlo.
— Anton è più forte di quanto crede — rispose il Capo in tono sbrigativo. — Ma non supererà mai il secondo livello.