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Delle sagome comparvero sulle alture, altra gente in arrivo, altri Myrddraal, tutti puntati su Rand.

Perrin si portò le mani alla bocca. «Rand!» gridò. «Rand, ne arrivano altri!»

Rand, accovacciato per terra, col viso imperlato di sudore, lo guardò e ringhiò.

«Rand, arrivano!»

«Brucia!» ringhiò Rand.

Un lampo di luce bruciò gli occhi di Perrin e il dolore disseccò ogni cosa.

Con un gemito, Perrin si rannicchiò nel lettino: sentiva ancora il bruciore dietro le palpebre. Aveva male al petto. Si toccò e trasalì nel trovare sotto la camicia una bruciatura grossa come monetina d’argento.

A poco a poco si costrinse a rilassare i muscoli per distendere le gambe e giacere supino nella cabina buia. Moiraine. Doveva dirlo a Moiraine, stavolta. Appena il dolore gli fosse passato.

Però, mentre il dolore diminuiva, fu colto dallo sfinimento. Pensò di doversi alzare, ma già il sonno l’aveva ripreso.

Quando riaprì gli occhi, giaceva supino e guardava le travi del soffitto. Dalla luce che filtrava dalla parte superiore e inferiore della porta capì che era mattino. Si portò la mano al petto per convincersi d’avere immaginato ogni cosa, con tanta verosimiglianza da sentire davvero una bruciatura...

E trovò la bruciatura. Allora non aveva immaginato tutto. Ricordava vagamente brandelli d’altri sogni che svanirono mentre cercava di metterli a fuoco. Sogni ordinari. Si sentiva addirittura come se avesse goduto di una buona notte di sonno. Ne avrebbe fatta volentieri una seconda, a cominciare da subito. Quindi poteva dormire. Fin tanto che non ci fossero stati lupi nelle vicinanze.

Ricordava d’avere preso una decisione, nel breve periodo di veglia dopo il sogno con Hopper; rifletté un momento e si convinse che era una decisione azzeccata.

Dopo avere bussato a cinque cabine e avere ricevuto due volte maledizioni in risposta (gli occupanti di altre due erano saliti sul ponte) trovò Moiraine. L’Aes Sedai, vestita di tutto punto, sedeva a gambe incrociate su di un letto e leggeva a lume di lanterna il libricino d’appunti. Controllava, notò Perrin, le prime pagine, che contenevano note prese di certo prima di recarsi a Emond’s Field. Il bagaglio di Lan era ordinatamente sistemato sull’altro letto.

«Ho fatto un sogno» disse Perrin e iniziò a raccontarlo, senza tralasciare niente. Alzò anche la camicia per mostrare la piccola ustione circolare sul petto, arrossata, dai cui bordi si allargavano linee sinuose. In precedenti occasioni aveva tenuto per sé certe cose e immaginava che l’avrebbe fatto anche in seguito; ma stavolta il sogno era troppo importante per non parlarne fino in fondo. In un paio di forbici, il perno è il pezzo più piccolo e più facile da costruire; ma senza di esso, non si taglia la stoffa. Quando ebbe terminato, rimase ad aspettare i commenti.

Moiraine l’aveva guardato senza espressione, ma quegli occhi scuri avevano esaminato ogni parola che gli usciva di bocca, l’avevano soppesata, misurata, tenuta contro luce. L’Aes Sedai non cambiò posizione, ma adesso era lui, a essere esaminato, soppesato, tenuto contro luce.

«Be’, è importante?» domandò infine Perrin. «Pensavo si trattasse di uno di quei sogni dovuti ai lupi, quelli di cui m’avevi parlato; ma questo fatto non rende reale ciò che ho visto. Però hai detto che forse alcuni Reietti sono liberi... e lui l’ha chiamata Lanfear e... È importante? O me ne sto qui a fare la figura dello sciocco?»

«Ci sono donne» rispose lentamente Moiraine «che farebbero del loro meglio per domarti, se udissero ciò che ho appena udito.» Perrin si sentì mancare il fiato. «Non dico che sei in grado d’incanalare il Potere e neppure d’imparare» proseguì Moiraine. «Un tentativo di domarti non ti danneggerebbe, a parte il rude trattamento cui ti sottoporrebbe l’Ajah Rossa prima di capire il proprio errore. Simili uomini sono molto rari e perfino le Rosse, con tutte le loro ricerche, negli ultimi dieci anni ne hanno trovati soltanto tre. Prima, almeno, che proliferassero i falsi Draghi. Cerco di farti capire una cosa: non credo che all’improvviso comincerai a manipolare il Potere. Non devi avere paura di questa eventualità.»

«Be’, grazie tante» replicò Perrin, amaro. «Potevi evitare di spaventarmi a morte per dirmi che non devo avere paura!»

«Oh, hai buoni motivi per spaventarti. O almeno per essere prudente, come suggeriva il lupo. Sorelle Rosse, o altri, potrebbero ucciderti, prima di scoprire che in te non c’era niente da domare.»

«La Luce m’incenerisca!» sbottò Perrin. La fissò in viso. «Tu cerchi di menarmi per il naso, Moiraine; ma non sono un vitello e non porto anelli al naso. Né l’Ajah Rossa né altri penserebbero di domarmi, se nel mio sogno non ci fosse qualcosa di reale. Significa che i Reietti sono in libertà?»

«T’ho già detto che potrebbero essere liberi. Alcuni di loro. Non mi aspettavo i tuoi... sogni, Perrin. Alcune Sognatrici hanno scritto di lupi, ma non m’aspettavo una cosa del genere.»

«Be’, penso che il sogno fosse reale. Penso d’avere visto un evento realmente accaduto e che in teoria non avrei dovuto vedere.» Ricordò la frase di Hopper: “Ciò che devi vedere". «Penso che almeno Lanfear sia in libertà» soggiunse. «Cosa farai?»

«Vado a Illian Da lì andrò a Tear e mi auguro d’arrivare prima di Rand Abbiamo dovuto abbandonare Remen troppo in fretta. Lan non ha potuto scoprire se Rand ha attraversato il fiume o se l’ha seguito. Ma dovremmo scoprirlo, prima di giungere a Illian. Troveremo segni, se è passato da questa parte.» Diede un’occhiata al taccuino, come se volesse riprendere la lettura.

«Tutto qui? Con Lanfear in libertà e la Luce sa quanti altri Reietti?»

«Non farmi domande» replicò Moiraine, freddamente. «Non sai quali rivolgere e capiresti meno della metà delle risposte, se rispondessi. Cosa che comunque non farò.»

Perrin si agitò a disagio sotto il suo sguardo intenso, finché non si convinse che Moiraine non avrebbe detto altro sull’argomento. La camicia gli sfregava dolorosamente la bruciatura sul petto. Non pareva ferita grave, no davvero, per chi era stato colpito da un fulmine!... ma come se l’era procurata era una faccenda ben diversa. «Ah... non potresti Guarirmi?»

«Non ti dispiace più che si usi su di te l’Unico Potere, Perrin? No, non la Guarirò Non è grave. Ti ricorderà che è necessario essere prudente.» Prudente nel pungolarla, capì Perrin, non solo nel sognare e nel parlarne ad altri. «Se non c’è altro .»

Perrin si diresse alla porta, si fermò. «Ancora una cosa» disse. «Il nome Zarine ti dice qualcosa?»

«Perché me lo domandi?»

«Una ragazza» spiegò Perrin, impacciato. «Una donna giovane L’ho incontrata ieri notte Fa parte dei passeggeri» Avrebbe lasciato a Moiraine il compito di scoprire da sola che Zarine l’aveva individuata come Aes Sedai e che, seguendoli, era convinta d’arrivare al Corno di Valere. Non avrebbe tenuto per sé niente d’importante; ma se Moiraine aveva segreti, poteva averne qualcuno anche lui.

«Zarine. Un nome della Saldaea Nessuna donna chiamerebbe così la propria figlia, se non s’aspettasse che diventi bellissima. E che infranga tanti cuori. Una ragazza che riposi su cuscini in un palazzo, circondata da servitori e da pretendenti» Sorrise per un attimo, ma con grande divertimento. «Forse, Perrin, hai un altro motivo per essere prudente, se fra i passeggeri c’è una Zarine.»

«Intendo proprio essere prudente» replicò Perrin Almeno ora sapeva perché a Zarine non piaceva il proprio nome era poco adatto a un Cercatore del Corno Purché non si definisse “falco"

Tornò sul ponte e vide che Lan si occupava di Mandarb Zarine, seduta su di un rotolo di corda accanto alla murata, affilava un coltello e teneva d’occhio il Custode Le grosse vele triangolari erano spiegate e tese; l’Oca delle Nevi correva velocemente sul fiume.