Con una smorfia, Nynaeve prese gli abiti insanguinati e li gettò nel fiume. «Ripulitela» disse «e mettetele addosso qualcosa. È gelata. E preparatevi a darle da mangiare. Quando si sveglierà, sarà affamata.» Andò alla riva a lavarsi le mani.
39
Fili nel Disegno
Incerta, Jolien posò la mano nel punto dove Dailin era stata ferita; toccò pelle liscia e ansimò come se non credesse ai propri occhi.
Nynaeve si rialzò e si asciugò nel mantello le mani. Egwene ammise fra sé che la buona lana era molto meglio della seta o del velluto, per asciugarsi.
«Avevo detto di lavarla e di rivestirla» disse Nynaeve, brusca.
«Subito, Sapiente» rispose in fretta Jolien; imitata da Chiad e da Bain, scattò a ubbidire.
Aviendha si lasciò sfuggire una breve risata, quasi sull’orlo delle lacrime. «Ho sentito dire che una Sapiente della Cupola Frastagliata e una dei Quattro Fori sono in grado di fare ciò che hai fatto tu, ma ho sempre creduto che fossero vanterie» disse. Inspirò a fondo e si ricompose. «Aes Sedai, ti sono debitrice. La mia acqua è tua e sarai la benvenuta nell’ombra della mia setta. Dailin è mia sorella seconda.» Notò l’aria perplessa di Nynaeve. «Figlia della sorella di mia madre» spiegò. «Parentela assai stretta, Aes Sedai. Ho nei tuoi confronti un debito di sangue.»
«Se dovrò versare sangue» rispose Nynaeve, in tono asciutto «lo verserò io stessa. Se proprio vuoi sdebitarti, dimmi se c’è una nave, a Jurene. Il primo villaggio a meridione.»
«Il villaggio dove i soldati hanno lo stendardo col Leone Bianco? Ieri, quando ho fatto un sopralluogo, c’era una nave. Le antiche storie parlano di navi, ma vederne una mi ha fatto un certo effetto.»
«Voglia la Luce che ci sia ancora» disse Nynaeve. Cominciò a riporre le bustine di erbe in polvere. «Per la ragazza ho fatto quanto potevo, Aviendha, e noi dobbiamo andarcene. Dailin avrà bisogno di cibo e di riposo. E non lasciare che la gente la infilzi di nuovo.»
«Ciò che avviene, avviene, Aes Sedai» rispose la Aiel.
«Aviendha, come attraversate i fiumi, vista l’impressione che vi fanno?» domandò Egwene. «Sono sicura che fra qui e il Deserto c’è almeno un fiume largo quanto l’Erinin.»
«L’Alguenya» precisò Elayne. «A meno che non abbiate fatto il giro intorno alla sorgente.»
«Voi avete molti fiumi, ma sopra alcuni c’erano quelle cose che chiamate ponti; altri li abbiamo guadati; per il resto, Jolien ha ricordato che il legno galleggia.» Diede una manata al tronco di un’alta betulla. «Sono grossi, ma galleggiano bene come un ramo. Ne abbiamo trovati di morti e ci siamo fatte una... una nave... una piccola nave, legando insieme tre o quattro tronchi, per attraversare il fiume grande.»
Egwene la guardò, stupita. Se lei avesse avuto paura di qualche cosa come le Aiel avevano paura dei fiumi, sarebbe riuscita ad affrontarla con lo stesso loro spirito pratico? Non ne era tanto sicura. “E l’Ajah Nera?" le disse una vocina. “Ti è passata la paura delle Nere?" “È diverso” si rispose. “In questo caso, il coraggio non c’entra. O do loro la caccia, oppure me ne sto come coniglio in attesa del falco. Conviene essere il martello, anziché il chiodo."
«Meglio incamminarci» disse Nynaeve.
«Ancora un momento» disse Elayne. «Aviendha, perché avete fatto tutta questa strada e affrontato tutte queste difficoltà?»
«Non abbiamo fatto molta strada» rispose Aviendha, scuotendo la testa, con aria disgustata. «Siamo state fra le ultime a partire. Le Sapienti hanno cercato di bloccarmi come cani selvatici intorno a un vitello, dicevano che avevo altri doveri.» A un tratto sorrise e indicò le altre Aiel. «Loro sono rimaste a prendere in giro la mia disperazione, così hanno detto; ma non penso che le Sapienti mi avrebbero lasciata partire, se con me non ci fossero state anche loro.»
«Cerchiamo colui di cui parlano le profezie» disse Bain. Reggeva Darlin, addormentata, in modo che Chiad le infilasse una camicia di lino marrone. «Colui Che Viene con l’Alba.»
«Lui ci guiderà fuori della Triplice Terra» aggiunse Chiad. «Le profezie dicono che nacque da Far Dareis Mai.»
Elayne parve sorpresa. «Non dicevate che alle Fanciulle della Lancia non è permesso avere figli?» domandò. «Così mi hanno insegnato.»
Chiad e Bain si scambiarono un’altra di quelle occhiate, come se Elayne fosse andata vicino alla verità, ma l’avesse mancata di nuovo.
«Se una Fanciulla genera un figlio» spiegò Aviendha «lo consegna alle Sapienti della propria setta, che lo affidano a un’altra donna, in modo che nessuno sappia di chi è figlio.» Usò anche lei il tono di chi debba spiegare che la roccia è dura. «Ogni donna vuole adottare un figlio del genere, con la speranza che si tratti di Colui Che Viene con l’Alba.»
«Oppure la madre può rinunciare alla lancia e maritare il padre» disse Chiad; e Bain aggiunse: «A volte esistono motivi che costringono a rinunciare alla lancia.»
Aviendha le guardò, ma proseguì come se non avessero parlato. «Ma ora le Sapienti dicono di cercarlo qui, al di là del Muro del Drago. “Sangue del nostro sangue mischiato al sangue antico, allevato da un sangue antico non nostro." Non ci capisco niente, ma le Sapienti parlano in modo tale da non lasciare dubbi.» Esitò, per scegliere con cura le parole. «Hai fatto molte domande, Aes Sedai. Vorrei farne una anch’io. Sappi che cerchiamo presagi e portenti. Perché tre Aes Sedai camminano in un territorio dove l’unica mano che non stringa un coltello è quella di chi è troppo indebolito per la fame? Dove andate?»
«A Tear» rispose vivacemente Nynaeve «se non restiamo qui a parlare finché il Cuore della Pietra non si riduce in polvere.»
Elayne cominciò a stringere per bene la cordicella del proprio fagotto e la cinghia della sacca; dopo un momento, Egwene la imitò.
Le Aiel si guardavano l’un l’altra, Jolien impietrita nell’atto di chiudere la giubba grigiomarrone di Dailin. «Tear?» ripeté Aviendha, in tono prudente. «Tre Aes Sedai che attraversano a piedi questo territorio, dirette a Tear. Insolito. Perché andate a Tear?»
Egwene scoccò un’occhiata a Nynaeve. Luce santa, un attimo fa ridevano e adesso erano tese come corde.
«Diamo la caccia ad alcune donne malvagie» rispose, cauta, Nynaeve. «Amici delle Tenebre.»
«Servi dell’Ombra» disse Jolien, storcendo la bocca come se avesse addentato una mela marcia.
«Servi dell’Ombra a Tear» disse Bain; e, come a concludere la frase, Chiad soggiunse: «E tre Aes Sedai dirette al Cuore della Pietra.»
«Non ho detto che andiamo al Cuore della Pietra» replicò Nynaeve, brusca. «Ho solo detto che non voglio stare qui finché non sarà caduto in polvere. Egwene, Elayne, siete pronte?» Senza aspettare risposta, uscì dal folto d’alberi, a lunghi passi, battendo per terra il bastone.
Egwene e Elayne salutarono frettolosamente e la seguirono. Le quattro Aiel rimasero a guardarle.
Quando si furono un poco allontanate, Egwene disse a Elayne: «Mi si è fermato il cuore, quando ti sei presentata. Non temevi che tentassero di ucciderti o di prenderti prigioniera? La Guerra Aiel è ancora abbastanza recente. Dicevano che non avrebbero toccato donne che non portino la lancia, ma a me parevano pronte a usare le loro lance su qualsiasi cosa.»
Elayne scosse tristemente la testa. «Ho appena imparato quante cose non conosco sugli Aiel; ma mi è stato insegnato che per loro quella non era affatto una guerra. Da come si sono comportate nei miei confronti, ritengo che molto di ciò che mi è stato insegnato sia vero. Ma forse si sono comportate così perché mi ritenevano Aes Sedai.»
«Gli Aiel saranno bizzarri, Elayne, ma per chiunque tre anni di battaglie sono una guerra. Non m’interessa quanto combattano tra loro: una guerra è una guerra.»
«Non per loro. Migliaia di Aiel attraversarono la Dorsale del Mondo, ma si consideravano guardie o carnefici, venuti a punire re Laman del Cairhien per il crimine d’avere abbattuto Avendoraldera. Per gli Aiel non era una guerra: era un’esecuzione.»