«Tammuz» disse la donna, pronunciando il nome dell’uomo come se fosse un’imprecazione. «Non ti basta che la Gilda m’abbia cacciato per colpa dei tuoi pasticci, grosso asino dal cervello di gallina! Ora mi dai anche la caccia.» Aveva lo stesso, bizzarro, modo di parlare dell’uomo. «Credi che sia felice di vederti?»
Tammuz si mise a ridere. «Sei davvero una grande stupida, Aludra, come ho sempre saputo. Se ti fossi limitata ad andartene, avresti vissuto una lunga vita in qualche posto tranquillo. Ma non potevi dimenticare i segreti che custodisci nella tua testa, eh? Credevi che non avremmo saputo che cerchi di guadagnarti da vivere facendo ciò che solo la Gilda ha diritto di fare?» All’improvviso impugnava un coltello. «Sarà un vero piacere, Aludra, tagliarti la gola.»
Senza neppure accorgersene, Mat si era alzato, si era appeso a una doppia fune che dondolava dal soffitto e si era lanciato di sotto. Solo allora si diede dello scemo.
Ebbe solo il tempo di un pensiero frenetico e passò fra gli uomini in mantello, mandandoli a cadere come birilli in un gioco di bocce. La fune gli scivolò di mano e lui cadde rotolando sul pavimento coperto di strame, perdendo monete dalle tasche, e finì contro uno stallo. Quando si rialzò, anche i quattro si rialzavano. E impugnavano tutti un coltello.
«Mat!»
Mat alzò gli occhi e Thom gli gettò il bastone dalla punta ferrata. Mat lo afferrò al volo appena in tempo per disarmare Tammuz e colpirlo alla tempia. L’uomo crollò, ma gli altri tre erano subito dietro e per un frenetico istante Mat riuscì solo a muovere il bastone per tenere lontano le lame; colpì ginocchia, caviglie e costole, finché non aveva l’occasione di vibrare un buon colpo in testa. Quando l’ultimo uomo cadde a terra, Mat fissò un momento gli avversari e poi guardò la donna. «Dovevi scegliere proprio questa stalla per farti assassinare?» le disse.
La donna rimise nel fodero alla cintura un pugnale dalla lama sottile. «Ti avrei aiutato, ma temevo che, se mi fossi avvicinata col pugnale in mano, mi avresti scambiata per uno di quei pagliacci. Ho scelto questa stalla perché la pioggia è bagnata, io sono bagnata e qui non c’era nessuno di guardia.»
Era più matura di quanto Mat non avesse pensato: aveva almeno quindici anni più di lui, ma era ancora graziosa, con occhi grandi e scuri, bocca piccola e piena che pareva pronta a mettere il broncio. O a dare un bacio, pensò Mat. Ridacchiò e si appoggiò al bastone. «Be’, cosa fatta capo ha» disse. «Immagino che non volevi procurarci guai.»
Thom scendeva dal fienile, con un certo impaccio a causa della gamba; Aludra guardò da lui a Mat. Il menestrello si era rimesso il manto: di rado si lasciava vedere senza il simbolo della propria professione, soprattutto al primo incontro.
«Sembra una storia» disse Aludra. «Un menestrello e un giovane eroe mi salvano da...» corrugò la fronte, nel guardare gli uomini che giacevano scompostamente sul pavimento della stalla «da questi figli di scrofa.»
«Perché volevano ucciderti?» domandò Mat. «Quello parlava di segreti.»
«I segreti» intervenne Thom, con voce echeggiante «per fabbricare fuochi d’artificio, se non sbaglio di grosso. Appartieni alla Gilda degli Illuminatori, vero?» Eseguì un inchino, con un elaborato roteare di mantello. «Mi chiamo Thom Merrilin e sono menestrello, come hai già capito.» Come per un ripensamento, soggiunse: «E questi è Mat, un giovanotto con un talento speciale per trovare guai.»
«Appartenevo alla Gilda» replicò, rigida, Aludra. «Questo gran maiale di Tammuz ha rovinato uno spettacolo per il re del Cairhien e per giunta ha rischiato di distruggere la casa capitolare. Ma io ero la Signora della Casa Capitolare, perciò la Gilda se l’è presa con me.» Cambiò tono, sulla difensiva. «Non rivelo i segreti della Gilda, qualsiasi cosa Tammuz abbia detto, ma non intendo fare la fame, quando posso fabbricare fuochi d’artificio. Non appartengo più alla Gilda, quindi non sono tenuta a rispettarne le leggi.»
«Galldrian» disse Thom, con un tono cupo assai simile al suo. «Bene, ormai è un sovrano defunto e non vedrà più fuochi d’artificio.»
«La Gilda» disse Aludra, in tono stanco «incolpa me della guerra nel Cairhien, come se a provocare la morte di Galldrian sia stato il disastro di quella notte.» Thom fece una smorfia. «A quanto pare» proseguì lei «non posso più restare qui. Tammuz e gli altri si riprenderanno presto. Forse stavolta diranno ai soldati che ho rubato i fuochi d’artificio.» Con aria pensierosa guardò Thom, poi Mat, e parve prendere una decisione. «Devo ricompensarvi, ma non ho denaro. Però ho qualcosa che forse vale più dell’oro. Vedremo cosa ne pensate.»
Mentre Aludra frugava sotto il telo che copriva il carretto, Mat e Thom si scambiarono un’occhiata. “Aiuterò chiunque mi paghi” ricordò d’avere detto Mat. Gli parve che una luce pensierosa fosse comparsa negli occhi di Thom.
Aludra separò un involto da un certo numero di altri involti uguali: un corto rotolo di tela pesante e oleata, spesso più di due spanne. Lo depose sullo strame, sciolse le cordicelle che lo legavano e lo srotolò per terra. C’erano quattro file di tasche, ciascuna più ampia della precedente. Ogni tasca conteneva un cilindro di carta rivestito di cera dal quale penzolava un cordino scuro.
«Fuochi d’artificio» disse Thom. «Lo sapevo. Aludra, lascia perdere. Puoi venderli e ricavarne il necessario per vivere dieci giorni o più in una buona locanda e mangiare bene ogni giorno. Be’, da qualsiasi parte, tranne qui a Aringill.»
Inginocchiata accanto alla striscia di tela, Aludra sbuffò. «Stai zitto, vecchio» replicò, ma non senza gentilezza. «Non mi è consentito dimostrare gratitudine? Credi che ve li darei, se non ne avessi altri da vendere? State bene attenti.»
Mat, affascinato, si accovacciò accanto a lei. Due volte, in vita sua, aveva visto fuochi d’artificio. Venditori ambulanti li avevano portati a Emond’s Field, a grandi spese del Consiglio del Villaggio. A dieci anni, aveva cercato di aprirne uno per vedere che cosa conteneva e aveva provocato un putiferio. Bran al’Vere, il sindaco, l’aveva preso a sberle; Dorai Barran, a quel tempo la Sapiente, l’aveva frustato; e suo padre l’aveva preso a cinghiate, al ritorno a casa. Nessuno, al villaggio, gli aveva parlato per un mese, a parte Rand e Perrin; e anche loro, solo per dirgli quant’era stato stupido. Allungò la mano a toccare un cilindro. Aludra gliela spinse via.
«Prima stai attento, ho detto! Quelli piccoli fanno un grande botto e basta.» Erano spessi quanto il suo mignolo. «Questi un po’ più grandi fanno un botto e un vivido lampo. Questi altri, il botto e il lampo e un mucchio di scintille. Gli ultimi...» erano più grossi del pollice «oltre al resto fanno scintille multicolori. Quasi come un fiore notturno, ma non nel cielo.»
"Fiore notturno?" pensò Mat, stupito.
«Con questi dovete fare particolare attenzione. Vedete, la miccia è molto lunga.» Notò lo sguardo vacuo di Mat e agitò verso di lui la lunga cordicella scura. «Questa, la miccia!»
«Dove si dà fuoco» borbottò Mat. «Lo so.»
Thom emise un verso gutturale e con le nocche si lisciò i baffi, quasi a coprire un sorriso.
«Sì, dove si dà fuoco» brontolò Aludra. «Accesa la miccia, stai lontano, soprattutto da questi più grossi. Hai capito?» Arrotolò con gesti rapidi la striscia di tela. «Puoi venderli, se vuoi, o usarli. Ricorda di non metterli mai accanto al fuoco. Il fuoco li farebbe esplodere tutti. Forse basterebbero a distruggere una casa.» Esitò, mentre legava di nuovo l’involto, e soggiunse: «Un’ultima cosa, che forse non sai. Non tagliarne nessuno, come fa qualche emerito sciocco per vedere cosa c’è dentro. A volte, quando il contenuto viene a contatto con l’aria, esplode anche senza fuoco. Rischi di perdere un dito o addirittura la mano.»
«L’ho sentito dire» replicò Mat, asciutto.
Aludra lo guardò a fronte corrugata. Parve domandarsi se lui avesse intenzione di provarci in ogni caso. Poi spinse verso di lui il rotolo di tela. «Tieni» disse. «Ora devo andarmene, prima che questi figli di caprone si riprendano.» Diede un’occhiata alla porta ancora aperta e alla pioggia battente. Sospirò. «Forse troverò un altro riparo. Domani andrò verso il Lugard, credo. Questi maiali si aspetteranno che vada a Caemlyn, no?»