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«Non capisco» disse Perrin... una frase che da un po’ di tempo ripeteva spesso e che era stufo di ripetere. Voleva risposte comprensibili! Montò in arcione, in modo che Moiraine non lo guardasse dall’alto in basso: l’Aes Sedai aveva già tutti i vantaggi dalla sua, senza concederle anche questo. «Se non è stato lui, chi ha mandato i Grigi? Se un Myrddraal o un altro Reietto...» S’interruppe. Luce santa, un altro Reietto! «Se li ha mandati un altro, perché non l’ha informato? Sono tutti Amici delle Tenebre, no? E perché ce l’ha con me? Perché proprio con me? Il maledetto Drago Rinato è Rand!»

Udì l’ansito di Zarine e di Nieda: solo in quel momento si rese conto di ciò che aveva detto. Lo sguardo di Moiraine parve scorticarlo vivo. Maledetta linguaccia! Da quando aveva smesso di riflettere, prima di parlare? Gli parve che fosse accaduto da quando, per la prima volta, si era sentito fissato da Zarine. La ragazza ora lo guardava a bocca aperta.

«Adesso sei legata a noi» disse Moiraine, rivolta a Zarine. «Non potrai più ritirarti. Mai.» Zarine parve sul punto di replicare e anche timorosa di farlo, ma l’Aes Sedai aveva già rivolto altrove l’attenzione. «Nieda, lascia Illian stanotte stessa. Immediatamente! E tieni la bocca più chiusa di quanto tu non abbia fatto in questi ultimi anni. C’è chi ti taglierebbe la lingua per ciò che potresti dire, prima ancora che io possa trovarti.» Il tono duro lasciava qualche dubbio sul vero senso dell’ultima frase. Nieda annuì con vigore, come se l’avesse interpretata nei due sensi.

«In quanto a te, Perrin...» Moiraine spinse la giumenta accanto a lui e Perrin, malgrado tutto, si ritrasse. «Nel Disegno sono intessuti molti fili, alcuni neri come l’Ombra stessa. Star attento che uno di essi non ti strangoli.» Diede di tallone e la giumenta si lanciò sotto la pioggia, seguita da presso da Mandarb.

Maledizione a te, Moiraine, pensò Perrin, seguendoli. A volte non sapeva proprio da quale parte stesse l’Aes Sedai. Diede un’occhiata a Zarine, che gli cavalcava a fianco come se fosse nata in sella. Anche lei... da che parte stava?

La pioggia teneva lontano da vie e canali la gente (quindi nessun occhio visibile osservò la loro partenza) ma rendeva incerto ai cavalli l’appoggio sull’irregolare acciottolato. Quando raggiunsero l’ampia strada rialzata, di terra battuta, che attraversava la palude verso tramontana, l’acquazzone si era calmato un poco. Si udivano ancora i tuoni, ma i lampi balenavano molto più indietro, forse sopra il mare aperto.

Perrin ebbe l’impressione che un pizzico di fortuna girasse dalla loro parte. La pioggia era durata quanto bastava a nascondere la loro partenza; ora pareva che avrebbero cavalcato in una notte serena. Lo disse agli altri, ma Lan scosse la testa.

«I Segugi Neri, fabbro, preferiscono le notti serene e il chiaro di luna. Odiano la pioggia. Un buon temporale li terrebbe lontano.» Come evocata dalle sue parole, una pioggerellina sostituì l’acquazzone. Perrin udì, alle proprie spalle, il lamento di Loial.

Strada rialzata e palude terminavano insieme a un paio di miglia dalla città, ma la strada proseguiva con una lieve deviazione verso levante. La sera si mutò in notte e la pioggerella continuò a cadere. Moiraine e Lan mantennero un’andatura decisa che divorava il terreno. I cavalli traevano schizzi dalle pozzanghere. La luna splendeva tra gli squarci della nuvolaglia. Ora tutt’intorno c’erano basse alture e sempre più spesso comparivano alberi. Perrin pensò che più avanti ci fosse una foresta, ma non sapeva se esserne contento. I boschi li avrebbero nascosti a eventuali inseguitori, ma avrebbero permesso a questi ultimi d’avvicinarsi senza farsi scorgere.

Un debole ululato si levò lontano alle loro spalle. Per un attimo Perrin pensò che si trattasse di un lupo e, con propria sorpresa, quasi cercò il contatto mentale, prima di dominarsi. L’ululato si ripeté e Perrin capì che non era di lupo. Altri risposero, tutti a miglia di distanza: spettrali lamenti che contenevano sangue e morte, che parlavano d’incubi. Vide, sorpreso, che Lan e Moiraine rallentavano: l’Aes Sedai esaminava le colline circostanti.

«Sono molto lontano» disse Perrin. «Non ci raggiungeranno, se manteniamo l’andatura.»

«I Segugi Neri?» borbottò Zarine. «Quelli sono Segugi Neri? Sei sicura che non si tratti della Caccia Furiosa, Aes Sedai?»

«Ma è proprio questa» rispose Moiraine. «Proprio questa.»

«Non puoi battere in velocità i Segugi Neri, fabbro» disse Lan. «Nemmeno sul più veloce dei cavalli. Alla fine devi sempre affrontarli e ucciderli, altrimenti ti distruggeranno.»

«Potevo restarmene nello stedding, sapete» disse Loial. «A quest’ora mia madre m’avrebbe trovato moglie, certo, ma non sarebbe stata una brutta vita. Tutti i libri che volevo. Non dovevo venire all’Esterno.»

«Laggiù» disse Moiraine, indicando un’altura disalberata, molto sulla destra. In un raggio di duecento passi non c’erano alberi e più in là erano ancora radi. «Dobbiamo vederli arrivare, per avere una probabilità.»

Gli ululati dei Segugi Neri si levarono di nuovo, ancora lontani, ma meno di prima.

Ora che Moiraine aveva scelto la posizione, Lan fece allungare un poco il passo a Mandarb. Mentre salivano l’altura, gli zoccoli dei cavalli colpivano rumorosamente sassi semisepolti e resi scivolosi dalla pioggerella. Agli occhi di Perrin, molti sassi avevano spigoli troppo squadrati per essere naturali. In cima all’altura, smontarono intorno a quello che pareva un basso macigno arrotondato. La luna comparve da uno squarcio delle nubi e Perrin si trovò a guardare una faccia di pietra, rovinata dalle intemperie, lunga due passi. Una faccia di donna, ritenne, dalla lunghezza dei capelli. Per la pioggia, pareva che piangesse.

Moiraine smontò e rimase a fissare nella direzione da cui provenivano gli ululati. Era una sagoma incappucciata, in ombra; il chiaro di luna faceva scintillare le gocce di pioggia che rotolavano lungo il mantello di cerata.

Loial si avvicinò a scrutare la scultura, si chinò e tastò i lineamenti. «Credo che lei fosse Ogier» disse infine. «Ma questo non è un antico stedding: lo sentirei. Lo sentiremmo tutti. E saremmo al sicuro dalla Progenie dell’Ombra.»

«Cosa fissate, voi due?» domandò Zarine, guardando a occhi socchiusi la pietra. «Cos’è? Lei, chi?»

«Dalla Frattura, molte nazioni sono sorte e cadute» disse Moiraine, senza girarsi. «Alcune hanno lasciato solo un nome sopra una pagina ingiallita o dei contorni in una mappa sbrindellata. Anche noi non ci lasceremo altro alle spalle?»

Gli ululati assetati di sangue si levarono di nuovo, sempre più vicino. Perrin provò a calcolare la velocità dei Segugi e ritenne che Lan avesse ragione: i cavalli non li avrebbero battuti, dopotutto. E i Segugi non avrebbero tardato molto ad arrivare.

«Ogier» disse Lan «tu e la ragazza tenete i cavalli.» Zarine protestò, ma il Custode si avvicinò a lei, deciso. «I tuoi coltelli qui non serviranno, ragazza» soggiunse. Sguainò la spada, che brillò al chiaro di luna. «Anche questa è l’ultima risorsa. Pare che siano una decina, non uno. Tocca a voi impedire che i cavalli fuggano, appena li avranno fiutati. Neppure a Mandarb piace l’odore dei Segugi Neri.»

Se la spada del Custode non serviva, non sarebbe stata utile neppure l’ascia. Al pensiero, anche se quelli erano Progenie dell’Ombra, Perrin provò qualcosa di assai simile al sollievo: non avrebbe dovuto usare l’ascia. Dalle cinghie della sella sfilò l’arco. «Forse questo servirà» disse.

«Prova pure, fabbro» replicò Lan. «Non muoiono facilmente. Forse ne ucciderai uno.»

Perrin tolse di tasca una corda nuova e cercò di non bagnarla sotto la pioggerella: il velo di cera d’api era sottile e non costituiva grande protezione contro l’umidità prolungata. Bloccò fra le ginocchia l’arco, lo piegò con facilità e agganciò la corda. Quando si raddrizzò, vide i Segugi Neri.

Correvano come cavalli al galoppo e aumentavano ancora velocità. Erano solo dieci grosse sagome nella notte, che sciamavano fra gli alberi radi. Perrin tolse dalla faretra una freccia dalla punta larga, la incoccò, ma non tese l’arco. Non era mai stato fra i migliori arcieri di Emond’s Field; però, fra i giovani, era superato solo da Rand.