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Niall sospirò piano: erano quasi le stesse parole che Byar aveva usato le due volte precedenti per riferire dell’esercito comparso apparentemente dal nulla a occupare Falme. “Un buon soldato, come ha sempre detto Geofram Bornhald” pensò. “Ma non il tipo capace di pensare da solo."

«Lord Capitano Comandante» disse a un tratto Byar «il capitano Bornhald mi ha ordinato davvero di tenermi lontano dalla battaglia. Dovevo osservare e riferire a te. E raccontare a suo figlio, lord Dain, come era morto.»

«Sì, sì» replicò con impazienza Niall. Per un attimo studiò il viso smunto di Byar. «Nessuno dubita della tua onestà e del tuo coraggio. Le disposizioni di Bornhald erano proprio il genere di ordine che lui avrebbe emanato, di fronte a una battaglia in cui c’era la possibilità che tutti i suoi uomini morissero.» E tra sé soggiunse: “Ma che a te non sarebbe mai venuto in mente".

Capì che da Byar non avrebbe appreso altro. «Ti sei comportato bene, Figlio Byar» disse. «Hai il permesso di portare al figlio la notizia della morte di Geofram Bornhald. Secondo gli ultimi rapporti, Dain Bornhald si trova con Eamon Valda nelle vicinanze di Tar Valon. Puoi unirti a loro.»

«Grazie, lord Capitano Comandante, grazie.» Byar si alzò e salutò con un profondo inchino. Però, nel rialzarsi, esitò. «Milord Capitano Comandante, siamo stati traditi!» disse, con voce carica d’odio.

«Da quell’Amico delle Tenebre di cui parlavi, Figlio Byar?» replicò Niall. Non riuscì a togliere dal tono una punta d’asprezza. I piani di un anno intero giacevano in rovina fra i cadaveri di mille Figli e Byar voleva parlare solo di quell’unico nemico. «Il giovane fabbro che hai visto soltanto due volte, quel Perrin dei Fiumi Gemelli?»

«Sì, lord Capitano Comandante. Non so come abbia fatto, ma so che il colpevole è lui. Ne sono sicuro.»

«Vedrò cosa si potrà fare al proposito, Figlio Byar» disse Niall. Byar avrebbe voluto replicare, ma lui alzò la mano a bloccarlo. «Puoi andare, ora» lo congedò. L’altro non ebbe scelta: ripeté l’inchino e uscì.

Mentre la porta si chiudeva alle spalle di Byar, Niall si accomodò sulla sedia dall’alta spalliera. Che cosa aveva provocato l’odio di Byar per quel Perrin? C’erano troppi Amici delle Tenebre, per sprecare energie odiandone uno in particolare. Troppi Amici delle Tenebre, d’alta e di bassa condizione sociale, nascosti dietro lingue sciolte e schietti sorrisi al servizio del Tenebroso. Tuttavia, un altro nome aggiunto alla lista non avrebbe fatto male.

Si mosse a disagio sul duro sedile e cercò una posizione più comoda per le sue vecchie ossa. Non per la prima volta, pensò vagamente che forse un cuscino non sarebbe stato un lusso esagerato. E, non per la prima volta, respinse l’idea. Il mondo correva a capofitto verso il caos e lui non aveva il tempo d’arrendersi all’età.

Lasciò che nella mente gli turbinassero tutti i segni forieri del disastro. La guerra aveva coinvolto il Tarabon e l’Arad Doman, la guerra civile lacerava il Cairhien, la smania di guerra aumentava a Tear e a Illian, città nemiche da lunga data. Forse queste guerre in sé non significavano niente... gli uomini fanno sempre guerra... ma in genere scoppiavano una per volta. E a parte il falso Drago che si trovava da qualche parte nella Piana di Almoth, un altro lacerava la Saldaea e un terzo tormentava Tear. Tre Draghi in una volta sola. Di sicuro erano tutt’e tre falsi, dovevano esserlo!

C’erano poi altre piccole cose... alcune, forse, semplici voci prive di fondamento... che prese però tutte insieme... Avvistamenti di Aiel molto a Occidente del Deserto, in luoghi come il Murandy e il Kandor. Solo due o tre Aiel nella stessa zona; ma, uno o mille, gli Aiel erano usciti dal Deserto solo una volta dall’epoca della Frattura. Solo nella Guerra Aiel avevano abbandonato quella distesa di terre desolate. Gli Atha’an Miere, il Popolo del Mare, a quanto si diceva lasciavano perdere il commercio per cercare segni e portenti — di cosa, esattamente, non si sapeva — salpando con navi cariche solo in parte o del tutto vuote. Illian aveva proclamato la Grande Cerca del Corno, per la prima volta in quasi quattrocento anni, e aveva inviato i Cercatori alla ricerca del leggendario Corno di Valere, che secondo la profezia avrebbe chiamato dalla tomba gli eroi defunti per combattere la Tarmon Gai’don, l’Ultima Battaglia contro l’Ombra. Correva voce che gli Ogier, sempre così riservati che gran parte della gente comune li riteneva semplice leggenda, avessero indetto riunioni fra vari stedding molto distanti l’uno dall’altro.

Inoltre, cosa più significativa di tutte, le Aes Sedai erano scese in campo, a quanto pareva. Si diceva che avessero mandato nella Saldaea alcune Sorelle contro il falso Drago Mazrim Taim. Per quanto negli uomini si verificasse raramente, Taim aveva davvero la capacità di incanalare l’Unico Potere. Era una capacità da temere e disprezzare di per se stessa, ma pochi ritenevano possibile sconfiggere un uomo del genere, se non con l’aiuto delle Aes Sedai. Meglio consentire il loro intervento, anziché affrontare gli inevitabili orrori che si sarebbero verificati appena Mazrim Taim sarebbe impazzito, come sempre accadeva ai maschi in grado di incanalare il Potere. Viceversa, a quanto pareva, Tar Valon aveva inviato altre Aes Sedai in aiuto del falso Drago comparso a Falme. Era l’unica ipotesi che si adattasse ai fatti.

Lo schema degli eventi gelava Niall fino al midollo. Il caos si moltiplicava; eventi inauditi prendevano a ripetersi. Il mondo intero pareva in agitazione, pronto a ribollire. Per lui era chiaro: l’Ultima Battaglia s’appressava davvero.

Tutti i suoi piani erano andati a catafascio... quei piani che gli avrebbero garantito fama per cento generazioni tra i Figli della Luce. Ma il subbuglio significava opportunità e lui aveva nuovi piani, nuovi obiettivi, se solo avesse mantenuto la forza e la volontà per portarli a termine. E se la Luce l’avesse tenuto in vita quanto bastava.

Un rispettoso colpetto alla porta lo strappò a questi foschi pensieri.

«Avanti!» ordinò Niall, brusco.

Entrò, con un inchino, un servitore in giubba e brache bianco e oro. A occhi bassi, annunciò che Jaichim Carridin, Unto della Luce, Inquisitore della Mano della Luce, si presentava agli ordini del lord Capitano Comandante. Carridin entrò alle calcagna del servitore, senza attendere l’invito di Niall. Quest’ultimo congedò con un gesto il servo.

Prima che la porta si chiudesse del tutto, Carridin aveva già piegato il ginocchio, con uno svolazzo del mantello bianco. Sul petto, dietro il sole, c’era il bastone uncinato scarlatto dei membri della Mano della Luce, chiamati da molti Inquisitori, ma di rado in loro presenza.

«Appena ho ricevuto l’ordine di presentarmi, lord Capitano Comandante» disse Carridin, con voce forte «sono subito tornato dal Tarabon.»

Per un momento Niall lo esaminò. Carridin era d’alta statura, più vicino ai cinquanta che ai quaranta, con un tocco di grigio nei capelli, eppure robusto e in ottima forma. Come sempre, negli occhi scuri e infossati aveva una luce furbesca. Sotto l’esame silenzioso del lord Capitano Comandante, Carridin non batté ciglio: pochi avevano la coscienza limpida come la sua, o nervi altrettanto saldi. Rimase in ginocchio, ad aspettare con calma, come se fosse faccenda d’ogni giorno, ricevere l’ordine di abbandonare il posto di comando e di tornare subito ad Amador, senza spiegazioni. Ma si diceva che lui avesse più pazienza dei sassi.

«In piedi, Figlio Carridin» disse Niall; mentre l’altro si alzava, soggiunse: «Da Falme mi giungono notizie sconcertanti.»

Carridin si lisciò le pieghe del mantello e rispose con voce al limite dell’appropriata rispettosità, come se si rivolgesse a un pari grado, non all’uomo cui aveva giurato ubbidienza fino alla morte. «Milord Capitano Comandante si riferisce alle notizie ricevute da Figlio Jaret Byar, ex secondo del lord Capitano Bornhald.»