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«Ci prenderemo cura di lui» disse Perrin. «Lo seguiamo per questo. Da quale parte è andato?»

«Lo sapevo» disse Simion, saltellando sulla punta dei piedi. «Appena vi ho visti, sapevo che lei m’avrebbe aiutato. Da quale parte? Levante, padrone. Levante, come se avesse alle calcagna il Tenebroso in persona. Pensi che lei m’aiuterà? Che aiuterà mio fratello, cioè? Noam sta molto male e Mamma Roon dice di non poter fare niente.»

Perrin si mantenne impassibile; per riflettere sulle parole di Simion, prese tempo: appoggiò nell’angolo l’arco e posò su di un letto le bisacce e il rotolo di coperte. Purtroppo, si disse, riflettere non serviva a molto. Cercò aiuto da Loial, ma l’Ogier per la costernazione aveva le orecchie afflosciate e le sopracciglia penzoloni fino a mezza guancia.

«Cosa ti fa credere che lei possa aiutare tuo fratello?» domandò infine Perrin. Domanda stupida, si disse; quella giusta era: “Lei cosa intende fare, al proposito?".

«Diamine, padrone, una volta sono stato a Jehannah e ho visto due... due donne come lei. Dopo quell’esperienza, non posso confonderla con altre.» Ridusse la voce a un bisbiglio. «Si dice che quelle sanno risuscitare i morti, padrone.»

«Chi altri è al corrente?» domandò Perrin, brusco. E nello stesso istante Loial disse: «Se tuo fratello è morto, nessuno può farlo rivivere.»

Simion spostò ansiosamente lo sguardo dall’uno all’altro e rispose con un borbottio confuso. «Nessuno sa niente, a parte me, padrone. Noam non è morto, Ogier, solo ammalato. Nessun altro può riconoscerla, lo giuro. Perfino mastro Harod in vita sua non si è mai allontanato di qui per più di venti miglia. Noam sta davvero male. Glielo chiederei io stesso, ma le ginocchia mi tremano a tal punto che lei non riuscirebbe a udire le mie parole. E se si offendesse e scagliasse su di me un fulmine? E se mi sbagliassi? Non è il genere d’accusa da rivolgere a una donna, senza... voglio dire... ah...» Alzò le mani in un gesto che era in parte supplica, in parte tentativo di difesa.

«Non ti prometto niente» disse Perrin «ma le parlerò io. Loial, perché non tieni compagnia a Simion, mentre vado a parlare a Moiraine?»

«Certo» s’illuminò l’Ogier. Simion sobbalzò, sentendosi prendere per la spalla. «Mi mostrerà la stanza» soggiunse l’Ogier «e faremo due chiacchiere. Dimmi, Simion, cosa sai degli alberi?»

«A-alberi, O-Ogier?»

Perrin non attese oltre. Ripercorse in fretta il corridoio buio, bussò alla porta di Moiraine ed entrò quasi prima del perentorio “Avanti!".

Cinque o sei candele mostravano che la stanza migliore del Salto di Harilin non era gran cosa, anche se l’unico letto aveva un baldacchino sorretto da quattro alte colonne e il materasso pareva meno gibboso di quello di Perrin. Per terra c’era uno straccio di tappeto e due sedie imbottite, anziché sgabelli. A parte questo, la stanza non pareva diversa dall’altra. Moiraine e Lan, in piedi davanti al camino spento, parevano occupati a discutere e l’Aes Sedai non si mostrò contenta per l’interruzione. Il Custode rimase impassibile come una statua.

«Rand è stato qui, d’accordo» iniziò Perrin. «Quel Simion si ricorda di lui.»

Moiraine emise un sibilo a denti stretti.

«Ti era stato detto di tenere la bocca chiusa» ringhiò Lan.

Perrin si girò per avere di fronte il Custode: era più facile che affrontare lo sguardo furibondo di Moiraine. «Come potevamo scoprire se era stato qui, senza fare domande?» replicò. «Se n’è andato ieri notte, se v’interessa. Diretto a levante. Continuava a dire che qualcuno lo seguiva per ucciderlo.»

«Levante» annuì Moiraine. L’assoluta calma della voce era in contrasto con lo sguardo furibondo. «Buono a sapersi. Ma non poteva essere diversamente, se vuole andare a Tear. Ancora prima di sentir parlare dei Manti Bianchi, sospettavo che fosse stato qui: e quelli hanno reso certezza i miei sospetti. In una cosa, Perrin, Rand ha ragione: non credo proprio che siamo i soli a cercarlo. E questi altri, se ci scoprono, forse cercheranno di fermarci. Dobbiamo già sudare per raggiungere Rand, senza cacciarci in altri pasticci. Impara a tenere a freno la lingua, finché non ti autorizzo.»

«I Manti Bianchi?» ripeté Perrin, incredulo. «Come hanno fatto a... La pazzia di Rand. E contagiosa?»

«Non la sua pazzia, ammesso che già si manifesti. Perrin, lui è ta’veren, più potente di chiunque altro, dall’Epoca Leggendaria. Ieri in questo villaggio il Disegno si è mosso, si è sagomato intorno a lui come creta nello stampo. Gli sposalizi, i Manti Bianchi... bastavano per dire che Rand era stato qui, per chiunque sapesse ascoltare.»

Perrin trasse un lungo respiro. «E troveremo la stessa cosa dovunque lui sia stato? Luce santa, se la Progenie dell’Ombra gli sta alle calcagna, lo rintraccerà facilmente quanto noi.»

«Forse» disse Moiraine. «E forse no. Nessuno sa niente, di ta’veren potenti come Rand.» Per un attimo parve dispiaciuta della propria ignoranza. «Artur Hawkwing era il ta’veren più potente di cui rimangano documenti. E non era potente quanto Rand.»

«Secondo la leggenda» intervenne Lan «a volte la gente che si trovava nella stessa stanza di Aladifalco diceva la verità anche quando voleva mentire, prendeva decisioni di cui non si rendeva nemmeno conto. C’erano momenti in cui ogni lancio di dadi, ogni carta voltata, si risolvevano a modo suo. Ma solo certe volte.»

«Insomma, non lo sai» disse Perrin. «Potrebbe lasciare una scia di sposalizi e di Manti Bianchi impazziti da qui a Tear.»

«So quanto c’è da sapere» ribatté Moiraine, aspra. Con gli occhi parve sferzare Perrin come con una frusta. «Il Disegno s’intreccia sottilmente intorno ai ta’veren e altri possono seguire lo schema di questi fili, se sanno dove guardare. Fai attenzione che la tua lingua non riveli più di quanto tu non ti renda conto di rivelare.»

Suo malgrado, Perrin ingobbì le spalle, come se lei vibrasse colpi veri. «Be’, stavolta ti conviene rallegrarti che abbia aperto la bocca» replicò. «Simion sa che sei Aes Sedai. Vuole che tu Guarisca suo fratello Noam da non so quale malattia. Se non gli avessi parlato io, non avrebbe mai trovato il coraggio di chiedertelo, ma avrebbe potuto parlarne con gli amici.»

Lan incrociò lo sguardo di Moiraine e per un momento rimasero a fissarsi. Il Custode aveva l’aria del lupo pronto a spiccare il balzo. Alla fine Moiraine scosse la testa. «No» disse.

«Come vuoi» rispose Lan. «La decisione spetta a te.» Dal tono, parve convinto che Moiraine avesse preso quella sbagliata, ma si rilassò.

Perrin fissò gli altri due. «Pensavate di... Da morto, Simion non direbbe niente a nessuno, giusto?»

«Non morirà per opera mia» replicò Moiraine. «Ma non posso, e non voglio, promettere che sarà sempre così. Dobbiamo trovare Rand e in questo non fallirò. È chiaro?» Preso dal suo sguardo, Perrin non riuscì a replicare. Moiraine annuì, come se il silenzio fosse risposta sufficiente. «Ora conducimi da Simion.»

Dalla porta spalancata della stanza di Loial si riversava nel corridoio una pozza di luce di candela. Nella stanza i due letti erano stati accostati; Loial e Simion sedevano sul bordo. L’uomo guardava a bocca aperta l’Ogier e aveva in viso un’espressione di grande stupore.

«Oh, sì, gli stedding sono fantastici» diceva in quel momento Loial. «C’è una tale pace, sotto i Grandi Alberi! Voi esseri umani avete guerre e fatiche, ma niente turba gli stedding. Ci prendiamo cura degli alberi e viviamo in armonia...» Si bloccò nel vedere Moiraine, seguita da Lan e da Perrin.

Simion si alzò frettolosamente, s’inchinò e si ritrasse fin contro la parete. «Ah... padrona... Ah... uh...» Continuò a ballonzolare come giocattolo attaccato a una stringa.

«Mostrami tuo fratello» ordinò Moiraine «e farò il possibile. Perrin, vieni anche tu, visto che questo buon uomo ha parlato prima con te.» Lan inarcò il sopracciglio e Moiraine scosse la testa. «Se andiamo tutti, rischiamo d’attirare l’attenzione. Perrin può darmi la protezione necessaria.»