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Carridin perdette infine il sorriso. «Milord Capitano Comandante» protestò «come potevo prevedere cosa sarebbe accaduto? Ancora un altro falso Drago. Il Tarabon e l’Arad Doman che infine si davano battaglia dopo essersi limitati per tanto tempo a ringhiarsi. E le Aes Sedai che rivelano la propria vera natura, dopo tremila anni di dissimulazione! Comunque, niente è perduto. Posso trovare e distruggere questo falso Drago, prima che i suoi seguaci si uniscano. E appena tarabonesi e domanesi si saranno indeboliti, potranno essere spazzati dalla piana senza...»

«No!» scattò Niall, brusco. «I tuoi piani sono finiti, Carridin. Forse dovrei consegnarti subito ai tuoi stessi Inquisitori. Il Sommo Inquisitore non avrebbe obiezioni: digrigna i denti per la voglia di trovare qualcuno su cui scaricare la colpa dell’accaduto. Non accuserebbe mai uno dei suoi, ma non guarderebbe tanto per il sottile, se fossi io a fare il tuo nome. Qualche giorno d’interrogatorio... e confesseresti qualsiasi cosa. Ti dichiareresti perfino Amico delle Tenebre. Entro una settimana finiresti sotto la scure del boia.»

Ora Carridin aveva la fronte imperlata di sudore. «Milord Capitano Comandante...» cominciò; e s’interruppe per deglutire. «Pare che Milord Capitano Comandante insinui l’esistenza di un’altra via. Se solo la esponesse, ho giurato ubbidienza.»

"Ecco il momento di lanciare i dadi” pensò Niall. Si senti venire la pelle d’oca, come se nel bel mezzo d’una battaglia avesse scoperto all’improvviso che ogni uomo nel raggio di cento passi intorno a lui era un nemico. I Lord Capitani Comandanti non finivano sotto la scure del boia, ma più d’una volta erano morti in modo improvviso e inaspettato, presto compianti e presto sostituiti da uomini con idee meno pericolose.

«Figlio Carridin» disse con fermezza «tu ti accerterai che questo falso Drago non muoia. E se una qualsiasi Aes Sedai viene a opporsi, anziché a sostenerlo, ti servirai dei tuoi “pugnali nel buio".»

L’Inquisitore rimase a bocca aperta. Però si riprese in fretta e guardò, pensieroso, Niall. «Uccidere le Aes Sedai è un dovere, però... consentire a un falso Drago di vagare in piena libertà? Sarebbe... sarebbe tradimento. Empietà.»

Niall trasse un respiro profondo. Percepiva gli invisibili pugnali in attesa nelle ombre. Ma ormai si era impegnato. «Non è tradimento, fare ciò che va fatto. E per una buona causa si può tollerare perfino l’empietà.» Queste due frasi bastavano a segnare la fine. «Sai come unire la gente, Figlio Carridin? Col sistema più rapido? No? Libera per le strade un leone... un leone rabbioso. E quando tutti saranno in preda al panico, quando avranno perso ogni briciolo di coraggio, annuncia con calma che te ne occuperai tu. Poi uccidi il leone e ordina d’appendere la carcassa dove tutti possono vederla. Prima che abbiano il tempo di pensare, emana un altro ordine e sarai ubbidito. E se continui a dare ordini, tutti continueranno a ubbidire, perché sarai colui che li ha salvati e chi potrebbe essere capo migliore di te?»

Carridin mosse la testa, incerto. «Vuoi... vuoi prendere tutto, Milord Capitano Comandante? Non soltanto la Piana di Almoth, ma anche il Tarabon e l’Arad Doman?»

«Ciò che voglio riguarda solo me. A te tocca ubbidire, come hai giurato. Mi aspetto d’avere notizia di messaggeri su veloci cavalli che partano già stasera per la piana. Sono sicuro che sai come formulare gli ordini in modo che nessuno sospetti ciò che non deve sospettare. Se devi tormentare qualcuno, che siano tarabonesi e domanesi. Non sarebbe bene che uccidessero loro il mio leone. No, sotto la Luce, imporremo loro la pace.»

«Come Milord Capitano Comandante ordina» disse Carridin, untuoso. «Udire è ubbidire.» Troppo untuoso.

Niall sorrise freddamente. «Nel caso che il tuo giuramento non sia abbastanza forte, ti avverto: se questo falso Drago muore prima che sia io a ordinarne la morte, o se cade nelle mani delle streghe di Tar Valon, un mattino tu sarai trovato con un pugnale nel cuore. E se mi dovesse accadere qualche, ah, incidente... anche la semplice morte per vecchiaia... non dureresti neppure un mese.»

«Milord Capitano Comandante, ho giurato di ubbidire...»

«Infatti» tagliò corto Niall. «Cerca di ricordarlo. Ora puoi andare!»

«Come Milord Capitano Comandante ordina» disse Carridin, stavolta con voce un po’ meno ferma.

La porta si chiuse alle spalle dell’Inquisitore. Niall si sfregò le mani. Aveva freddo. I dadi rotolavano e non c’era modo di prevedere quale punteggio avrebbero mostrato, una volta fermi. L’Ultima Battaglia s’appressava davvero. Non la Tarmon Gai’don della leggenda, con il Tenebroso che si liberava ed era affrontato dal Drago. Forse gli Aes Sedai dell’Epoca Leggendaria avevano praticato un’apertura nella prigione del Tenebroso a Shayol Ghul, ma Lews Therin il Kinslayer e i suoi Cento Compagni l’avevano sigillata di nuovo. Il colpo di risposta del Tenebroso aveva contaminato per sempre la metà maschile della Vera Fonte e aveva fatto impazzire Lews Therin e gli altri, dando inizio alla Frattura del Mondo; ma uno di questi antichi Aes Sedai poteva fare cose che sarebbero state impossibili a dieci delle odierne streghe di Tar Valon. I sigilli degli antichi Aes Sedai avrebbero retto.

Pedron Niall era dotato di fredda logica e col ragionamento aveva dedotto quale sarebbe stato l’aspetto della Tarmon Gai’don: orde di bestiali Trolloc sarebbero uscite dalla Grande Macchia sciamando a meridione, come avevano già fatto duemila anni prima durante le Guerre Trolloc, sotto la guida dei Myrddraal, i Mezzi Uomini, e forse anche di nuovi Signori del Terrore scelti fra gli Amici delle Tenebre. La razza umana, suddivisa in nazioni ai ferri corti l’una con l’altra, non avrebbe potuto tenere testa alla minaccia. Ma lui, Pedron Niall, l’avrebbe riunita sotto le bandiere dei Figli della Luce. Sarebbero nate nuove leggende per narrare come Pedron Niall aveva combattuto la Tarmon Gai’don e riportato la vittoria.

«Per prima cosa» borbottò Niall tra sé «bisogna scatenare nelle vie un leone rabbioso.»

«Un leone rabbioso?»

Niall si girò di scatto: da dietro un arazzo era sbucato un ometto ossuto dal grosso naso a becco. Per un attimo scorse il pannello che tornava a posto, mentre l’arazzo ricadeva contro la parete.

«Ti ho mostrato questo passaggio, Ordeith» sbottò Niall «perché tu potessi rispondere alle mie convocazioni senza che mezza Fortezza lo sapesse, non per consentirti di origliare.»

Ordeith attraversò la stanza ed eseguì un inchino. «Origliare, milord?» replicò. «Non farei mai una cosa simile. Sono appena giunto e non ho potuto fare a meno d’ascoltare le ultime parole. Nient’altro.» Aveva in viso un sorrisetto un po’ beffardo, che però Niall gli aveva sempre visto, anche quando l’altro non aveva motivo di pensare che qualcuno guardasse.

Un mese prima, nel cuore dell’inverno, quell’ometto allampanato era giunto nell’Amadicia, lacero e intirizzito, ed era riuscito a farsi strada fra le guardie fino ad arrivare alla presenza dello stesso Pedron Niall. Pareva possedere, sugli eventi di Capo Toman, informazioni che non comparivano nei voluminosi e oscuri rapporti di Carridin, né nella storia di Byar, né in altre relazioni e dicerie giunte alle orecchie di Niall. Il suo nome era falso, ovviamente: nella Lingua Antica, Ordeith significava “tarlo". Quando Niall gliel’aveva fatto notare, lui aveva solo replicato: “Tutti gli uomini non sanno più chi eravamo e la vita è spiacevole". Però era intelligente. E aveva aiutato Niall a scorgere lo schema che emergeva dal susseguirsi degli eventi.

Ordeith si accostò al tavolino e prese uno dei tre disegni. Mentre lo srotolava quel poco sufficiente a mostrare il viso del giovanotto, accentuò il sorriso, rendendolo quasi una smorfia.

Niall era ancora in collera perché l’ometto si era presentato senza convocazione. «Trovi divertente un falso Drago, Ordeith?» lo apostrofò. «O ne sei spaventato?»

«Un falso Drago?» replicò piano Ordeith. «Sì. Sì, certo, dev’esserlo. Chi altri potrebbe?» E latrò una risata stridula che diede ai nervi a Pedron Niall. A volte quest’ultimo pensava che Ordeith fosse mezzo matto. Tuttavia, matto o savio, era intelligente.