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«Allora perché siamo trattate come criminali?» domandò Nynaeve. «Siamo state ingannate da una donna dell’Ajah Nera. Dovrebbe bastare a farci assolvere da ogni imputazione.»

L’Amyrlin latrò una risata priva d’allegria. «Lo credi davvero, bambina?» replicò. «Forse è la vostra salvezza, che nessuno nella Torre, a parte Verin, Leane e me stessa, sappia che abbiate avuto a che fare con Liandrin. Se si sapesse anche questo, per non parlare della piccola dimostrazione da voi inscenata a beneficio dei Manti Bianchi... non sorprendetevi, Verin mi ha raccontato tutto .. il Consiglio potrebbe decidere che tutt’e tre siate quietate senza perdere tempo.»

«Non è giusto!» protestò Nynaeve. Leane si agitò, ma Nynaeve proseguì: «Non è giusto...»

L’Amyrlin si alzò. Non disse niente, ma Nynaeve si zittì di colpo.

Egwene si congratulò con se stessa per non avere aperto bocca e tra sé supplicò Nynaeve di mantenete la calma: loro erano come bambine di fronte alla madre, ma quella Madre avrebbe dato loro ben altro che un paio di sculaccioni.

Le pareva che le parole dell’Amyrlin avessero offerto una via d’uscita, ma non era sicura di scorgerla. «Madre» disse «chiedo scusa se m’intrometto, ma cosa intendi farci?»

«Punire te e Elayne per esservi allontanate senza permesso dalla Torre e Nynaeve per essersi allontanata senza permesso dalla città. Per prima cosa, sarete convocate nello studio di Sheriam Sedai, alla quale ho detto di frustarvi tanto da farvi desiderare di stare sedute sopra un cuscino per tutta la prossima settimana. Ho già fatto sapere ad Ammesse e novizie che riceverete questa punizione.»

Egwene batté le palpebre, sorpresa. Elayne emise un gemito, irrigidì la schiena e borbottò qualcosa sottovoce. Nynaeve fu l’unica a non mostrarsi sconvolta. Le punizioni, fossero lavori straordinari o altro, erano sempre una faccenda tra la Signora delle Novizie e chi doveva presentarsi a lei. Sheriam la considerava sempre una faccenda privata, si disse Egwene, tetra. Non era possibile che l’Amyrlin l’avesse resa pubblica. Ma era sempre meglio che essere rinchiusa in cella. Meglio che essere quietata.

«L’annuncio pubblico, ovviamente, è parte della punizione» proseguì l’Amyrlin, quasi avesse letto nella mente di Egwene. «Ho anche annunciato che voi tre siete destinate alle cucine, dove lavorerete con le sguattere, fino a nuovo avviso. E ho sparso la voce che “nuovo avviso” potrebbe significare tutta la vita. Ci sono obiezioni?»

«No, Madre» rispose in fretta Egwene. Nynaeve odiava pulire le pentole, più della frusta: dilatò le narici, ma annui, rigida.

«E tu, Elayne?» disse l’Amyrlin. «L’Erede dell’Andor è avvezza a trattamenti più gentili.»

«Voglio diventare Aes Sedai, Madre» rispose Elayne, con voce ferma.

L’Amyrlin toccò un documento e lo esaminò per qualche istante. Poi alzò la testa, con un sorriso tutt’altro che piacevole. «Se una di voi fosse stata tanto sciocca da rispondere diversamente, avrei aggiunto al conto qualcosa che vi avrebbe fatto maledire il momento in cui vostra madre permise a vostro padre di rubarle il primo bacio. Farvi portare fuori della Torre come bambine irresponsabili! Nemmeno una neonata sarebbe caduta nella trappola. V’insegnerò a pensare prima d’agire, altrimenti vi userò per tappare le fessure nelle saracinesche delle chiuse!»

Egwene si ritrovò a ringraziarla in silenzio. Un prurito le corse su tutto il corpo, mentre l’Amyrlin proseguiva.

«Ora, vediamo quali altre intenzioni ho su di voi. Pare che, da quando vi siete allontanate dalla Torre, abbiate sviluppato notevolmente la capacità d’incanalare il Potere. Avete imparato molto. Comprese alcune cose» soggiunse, brusca «che intendo farvi disimparare!»

«So che abbiamo fatto... certe cose... che non avremmo dovuto fare, Madre» disse Nynaeve, con sorpresa di Egwene. «Ti assicuro che faremo del nostro meglio per vivere come se avessimo pronunciato i Tre, Giuramenti.»

«Sarà meglio» brontolò l’Amyrlin, fredda. «Se potessi, stanotte stessa vi farei impugnare la Verga del Giuramento; ma è riservata alla nomina a Aes Sedai e quindi devo confidare nel vostro buonsenso... se ne avete un briciolo... perché non ci lasciate la pelle. Comunque, voi due sarete promosse Ammesse.»

Elayne ansimò; Egwene, sorpresa, balbettò: «Grazie, Madre.»

Leane cambiò posizione, a disagio. Egwene pensò che la Custode non fosse molto contenta. Non sorpresa... chiaramente sapeva già tutto... ma neppure soddisfatta.

«Non ringraziarmi. Le vostre capacità si sono sviluppate troppo, per delle novizie. Alcune pensano che non dovreste avere l’anello, dopo quel che avete fatto; ma stare immerse fino ai gomiti nel grasso delle pentole dovrebbe tacitare le critiche. E perché non pensiate che si tratti d’una sorta di ricompensa, ricordate che per le prime settimane le Ammesse devono togliere i pesci marci dalla cesta dei buoni. Nelle prossime settimane di studio, il vostro peggiore giorno da novizia vi sembrerà un piacevole sogno, al confronto: alcune Sorelle, sospetto, renderanno peggiori dello stretto necessario le vostre prove, ma non credo che ve ne lamenterete. Giusto?»

"Posso imparare” pensò Egwene. “Scegliere i miei studi. Posso imparare, per quanto riguarda i sogni; imparare come..."

Il sorriso dell’Amyrlin interruppe il corso dei suoi pensieri. Quel sorriso diceva che nessuna ripicca delle Sorelle sarebbe stata peggiore del necessario, se permetteva di continuare a vivere. Il viso di Nynaeve era un misto di profonda simpatia e di orrore al ricordo delle prime settimane da Ammessa. Nel vedere la sua espressione, Egwene deglutì a vuoto. «Certo, Madre» rispose debolmente. La risposta di Elayne fu un bisbiglio rauco.

«Allora è sistemato. Tua madre, Elayne, non era affatto contenta della tua scomparsa.»

«L’ha saputo?» gemette Elayne.

Leane tirò su col naso. L’Amyrlin inarcò il sopracciglio. «Non potevo tenerglielo nascosto» disse. «L’hai mancata per meno d’un mese e forse t’è andata bene. Forse non saresti sopravvissuta all’incontro. Era così furibonda da rosicchiare un remo: ce l’aveva con te, con me, con la Torre Bianca.»

«Lo immagino, Madre» disse debolmente Elayne.

«Non credo che tu possa, bambina. Forse hai posto termine a una tradizione iniziata prima che esistesse l’Andor. Un’usanza più forte di molte leggi. Morgase ha rifiutato di riportare con sé Elaida. Per la prima volta in assoluto, la regina dell’Andor rinuncia ai consigli di una Aes Sedai. Ha preteso il tuo immediato ritorno a Caemlyn, appena ti avessimo ritrovata. L’ho convinta che per te era più sicuro un altro periodo d’addestramento qui. Era anche pronta a richiamare i tuoi fratelli. Loro stessi l’hanno convinta a lasciarli a scuola dai Custodi, ancora non so come.»

Elayne represse un brivido, quasi immaginasse Morgase in tutta la sua collera. «Gawyn è mio fratello» disse, con voce atona. «Galad, no.»

«Non essere infantile» replicò l’Amyrlin. «Galad ha lo stesso tuo padre, quindi è tuo fratello, ti piaccia o non ti piaccia. Non tollero bambinate da te, ragazza. Una certa stupidità è tollerabile nelle novizie, non nelle Ammesse.»

«Sì, Madre» rispose Elayne, cupa.

«La regina ha lasciato a Sheriam una lettera per te. Oltre a sgridarti, credo che esprima l’intenzione di farti tornare a casa appena non correrai pericoli. Morgase è sicura che nel giro di qualche mese sarai in grado d’incanalare il Potere senza rischi.»

«Ma io voglio imparare, Madre» replicò Elayne. Aveva ripreso il tono ferreo. «Voglio diventare Aes Sedai.»

L’Amyrlin le rivolse un sorriso, ancora più sinistro del precedente. «Ed è un bene che tu lo voglia, bambina: non ho intenzione di lasciarti a Morgase. Hai il potenziale per superare qualsiasi Aes Sedai degli ultimi mille anni. Non ti lascerò andare, finché non avrai ottenuto anche lo scialle, non solo l’anello. A costo di ridurti a polpetta. Non ti lascerò andare! Sono stata chiara?»