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«Sì, Madre» rispose Elayne. Pareva a disagio e Egwene non la biasimò. Presa in mezzo, come straccio fra due cani, tra Morgase e la Torre Bianca, la Regina dell’Andor e l’Amyrlin Seat. Se mai aveva invidiato a Elayne la ricchezza e il trono futuro, in quel momento non l’invidiava affatto.

«Leane» disse vivacemente l’Amyrlin «accompagna Elayne nello studio di Sheriam. Devo dire ancora qualcosa a queste due. Ma non credo che ne saranno contente.»

Egwene scambiò con Nynaeve un’occhiata di sorpresa; per un momento, preoccupata, non badò alla tensione fra loro. Si domandò che cosa avesse da dire, l’Amyrlin, a loro e non a Elayne. Non aveva importanza, purché non le impedisse l’apprendimento. Ma perché Elayne non poteva ascoltare?

Elayne reagì con una smorfia alla menzione dello studio della Maestra delle Novizie, ma si raddrizzò, mentre Leane le si accostava. «Come ordini, Madre, così ubbidisco» disse formalmente, chinandosi in una perfetta riverenza con ampio spiegamento di sottane. A testa alta, seguì Leane fuori della stanza.

14

La puntura delle spine

La Amyrlin Seat andò all’alta finestra ad arco; mani dietro la schiena, guardò, di là della balconata, il giardino sottostante. Trascorsero alcuni minuti, prima che aprisse bocca, ma senza girarsi.

«Ho fatto in modo che il peggio non trapelasse» attaccò. «Ma quanto durerà? La servitù non è a conoscenza dei ter’angreal rubati e non ha collegato gli omicidi alla partenza di Liandrin e delle altre. Non era impresa facile, poiché i pettegolezzi sono quel che sono. Si ritiene che gli assassinii siano opera di Amici delle Tenebre. E a ragione. Le voci cominciano anche ad arrivare in città. Amici delle Tenebre sono entrati nella Torre, hanno assassinato alcune persone. Era impossibile fermare queste voci. Non giovano alla nostra reputazione, ma sono preferibili alla verità. Almeno nessuno, fuori della Torre, sa che fra le vittime ci sono anche delle Aes Sedai. Amici delle Tenebre nella Torre Bianca. Puah! Ho speso la vita a negarlo. Non permetterò che stiano qui. Li appenderò a un gancio, li sventrerò e li metterò a seccare al sole.»

Nynaeve diede a Egwene un’occhiata incerta, poi prese coraggio. «Madre» disse «ci toccano altre punizioni? Oltre quelle che hai già stabilito?»

L’Amyrlin girò la testa: gli occhi erano perduti nell’ombra. «Altre punizioni?» ripeté. «Potreste anche vederla a questo modo. Alcuni diranno che vi ho fatto un regalo, promovendovi. Ora sentirete davvero quanto pungono le spine di questa rosa.» Tornò vivacemente alla poltrona e si accomodò; pareva di nuovo che non avesse fretta. O che fosse più incerta.

Egwene si sentì contrarre lo stomaco: l’Amyrlin Seat era sempre sicura, sempre serenamente centrata nel sentiero. L’Amyrlin era la forza personificata. Per quanto Egwene la superasse in potenziale, la donna dall’altra parte del tavolo aveva conoscenza ed esperienza tali da rigirarsela intorno al dito. Vederla a un tratto vacillare — come una ragazza che sapesse di doversi tuffare a capofitto in un laghetto, senza avere idea di quanto fosse profondo e ignorando se il fondo fosse sassoso o fangoso — la gelava fino al midollo. Che cosa voleva dire, quando parlava di puntura delle spine? Che cosa voleva fare a loro due?

L’Amyrlin sfiorò lo scrigno nero posto sul tavolo davanti a lei e lo scrutò come se guardasse qualcosa al di là di esso. «Si tratta di stabilire in chi riporre fiducia» disse piano. «Dovrei potermi fidare almeno di Leane e di Sheriam. Ma posso rischiare? Di Verin?» Scosse le spalle in una breve, muta risata. «Ho già posto nelle mani di Verin più della mia stessa vita; ma fino a che punto posso arrivare? Di Moiraine?» Per un momento rimase in silenzio. «Ho sempre creduto di potermi fidare di Moiraine.»

Egwene cambiò posizione, a disagio. Quanto sapeva, l’Amyrlin? Non era il genere di domanda da fare, non all’Amyrlin Seat. Sapeva che un giovanotto di Emond’s Field, un giovanotto che lei aveva pensato di maritare un giorno o l’altro, era il Drago Rinato? Sapeva che due Aes Sedai lo aiutavano? Almeno, di sicuro l’Amyrlin non sapeva una cosa: quella notte lei aveva sognato che Rand fuggiva da Moiraine. Rimase in silenzio.

«Che discorsi sono?» disse Nynaeve. L’Amyrlin la guardò e Nynaeve moderò il tono. «Chiedo scusa, Madre, ma dobbiamo ricevere altre punizioni? Non capisco questi discorsi sulla fiducia. Se vuoi il mio parere, non bisogna fidarsi di Moiraine.»

«Ah, il tuo parere?» disse l’Amyrlin. «Hai lasciato da un anno il villaggio e già credi di conoscere il mondo tanto bene da stabilire di quali Aes Sedai puoi fidarti? Un mastro marinaio che ha appena imparato ad alzare la vela!»

«Non voleva esprimere un giudizio, Madre» intervenne Egwene: Ma sapeva che Nynaeve era convinta delle proprie parole. Le lanciò un’occhiata d’avvertimento. Nynaeve si tirò con forza la treccia, ma non aprì bocca.

«Be’, chi può dirlo?» rimuginò l’Amyrlin. «A volte la fiducia è scivolosa come anguilla. Il punto è un altro: devo utilizzare voi due, per quanto siate forse canne assai sottili.»

Nynaeve serrò le labbra, ma parlò con voce calma: «Canne sottili, Madre?»

L’Amyrlin proseguì come se non avesse udito. «Liandrin ha tentato di spingervi a capofitto contro una pescaia... e può darsi che se ne sia andata perché ha saputo del vostro ritorno e temeva che poteste smascherarla, quindi devo ritenere che non siate... dell’Ajah Nera. Preferirei mangiare squame e interiora» mormorò «ma dovrò abituarmi a pronunciare questo nome.»

Egwene ansimò, sconvolta, ma Nynaeve protestò con forza: «Non siamo di sicuro dell’Ajah Nera! Come osi dire una cosa del genere? Come osi anche solo insinuarla?»

«Se dubiti di me, bambina, prosegui pure!» replicò l’Amyrlin, aspra. «Avrai anche il potere d’una Aes Sedai, a volte; ma non sei ancora Aes Sedai, neppure lontanamente. Allora? Parla, se hai altro da dire. Ti lascerò in lacrime a supplicare perdono! Canne sottili? Ti spezzerò come una canna! Ho esaurito la pazienza.»

Nynaeve mosse le labbra senza parlare. Alla fine si scosse e trasse un respiro per calmarsi. «Scusami, Madre» disse poi, ma con una lieve tensione nella voce. «Non dovresti... Non siamo... Non faremmo mai una cosa simile.»

Con un mezzo sorriso l’Amyrlin si abbandonò contro la spalliera. «Allora riesci a tenere a freno la collera, quando vuoi. Dovevo esserne sicura.»

Egwene si domandò fino a che punto fosse stata una prova: intorno agli occhi dell’Amyrlin c’era una tensione che suggeriva proprio l’esaurimento della pazienza.

«Mi sarebbe piaciuto trovare un modo per farti ottenere lo scialle, Figlia» riprese l’Amyrlin. «Secondo Verin, sei forte come qualsiasi altra donna nella Torre.»

«Lo scialle!» ansimò Nynaeve. «Aes Sedai? Io?»

L’Amyrlin fece un gesto, come se gettasse via qualcosa di cui pareva rimpiangere la perdita. «Inutile desiderare l’impossibile» disse. «Non posso farti diventare Sorella e nello stesso tempo mandarti a lavare pentole. E poi, secondo Verin ancora non puoi incanalare, a meno d’essere infuriata. Ero pronta a tagliarti fuori dalla Vera Fonte, se solo ti provavi a toccare Saidar. Gli esami finali per ottenere lo scialle richiedono che tu incanali il Potere mantenendo la calma totale anche sotto pressione. Pressione estrema. Perfino io non posso, e non voglio, prescindere da questa condizione essenziale.»

Nynaeve pareva stordita. Fissava a bocca aperta l’Amyrlin.

«Non capisco, Madre» disse Egwene, dopo un momento.

«Be’, lo immagino. Nella Torre siete le uniche due che di sicuro non appartengono all’Ajah Nera.» Contrasse ancora la bocca. «Liandrin e le sue dodici se ne sono andate, ma erano tutte? O hanno lasciato qui alcune di loro, come ceppo in acqua bassa che non vedi finché non ha aperto una falla nella barca? Forse lo scoprirò solo quando sarà troppo tardi, ma non lascerò che Liandrin e le altre se ne vadano, visto ciò che hanno fatto. Il furto e soprattutto gli assassinii. Nessuno uccide la mia gente e se ne va senza un graffio. E non permetterò che tredici Aes Sedai ben addestrate servano l’Ombra. Voglio trovarle e quietarle!»