Aveva l’aspetto d’un uomo comune, di altezza media, di corporatura media, con lineamenti così ordinari che Egwene non l’avrebbe notato in un gruppo di tre. Lo esaminò per un momento, ma subito si rese conto che mancava una cosa. La balestra.
Allora trasalì e si guardò intorno. «Aveva di sicuro un complice, Nynaeve» esclamò. «Qualcuno ha preso la balestra. E l’ha pugnalato. Potrebbe essere qui intorno, pronto a scagliare un altro dardo.»
«Calma» disse Nynaeve; ma scrutò a destra e a sinistra, tirandosi la treccia. «Stai calma e cerchiamo di capire cosa...» S’interruppe nell’udire il rumore di passi sulla rampa che saliva al loro piano.
Egwene aveva il cuore in gola. Senza staccare gli occhi dalla rampa, tentò disperatamente di afferrare Saidar, ma per riuscirci aveva bisogno di calma e invece il cuore le batteva all’impazzata, frantumava la calma.
Dalla rampa sbucò Sheriam Sedai e si accigliò nel vedere la scena. «In nome della Luce, cos’è accaduto?» domandò. Avanzò in fretta e una volta tanto si mostrò turbata.
«L’abbiamo trovato qui» disse Nynaeve, mentre la Maestra delle Novizie s’inginocchiava accanto al cadavere.
Sheriam gli toccò il petto e ritrasse di scatto la mano, con un sibilo. Poi si costrinse a toccare di nuovo il cadavere, più a lungo. «Morto» borbottò. «Morto quant’è possibile esserlo e anche di più.» Si rialzò, prese dalla manica un fazzoletto e si pulì le dita. «L’avete trovato voi? Qui? In questo stato?»
Egwene annuì, sicura che, se avesse parlato, Sheriam avrebbe intuito dal tono di voce la bugia.
«Sì, l’abbiamo trovato così» rispose, con fermezza, Nynaeve. Sheriam scosse la testa. «Un uomo, per giunta morto, nei quartieri delle novizie sarebbe già uno scandalo; ma questo...»
«Cosa lo rende diverso?» domandò Nynaeve. «E come potrebbe essere più che morto?»
Sheriam trasse un respiro profondo e fissò le due, con sguardo penetrante. «È un Senzanima» rispose. «Un Grigio.» Assorta, si pulì di nuovo le dita e guardò ancora il cadavere. Preoccupata.
«Un Senzanima?» disse Egwene, con un tremito nella voce, mentre Nynaeve ripeteva: «Un Grigio?»
Sheriam lanciò loro un’occhiata, breve e penetrante. «Ancora non l’avete studiato» rispose. «Ma pare che voi due siate andate in molti modi al di là delle regole. E poiché avete trovato questo...» Indicò il cadavere. «I Senzanima, i Grigi, rinunciano alla propria anima per servire come sicari il Tenebroso. Da quel momento, non sono realmente vivi. Non proprio morti, ma neppure vivi. E fra loro ci sono anche delle donne. Molto poche, perché anche tra gli Amici delle Tenebre solo un piccolo numero di donne è tanto stupido da rinunciare all’anima. Anche guardandoli, è difficile accorgersi di loro, prima che sia troppo tardi. Costui, quando camminava, era morto quasi come ora. Solo i miei occhi mi dicono che ciò che giace qui una volta è vissuto.» Diede loro un’altra lunga occhiata. «Dalle Guerre Trolloc, nessun Grigio ha più osato entrare a Tar Valon.»
«Cosa farai?» domandò Egwene. Sheriam inarcò il sopracciglio e lei si affrettò a soggiungere: «Se posso domandarlo, Sheriam Sedai.»
La Maestra delle Novizie esitò. «Immagino che tu possa, dal momento che avete avuto la sfortuna di trovarlo» rispose infine. «La decisione spetta all’Amyrlin Seat; con tutto ciò che è accaduto, lei vorrà che se ne parli il meno possibile, immagino. Meglio evitare che girino altre voci. Voi due non ne parlerete con nessuno, tranne me, o l’Amyrlin, se dovesse sollevare l’argomento.»
«Certo, Aes Sedai» disse Egwene, con calore. Il tono di Nynaeve fu più freddo.
Sheriam parve dare per scontata la loro ubbidienza. Si concentrò sul cadavere. Il Grigio. Il Senzanima. «Non si può nascondere il fatto che sia stato ucciso qui» disse infine. A un tratto risplendette dell’aura dell’Unico Potere; con la stessa repentinità una bassa cupola oblunga coprì il cadavere, grigiastra e opaca, tanto da rendere difficile scorgere che cosa contenesse. «Così chiunque sia in grado di scoprire la sua natura non potrà toccarlo. Devo farlo spostare, prima che tornino le novizie.»
Le guardò come se si fosse appena ricordata della loro presenza. «Voi due andate pure. Nella tua stanza, credo, Nynaeve. Considerando ciò che dovete già affrontare, se si sapesse che siete implicate in questa faccenda, sia pure marginalmente... Andate.»
Egwene eseguì la riverenza e tirò per la manica Nynaeve; ma quest’ultima disse: «Perché sei salita quassù, Sheriam Sedai?»
Per un attimo Sheriam parve sorpresa, ma subito si accigliò. Pugni sui fianchi, fissò Nynaeve, con tutta la fermezza del suo grado. «Da quando in qua la Maestra delle Novizie ha bisogno di una scusa per recarsi nei quartieri delle novizie, Ammessa?» replicò piano. «Da quando in qua le Ammesse interrogano le Aes Sedai? L’Amyrlin ha dei progetti su di voi, ma in ogni caso v’insegnerò almeno le buone maniere. Ora andatevene, prima che vi porti nel mio studio... e non per l’appuntamento che l’Amyrlin ha già preso per voi.»
Egwene fu colta da un pensiero improvviso. «Chiedo scusa, Sheriam Sedai» disse in fretta «ma devo andare a prendere il mantello. Ho freddo.» Si allontanò di corsa oltre la curva della balconata, prima che l’Aes Sedai potesse replicare.
Se Sheriam avesse trovato il dardo di balestra davanti alla porta, si disse, avrebbe fatto troppe domande. Allora lei non avrebbe più potuto fingere d’avere trovato lì per caso quell’uomo, di non avere alcun legame con lui. Ma quando arrivò davanti alla sua stanza, scoprì che il pesante dardo era sparito. Solo la scheggiatura nella pietra accanto alla porta rivelava che ci fosse mai stato.
Egwene si sentì accapponare la pelle. Come avevano portato via il dardo senza che nessuno vedesse? Un altro Grigio! Toccò Saidar, prima di rendersene conto; anche così, fu costretta a fare appello a tutto il suo coraggio, per aprire la porta ed entrare nella stanza. Non trovò nessuno. Prese dal piolo il mantello bianco e non lasciò andare Saidar finché non fu a metà strada.
Durante la sua assenza, fra le due donne era accaduto qualcosa. Nynaeve tentava di mostrarsi arrendevole e riusciva soltanto ad avere l’aspetto di chi soffre d’acidità di stomaco. Sheriam, pugni sui fianchi, tamburellava col piede per l’irritazione: lo sguardo che rivolgeva a Nynaeve — occhi simili a macine pronte a sbriciolare l’orzo in farina — incluse anche Egwene.
«Chiedo scusa, Sheriam Sedai» disse in fretta Egwene, facendo la riverenza e nello stesso tempo sistemandosi sulle spalle il mantello. «Trovare... un morto... un... un Grigio!... mi ha fatto venire freddo. Possiamo andare?»
Al secco cenno di congedo di Sheriam, Nynaeve eseguì un abbozzo di riverenza. Egwene la prese per il braccio e la tirò via.
«Vuoi procurarci altri guai?» le domandò, quando furono scese di due piani... fuori portata d’orecchio di Sheriam, si augurò. «Cosa le hai detto, per farla arrabbiare a quel modo? Altre domande, immagino. Mi auguro che tu abbia appreso qualcosa che valesse la pena di farla infuriare.»
«Non ha detto niente» brontolò Nynaeve. «Dobbiamo fare domande, se vogliamo ottenere risultati. Se non correremo qualche rischio, non scopriremo mai nulla.»
«Be’, cerca di fare più attenzione» sospirò Egwene. Ma capì, dalla sua aria decisa, che Nynaeve non intendeva affatto usare prudenza ed evitare rischi. Sospirò di nuovo. «Il dardo è sparito» disse. «L’avrà preso un altro Grigio.»
«Allora è per questo che sei... Luce santa!» Nynaeve si accigliò e si tirò la treccia.
«Cos’ha fatto per coprire il... il cadavere?» domandò Egwene, dopo un poco. Non voleva pronunciare la parola Grigio, per non pensare che forse ce n’era un altro in circolazione. Non voleva pensare proprio a nulla, in quel momento.
«Aria» rispose Nynaeve. «Ha usato Aria. Un bel trucco; e credo d’avere trovato il modo di sfruttarlo.»
Dal punto di vista dell’uso, l’Unico Potere era diviso nei Cinque Poteri: Terra, Aria, Fuoco, Acqua e Spirito. Talenti diversi richiedevano combinazioni diverse dei Cinque Poteri. «Non capisco in quale modo siano combinati alcuni Poteri» disse Egwene. «Prendiamo la Guarigione. Capisco che richieda Spirito, e forse Aria, ma perché Acqua?»