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Elaida cambiò argomento. «Forse siete in grave pericolo. Tutt’e tre. Sparite e fate ritorno; nel frattempo, Liandrin e le sue... compagne... ci lasciano. Collegare i due fatti è inevitabile. Siamo sicure che Liandrin e le altre sono Amici delle Tenebre. Ajah Nera. Non vorrei che la stessa accusa toccasse a Elayne; per proteggere lei, a quanto pare, devo proteggervi tutte. Ditemi perché ve ne siete andate e cosa avete fatto in questi mesi; farò il possibile per aiutarvi.» I suoi occhi si fissarono su Egwene come grappini d’abbordaggio.

Egwene cercò confusamente una risposta che l’Aes Sedai avrebbe accettato. Si diceva che Elaida a volte si accorgesse delle menzogne. «Si trattava di... di Mat» rispose infine. «Sta molto male.» Scelse con cura le parole, per non dire niente che non fosse vero, ma che nello stesso tempo fosse ben lontano dalla verità. Per fare, insomma come le Aes Sedai. «Siamo andate... L’abbiamo portato indietro perché lo Guarissero.» Si costrinse a incrociare lo sguardo dell’Aes Sedai e a non agitarsi con aria colpevole. Dall’espressione di Elaida non era possibile scoprire se l’Aes Sedai le avesse creduto anche solo in parte.

«Basta così, Egwene» disse Nynaeve. Elaida la scrutò, ma Nynaeve non diede segno di risentire del suo sguardo penetrante e lo sostenne senza battere ciglio. «Scusa se ti ho interrotta, Elaida Sedai» soggiunse in tono mite «ma l’Amyrlin Seat ha detto che dobbiamo lasciarci alle spalle le nostre infrazioni e dimenticarle. Per iniziare da capo, non dobbiamo neppure parlarne. Come se non fosse accaduto niente, ha detto l’Amyrlin.»

«Ha detto così, eh?» replicò Elaida, senza rivelare, col tono di voce o con l’espressione del viso, se credeva alla spiegazione. «Interessante. Non vi sarà facile dimenticare, visto che la punizione è stata annunciata alla Torre intera. Cosa inaudita. Senza precedenti, per punizioni di così lieve entità. Ma capisco perché siate ansiose di dimenticare tutto. Ho saputo che stai per passare fra le Ammesse, Elayne. Anche tu, Egwene. Non la chiamerei punizione.»

Elayne le scoccò un’occhiata, come per chiedere il permesso di parlare. «La Madre ha detto che eravamo pronte» dichiarò poi, con una punta di sfida nel tono. «Ho imparato, Elaida Sedai, e sono cresciuta. In caso contrario, l’Amyrlin non mi avrebbe nominata per il passaggio alle Ammesse.»

«Hai imparato» ripeté Elaida, pensierosa. «E sei cresciuta. Forse è vero.» Non lasciò capire se lo ritenesse un bene. Spostò lo sguardo su Egwene e Nynaeve, con aria inquisitiva. «Siete tornate con questo Mat, un giovane del vostro villaggio. C’era anche un altro giovane, nel villaggio: Rand al’Thor.»

Egwene ebbe l’impressione che all’improvviso una mano di ghiaccio le stringesse le viscere.

«Mi auguro che stia bene» disse Nynaeve, con calma; ma stringeva con forza la treccia. «Non lo vediamo da un po’ di tempo.»

«Un giovanotto interessante» disse Elaida, studiandole. «L’ho incontrato una volta sola, ma l’ho trovato... molto interessante. Credo che sia ta’veren. Sì. Forse in lui si trovano le risposte a molte domande. Emond’s Field è di certo un luogo inusuale, se ha prodotto voi due. E Rand al’Thor.»

«È solo un villaggio» disse Nynaeve. «Un semplice villaggio come qualsiasi altro.»

«Sì, certo» sorrise Elaida: un gelido arricciare di labbra che diede a Egwene una contrazione allo stomaco. «Parlatemi di lui. L’Amyrlin non vi ha ordinato di tacere anche su di lui, vero?»

Nynaeve si tirò la treccia. Elayne esaminò il tappeto come se vi fosse nascosto qualcosa d’importante. Egwene si scervellò per trovare una risposta. Elaida, dicevano, si accorgeva delle menzogne: Luce santa, se davvero ne avesse udita una... Il silenzio perdurò, finché Nynaeve non si decise ad aprire bocca.

Ma proprio in quel momento la porta si spalancò una seconda volta. Sheriam guardò con una certa sorpresa le persone nella stanza. «Sono contenta d’averti trovata qui, Elayne» disse. «Vi voglio tutt’e tre. Non m’aspettavo di trovarti qui, Elaida.»

Elaida si alzò e si aggiustò lo scialle. «Queste ragazze hanno incuriosito tutti» rispose. «Ci domandiamo perché se ne sono andate. Quali avventure hanno avuto, lontano di qui. Loro dicono di non poterne parlare, per ordine della Madre.»

«E faranno bene a non parlarne» dichiarò Sheriam. «Saranno punite e la punizione dovrebbe chiudere la faccenda. Secondo me, scontata la pena, la colpa andrebbe cancellata.»

Per un momento le due Aes Sedai rimasero a squadrarsi, impassibili. «Certo» disse poi Elaida. «Forse parlerò con loro in altra occasione. Di altre faccende.» Lanciò un’occhiata che a Egwene parve d’ammonimento, poi uscì, passando davanti a Sheriam.

La Maestra delle Novizie tenne aperta la porta e guardò l’altra Aes Sedai percorrere la balconata. Non cambiò espressione.

Egwene emise un lungo respiro e si accorse che Nynaeve e Elayne la imitavano.

«Mi ha minacciata» disse Elayne, incredula, quasi tra sé. «Ha minacciato di quietarmi, se non smetto d’essere... caparbia!»

«Hai frainteso» disse Sheriam. «Se la caparbietà meritasse una simile punizione, l’elenco delle Aes Sedai quietate per questa colpa sarebbe così lungo che nessuna riuscirebbe a impararlo a memoria. Poche donne d’animo arrendevole arrivano a ottenere anello e scialle. Ciò non significa, è ovvio, che non dobbiate imparare a comportarvi umilmente, quando è richiesto.»

«Sì, Sheriam Sedai» dissero tutt’e tre insieme.

Sheriam sorrise. «Visto? Se non altro, sapete mostrarvi umili in apparenza. Avrete un mucchio d’occasioni per far pratica, prima di tornare nelle buone grazie dell’Amyrlin. E nelle mie. In quest’ultimo caso, vi sarà più difficile.»

«Sì, Sheriam Sedai» disse Egwene; ma questa volta solo Elayne le fece eco.

«E quel... quel cadavere, Sheriam Sedai?» domandò invece Nynaeve. «Il... il Senzanima? Hai scoperto chi l’ha ucciso? E per quale motivo si trovava nella Torre?»

Sheriam strinse le labbra. «Tu, Nynaeve, fai un passo avanti e subito uno indietro. Noto che Elayne non si è mostrata sorpresa, quindi gliene avete parlato... eppure vi avevo ordinato di non dire niente a nessuno! Così sono sette, le persone nella Torre che sanno dell’uomo ucciso oggi nei quartieri delle novizie, fra cui due uomini che non sanno più di questo. Ma sanno di dover tenere chiusa la bocca. Se non date peso a un ordine della Maestra delle Novizie... e in questo caso v’insegnerò io... forse ubbidirete a un ordine dell’Amyrlin Seat. Di questa faccenda non dovete parlare a nessuno, tranne la Madre e me. L’Amyrlin non tollera che altre voci si aggiungano a quelle con cui già abbiamo a che fare. Sono stata chiara?»

Il tono deciso provocò un coro di “Sì, Sheriam Sedai!"... ma Nynaeve non si lasciò fermare. «Sette, hai detto, Sheriam Sedai. Più l’assassino. E forse vittima e assassino hanno avuto aiuti per entrare nella Torre.»

«La faccenda non ti riguarda» replicò Sheriam, con un’occhiata che comprendeva anche le altre. «Farò io le domande che bisognerà fare su questo uomo. Voi dimenticherete qualsiasi cosa sapete di un cadavere. Se scopro che ve ne interessate ancora... be’, esistono cose peggiori che pulire pentole. E non accetterò scuse. Ho udito altre domande?»

«No, Sheriam Sedai.» Stavolta, con sollievo di Egwene, anche Nynaeve si unì al coro. Ma non era un gran sollievo. L’occhio attento di Sheriam avrebbe reso doppiamente difficile portare a termine la ricerca dell’Ajah Nera. Per un momento Egwene si sentì sull’orlo d’una risata isterica: se non le avesse scoperte l’Ajah Nera, ci avrebbe pensato Sheriam. Sentì svanire l’impulso a ridere. Se Sheriam stessa non apparteneva all’Ajah Nera. Non riuscì a scacciare questo pensiero.

Sheriam annuì. «Bene, allora. Adesso venite con me.»

«Dove?» domandò Nynaeve; e soggiunse: «Sheriam Sedai» solo un attimo prima che l’altra socchiudesse gli occhi.

«Hai dimenticato» disse Sheriam, con voce tesa «che nella Torre la Guarigione avviene sempre in presenza di coloro che ci portano i loro ammalati?»