«No» rispose lei, piano, ma con enfasi sorprendente.
Per la prima volta Mat la studiò: ora riusciva a vedere qualcosa di più della semplice bellezza. La donna era alta quasi come lui, snella e forte. Mat non seppe darle un’età — un paio d’anni più di lui, forse, o anche dieci — ma notò che non aveva la minima ruga. Portava una collana di lucide pietre bianche e d’argento intrecciato, che faceva il paio con l’ampia cintura, ma non aveva l’anello col Gran Serpente. Lui non avrebbe dovuto sorprendersi per la mancanza dell’anello (nessuna Aes Sedai avrebbe dichiarato schiettamente di non essere Aes Sedai) eppure si sorprese. La donna aveva una certa aria... una fiducia in sé, una sicurezza nel proprio potere... che non avrebbe sfigurato in una regina e che lui aveva associato subito con le Aes Sedai.
«Per caso non sei una novizia, vero?» domandò. Aveva sentito dire che le novizie vestivano di bianco, ma in realtà non credeva che lei fosse una novizia. Al suo confronto, si disse, Elayne sarebbe parsa una sguattera. Elayne. Un altro nome che emergeva dalla confusione dei suoi ricordi.
«Non direi proprio» rispose Selene, con una smorfia. «Mettiamola a questo modo: sono una persona i cui interessi coincidono con i tuoi. Queste... Aes Sedai intendono usarti; ma a te piacerà, penso, in linea di massima. E accetterai. Tu non hai bisogno di spinte, per cercare la gloria.»
«Usarmi?» A volte, ricordò, aveva pensato che le Aes Sedai volessero usare Rand, non lui; maledizione, per lui non avevano alcun uso, non potevano averne! «Cosa vuoi dire? Io non conto niente. Non sono utile a nessuno, escluso me stesso. Quale gloria?»
«Sapevo che l’accenno alla gloria ti avrebbe colpito. Te, su tutti.»
Il suo sorriso gli faceva girare la testa. Mat si ravviò i capelli e afferrò al volo la coperta che era scivolata. «Le Aes Sedai non sono interessate a me» disse. Però aveva suonato il Corno, pensò; forse questo era motivo d’interesse. «Sono soltanto un contadino.» Forse lo ritenevano legato a Rand in qualche modo. Ma no, Verin aveva detto... Non era sicuro di che cosa avesse detto Verin... o Moiraine; ma riteneva che le altre Aes Sedai non sapessero di Rand. E voleva che la situazione perdurasse, almeno finché lui non fosse stato molto lontano da Tar Valon. «Sono un semplice campagnolo. Voglio vedere un poco il mondo e tornare alla fattoria di mio padre, nient’altro.» E pensò: “Cosa vorrà dire, parlando di gloria?".
Selene scosse la testa, come se gli avesse letto nel pensiero. «Ancora non conosci la tua importanza» disse. «Un’importanza sicuramente superiore a quella che ti attribuiscono queste cosiddette Aes Sedai. Puoi davvero conquistare la gloria, se ne sai quanto basta a non fidarti di loro.»
«Tu di sicuro non ti fidi di loro» replicò Mat. Cosiddette? Ebbe un sospetto, ma non riuscì a esprimerlo. «Sei una...? Sei una...?» Non era il genere d’accusa da rivolgere a nessuno.
«Un Amico delle Tenebre?» terminò lei, beffarda. Parve divertita, non arrabbiata. Sprezzante. «Uno di quei patetici seguaci di Ba’alzamon, che pensano di ricevere da lui immortalità e potere? Io non seguo nessuno. C’è un solo uomo al cui fianco potrei stare, ma non seguo nessuno.»
Mat ridacchiò nervosamente. «No, certo» disse. Sangue e ceneri, pensò, se fosse stata un Amico delle Tenebre, non l’avrebbe certo ammesso; ma probabilmente avrebbe avuto un pugnale avvelenato. Lui ricordava vagamente una donna, un’Amica delle Tenebre, vestita come le dame della nobiltà e armata d’un micidiale stiletto. «Non intendevo una simile sciocchezza. Hai l’aria... Hai l’aria d’una regina. Ecco cosa volevo dire. Sei una dama?»
«Mat, Mat, devi imparare a fidarti di me. Oh, ti userò anch’io... sei per natura troppo diffidente, soprattutto da quando hai tenuto su di te quel pugnale, perché mi convenga negarlo... ma ti farò guadagnare ricchezza, potere, gloria. Non ti costringerò. Sono sempre stata convinta che gli uomini agiscono meglio se convinti, anziché costretti. Queste Aes Sedai non hanno la minima idea della tua importanza e lui proverà a dissuaderti o cercherà di ucciderti, ma io posso darti ciò che desideri.»
«Lui?» domandò Mat, in tono penetrante. “Uccidermi?" pensò. “Luce santa, davano la caccia a Rand, non a me. E come mai Selene è al corrente del pugnale? Immagino che ne sia al corrente tutta la Torre." «Chi è questo “lui” che vuole uccidermi?»
Selene serrò le labbra, come se avesse parlato troppo. «Tu sai cosa vuoi, Mat» disse «e io lo so bene quanto te. Devi scegliere di chi fidarti, per ottenerlo. Io ammetto che ti userò. Le Aes Sedai non lo ammetteranno mai. Io ti guiderò alla ricchezza e alla gloria. Loro ti terranno legato al guinzaglio, finché non morirai.»
«Dici un mucchio di cose, ma come faccio a sapere che sono vere? Come faccio a sapere che posso fidarmi di te e non di loro?»
«Facendo attenzione a ciò che ti diranno e a ciò che non ti diranno. Ti diranno che tuo padre è stato a Tar Valon?»
«Mio padre è stato qui?»
«Un certo Abell Cauthon e un certo Tam al’Thor, a furia d’insistere, hanno ottenuto udienza. Volevano sapere dov’eravate, tu e i tuoi amici. Siuan Sanche li ha rimandati nei Fiumi Gemelli, senza dire loro neppure che eravate vivi. Le Aes Sedai te lo diranno, se non sarai tu a domandarlo? Forse non te lo diranno nemmeno se domanderai, perché potresti fuggire per tornare a casa.»
«Mio padre pensa che io sia morto?» disse lentamente Mat.
«Gli si può far sapere che sei vivo. Me ne posso occupare io. Rifletti su chi merita fiducia, Mat Cauthon. Le Aes Sedai ti diranno che in questo stesso momento Rand al’Thor è in fuga e che Moiraine lo insegue? Ti diranno che l’Ajah Nera infesta la loro amata Torre Bianca? Ti diranno che intendono usarti?»
«Rand è fuggito? Ma...» Forse Selene sapeva già che Rand si era proclamato il Drago Rinato, ma in ogni caso lui non le avrebbe detto niente. L’Ajah Nera! Sangue e ceneri! «Chi sei, Selene? Se non sei un’Aes Sedai, chi sei?»
Lei nascose dietro un sorriso i propri segreti. «Ricorda solo che esiste un’altra scelta» disse. «Non devi essere il burattino della Torre Bianca né la preda degli Amici delle Tenebre di Ba’alzamon. Il mondo è più complesso di quanto non immagini. Per il momento fai come vogliono le Aes Sedai, ma ricorda che puoi scegliere. Lo ricorderai?»
«Non mi pare d’avere la minima possibilità di scelta» replicò Mat, torvo. «Ma lo ricorderò, penso.»
Selene lo fissò con occhi penetranti; dalla sua voce la benevolenza scivolò via come pelle di serpente nella muta. «Pensi? Non sono venuta per farti piacere, per sentirti parlare a questo modo, per farmi dire che pensi, Matrim Cauthon.» Protese la mano sottile.
La mano era vuota e lei stava quasi al centro della stanza, ma Mat si piegò all’indietro, come se lei gli fosse addosso e stringesse un pugnale. Non sapeva spiegarsi la reazione, ma aveva scorto negli occhi di lei una minaccia ed era sicuro che fosse reale. Si sentì formicolare la pelle e gli tornò il mal di testa.
All’improvviso formicolio e dolore svanirono; Selene girò di scatto la testa, come se avesse udito un rumore al di là delle pareti. Si accigliò un poco e abbassò la mano. Si rasserenò subito. «Parleremo di nuovo, Mat» disse. «Ho molto da dirti. Ricorda le scelte. Ricorda che molte mani vorrebbero ucciderti. Solo io posso garantirti la vita e tutto ciò che cerchi, se fai come dico.» Scivolò fuori della porta, con movimenti aggraziati e silenziosi, così com’era entrata.
Mat lasciò uscire il fiato. Colava sudore. Luce santa, chi era quella donna? Un’Amica delle Tenebre, forse. Ma aveva mostrato per Ba’alzamon lo stesso disprezzo che provava per le Aes Sedai. Gli Amici delle Tenebre parlavano di Ba’alzamon come un altro avrebbe parlato del Creatore. E lei non gli aveva detto di nascondere alle Aes Sedai la propria visita.
Già, pensò Mat, cosa poteva dire? “Scusatemi, Aes Sedai, quella donna è venuta a farmi visita. Non era Aes Sedai, ma penso che avesse iniziato a usare su di me l’Unico Potere; ha detto di non essere Amica delle Tenebre, ma sosteneva che voi intendete usarmi e che nella vostra Torre c’è l’Ajah Nera. Oh, e ha detto che io sono importante. Come, non so. Non vi dispiace se ora me ne vado, vero?"