«Se vuoi scrivere una lettera, provvederò a farla recapitale a Emond’s Field.»
Mat aspettò che proseguisse, ma restò deluso. «Grazie, Madre» disse allora. Provò a sorridere. «Sono sorpreso che mio padre non sia venuto a cercarmi È proprio il tipo.» Non ne fu sicuro, ma credette di cogliere nell’Amyrlin una breve esitazione, prima della risposta.
«Infatti è venuto. Leane gli ha parlato.»
Subito la Custode intervenne: «A quel tempo non sapevamo dov’eri, Mat. Gliel’ho detto e lui se n’è andato prima che iniziassero le grosse nevicate. Gli ho dato un po’ d’oro per facilitargli il viaggio.»
«Senza dubbio sarà contento di ricevere tue notizie» disse l’Amyrlin. «Anche tua madre sarà contenta. Scrivi la lettera e penserò io a farla consegnare.»
Gliel’avevano detto. Ma aveva dovuto domandarlo lui. E non avevano accennato al padre di Rand. Forse pensavano che non gli interessasse, forse... Maledizione, chi poteva capire i motivi delle Aes Sedai?
«Viaggiavo con un amico, Madie» disse. «Rand al’Thor. Lo ricorderai di certo. Sai se sta bene? Anche suo padre sarà preoccupato per lui.»
«Per quanto ne so» disse con calma l’Amyrlin «il ragazzo sta abbastanza bene, ma chi può dirlo con esattezza? L’ho visto soltanto una volta, a Fal Dara, quando ho visto te.» Si rivolse alla Custode. «Forse gli andrebbe bene un pezzo di crostata, Leane. E da bere, visto che non la smette più di parlare. Ti dispiace occupartene?»
«Ai tuoi ordini, Madre» mormorò Leane, dirigendosi alla porta.
L’Amyrlin si girò verso Mat: sorrideva, ma con occhi gelidi. «Ci sono argomenti che per te sarebbe pericoloso discutere... anche di fronte a Leane, forse. Una lingua troppo sciolta ha ucciso più persone delle tempeste improvvise.»
«Pericoloso, Madre?» A un tratto Mat si sentì la bocca secca, ma dominò l’impulso di umettarsi le labbra. Fino a che punto era informata su Rand? Se solo Moiraine non avesse avuto tutti quei segreti! «Madre, non so niente di pericoloso. Non ricordo neppure la metà di ciò che sapevo.»
«Ricordi il Corno?»
«Quale corno, Madre?»
L’Amyrlin si alzò e si stagliò su di lui, con un movimento così rapido che Mat quasi non se ne accorse. «Ti diverti a giocare con me, ragazzo, ma ti farò piangere e chiamare la mamma. Non ho tempo per i giochi e tu neppure. Allora... lo ricordi?»
Mat si strinse nella coperta e deglutì. «Lo ricordo, Madre.»
L’Amyrlin parve rilassarsi un poco; Mat si strinse nelle spalle, a disagio. Si sentiva come se l’avessero appena fatto scendere dal patibolo.
«Bene. Questo è un bene, Mat.» Tornò a sedersi lentamente, scrutandolo. «Sei legato al Corno, lo sai?» Mat, sconvolto, ripeté in silenzio la parola “legato". L’Amyrlin annuì. «Non credevo che lo sapessi. Sei stato il primo a suonare il Corno di Valere, dopo il suo ritrovamento. Per te, il Corno evocherà dalla tomba gli eroi defunti. Per tutti gli altri, sarà soltanto un corno... finché tu sarai vivo.»
Mat trasse un lungo respiro. «Finché sarò vivo» disse, con voce spenta. L’Amyrlin annuì. «Potevi lasciare che morissi» riprese Mat. Lei annuì di nuovo. «Allora l’avresti fatto suonare a chi volevi e il Corno sarebbe stato al suo servizio.» Un altro cenno d’assenso. «Sangue e ceneri! Tu vuoi che lo suoni per te! Quando inizierà l’Ultima Battaglia, vuoi che richiami dalla tomba gli eroi per combattere il Tenebroso per conto tuo. Maledizione e ancora maledizione!»
L’Amyrlin appoggiò sul bracciolo il gomito e con la mano si sostenne il mento. Continuò a fissarlo. «Preferiresti l’alternativa?»
Dopo un attimo di perplessità, Mat ricordò di quale alternativa si trattasse. Se un altro doveva suonare il Corno... «Vuoi che suoni il Corno? Va bene, lo suonerò. Non ho mai detto che non lo avrei suonato, giusto?»
«Mi ricordi mio zio Huan» sospirò l’Amyrlin, esasperata. «Nessuno riusciva a inchiodarlo. Anche lui amava il gioco d’azzardo e preferiva divertirsi, anziché lavorare. Morì tirando fuori da una casa in fiamme dei bambini. Avrebbe continuato, finché non li avesse salvati tutti. Sei come lui, Mat? Sarai lì, quando le fiamme divamperanno?»
Mat non riuscì a sostenere il suo sguardo. Si fissò le dita che stuzzicavano nervosamente la coperta. «Non sono un eroe» replicò. «Faccio il mio dovere, ma non sono un eroe.»
«Per la maggior parte coloro che chiamiamo eroi fecero solo il proprio dovere. Basterà, per il momento. Non devi parlare del Corno a nessuno, figliolo. Né accennare al tuo legame con esso.»
"Per il momento?" pensò Mat. “Sarà tutto quello che avrai, maledizione, per il momento e per sempre."
«Non intendevo parlarne a tutte le maledette...» iniziò. L’Amyrlin inarcò il sopracciglio e Mat usò un tono più calmo. «Vorrei che nessuno lo sapesse. Ma perché deve restare un segreto? Non ti fidi delle tue Aes Sedai?»
Per un istante che gli parve eterno pensò d’essersi spinto troppo oltre. L’Amyrlin indurì il viso e il suo sguardo avrebbe potuto trinciare manici d’ascia.
«Se potessi fare in modo che fossimo solo noi due a sapere» replicò, gelida «non ci penserei due volte. Più gente conosce una cosa, più questa si diffonde, anche con la migliore volontà del mondo. La maggior parte della gente crede che il Corno di Valere sia solo una leggenda; chi sa come stanno realmente le cose, crede che i Cercatori debbano ancora trovarlo. Ma a Shayol Ghul sanno che è stato trovato; quindi alcuni Amici delle Tenebre sono informati. Ma non sanno dove si trova e, la Luce risplenda su di noi, ignorano che l’hai suonato. Vuoi davvero che gli Amici delle Tenebre ti diano la caccia? Mezzi Uomini o altra Progenie dell’Ombra? Anche loro vogliono il Corno: funziona sia in favore dell’Ombra, sia in favore della Luce. Ma se lo vogliono per loro, devono catturarti o ucciderti. Vuoi correre questo rischio?»
Mat avrebbe voluto avere una seconda coperta e magari anche una trapunta di piumino d’oca: a un tratto la stanza gli pareva freddissima. «Stai dicendo che gli Amici delle Tenebre potrebbero darmi la caccia anche qui? Pensavo che non potessero entrare nella Torre Bianca.» Ricordò le parole di Selene a proposito dell’Ajah Nera e si domandò come avrebbe risposto l’Amyrlin, se vi avesse accennato.
«Una buona ragione per stare qui, non credi?» disse lei. Si alzò e si lisciò le sottane. «Riposa, figliolo. Presto ti sentirai molto meglio. Riposa.» Uscì e si chiuse alle spalle la porta, senza fare rumore.
Per un bel pezzo Mat rimase disteso a fissare il soffitto. Quasi non si accorse che una cameriera era entrata, aveva messo sul tavolo un pezzo di crostata e una caraffa di latte ed era uscita portando via il vassoio con i piatti vuoti. Sentì brontolare lo stomaco, al profumo di mele calde e di spezie, ma non vi badò. L’Amyrlin pensava di tenerlo come pecora nel recinto. E Selene... Luce santa, chi era, quella? E che cosa voleva? Aveva avuto ragione, in alcune cose; ma l’Amyrlin aveva detto di volerlo usare e in quale modo. Be’, più o meno. C’erano troppi buchi, in ciò che aveva detto; e a lui la cosa non andava a genio. L’Amyrlin voleva qualcosa, Selene voleva qualcosa... e lui era la fune che le due tiravano. Avrebbe preferito affrontare i Trolloc, anziché essere preso in mezzo fra loro.
Doveva esserci un modo per uscire da Tar Valon, per sgusciare dalle dita di tutt’e due. Attraversato il fiume, poteva tenersi fuori delle grinfie delle Aes Sedai e anche di Selene e degli Amici delle Tenebre. Ne era sicuro. Non doveva fare altro che riflettere sulla situazione, esaminarla da tutti i lati.
Sul tavolo, la crostata divenne fredda.
21
Un mondo di sogni
Egwene si pulì le mani in una tovaglietta e intanto percorse a grandi passi il corridoio debolmente illuminato. Si era lavata le mani due volte, ma le sentiva ancora sporche di unto. Non aveva pensato che al mondo potessero esistere tante pentole. Per giunta, quello era il giorno della pulizia dei forni e c’erano stati secchi di cenere da portare via. E poi, tavoli da ripulire con sabbia finissima, fin quasi a sbiancarli, e pavimenti da grattare carponi. Aveva la veste macchiata di unto e di cenere. Si sentiva la schiena a pezzi e avrebbe voluto mettersi a letto; ma Verin, con la scusa di prendere un pasto da consumare in camera, era venuta nelle cucine e, passandole accanto, le aveva mormorato di presentarsi da lei.