Выбрать главу

Gli incubi riguardanti l’accaduto della notte precedente all’interno del ter’angreal erano abbastanza comprensibili, anche se a causa di essi si era svegliata in lacrime. Aveva sognato anche i Seanchan, donne che sul petto della veste avevano il simbolo di fulmini intrecciati e che portavano al guinzaglio una lunga fila di donne con l’anello del Gran Serpente al dito e le costringevano a scatenare fulmini contro la Torre Bianca. Per colpa di questo sogno si era svegliata in un bagno di sudore freddo, ma anche questa volta si trattava di un incubo. E poi aveva sognato Manti Bianchi che legavano le mani a suo padre. Un incubo provocato dalla nostalgia di casa, si disse. Ma gli altri...

Guardò di nuovo le altre due. Elayne leggeva ancora. Nynaeve andava ancora avanti e indietro, con lo stesso passo deciso.

In un sogno Rand afferrava una spada che pareva fatta di cristallo, senza vedere la rete sottile che gli cadeva addosso. In un altro, era in ginocchio in una sala dove un vento secco soffiava polvere sul pavimento e creature simili a quella raffigurata sullo stendardo del Drago, ma molto più piccole, si libravano nell’aria e gli entravano nelle carni. Aveva sognato pure che Rand scendeva in un grande pozzo in una montagna nera, un pozzo pieno di bagliore rossastro, come se in fondo ardessero enormi fuochi; e perfino che affrontava i Seanchan.

Su quest’ultimo sogno era incerta, ma gli altri dovevano pur avere un significato. In precedenza, quando ancora si fidava di Anaiya, prima di lasciare la Torre, prima di sapere dell’esistenza dell’Ajah Nera, con caute domande, in modo che l’Aes Sedai le ritenesse frutto di semplice curiosità, aveva appreso che i sogni di una Sognatrice riguardanti persone ta’veren erano quasi sempre significativi e più i ta’veren erano forti, più il “quasi sempre” diventava “certamente".

Ma anche Mat e Perrin erano ta’veren e lei aveva sognato anche di loro. Sogni bizzarri, perfino più incomprensibili. Perrin con un falco sulla spalla, Perrin con uno sparviero. Però il falco aveva tra gli artigli un guinzaglio (Egwene, senza saperselo spiegare, era convinta che falco e sparviero fossero femmine) e lo sparviero cercava di metterlo al collo di Perrin. Al pensiero, rabbrividiva ancora adesso: odiava i sogni riguardanti guinzagli! E quel sogno in cui Perrin (con la barba!) guidava un enorme branco di lupi che si estendeva fin dove arrivava la vista. I sogni su Mat erano addirittura più orribili. Mat che metteva il proprio occhio sinistro sul piatto d’una bilancia. Mat impiccato a un ramo d’albero. C’era stato pure un sogno che comprendeva Mat e i Seanchan, ma lei era propensa a ritenerlo un incubo. Non poteva essere altro. Come quello in cui Mat parlava la Lingua Antica. Di sicuro era provocato da ciò che lei aveva udito durante la Guarigione di Mat.

Egwene sospirò e mutò il sospiro in un altro sbadiglio. Con le altre due quel pomeriggio era andata a trovarlo, dopo colazione, ma Mat non era nella sua stanza.

Probabilmente stava abbastanza bene da andare alle feste da ballo. Luce santa, ora forse avrebbe sognato Mat che danzava con i Seanchan! Basta con i sogni, si disse, decisa. Ci avrebbe pensato quando non fosse stata così stanca. Pensò alle cucine, al pasto di mezzogiorno ormai prossimo, e poi alla cena, e alla colazione dell’indomani, e alle pentole e ai tavoli da sparecchiare e alle pulizie che parevano non finire mai. Cambiò posizione e guardò le amiche. Elayne continuava a esaminare l’elenco di nomi. Nynaeve aveva rallentato l’andirivieni. Da un momento all’altro, pensò Egwene, Nynaeve avrebbe ripetuto le parole di poco prima.

Nynaeve si fermò e fissò Elayne. «Metti via quei fogli» disse. «Li abbiamo esaminati venti volte e non c’è una parola utile. Verin ci ha dato robaccia. Non aveva altro, o ce l’ha data di proposito? Ecco il punto!»

"Avevo proprio ragione” pensò Egwene. “Fra mezz’ora dirà le stesse cose." Corrugò la fronte e si fissò le mani, contenta di non poterle vedere distintamente. L’anello col Gran Serpente pareva fuori posto, in mani screpolate dalle lunghe immersioni in acqua bollente saponata.

«Sapere i loro nomi ci è utile» disse Elayne, continuando a leggere. «E anche conoscere il loro aspetto fisico.»

«Sai benissimo cosa intendo» replicò Nynaeve, brusca.

Egwene sospirò e incrociò le braccia, posandovi sopra il mento. Quel mattino, appena uscita dallo studio di Sheriam, quando il sole non sfiorava neppure l’orizzonte, aveva trovato ad aspettarla, nel corridoio freddo e buio, Nynaeve con una candela. Non ci si vedeva molto, ma Nynaeve pareva pronta a mordere chiunque le capitasse a tiro, pur sapendo che la sua rabbia non avrebbe cambiato niente, nei prossimi minuti. Per questo era così irritabile. “È permalosa e orgogliosa come un uomo” pensò Egwene “ma non dovrebbe sfogarsi su noi due. Se Elayne può sopportarlo, dovrebbe riuscirci anche lei. Non è più la Sapiente del villaggio."

Senza badare all’umore di Nynaeve, Elayne corrugò la fronte. «Liandrin è l’unica Rossa» disse, pensierosa. «Con lei c’erano due per ogni Ajah.»

«Oh, fa’ silenzio, bambina» sbottò Nynaeve.

Elayne agitò la sinistra per mostrare il Gran Serpente, rivolse a Nynaeve un’occhiata piena di significato e proseguì. «Non ce ne sono due della stessa città e non più di due di una stessa nazione. Amiqa Nagoyin è la più giovane, ha solo quattro anni più di Egwene e di me. Joiya Byir potrebbe essere nostra nonna.»

Egwene si risentì perché una dell’Ajah Nera aveva lo stesso nome di sua figlia. Subito si diede della sciocca. Un mucchio di gente aveva lo stesso nome; e poi, lei non aveva nessuna figlia. Joiya non era reale!

«E questo cosa ci dice?» domandò Nynaeve, con voce troppo calma: era pronta a esplodere come un carro carico di fuochi d’artificio. «Hai scoperto segreti che mi sono sfuggiti?»

«Ci dice che è tutto troppo ben ordinato» rispose Elayne, calma. «Quali sono le probabilità che tredici donne, scelte unicamente perché al servizio del Tenebroso, siano così ben suddivise per età, per paese d’origine, per Ajah? Se si trattasse di un gruppo casuale, non sarebbe più logico che ci fossero, che so, tre Rosse o quattro cairhienesi o due della stessa età? Avevano un’ampia scelta, altrimenti l’elenco non sarebbe stato così preciso. Nella Torre, o chissà dove, ci sono ancora donne dell’Ajah Nera. Non ci vedo altro significato.»

Nynaeve si tirò la treccia. «Luce santa! Credo che tu abbia ragione. Scopri davvero segreti che a me sfuggono. Mi auguravo che con Liandrin se ne fossero andate tutte.»

«Non sappiamo nemmeno che sia lei il loro capo» disse Elayne. «Può darsi che abbia ricevuto l’ordine di... di liberarsi di noi.» Fece una smorfia. «Purtroppo mi viene in mente solo una ragione, per giustificare che siano arrivate al punto di evitare qualsiasi schema, a parte la mancanza stessa di uno schema. Significa che c’è davvero uno schema di qualche genere, nell’Ajah Nera.»

«Se c’è, lo troveremo» disse Nynaeve, decisa. «Elayne, se guardando tua madre mandare avanti la corte hai imparato queste sottigliezze, sono felice che tu abbia esaminato attentamente l’elenco.»

Egwene osservò Nynaeve: finalmente pareva pronta a smettere di comportarsi come un orso col mal di denti. Alzò la testa. «A meno che non vogliano farci credere di nascondere uno schema, in modo che perdiamo tempo a cercarlo, mentre non esiste» disse. «Non dico che non c’è; dico che ancora non sappiamo se c’è. Cerchiamolo pure; ma dovremmo cercare anche altre cose, non vi pare?»

«Ah, sei sveglia» disse Nynaeve. «Ti credevo addormentata.» Ma sorrideva.

«Egwene ha ragione» convenne Elayne, di malumore. «Ho costruito un ponte di paglia. Peggio: di desideri. E forse hai ragione anche tu, Nynaeve. A cosa ci serve, questa... questa robaccia?» Prese un foglio. «Rianna ha capelli neri con una striatura bianca sopra l’orecchio sinistro. Se sono tanto vicino da scorgerla, sono più vicino di quanto mi piaccia.» Prese un altro foglio. «Chesmal Emry è una delle migliori Guaritrici degli ultimi anni. Ve l’immaginate farsi Guarire da una dell’Ajah Nera?» Prese un terzo foglio. «Marillin Gemalphin ha la passione per i gatti e lascia perdere tutto per soccorrere animali feriti. Gatti! Puah!» Raccolse tutti i fogli e li accartocciò nel pugno. «È davvero robaccia inutile!»