Nynaeve glieli tolse di mano, con gentilezza. «Forse» disse. «E forse no.» Lisciò con cura i fogli, tenendoli contro il petto. «Qui hai trovato una cosa su cui indagare. Forse ne troveremo altre, se insistiamo. E poi c’è l’altro elenco.» Imitata da Elayne, diede un rapido sguardo a Egwene.
Egwene evitò di guardare il tavolo dove c’erano gli altri fogli. Non voleva pensarci, ma non poteva farne a meno. L’elenco dei ter’angreal le era rimasto scolpito nella mente.
Verga di cristallo, liscia e trasparente lunga un piede e del diametro di un pollice; uso sconosciuto; ultimo studio eseguito da Corianin Nedeal. Statuetta d’alabastro raffigurante una donna nuda, alta un palmo; uso sconosciuto; ultimo studio eseguito da Corianin Nedeal. Disco, all’apparenza di normale ferro, ma del tutto privo di ruggine, del diametro di tre pollici, finemente inciso su entrambi i lati con una fitta spirale; uso sconosciuto; ultimo studio eseguito da Corianin Nedeal. Troppi oggetti... e Corianin Nedeal era stata l’ultima a studiare più della metà di quelli d’uso sconosciuto. Tredici, per l’esattezza.
Egwene rabbrividì. Era quasi arrivata al punto da odiare perfino il pensiero di quel numero.
L’elenco comprendeva un numero minore di ter’angreal di cui si conosceva l’uso. Un porcospino intagliato in legno, non più grosso dell’ultima falange d’un pollice, oggetto molto semplice e di sicuro inoffensivo: chi se ne serviva per incanalare, si addormentava. Mezza giornata di sonno tranquillo, senza sogni... e a lei faceva accapponare la pelle. Altri tre riguardavano in qualche maniera il sonno. Era quasi un sollievo, leggere la descrizione di una verga scanalata, di pietra nera, lunga un braccio, che produceva “fuoco malefico” con la notazione “Pericoloso e quasi impossibile da controllare” scritta di pugno di Verin, con tanta forza da lacerare la carta in due punti. Egwene non aveva ancora idea di che cosa fosse il “fuoco malefico", ma dava l’impressione d’essere pericolosissimo e di sicuro non aveva niente a che fare con Corianin Nedeal né con i sogni.
Nynaeve mise sul tavolo i fogli stropicciati. Esitò, prima di sparpagliare gli altri e guardarli. «Eccone uno che piacerebbe a Mat» disse, con tono fin troppo leggero. «Gruppo intagliato di sei dadi a punti, uniti per gli spigoli, meno di due pollici di diametro. Uso sconosciuto; però, se usato per incanalare, sospende le probabilità oppure le altera.» Iniziò a leggere ad alta voce. «"Monete lanciate in aria ricadevano sempre sulla stessa faccia e durante un esperimento sono cadute in equilibrio sul taglio per cento volte consecutive. Mille lanci di dadi figurati hanno dato mille volte cinque corone".» Emise una risata forzata. «Mat ne andrebbe pazzo.»
Con un sospiro Egwene si alzò e si avvicinò a passo rigido al camino. Elayne si tirò in piedi e guardò in silenzio come Nynaeve. Egwene si rimboccò il più possibile la manica e tastò con cautela nella cappa. Ne tolse una calza arrotolata e bruciacchiata, con un bozzo in punta. Si pulì dal braccio una macchia di fuliggine, portò al tavolo la calza e la scosse. L’anello distorto di pietra bianca a strisce e a puntini rotolò sul piano e ricadde sopra un foglio dell’elenco di ter’angreal. Per un momento tutt’e tre si limitarono a fissarlo.
«Forse» disse infine Nynaeve «a Verin è sfuggito il fatto che Corianin sia stata l’ultima a studiare la maggior parte di essi.» Però non parve convinta.
Elayne annuì, ma parve dubbiosa. «Una volta l’ho vista camminare sotto la pioggia e inzupparsi tutta; le portai un mantello. Era così immersa nei suoi pensieri da non accorgersi che pioveva, finché non le ho messo sulle spalle il mantello. Può darsi che la coincidenza le sia sfuggita davvero.»
«Forse» disse Egwene. «In caso contrario, sapeva che me ne sarei accorta appena letto l’elenco. Non so. A volte mi pare che Verin noti più di quanto non lasci capire. Non so, ecco.»
«Quindi bisogna sospettare di Verin» sospirò Elayne. «Se appartiene all’Ajah Nera, allora sanno esattamente cosa combiniamo. E di Alanna.» Diede a Egwene un’occhiata incerta, di sottecchi.
Egwene aveva raccontato tutto alle altre due, tranne ciò che le era accaduto all’interno del ter’angreal durante le tre prove: non riusciva a parlarne, come Nynaeve o Elayne non potevano parlare della propria esperienza. Aveva riferito ogni cosa accaduta nella sala delle prove, ciò che Sheriam aveva detto a proposito della terribile debolezza conferita dalla capacità d’incanalare, ogni parola pronunciata da Verin, le paresse o meno importante. L’unica parte che le altre due avevano trovato difficile da accettare riguardava Alanna: le Aes Sedai non facevano cose del genere e basta. Nessuno, sano di mente, faceva cose del genere; un’Aes Sedai, meno di tutti.
Egwene guardò di storto le altre due, quasi udisse i loro pensieri. «In teoria le Aes Sedai non mentono, ma pare che Verin e la Madre vadano molto vicino a mentire, con quel che ci dicono. E in teoria l’Ajah Nera non esiste.»
«Alanna mi è simpatica» disse Nynaeve, tirandosi la treccia. Scrollò le spalle. «Oh, bene. Forse... Cioè, sì è comportata in maniera bizzarra.»
«Grazie» replicò Egwene. Nynaeve le rispose con un cenno, come se non avesse colto il sarcasmo della risposta.
«In ogni caso l’Amyrlin è informata dell’accaduto e può tenere d’occhio Alanna molto più facilmente di noi.»
«Elaida e Sheriam?» domandò Egwene.
«Elaida non mi è mai stata simpatica» disse Elayne «ma non posso credere realmente che sia dell’Ajah Nera. E Sheriam? Impossibile!»
Nynaeve sbuffò. «Impossibile vale per ciascuna di loro. Quando le troveremo, niente ci dice che fra loro non ci siano anche donne a noi simpatiche. Ma non intendo gettare sospetto, e che sospetto, su ogni donna. Non basta che abbiano visto cose che non dovevano vedere.» Egwene e Elayne annuirono. Nynaeve proseguì. «Lo riferiremo all’Amyrlin, ma senza sottolinearlo più di quanto meriti. Ammesso che venga a trovarci come ha detto. Se per caso sarai presente, Elayne, ricorda che lei di te non sa nulla.»
«È poco probabile che me ne dimentichi» rispose Elayne. «Ma dovremmo avere qualche altro sistema per parlare con lei. Mia madre avrebbe escogitato qualcosa di meglio.»
«No, se non poteva fidarsi dei messaggeri» disse Nynaeve. «Aspetteremo. O ritenete opportuno che una di noi vada a parlare a Verin? Nessuno la troverebbe una cosa fuori del normale.»
Elayne esitò, poi scosse la testa. Egwene fu più rapida e più vigorosa nel fare lo stesso gesto. Distrazione o no, Verin aveva taciuto troppe cose, per meritare fiducia.
«Bene» disse Nynaeve, più che soddisfatta. «Sono perfino contenta di non poter parlare con l’Amyrlin, quando ne avremmo voglia. Così prendiamo da sole le decisioni, entriamo in azione quando e come stabiliamo, senza che lei ci guidi a ogni passo.» Allungò la mano sui fogli con l’elenco dei ter’angreal rubati e prese l’anello di pietra. «La prima decisione riguarda questo qui. Finora è l’unica cosa che abbia un vero legame con Liandrin e le altre.» Corrugò la fronte, poi trasse un gran respiro. «Stanotte dormirò tenendolo al dito.»
Egwene non esitò a togliere di mano a Nynaeve l’anello. Avrebbe voluto esitare, restare immobile, ma si compiacque di non averlo fatto. «Sono io, quella che potrebbe essere Sognatrice. Non so se questo mi dà qualche vantaggio, ma Verin ha detto che l’uso dell’anello è pericoloso. Chiunque di noi lo usi, ha bisogno di qualsiasi vantaggio riesca a trovare.»