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«Cosa... Cosa mi hai fatto, Nynaeve?»

«Nemmeno la decima parte di ciò che probabilmente ti meriteresti» rispose lei. «Sei sano come un pesce. Più debole di quanto non sembri, ma sano.»

«Te l’avevo detto» replicò Mat, a disagio. Cercò di sorridere. «Nynaeve, pareva te. L’Amyrlin, voglio dire. Riesce a incombere su tutti anche se è d’un buon piede troppo bassa e a fare la prepotente...» Da come Nynaeve inarcò le sopracciglia, Mat decise che quella non era strada da percorrere oltre. Ma doveva tenerle lontano dal Corno. Si domandò se sapevano. «Bene» riprese. «Comunque, credo che vogliano tenermi qui a causa del pugnale. Cioè, finché non avranno scoperto esattamente come mi influenzava. Sapete come sono le Aes Sedai.» Se ne uscì in una risatina. Loro si limitarono a guardarlo. Forse aveva fatto male a dire quell’ultima battuta. Maledizione! Volevano diventare Aes Sedai. La tirava troppo per le lunghe. Se almeno Nynaeve avesse smesso di fissarlo in quel modo! Doveva tagliare corto. «L’Amyrlin ha dato disposizione che non mi lascino attraversare un ponte né salire a bordo di una nave, senza suo ordine. Capite? Vorrei aiutarvi. Ma non posso.»

«Ma ci aiuterai, se ti faremo uscire da Tar Valon?» domandò Nynaeve, con aria assorta.

«Fatemi uscire da Tar Valon e porterò sulla schiena Elayne fino da sua madre.»

Stavolta fu Elayne a inarcare le sopracciglia. Egwene scosse la testa e formò con le labbra il nome di Mat, rivolgendogli un’occhiata penetrante. A volte le donne non avevano proprio il senso dell’umorismo.

Nynaeve indicò alle altre due di seguirla alla finestra: girarono la schiena a Mat e discussero a voce così bassa che lui colse solo un mormorio. Gli parve che Egwene dicesse che ne bastava uno solo, se stavano insieme. Guardandole, si domandò se pensassero davvero di poter aggirare l’ordine dell’Amyrlin. Se ci fossero riuscite, avrebbe portato la maledetta lettera. L’avrebbe portata davvero tenendola fra i denti.

Senza pensarci, raccolse un torsolo di mela e lo addentò, ma si affrettò a sputare nel piatto il boccone di semi amari.

Quando le tre tornarono al tavolo, Egwene tese a Mat un foglio spesso, piegato in quattro. Mat lo guardò con diffidenza e lo aprì. Nel leggerlo, cominciò senza accorgersene a canticchiare a bocca chiusa.

Ciò che il latore della presente fa, è fatto per mio ordine. Ubbidite e mantenete il segreto, nel rispetto della mia autorità.

Siuan Sanche
Custode dei Sigilli
Fiamma di Tar Valon
L’Amyrlin Seat

Era sigillato con la Fiamma di Tar Valon in un cerchio di cera bianca dura come pietra.

Mat si accorse di canticchiare “Una tasca piena d’oro” e smise di colpo. «È autentico?» domandò. «Non l’avrete... Come ve lo siete procurato?»

«Non l’ha falsificato, se questo intendevi» rispose Elayne.

«Lascia perdere come l’abbiamo avuto» rincarò Nynaeve. «È autentico. Ti basti questo. Fossi in te, non lo mostrerei in giro, altrimenti l’Amyrlin se lo riprenderà; ma ti farà superare le guardie e salire a bordo d’una nave. Hai detto che avresti portato la lettera, in questo caso.»

«Puoi considerarla già nelle mani di Morgase» rispose Mat. Voleva continuare a leggere il documento, invece lo ripiegò e lo pose sopra la lettera di Elayne. «Per caso non avete in aggiunta un po’ di soldi? Qualche moneta d’argento? Un paio di marchi d’oro? Ho forse denaro sufficiente a pagare il viaggio, ma pare che ogni cosa sia rincarata, a valle del fiume.»

Nynaeve scosse la testa. «Non hai denaro? Hai giocato con Hurin quasi ogni notte, finché non sei stato troppo male per reggere i dadi. E perché ogni cosa dovrebbe essere rincarata, a valle del fiume?»

«Ci giocavamo monetine di rame, Nynaeve, e dopo un poco Hurin non ha più voluto giocare. Non importa. Mi arrangerò. Non vi arrivano le voci? Nel Cairhien c’è la guerra civile; anche a Tear la situazione è brutta, a quanto dicono. Pare che per una stanza di locanda ad Aringill si paghi il prezzo di un buon cavallo al nostro villaggio.»

«Abbiamo avuto da fare» replicò Nynaeve, brusca; scambiò con le altre uno sguardo preoccupato che indusse Mat a porsi altre domande.

«Non importa» ripeté Mat. «Posso cavarmela.» C’erano di sicuro giocatori, nelle locande intorno ai moli. Una notte con i dadi... e al mattino sarebbe stato a bordo di una nave, con la borsa piena.

«Pensa solo a consegnare la lettera alla regina Morgase, Mat» disse Nynaeve. «E non far sapere a nessuno d’averla.»

«Gliela porterò. L’ho detto, no? Credete che non mantenga le promesse?» Le occhiate di Nynaeve e di Egwene gli ricordarono che qualcuna non l’aveva mantenuta. «La consegnerò, certo. Sangue e ceneri, non preoccupatevi!»

Si trattennero ancora un poco, chiacchierando soprattutto del villaggio natio, Egwene e Elayne sedute sul letto, Nynaeve nella poltrona a braccioli, Mat sullo sgabello. Parlare di Emond’s Field risvegliava in Mat la nostalgia di casa e pareva rattristare Egwene e Nynaeve, come se parlassero di un luogo che non avrebbero più rivisto. Mat fu sicuro che avessero gli occhi lucidi; però, quando cercò di cambiare argomento, loro insistettero per parlare di persone che conoscevano, delle feste di Bel Tine e del Giorno del Sole, delle danze per il raccolto e delle scampagnate per la tosatura.

Elayne gli parlò di Caemlyn, gli disse che cosa doveva aspettarsi al palazzo reale, gli consigliò a chi rivolgersi, gli spiegò qualcosa della città. A volte assumeva la posa di chi ha già in testa la corona, si disse Mat. Bisognava essere sciocchi, per lasciarsi coinvolgere da una come lei. Quando si alzarono, fu dispiaciuto che se ne andassero.

Si alzò anche lui e a un tratto si sentì impacciato. «Sentite, con quella carta mi avete fatto un favore» disse, toccando il documento dell’Amyrlin. «Un grosso favore. So che diventerete tutte Aes Sedai...» qui incespicò un poco «e che tu un giorno sarai regina, Elayne; ma se mai avrete bisogno d’aiuto e se mi sarà possibile, accorrerò Potete contarci. Che c’è? Ho detto qualcosa di divertente?»

Elayne si era coperta la bocca e Egwene si sforzava apertamente di non ridere.

«No, Mat» disse Nynaeve, gentilmente, ma soffocando un sorriso «Solo qualcosa che ho osservato negli uomini in generale.»

«Dovresti essere una donna, per capire» disse Elayne.

«Fai buon viaggio, Mat» disse Egwene. «E non dimenticare che se a una donna occorre un eroe, le occorre oggi, non domani.» Non riuscì più a trattenere la risata.

Mat fissò la porta che si chiudeva alle loro spalle. Le donne, si disse almeno per la centesima volta, sono creature bizzarre.

Poi posò gli occhi sulla lettera di Elayne e sul foglio piegato. Il benedetto documento dell’Amyrlin, inspiegabile ma benvenuto come fuoco in pieno inverno. Si esibì in una piccola danza di gioia sul tappeto a fiori Caemlyn da vedere e una regina da incontrare. Le parole stesse dell’Amyrlin l’avrebbero liberato di lei, si disse. E l’avrebbero anche portato lontano da Selene.

«Non mi acchiapperai mai» rise. E si riferiva a tutt’e due. «Non acchiapperai mai Mat Cauthon.»

29

Una trappola innescata

Il cane per far girare lo spiedo se ne stava comodamente disteso in un angolo. Guardandolo di storto, Nynaeve si asciugò la fronte sudata e si rimise al lavoro “Sarebbero capaci d’infilare me nella sua ruota di vimini, invece di lasciarmi girare questo maledetto manico” pensò. “Aes Sedai! Bruciassero tutte!" Il fatto che usasse simili termini e non se ne accorgesse indicava quant’era sconvolta. Non avrebbe sentito più caldo neppure se si fosse cacciata nel lungo focolare di pietra grigia. Era sicura che il cane sghignazzava alle sue spalle.

Con un cucchiaio di legno dal lungo manico Elayne scremava grasso dalla padella per raccogliere l’unto colato dall’arrosto; Egwene, con un identico cucchiaio, ungeva di burro fuso la carne sullo spiedo. Intorno a loro, la grande cucina ferveva dell’attività quotidiana. Perfino le novizie si erano abituate e non davano più di un’occhiata alle tre Ammesse. Non che le cuoche permettessero alle novizie di perdere tempo a guardare. Il lavoro forma il carattere, dicevano le Aes Sedai, e le cuoche pensavano a fare in modo che il carattere delle novizie si formasse bello e forte. E anche quello delle tre Ammesse.