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«Perché avete...» S’interruppe per schiarirsi la voce, in modo che non sonasse così aspra. «Come mai c’è un Aiel in gabbia proprio al centro della piazza?»

«Ah, padrone, questa è una storia da...» Furlan lasciò perdere il seguito, squadrandolo da tutti i lati, notando gli abiti da campagnolo e il lungo arco, soffermandosi sull’ascia alla cintola, dall’altro lato della faretra. Trasalì, quando con l’esame giunse al viso di Perrin, come se, con una lady e un Ogier presenti, avesse notato solo in quel momento gli occhi gialli. «Si tratta del tuo servitore, padron Andra?» domandò, prudente.

«Rispondigli» si limitò a dire Lan.

«Ah, sì, certo, padron Andra. Ma c’è chi può raccontarlo meglio di me: lord Orban in persona. Ci siamo riuniti proprio per ascoltare lui.»

Un uomo d’età giovanile, dai capelli scuri, in giubba rossa, con la testa fasciata, scendeva in quel momento la scala a lato della sala comune, usando stampelle imbottite: un’altra fasciatura gli avvolgeva il polpaccio sinistro, dalla caviglia al ginocchio. Dagli avventori si levò un mormorio, come alla vista di una scena stupefacente. I quattro capitani continuarono a discutere sottovoce: adesso parlavano di pellicce.

Forse Furlan pensava che l’uomo in giubba rossa avrebbe raccontato meglio la storia, comunque proseguì: «Lord Orban e lord Gann hanno affrontato venti Aiel, pur avendo solo dieci servitori. Ah, uno scontro feroce e duro, con molte ferite inferte e ricevute. Sei bravi servitori sono morti e ognuno ha riportato ferite, lord Orban e lord Gann le più gravi; ma hanno ucciso tutti gli Aiel, esclusi quelli che sono fuggiti e l’unico che è stato preso prigioniero. L’avete visto nella piazza; non darà più fastidio a nessuno, con i suoi barbari modi, come quelli morti.»

«In questo distretto avete avuto fastidi dagli Aiel?» domandò Moiraine.

Perrin in quel momento si domandava la stessa cosa e con non poca costernazione. Di tanto in tanto, per indicare un tipo violento, alcuni usavano ancora l’espressione “Aiel velato di nero", a testimonianza dell’impressione lasciata dalla Guerra Aiel, che però ormai risaliva a vent’anni prima; da allora, e prima d’allora, gli Aiel non erano mai usciti dal deserto. Eppure lui ne aveva visto uno, da questa parte della Dorsale del Mondo, e ora ne aveva visto un secondo.

Il locandiere si sfregò la pelata. «Ah, no, lady, non proprio. Ma li avrebbero provocati di sicuro: venti selvaggi sguinzagliati nei dintorni. Tutti ricordano come uccisero, saccheggiarono, incendiarono, quando hanno attraversato il Cairhien. Uomini del nostro villaggio parteciparono alla battaglia delle Mura Lucenti, quando le nazioni si unirono per ricacciare gli Aiel nel loro deserto. A quel tempo soffrivo di uno strappo alla schiena e non potei partecipare, ma lo ricordo bene, come tutti noi. Però non so come mai siano venuti qui, così lontano dalle loro terre, né per quale motivo; comunque, lord Orban e lord Gann ci hanno salvati da loro.» Dalla gente in abito da festa provenne un mormorio d’assenso.

Orban stesso attraversò zoppicando la sala comune, come se non vedesse nessuno tranne il locandiere. Prima ancora che s’avvicinasse, Perrin sentì puzzo di vino stantio. «Dov’è finita quella vecchia con le sue erbe, Furlan?» domandò aspramente Orban. «Gann soffre per le ferite e io mi sento scoppiare la testa.»

Furlan s’inchinò fin quasi a sfiorare con la pelata il pavimento. «Ah, Mamma Leich tornerà domattina, lord Orban. Un parto, milord. Ma ha detto d’avere suturato e medicato le tue ferite e quelle di lord Gann, quindi non c’è da preoccuparsi. Ah, lord Orban, sono sicuro che verrà a visitarvi come prima cosa, domattina.»

L’altro borbottò sottovoce — per tutti, ma non per Perrin — qualcosa a proposito d’assistere una contadina che “figliava” e d’essere stato “cucito come un sacco di farina". Girò lo sguardo, cupo e rabbioso, e solo allora parve scorgere i nuovi venuti. Lasciò perdere subito Perrin, che peraltro non si sorprese. Sgranò un poco gli occhi nel vedere Loial ("Ha già visto gli Ogier” pensò Perrin “ma non pensava di trovarne uno qui."), li socchiuse scrutando Lan ("Riconosce un uomo abile con le armi, se lo vede, e non gli piace vederne.") e s’illuminò chinandosi a scrutare dentro il cappuccio di Moiraine, per quanto non fosse abbastanza vicino da vederla in viso.

Perrin decise di non immischiarsi e si augurò che Moiraine e Lan lasciassero perdere. Il lampo negli occhi del Custode gli rivelò che almeno questa parte dell’augurio non si sarebbe verificata.

«Dodici di voi hanno combattuto venti Aiel?» domandò Lan, in tono piatto.

Orban si raddrizzò con un sobbalzo. In tono elaboratamente casuale rispose: «Sì, bisogna aspettarsi incidenti del genere, quando si cerca il Corno di Valere. Non è stato il primo di questi incontri, per Gann e me, e non sarà l’ultimo, prima che troviamo il Corno. Se la Luce splenderà su di noi.» Lo disse come se la Luce fosse quasi obbligata a splendere su di loro. «Non tutti i nostri scontri sono stati contro degli Aiel, naturalmente, ma ci sono sempre coloro che fermerebbero i Cercatori, se potessero. Gann e io non ci lasciamo fermare facilmente.» Dagli avventori provenne un altro mormorio d’approvazione. Orban si raddrizzò ancora un poco.

«Avete perso sei uomini e fatto un prigioniero» disse Lan; dal tono, non era chiaro se lo ritenesse un successo o un fiasco.

«Sì, abbiamo ucciso gli altri, tranne quelli che sono fuggiti. Di sicuro al momento nasconderanno i loro morti, come ho sentito dire che usano fare. I Manti Bianchi sono andati a cercarli, ma non li troveranno mai.»

«Ci sono Manti Bianchi in paese?» intervenne Perrin.

Orban gli diede un’occhiata e lo trascurò di nuovo. Si rivolse a Lan. «I Manti Bianchi mettono sempre il naso dove non c’è bisogno di loro e nessuno li vuole. Sono una banda d’incapaci, tutti quanti. Sì, per giorni e giorni gireranno per le campagne, ma dubito che riescano a trovare anche solo la propria ombra.»

«Immagino di no» disse Lan.

Orban corrugò la fronte, come se non capisse bene che cosa avesse inteso dire Lan, e si rivolse di nuovo al locandiere. «Cerca quella vecchia!» disse. «La testa mi scoppia.» Diede un’occhiata a Lan, si allontanò a passo malfermo e risalì i gradini uno alla volta, seguito dal mormorio d’ammirazione per un Cercatore che aveva ucciso degli Aiel.

«Un villaggio pieno d’eventi» disse Loial, con voce profonda che attirò tutti gli sguardi. Fatta eccezione per i quattro capitani, che parevano discutere di gomene, a quanto capì Perrin. «Dovunque vada, voi esseri umani fate qualcosa, correte da tutte le parti, incappate in eventi insoliti. Come sopportate una vita così movimentata?»

«Ah, amico Ogier» disse Furlan «è tipico della razza umana cercare vita movimentata. Quanto rimpiango di non aver potuto marciare alle Mura Lucenti! Be’, lascia che ti dica...»

«Le nostre stanze.» Moiraine non alzò la voce, ma le sue parole colpirono il locandiere come coltelli acuminati. «Andra ha preso delle stanze, no?»

«Ah, lady, chiedo scusa. Sì, padron Andra ha preso delle stanze. Scusami, ti piego. Tutta questa confusione mi fa perdere la testa. Scusami, lady. Da questa parte, prego. Seguitemi.» Inchinandosi e fregandosi le mani, scusandosi e cianciando senza smettere un attimo, li precedette su per la scala.

In cima, Perrin si fermò a guardare di sotto. Udiva mormorii di “Lady” e di “Ogier", sentiva gli sguardi di tutti, ma gli pareva di sentire un paio d’occhi in particolare, puntati non su Moiraine e Loial, ma su di lui.

Individuò subito la persona. Innanzi tutto, stava in disparte; e poi era l’unica donna che non portava almeno un ornamento di trina. La veste grigio scuro, quasi nero, era di tipo comune come l’abbigliamento dei quattro capitani, con ampie maniche, sottane strette e nemmeno un punto di ricamo. La veste era divisa in due per montare a cavallo e la donna calzava stivali che spuntavano dall’orlo. Era giovane, più o meno della sua età, e di alta statura, per una donna; aveva capelli neri lunghi alla spalla, naso un po’ troppo grosso e troppo dritto, bocca generosa, zigomi alti, occhi scuri leggermente a mandorla. Perrin non avrebbe saputo dire se era bella o no.