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— Io sono essenziale per la sua strategia.

— Anche strategia da camera da letto, eh? Molti anni fa lei era nelle truppe d'assalto, ma scommetto che il vecchio istinto di andare alla carica è ancora forte… contro certi avversari.

Metzov ebbe un sorrisetto storto. — Ora lei sta diventando ovvio, Vorkosigan.

Miles scrollò le spalle. In tal caso sono l'unica cosa ovvia, qui dentro. - Da quanto ricordo, lei non ha molta considerazione per le donne in uniforme. Sembra che Cavilo le abbia fatto cambiare opinione.

— Non del tutto. — Metzov si grattò la mandibola, accigliato. — Mi aspetto di avere il comando dei Randall Rangers entro sei mesi.

— Questa cella non è monitorata? — si stupì Miles. Non che gli importassero i guai in cui Metzov poteva mettersi, anzi…

— Non in questo momento.

— Cavilo ha idea di ritirarsi, allora?

— Ci sono diversi modi per accelerare il suo ritiro. L'incidente fatale che Cavilo organizzò a suo tempo per Randall è un buon esempio. Potrei perfino trovare il modo di farla processare, visto che è stata così stupida da vantarsi di averlo ammazzato mentre erano a letto insieme.

Quella non era una vanteria, signor mio, era un avvertimento. Miles provò un attimo di vertigine nel tentativo d'immaginare Metzov e Cavilo a letto insieme. — Voi due avete molto in comune. Non c'è da meravigliarsi che vi siate subito intesi.

Il sorrisetto di Metzov si spense. — Io non ho niente in comune con quella cagnetta mercenaria. Io ero un ufficiale imperiale. — Gonfiò il petto. — Trentacinque anni di carriera. E hanno osato cacciarmi. Be', presto scopriranno quale errore sia stato. — Gettò uno sguardo al suo orologio. — Ancora non capisco perché lei sia venuto qui. È sicuro che non ci sia qualcosa che vuole dirmi, privatamente, prima che domani Cavilo le faccia raccontare tutto con una dose di penta-rapido?

Cavilo e Metzov, decise Miles, dovevano essersi accordati sul vecchio sistema d'interrogatorio il-buono-e-il-cattivo. Solo che non s'erano intesi sui particolari e stavano recitando entrambi la parte del cattivo. — Se lei vuole davvero ottenere dei vantaggi, porti l'Imperatore al consolato di Barrayar. O almeno li informi che si trova qui.

— A suo tempo forse lo faremo. Quando ci saranno le condizioni adatte. — Gli occhi di Metzov si strinsero, studiando Miles, e in fondo ad essi tornò a palpitare il barlume rossastro del suo rancore. Dopo una ventina di secondi di silenzio teso chiamò la guardia col comunicatore da polso e uscì, senza altre minacce che un freddo: — Ci vediamo domani, Vorkosigan — abbastanza sinistro.

Neppure io capisco la tua presenza qui, pensò lui, mentre la porta si chiudeva e all'esterno risuonava il bip-bip della serratura a combinazione. Chiaramente la flotta mercenaria aveva in programma anche un attacco in superficie. Che i Randall Rangers volessero installare una testa di ponte per un'invasione ad opera dei vervani? Cavilo s'era incontrata in segreto con un potente personaggio del Gruppo Jackson. Perché? Per garantirsi la neutralità dei confederati durante il conflitto ormai prossimo? Questo sembrava logico, ma perché i vervani non avevano trattato direttamente? Si tenevano al coperto per poter negare gli accordi di Cavilo, nel caso che qualcuno li avesse scoperti e denunciati prima del tempo?

E chi, o cosa, era il loro obiettivo? Non la Stazione Confederata, ovviamente, né il corridoio di transito per il Gruppo Jackson a cui apparteneva. Questo lasciava Aslund e Pol. Aslund, in fondo al suo vicolo cieco, strategicamente non era una gran tentazione. Meglio dunque occuparsi prima di Pol, tagliar fuori Aslund dal Mozzo (con la collaborazione dei confederati) e disporre poi di quel pianeta dopo averlo così indebolito. Ma Pol aveva alle spalle Barrayar, a cui nulla sarebbe stato più gradito di un'alleanza con il nervoso vicino che poteva dargli modo di mettere una mano imperiale sul Mozzo Hegen. Un attacco aperto avrebbe gettato Pol nelle ansiose braccia dei barrayarani. Aslund era dunque un bersaglio più probabile, ma…

Questo non ha senso. Erano pensieri che lo innervosivano più di quello di Gregor a tavola con l'astuta Cavilo, o dell'interrogatorio chimico che gli era stato promesso. Non riesco a vederci chiaro. È una situazione che non ha senso.

Il Mozzo Hegen continuò a ruotargli nella mente, in tutta la sua complessità strategica, durante le ore a illuminazione ridotta del ciclo notturno. Il Mozzo, e l'immagine di Gregor. Che Cavilo gli avesse propinato droghe per alterare la personalità? O una cenetta intima a base di ostriche e champagne? L'Imperatore rischiava di essere torturato? Di essere sedotto? La visione del corpo flessuoso di Cavilo/Livia Nu in una delle sue scollatissime tute da pilota scivolò davanti agli occhi di Miles. Che Gregor se la stesse spassando con lei? Miles era ancora convinto che le esperienze di Gregor con l'altro sesso non fossero superiori alle sue, ma negli ultimi anni non era stato molto in contatto col giovane Imperatore; per quel che ne sapeva lui, magari Gregor aveva un harem privato. No, non era certo così, altrimenti Ivan se ne sarebbe accorto e ne avrebbe parlato. Di conseguenza, fino a che punto Gregor poteva essere influenzato dalla più antica ed efficace forma di controllo della mente?

Il ciclo diurno ebbe inizio, e Miles cominciò ad aspettarsi che da un momento all'altro venissero a prenderlo per la sua prima esperienza con il penta-rapido, dalla parte sbagliata dell'ipospray. La verità poteva essere perfino meno credibile della menzogna; cos'avrebbero pensato Cavilo e Metzov della bizzarra odissea che aveva condotto lì lui e Gregor? Tre razioni di cibo per cani pressato arrivarono a intervalli interminabili, poi la luce tornò ad abbassarsi e ci fu un altro ciclo notturno. Cosa li tratteneva dall'occuparsi di lui? Nessun rumore o vibrazione gravitazionale gli aveva fatto supporre che la nave stesse decollando, perciò dovevano essere ancora ormeggiati alla Stazione Vervain. Miles cercò di fare un po' di moto e prese a camminare avanti e indietro: due passi e un dietrofront, due passi e un dietrofront… ma quella ginnastica non serviva a molto, e alla lunga gli faceva girare la testa.

Trascorse un'altra giornata, e ad essa seguì un'altra notte di bordo a illuminazione ridotta. Altre razioni scivolarono dentro dallo sportelletto a campo d'energia. Che stessero dilatando o comprimendo artificialmente il suo senso del tempo, per debilitarlo e renderlo più malleabile all'interrogatorio? Comunque, perché lui avrebbe dovuto preoccuparsene?

Si mangiò le unghie delle mani. Si lavò alla meglio quelle dei piedi. Strappò via un robusto filo di seta dalla camicia e cercò di pulirsi i denti. Poi scoprì che su quei fili si potevano fare file di nodi quasi invisibili, e pensò che il vecchio Alfabeto Morse era rappresentabile anche con serie di nodi; sarebbe riuscito a scrivere correttamente «Aiuto — sono prigioniero»… ed a piazzare il filo sulla giacca di qualcuno, che involontariamente l'avrebbe portato da qualche parte? Con la fantasia vide un mercenario transitare davanti al consolato di Barrayar e il filo fluttuare al suolo. Vide alcuni impiegati uscire e passare oltre senza notare quell'importante indizio, e li detestò per la loro indifferenza. Vide il console uscire a passi sussiegosi e proseguire… no, gli era caduto il fazzoletto! Vide il console chinarsi, il suo sguardo acuto spostarsi sul filo e cogliere qualcosa di strano… Persona intelligente, quel console. Volonterosamente Miles si impegnò a fare microscopici nodi sul delicato filo di seta, e riuscì a costruire le lettere A I e U. Ma con la T ebbe dei problemi e dovette buttare via tutto. Si passò una mano sulla barba non rasata, sospirò, strappò un altro filo dal bordo della camicia e ricominciò daccapo.

La serratura della porta canterellò i suoi bip-bip. Miles rialzò la testa di scatto, rendendosi conto che l'isolamento l'aveva gettato in un circolo chiuso di pensieri irreali quasi ipnotici. Quanto tempo era trascorso?