— Sono stati sciocchi, vero? Io ti avevo visto e non mi hanno creduta. Sono così…
A Lucy parve che Aslan emettesse un ruggito dal profondo, ma forse era solo una sua impressione.
— Mi dispiace — si scusò Lucy, che aveva capito quello che Aslan voleva dire. — Non volevo prendermela con gli altri. Non è stata colpa mia, vero?
Il leone la guardò in volto, gli occhi negli occhi.
— Aslan — proseguì Lucy — vuoi dire che è anche colpa mia? Come potevo abbandonare gli altri e venire da sola? Ti prego, non guardarmi così. Sì, avrei potuto e non sarei stata sola, perché tu saresti stato con me. Ma cosa avremmo potuto fare?
Aslan non disse nulla.
— Vuoi dire che in un modo o nell’altro la situazione si sarebbe risolta? Come? Ti prego, Aslan, devo saperlo.
— Cosa vuoi sapere, bambina mia? Quello che sarebbe accaduto se…? No, a nessuno è mai dato scoprirlo.
— Oh, caro Aslan…
— Ma tutti dovranno sapere cosa accadrà — proseguì Aslan. — Adesso tornerai dagli altri e li sveglierai. Dirai che mi hai visto, vi metterete in cammino e verrete da me. Che accadrà, dunque? C’è un solo modo per scoprirlo.
— È questo che devo fare, vero? — chiese Lucy.
— Sì, piccola mia.
— Ma anche gli altri ti vedranno?
— Non all’inizio — rispose Aslan. — Forse più tardi.
— Allora non mi crederanno — si lamentò Lucy.
— Non importa — fece Aslan.
— Oh, caro, caro — continuò Lucy. — Ero così felice di averti trovato di nuovo! Pensavo che mi avresti fatto restare con te e che saresti piombato ruggendo sui nostri nemici, mettendoli in fuga come la volta scorsa. Invece, tutto sembra così terribile…
— Lo so, piccola mia, è difficile per te, ma devi renderti conto che le stesse cose non accadono due volte. È stata dura per noi, qui a Narnia.
Lucy si immerse nella criniera di Aslan perché non voleva farsi vedere da lui, e si rese conto che la criniera doveva emanare qualcosa di magico, perché improvvisamente si sentì forte come un leone. Si alzò e disse: — Perdonami, Aslan. Ora sono pronta.
— Sei una leonessa, adesso — spiegò la grande creatura. — Narnia rivivrà. Vai, adesso, non c’è tempo da perdere!
Il leone si alzò e con portamento maestoso, a passi felpati e quasi impercettibili, raggiunse la radura degli alberi danzanti da cui Lucy era appena sbucata. La bambina era con lui e teneva la mano tremante sulla criniera. Gli alberi si fecero da parte per consentire il passaggio, e per un attimo assunsero sembianze umane.
Lucy vide dei e dee dei boschi, bellissimi e splendenti, inchinarsi davanti al leone. Un attimo più tardi tornarono a essere alberi, pur continuando a inchinarsi, e rami e tronchi curvi erano così eleganti che sembravano ancora danzare.
— E ora, piccola mia — concluse Aslan quando si furono lasciati gli alberi alle spalle — io ti aspetterò qui. Vai, sveglia i tuoi compagni e ordina loro di seguirti. Se non lo faranno, mi seguirai da sola.
Non è una cosa facile svegliare quattro persone, tutte più grandi di te e affaticate, per raccontare loro una storia a cui non crederanno e convincerle a fare qualcosa che non vorranno fare. "Non devo pensarci" si convinse Lucy. "Devo farlo e basta."
Andò direttamente da Peter e lo scosse.
— Peter, ehi, Peter — sussurrò. — Avanti, svegliati. Aslan è qui e dice che dobbiamo seguirlo senza perder tempo.
— Va bene, Lu, farò quello che vuoi — rispose Peter, inaspettatamente. Senza dubbio era tutto molto incoraggiante, ma non servì granché, visto che Peter si girò dall’altra parte e continuò a dormire.
Lucy provò con Susan. La sorella si svegliò davvero, ma solo per dire, nel tono annoiato tipico degli adulti: — Lucy, stai sognando. Perché non torni a dormire?
Allora si avvicinò a Edmund. Non fu facile svegliarlo, ma alla fine, dopo esserci riuscita, il ragazzo sgranò gli occhi e si mise a sedere.
— Cosa? — disse con la voce ancora impastata di sonno. — Ma di che stai parlando?
Ancora una volta, Lucy spiegò la faccenda. Era la parte più noiosa della sua missione, perché ogni volta che parlava sembrava meno convincente.
— Aslan! — esclamò Edmund, mettendosi a sedere. — Evviva, dov’è?
Lucy si voltò, fissando il punto dove il leone aspettava, gli occhi pazienti su di lei.
— Eccolo. — Lucy lo indicò con il dito.
— Dove, scusa? — chiese ancora Edmund.
— Là, là, non lo vedi? Proprio da questa parte, a fianco agli alberi.
Edmund guardò, riguardò e poi disse: — Non c’è niente, laggiù. Devi esserti sbagliata, la luce della luna gioca brutti scherzi. Succede… Pensa che per un attimo anch’io ho creduto di vedere qualcosa. Ma è solo un effetto ottico, come si dice.
— Lo vedo, ci guarda — proseguì Lucy.
— Allora perché io non lo vedo?
— Mi ha detto che a voi non è possibile.
— E perché?
— Non lo so. Lui ha detto così.
— Oh, che noia! Vorrei tanto che la smettessi di vedere cose dappertutto. Comunque credo che sia meglio svegliare gli altri — concluse Edmund.
11
Il leone ruggisce
Quando finalmente furono svegli, Lucy raccontò la storia per la quarta volta. Il gelido silenzio che seguì fu la cosa più scoraggiante.
— Io non vedo proprio niente — disse Peter, dopo essersi sforzato. — E tu, Susan?
— No, neanch’io — rispose annoiata Susan. — E sapete perché? Perché non c’è niente da vedere. Lucy ha fatto un sogno, ecco tutto. Avanti, sdraiati e mettiti a dormire.
— Nonostante tutto, spero ardentemente che vogliate seguirmi — annunciò Lucy con voce tremante. — Perché… perché io devo andare con Aslan, con o senza di voi.
— Non dire stupidaggini, Lucy — fece Susan. — È chiaro che non puoi allontanarti da sola. Peter, non lasciarla andare. Che razza di comportamento.
— Se deve proprio, io la seguirò — disse Edmund. — Un tempo ha avuto ragione.
— Lo so bene — intervenne Peter. — E potrebbe aver ragione anche adesso. In effetti ridiscendere la gola non è stata una buona idea. Certo, a quest’ora… e poi non capisco perché Aslan non si faccia vedere da tutti. Prima non era così, se ricordate. Non è da lui, ecco tutto. P.C.A., tu cosa ne pensi?
— Oh, io non penso nulla — rispose quello. — Se andate, naturalmente vi seguirò. Se vi dividerete, io seguirò il Re supremo. Sono al suo servizio e sono fedele a Sua Maestà il principe Caspian. Però, se volete sapere come la penso, sono solo un povero nano secondo il quale non ci sono tutte queste possibilità di trovare una strada in piena notte, visto che non siamo stati capaci di trovarla di giorno. E non ho mai saputo nulla di leoni parlanti che non parlano e leoni che dicono di stare dalla nostra parte e non alzano un dito per aiutarci. Lo stesso dicasi per i leoni onnipotenti che nessuno riesce a vedere. Tirando le somme, a quel che vedo mi sembra tutta una sciocchezza.
— Adesso batte la zampa sul terreno per farci capire che è ora di andare. Dobbiamo sbrigarci. Se non volete seguirmi, pazienza, io comunque devo farlo — intervenne Lucy.
— Andiamo con lei — brontolò Edmund. — Glielo dobbiamo, e poi non ci lascerà in pace finché non faremo come vuole. — Il ragazzo aveva tutte le intenzioni di appoggiare Lucy, ma in quel momento gli dava fastidio non poter continuare a dormire e faceva di tutto per farlo pesare.
— E allora in marcia — esclamò Peter, infilandosi l’elmo e impugnando lo scudo. In un altro momento si sarebbe rivolto a Lucy con qualche parola carina e di conforto, perché era la sorellina preferita e poteva immaginare come si sentisse in quel momento; inoltre, qualunque cosa fosse accaduta certamente non era colpa sua. Ma per una volta, Peter non poté fare a meno di essere irritato da come si mettevano le cose.