Libo rifletté in silenzio per qualche istante. Pipo intuiva i suoi processi mentali: stava esaminando se stesso in cerca di una risposta. Non che volesse escogitare una risposta fatta per procacciarsi l’approvazione degli adulti, né per punzecchiarli con una provocazione, due atteggiamenti questi non rari nei ragazzi della sua età. Lui scrutava dentro di sé per mettere a fuoco le sue personali verità.
— Penso — disse Libo, — di poter capire perché non ci tiene ad essere benvoluta. È come se fosse qui in visita, e aspettasse soltanto di tornarsene un giorno o l’altro a casa sua.
Dona Cristã annuì gravemente. — Sì, questa è l’immagine giusta. È proprio l’esatta impressione che dà. Ma ora, Libo, visto che si tratta di un argomento delicato, devo chiederti di lasciarci soli mentre…
Non ebbe bisogno di finire la frase, perché il ragazzo s’era già avviato alla porta con un cenno del capo e un sorrisetto che sembrava dire «Certo, capisco», il che rese la sua uscita un vero spettacolo di elegante discrezione. Questo informò Pipo che la richiesta della superiora lo aveva seccato moltissimo; il ragazzo aveva un autentico talento nel far sentire gli adulti un po’ sciocchi o immaturi di fronte a lui.
— Si tratta di questo — disse la superiora. — Novinha ha fatto domanda per sostenere, anticipatamente, l’esame di xenobiologia. Per prendere il posto lasciato dai suoi genitori.
Pipo inarcò un sopracciglio.
— Afferma di aver studiato intensamente la materia fin da quand’era una bambinetta. E di esser pronta a mettersi al lavoro anche adesso, senza alcun apprendistato.
— Ha appena tredici anni, se non sbaglio.
— Ci sono dei precedenti. Molti hanno sostenuto simili esami anticipati. Uno, ancora più precoce di lei, fu promosso a pieni voti. Accadde duemila anni fa, ma gii fu concesso. Il vescovo Peregrino è contrario, naturalmente; ma il sindaco, Bosquinha, benedetta la sua anima pratica, ha puntualìzzato che Lusitania necessita assolutamente di uno xenobiologo. Dobbiamo deciderci a sviluppare nuove varietà dalle piante locali, un po’ per arricchire la nostra dieta e un po’ perché queste darebbero raccolti migliori nel suolo di Lusitania. Le sue parole sono state; «Non m’importa se è una ragazzina. Qui ci vuole uno xenobiologo».
— E lei vuole che sia io a farle l’esame?
— Se questo non le scomoda.
— Sarò lieto di occuparmene.
— Ho detto loro che lei non sarebbe stato contrario.
— Sì. Ma devo ammettere di avere un motivo personale.
— Oh?
— Credo che avrei dovuto fare di più per lei. Mi piacerebbe vedere se non è troppo tardi per cominciare adesso.
Dona Cristã si permise una risatina. — Oh, Pipo, non mi dispiacerebbe certo se lei ci provasse. Ma creda pure, mio caro amico, allungare una mano verso il suo cuore è come immergerla nel ghiaccio.
— Lo immagino. Immagino che avvicinarsi a lei sia come rischiare di aprire la porta di un frigorifero. Ma che impressione le fa il calore umano? Magari, fredda com’è, le sembra rovente come il fuoco.
— Quanto è poetico — disse Dona Cristã. Non c’era ironia nella sua voce; lo pensava davvero. — Dica, i maiali l’hanno compreso che abbiamo mandato da loro il migliore di noi, come ambasciatore?
— Ho cercato di spiegarglielo, ma temo siano scettici al riguardo.
— La manderò da lei domani. Ma l’avverto: Novinha si aspetta un esame immediato e in piena regola, e farà resistenza a qualsiasi suo tentativo di pre-esaminarla con altri espedienti.
Pipo sorrise. — Mi preoccupa di più quel che accadrà dopo l’esame. Se fallisce, avrà dei gravi problemi psicologici. E se passa, allora cominceranno i miei problemi.
— Perché?
— Libo non mi darà tregua per sostenere l’esame anticipato e diventare Zenador. E quando questo accadrà, cosa mi resterà se non andare a casa, distendermi sul letto, e attendere che la parca tronchi pietosa il filo della mia inutile vita?
— Che sciocco romantico è lei, Pipo! Se a Milagre esiste un uomo capace di accettare come collega il figlio tredicenne, questo è lei.
Dopo che la superiora fu uscita, Pipo e Libo s’impegnarono nel loro solito lavoro registrando i risultati della visita di quel giorno ai pequeninos. L’uomo paragonava spesso i procedimenti di Libo, il suo modo di pensare, le sue intuizioni e le sue attitudini, con quelli degli studenti anziani che lui aveva conosciuto all’università prima di trasferirsi alla Colonia Lusitania. Il ragazzo era giovane, e certo ancora bisognoso di molta teoria e molta pratica, ma nei suoi metodi era già un vero scienziato, e inoltre aveva il cuore di un umanista. Quando il lavoro di quella sera fu fatto, e s’incamminarono verso casa alla luce della grande e brillante luna di Lusitania, Pipo decise che Libo meritava d’essere trattato da lui come un vero collega, sia che intendesse sostenere l’esame o meno. I test basati sulle pure nozioni, comunque, non potevano misurare quelle che per uno studioso erano forse le cose più importanti.
E che a Novinha piacesse o no, lui intendeva scoprire se nella ragazza esistevano quelle impalpabili qualità che rendevano tale uno scienziato. Se non le possedeva, allora lui avrebbe rifiutato di procedere all’esame, senza riguardo alle informazioni che lei poteva o non poteva aver mandato a mente.
Pipo intendeva fare il difficile con lei. Novinha ne era certa. Sapeva come fossero scivolosi gli adulti quando miravano a deragliarla dai suoi binari per portarla sui loro, dolcemente, senza prenderla di petto o sfidare la sua contrarietà. Naturalmente, ma certo, si capisce che puoi fare l’esame. Però non c’è nessuna ragione di affrettarsi, non è vero? Diamo tempo al tempo; la cosa più ragionevole è accertarsi che tu abbia successo al primo tentativo, dopotutto, non ti pare?
Novinha non voleva aspettare. Lei sapeva di essere pronta.
— Io posso saltare tutti gli ostacoli che lei mi mette davanti — affermò.
Il volto di lui si raggelò. Le loro facce si raggelavano sempre. E questo era un bene, la freddezza era la cosa giusta. Lei era in grado di raggelarli a morte.
— Non sei qui per fare una corsa a ostacoli — disse lui.
— L’unica cosa che lei deve fare è di metterli in fila, in modo che io possa saltarli tutti alla svelta. Non voglio sprecare giorni e giorni per arrivare in fondo.
Lo sguardo di lui si fece pensoso per un istante. — Hai davvero una gran fretta.
— Io sono pronta. Il Codice Starways mi consente di confrontarmi con un esame in qualsiasi momento. È una faccenda fra me e la Federazione Starways, e non c’è scritto da nessuna parte che uno xenologo possa interpretare a modo suo le direttive della Interplanetary Examinations Board.
— Allora non le hai lette accuratamente.
— L’unica cosa di cui ho bisogno per dare un esame prima dei sedici anni è l’autorizzazione del mio tutore legale. Io non ho un tutore.
— Al contrario — disse. Pipo. — Bosquinha, il sindaco, è la tua tutrice legale fin dal giorno in cui perdesti i genitori.
— E lei è d’accordo che io sostenga l’esame.
— A patto che sia io ad esaminarti.
Novinha notò lo sguardo intenso dei suoi occhi. Non conosceva Pipo, così pensò che quello fosse lo sguardo da lei già visto in fin troppi occhi di adulti, il desiderio di dominarla, di comandarla a bacchetta, di spezzare la sua determinazione e far vacillare la sua indipendenza, l’oscuro impulso di vederla sottomettersi.
Da ghiaccio a fuoco in un istante: — Lei cosa può saperne di xenobiologia! Lei non fa altro che sedersi per terra a parlare con i maiali! Lei non ha neppure cominciato a studiare i meccanismi genetici! Chi è lei per giudicare me? Lusitania ha bisogno di uno xenobiologo, e ha dovuto farne a meno per otto anni. E lei vuole far aspettare la colonia ancora di più, soltanto per tenerla sotto il suo controllo personale!