«De Soya e i suoi compari non fiuteranno la trappola?» rifletté l’uomo che un tempo era stato padre Lenar Hoyt.
«Poco probabile, Santità. Abbiamo già usato lo stesso schema di codice per fornire a de Soya informazioni attendibili e…»
Il papa alzò di scatto la testa. «Cardinale Lourdusamy» disse, brusco «vuoi farci capire di avere sacrificato navi della Pax e vite innocenti, vite cui è negata la risurrezione, solo per garantirti che i fuorilegge ritengano attendibile anche questa informazione?»
«Sì, Santità.»
Il papa sospirò e annuì. «Deplorevole, ma comprensibile, data la posta in palio.»
«Inoltre» proseguì il cardinale «alcuni ufficiali dell’equipaggio della nave predisposta per cadere nelle mani della Raffaele sono stati… condizionati… dal Sant’Uffizio in modo che avessero anche loro l’informazione sui tempi del nostro piano di attacco contro la ragazza Aenea e il pianeta T’ien Shan.»
«Tutto preparato con mesi d’anticipo?»
«Sì, Santità. Un vantaggio fornitoci dal consigliere Albedo e dal Nucleo, che alcuni mesi fa ha rilevato l’attivazione del teleporter su T’ien Shan.»
Il pontefice si posò le mani sulle ginocchia coperte dalla tonaca. Aveva dita bluastre. «E quella via di fuga è stata negata alla Figlia del Diavolo?»
«Assolutamente» confermò il cardinale. «La Jibril ha scorificato l’intera montagna intorno all’arcata del teleporter. Il teleporter in sé è indistruttibile, Santità, ma al momento è sepolto sotto venti metri di roccia.»
«E il Nucleo è certo che quello sia l’unico teleporter su T’ien Shan?»
«Certissimo, Santità.»
«E i preparativi per il confronto con de Soya e la sua Arcangelo fuorilegge?»
«Be’, sarebbe necessaria la presenza dell’ammiraglio Wu per discutere i particolari tattici, Santità…»
«Confidiamo che tu sappia esporre lo schema generale, Simon Augustino.»
«Grazie, Santità. La Flotta della Pax ha appostato nel sistema solare di T’ien Shan cinquantotto incrociatori planetari Arcangelo. Sono rimasti nascosti per le ultime sei settimane standard…»
«Scusami, Simon Augustino» mormorò il pontefice «ma come si fa a nascondere cinquantotto incrociatori da guerra classe Arcangelo?»
Il cardinale abbozzò un sorriso. «Hanno spento i motori e galleggiano in posizioni strategiche nella fascia di asteroidi interna del sistema e nella Fascia di Kuiper esterna, Santità. Assolutamente non individuabili. Pronti a balzare con un preavviso di un secondo.»
«La Raffaele non avrà scampo, stavolta?»
«No, Santità» dichiarò il cardinale Lourdusamy. «La testa di undici comandanti della Flotta dipende dal successo di questa imboscata.»
«Tenere fermo per settimane in quel sistema solare periferico un quinto della nostra flotta di navi Arcangelo ha seriamente compromesso l’efficacia della nostra crociata contro gli Ouster, cardinale Lourdusamy.»
«Sì, Santità» ammise il cardinale. Si lisciò la tonaca e si rese conto, con sorpresa, di avere le mani sudate. Sapeva che, oltre alla testa di undici comandanti della Flotta della Pax, anche il suo stesso futuro era appeso a un filo e dipendeva dal successo della missione.
«Ne sarà valsa la pena, quando avremo distrutto quel ribelle» mormorò il papa.
Lourdusamy tirò il fiato.
«Presumiamo che la nave e il capitano de Soya saranno distrutti, non catturati» disse ancora il Santo Padre.
«Sì, Santità. C’è l’ordine permanente di ridurre in atomi la nave.»
«Ma non faremo del male alla bambina?»
«No, Santità. Sono state prese tutte le precauzioni per garantire che il vettore di contagio di nome Aenea sia catturato vivo.»
«È molto importante, Simon Augustino» borbottò il papa. Pareva bisbigliare tra sé. «Dobbiamo avere la ragazza viva. Gli altri con lei… quelli sono sacrificabili… ma la ragazza dev’essere catturata. Ripetici la procedura.» Avevano ripassato centinaia di volte quei particolari.
Il cardinale Lourdusamy chiuse gli occhi. «Appena la Raffaele sarà intercettata e distrutta, le navi del Nucleo si sposteranno in orbita intorno al pianeta T’ien Shan e disabiliteranno l’intera popolazione.»
«Col raggio della morte» mormorò Sua Santità.
«No, dal punto di vista tecnico» precisò il cardinale. «Come lei sa, il Nucleo garantisce che i risultati di questa sua tecnica sono reversibili. Si tratta, per meglio dire, di induzione di uno stato di coma permanente.»
«Stavolta i milioni di corpi saranno trasportati, Simon Augustino?»
«Non subito, Santità. Le nostre squadre speciali scenderanno sul pianeta, troveranno la ragazza, la metteranno su un convoglio Arcangelo che la trasporterà qui su Pacem, dove sarà riportata in vita, isolata, interrogata e…»
«Giustiziata» sospirò il papa. «Per mostrare a quei milioni di ribelli su sessanta pianeti che il loro messia putativo non esiste più.»
«Sì, Santità.»
«Non vediamo l’ora di parlare con questa persona, Simon Augustino, Figlia del Diavolo o no.»
«Sì, Santità.»
«E quando, secondo te, il capitano de Soya ingoierà l’esca e si mostrerà per essere distrutto?»
Il cardinale Lourdusamy diede un’occhiata al comlog. «Nel giro di qualche ora, Santità. Nel giro di qualche ora.»
«Preghiamo perché tutto si concluda con un successo» mormorò il papa. «Preghiamo per la salvezza della nostra Chiesa e della nostra specie.»
Nella saletta delle Lacrime, i due uomini chinarono la testa.
Nei giorni immediatamente successivi al nostro ritorno dal Potala del Dalai Lama, ho i primi indizi della piena portata dei piani e dei poteri di Aenea.
Sono sorpreso per l’accoglienza che riceviamo al nostro ritorno. Rachel e Theo abbracciano Aenea e piangono di gioia. A. Bettik mi dà pacche sulla schiena, con la sola mano che gli resta, e mi stringe con tutt’e due le braccia. Il solitamente laconico Jigme Norbu prima abbraccia George Tsarong, poi percorre la fila di noi pellegrini e ci abbraccia tutti, con le lacrime che gli scorrono sul viso magro e tirato. L’intero personale è fuori ad acclamare, applaudire, piangere. Molti di loro, mi rendo conto, non si aspettavano che noi — o quanto meno Aenea — tornassimo dal ricevimento in onore della Pax. E in realtà c’è mancato davvero poco.
Ci mettiamo all’opera per terminare la ricostruzione del Hsuan-k’ung Ssu. Io lavoro con Lhomo, A. Bettik e i montatori in quota, agli ultimi ritocchi della passeggiata più alta, mentre Aenea, Rachel e Theo sovrintendono a vari particolari del lavoro per tutto il complesso.
Quella sera non riesco a pensare ad altro che andare presto a letto, e dai baci frettolosi ma appassionati che ci scambiamo nei pochi minuti in cui siamo soli sull’alta passerella, dopo cena, sospetto che Aenea condivida il mio desiderio di immediata e intensa intimità. Ma quella sera è in programma una delle sue discussioni di gruppo (l’ultima, risulterà poi) e mentre cala la sera, più di cento persone sono nel gompa della piattaforma centrale. Per fortuna i monsoni, dopo averci dato il primo assaggio di pioggia, non hanno infierito e la sera è piacevole, mentre il sole tramonta dietro la cresta K’un Lun. Torce scoppiettano lungo le scalinate dell’asse principale e le bandierine di preghiera schioccano al vento.
Rimango sorpreso nel vedere alcuni dei presenti: il Tromo Trochi di Dhomu è tornato dal Potala malgrado avesse dichiarato di dover andare a ovest con le sue mercanzie; la Dorje Phamo partecipa in compagnia di tutti e nove i suoi sacerdoti preferiti; ci sono numerosi ospiti famosi che erano anche al ricevimento a palazzo, per la maggior parte giovani; il più giovane e più famoso di tutti, anche se cerca di passare inosservato in una comune tonaca rossa con cappuccio, è lo stesso Dalai Lama, accompagnato solo dalla sua guardia del corpo e dal primo araldo Carl Linga William Eiheji, ma non dal reggente né dal lord camerlengo.