Decine di migliaia di leali membri della Chiesa protestarono. Furono arrestati, minacciati di scomunica (in altre parole, immediato ritiro del crucimorfo) e rilasciati sulla parola sotto l’occhio attento delle forze di sicurezza della Nuova Chiesa dell’arcivescovo neopontefice. I membri di vari ordini ecclesiastici, in particolare dei gesuiti di Tau Ceti Centro, si rifiutarono di cedere. Molti furono quietamente arrestati, scomunicati e giustiziati. Alcune centinaia tuttavia fuggirono e usarono la propria rete per organizzare la resistenza, all’inizio non violenta, poi sempre più aspra. Molti gesuiti avevano servito come preti ufficiali nell’esercito della Pax prima di tornare alla vita ecclesiastica civile e sfruttarono le loro abilità militari per creare devastazioni sul pianeta e intorno al pianeta.
Papa Urbano XVI e i suoi consiglieri della Flotta della Pax presero in esame le varie possibilità. Il colpo finale nella grande crociata contro gli Ouster era già stato ritardato dalle continue manovre di disturbo del capitano de Soya, dalla necessità di inviare unità della Flotta in una ventina di pianeti per soffocare le ribellioni provocate dal contagio di Aenea, dalle richieste logistiche per l’imboscata nel sistema T’ien Shan e ora da questa e altre ribellioni. Scartata la proposta dell’ammiraglio Marusyn — trascurare l’eresia dell’arcivescovo finché non fossero state raggiunte altre mete politico-militari — papa Urbano XVI e il suo segretario di Stato cardinale Lourdusamy decisero di inviare nel sistema di Tau Ceti venti navi classe Arcangelo, trentadue incrociatori vecchio tipo, otto navi da trasporto e cento navi torcia, anche se sarebbero occorse varie settimane di debito temporale per l’arrivo delle navi a propulsione Hawking. Una volta radunata nel sistema solare di Tau Ceti, quella task force doveva sopraffare ogni resistenza di naviglio ribelle, porsi in orbita intorno a Tau Ceti Centro, esigere la resa immediata dell’arcivescovo e di tutti i suoi sostenitori e — in caso contrario — scorificare tanta parte del pianeta quanto occorreva per distruggere le infrastrutture della Nuova Chiesa. Dopo di che, decine di migliaia di marines sarebbero scesi sul pianeta per occupare i restanti centri urbani e per ristabilire il governo della Pax e della Santa Madre Chiesa.
Su Marte, nel sistema solare della Vecchia Terra, la ribellione era peggiorata, malgrado gli anni di bombardamento dallo spazio e di continue incursioni militari dall’orbita. Due mesi standard prima, il governatore Clare Palo e l’arcivescovo Robeson erano morti della vera morte in un attacco nucleare suicida contro la loro sede in esilio su Phobos. La risposta della Pax era stata terrificante: asteroidi spostati dalla vicina fascia e scagliati su Marte, bombardamento a tap peto con esplosivi al plasma, attacchi notturni con lance d’energia che, come micidiali proiettori che intersecassero il deserto ghiacciato, tagliavano la nuova tempesta di sabbia planetaria provocata dagli asteroidi usati come bombe. I raggi della morte sarebbero stati più efficienti, ma gli ideatori di piani della Flotta volevano fare di Marte un esempio e volevano che fosse un esempio visibile.
I risultati non furono esattamente ciò che la Pax si augurava. L’ambiente marziano in fase di terraforming, già precario dopo anni di scarsa manutenzione, crollò. L’atmosfera respirabile rimase nel bacino Hellas e in poche altre sacche. Gli oceani evaporarono — l’acqua bolliva per la caduta di pressione — o si congelarono di nuovo intorno ai poli e nella subcrosta di permagelo. Le ultime grosse piante e gli ultimi alberi morirono, finché non rimasero solo l’autoctono cactus da brandy e i frutteti di bradburie, aggrappati alla vita in un vuoto quasi assoluto. Le tempeste di polvere duravano anni e rendevano in pratica impossibile ai marines della Pax il pattugliamento del pianeta rosso.
Ma gli abitanti del pianeta, soprattutto i marziano-palestinesi militanti, erano abituati a simili condizioni di vita e pronti a quella evenienza. Si tennero al coperto, uccisero i soldati della Pax che scendevano sul pianeta e aspettarono. Missionari dell’ordine dei templari dislocati nelle altre colonie marziane chiesero di essere adattati alle condizioni planetarie d’origine. Migliaia e migliaia corsero il rischio della nanotecnologia irreversibile e consentirono alle macchine molecolari di alterare il loro corpo e il DNA, adattandolo al pianeta.
Ma un’altra cosa preoccupò maggiormente il Vaticano: le battaglie spaziali che divamparono quando le navi un tempo appartenenti alla Macchina da guerra marziana, che si presumeva ormai defunta, uscirono dal nascondiglio nella remota Fascia di Kuiper e iniziarono una serie di attacchi tipo "mordi e fuggi" contro i convogli della Flotta della Pax nel sistema della Vecchia Terra. Il rapporto della distruzione di unità nemiche in quegli attacchi era di cinque a uno in favore della Pax, ma le perdite erano inaccettabili e il costo per mantenere l’operazione marziana era spaventoso.
L’ammiraglio Marusyn e lo stato maggiore della Flotta consigliarono a Sua Santità di eliminare le perdite e di lasciare che il sistema della Vecchia Terra andasse in malora, almeno per il momento. Marusyn garantì al papa che niente sarebbe uscito da quel sistema solare. Ora che Marte non era più difendibile, puntualizzò, lì non c’era niente di valore. Il papa ascoltò, ma rifiutò di autorizzare la ritirata. A ogni conferenza il cardinale Lourdusamy mise l’accento sull’importanza simbolica di avere nella Pax il sistema della Vecchia Terra. Sua Santità decise di rinviare per un poco la decisione. L’emorragia di navi, uomini, denaro e materiale continuò.
Su Mare Infinitum la ribellione era in atto da tempo — sottomarini contrabbandieri, pescatori di frodo, centinaia di migliaia di indigeni testardi che avevano sempre rifiutato la croce — ma all’arrivo del contagio di Aenea acquistò nuova linfa. Le grandi zone di pesca divennero in pratica vietate alle flottiglie di pescherecci della Pax privi di scorta. Le navi da pesca automatiche e le isolate piattaforme galleggianti erano assalite e affondate. Nelle acque meno profonde era avvistato un numero sempre maggiore di micidiali leviatani bocca a lampada. L’arcivescovo Jane Kelley era furiosa con le autorità della Pax che non erano riuscite a porre fine al problema. Il vescovo Melandriano consigliò moderazione e Kelley lo scomunicò. A sua volta Melandriano dichiarò la secessione dei mari meridionali dalla Pax e dall’autorità della Chiesa e migliaia di fedeli seguirono quel capo carismatico. Il Vaticano inviò altre navi della Flotta, che però potevano fare ben poco per appianare quella lotta a quattro, di superficie e di profondità, fra i ribelli, le forze dell’arcivescovo, le forze del vescovo e i bocca a lampada.
E in tutta quella confusione e quel massacro, il messaggio di Aenea viaggiava con la velocità della parola e della comunione segreta.
La ribellione, sia violenta sia spirituale, divampò anche altrove: sui pianeti visitati da Aenea, Ixion, Patawpha, Amritsar e Groombridge Dyson D; su Tsingtao-Hsishuang Panna, dove la voce di retate di non cristiani su altri pianeti creò prima panico e poi feroce resistenza a qualsiasi cosa avesse a che fare con la Pax; su Deneb Drei, dove la repubblica Jamnu proclamò che bastava portare il crucimorfo per essere decapitati; su Fuji, dove il messaggio di Aenea fu portato da rinnegati della Pax Mercatoria e dove si diffuse come una tempesta di fuoco di proporzioni planetarie; sul pianeta desertico Vitus-Gray-Balianus B, dove gli insegnamenti di Aenea giunsero tramite profughi dal sistema solare Amarezza di Sibiatu e si combinarono con la certezza che il modo di vita della Pax avrebbe distrutto per sempre la loro cultura. Gli Spettroelica di Amoiete guidarono la lotta: nel primo mese di combattimenti fu liberata la città di Keroa Tambat e la base della Pax di Bombasino divenne in breve una fortezza sotto assedio. Il comandante della base, Solznykov, chiese a gran voce l’intervento della Flotta della Pax, ma il Vaticano e gli alti comandi, preoccupati per altre situazioni, gli ordinarono di starsene buono e anzi lo minacciarono di scomunica se non avesse posto fine da solo alla rivolta.