Выбрать главу

Per quanto possa sembrare incredibile, eravamo attesi. Nel grande gompa al centro della Città di Pace più di milleduecento monaci in tonaca rossa, seduti a gambe incrociate, pazienti, in fila, aspettavano Aenea. Il lama residente l’accolse con un grande inchino; Aenea aiutò l’anziano monaco a rimettersi in piedi e lo abbracciò. Poi A. Bettik e io ci trovammo seduti su un lato della bassa piattaforma fornita di cuscini, mentre Aenea rivolgeva un breve discorso alla folla in attesa.

«La scorsa primavera annunciai che sarei tornata in questo periodo» disse piano, con voce perfettamente chiara nel grande spazio di marmo «e mi compiaccio di rivedervi tutti. Per quelli di voi che fecero comunione con me durante la mia ultima visita: so che avete scoperto la verità di apprendere il linguaggio dei morti, di apprendere il linguaggio dei vivi e, per alcuni di voi, di udire la musica delle sfere e presto, ve lo prometto, di muovere quel primo passo.

«Oggi è un giorno triste per molti aspetti, ma il nostro futuro risplende di ottimismo e di cambiamento. Sono onorata che mi abbiate permesso di essere il vostro maestro. Sono onorata che abbiate condiviso con me l’esplorazione di un universo che è ricco al di là di ogni immaginazione.»

Si interruppe e guardò A. Bettik e me. «Questi sono i miei compagni, il mio amico A. Bettik e il mio amato Raul Endymion. Hanno condiviso con me tutte le avversità del viaggio più lungo della mia vita e condivideranno il pellegrinaggio di oggi. Quando vi lasceremo, varcheremo oggi le tre Porte Celesti, entreremo nella Bocca del Drago e — il Buddha e i fati del caos volendo — visiteremo la principessa delle Nubi azzurre e vedremo il Tempio dell’Imperatore di Giada.»

Si interruppe di nuovo e guardò le teste rasate e i vivaci occhi neri. Quelli non erano fanatici religiosi, capii, né servi bruti né asceti che si punivano da soli; erano invece file su file di intelligenti, curiosi, attenti giovani uomini e donne. Ho detto "giovani", ma fra i visi freschi e giovanili c’erano facce con la barba grigia e rughe sottili.

«Il mio caro amico lama mi dice che molti altri vogliono unirsi a noi in comunione con il Vuoto che lega» disse Aenea.

Un centinaio di monaci nella prima fila cadde in ginocchio.

Aenea annuì. «Così sia» disse piano. Il lama portò brocche di vino e molte semplici coppe di bronzo. Prima di riempire le coppe o di incidersi il dito per le gocce di sangue, Aenea disse: «Prima di farvi partecipi di questa comunione, devo ricordarvi che si tratta di cambiamento fisico, non spirituale. La vostra personale ricerca di Dio o della Illuminazione deve rimanere solo questo: vostra ricerca personale. Il cambiamento non vi porterà satori né salvezza. Porterà solo… cambiamento».

La mia giovane amica alzò il dito, quel dito che fra poco avrebbe inciso per trarne gocce di sangue. «Nelle cellule del mio sangue ci sono disposizioni uniche di DNA e di RNA, insieme con certi agenti virali che invaderanno il vostro corpo, dal rivestimento dello stomaco fino a ogni singola cellula. Questi virus invasivi sono somatici, cioè saranno trasmessi ai vostri figli.

«Ho insegnato ai vostri maestri, e loro hanno insegnato a voi, che questi cambiamenti fisici vi permetteranno, dopo un periodo di pratica, di toccare direttamente il Vuoto che lega per apprendere il linguaggio dei morti e dei vivi. Alla fine, con esperienza e pratica molto maggiori, forse vi sarà possibile udire la musica delle sfere e muovere un vero passo altrove.» Alzò ancora il dito. «Non si tratta di metafisica, miei cari amici. Si tratta di un agente virale mutante. Non potrete portare mai il crucimorfo della Pax, vi avverto; né mai potranno portarlo i vostri figli e i loro figli. Questo basilare cambiamento nell’anima dei vostri geni e cromosomi vi impedirà per sempre quella forma di longevità fisica.

«La comunione con me non offre immortalità, miei cari amici. Garantisce che la morte sarà la nostra fine comune. Lo ripeto, non offro vita eterna né satori istantaneo. Se è questo ciò che cercate davvero, dovete trovarlo nelle vostre personali ricerche religiose. Io vi offro solo un approfondimento dell’umana esperienza della vita e un legame con altri, umani o non umani, che hanno condiviso quell’impegno a vivere. Non dovete vergognarvi, se cambiate idea adesso. Ma ci sono dovere, disagio e grande pericolo, per coloro che partecipano a questa comunione e così diventano maestri del Vuoto che lega, oltre che compagni portatori di questo nuovo virus di scelta umana.»

Aspettò in silenzio, ma nessuno di quel centinaio di monaci si mosse o si allontanò. Rimasero tutti in ginocchio, a testa china, come in meditazione.

«Così sia» disse Aenea. «Vi faccio i miei migliori auguri.» Si punse il dito e ne trasse una goccia di sangue per ogni coppa già piena di vino che l’anziano lama le presentava.

In breve i cento monaci fecero girare le coppe e ciascuno di loro bevve un piccolo sorso. Allora mi alzai, deciso a mettermi in fondo alla fila e partecipare alla comunione, ma con un gesto Aenea mi chiamò accanto a sé.

«Non ancora, amore mio» mi bisbigliò all’orecchio, toccandomi la spalla.

Fui tentato di protestare: insomma perché venivo escluso? Invece ritornai a sedermi accanto ad A. Bettik. Mi chinai verso di lui e gli mormorai: «Non hai ancora fatto questa sorta di comunione, vero?».

L’androide sorrise. «No, signor Endymion. E non la farò mai.»

Stavo per domandargli perché, ma in quel momento la comunione finì, i milleduecento monaci si alzarono, Aenea camminò fra loro, scambiando qualche parola, toccando mani, e capii, dall’occhiata che mi lanciò da sopra le teste rasate, che per noi era tempo di andare via.

Nemes, Scilla e Briareo guardano lo Shrike al di là della campata del ponte sospeso; per un momento non mutano di fase, soppesano in tempo reale il loro nemico.

"È assurdo" trasmette Briareo. "Uno spauracchio per bambini. Tutto punte e spine e denti. Che sciocchezza."

"Raccontalo a Gige" replica Nemes. "Pronti?"

"Pronti" conferma Scilla.

"Pronti" conferma Briareo.

I tre mutano di fase all’unisono. Nemes vede l’aria intorno a loro ispessirsi e appesantirsi, la luce diventare uno sciroppo color seppia; anche se ora lo Shrike facesse la cosa più ovvia, tagliare i cavi che sorreggono il ponte, non avrebbe importanza: in tempo rapido, ci vorranno secoli perché il ponte cominci a cadere, tempo sufficiente perché il terzetto attraversi il ponte mille volte.

In fila indiana, con Nemes in testa, i tre attraversano subito il ponte.

Lo Shrike non cambia posizione. Non muove la testa per seguire il loro movimento. Negli occhi ha un luccichio smorto, come di vetro cremisi che rifletta l’ultimo bagliore del tramonto.

"Qualcosa non quadra" trasmette Briareo.

"Silenzio!" ordina Nemes. "Restate fuori della banda comune, a meno che non apra io il contatto." Ora è a meno di dieci metri dallo Shrike e la creatura non ha ancora reagito. Nemes continua ad avanzare nell’aria densa e infine mette piede su solida pietra. Il suo clone femmina la segue e prende posizione a sinistra. Briareo lascia il ponte e si pone a destra. Sono di fronte alla leggenda di Hyperion, a soli tre metri. Lo Shrike resta immobile.

«Togliti di mezzo o sarai distrutto» dice Nemes, mutando di fase quanto basta a parlare alla statua di cromo. «Hai fatto il tuo tempo. Oggi la ragazza è nostra.»

Lo Shrike non risponde.

"Distruggetelo" ordina Nemes ai suoi cloni e muta di fase.

Lo Shrike cambia tempo e scompare.

Nemes batte le palpebre, mentre le onde di shock temporale lanciano increspature intorno a lei; poi esamina i dintorni, usando l’intero spettro visivo. Nel Tempio a mezz’aria ci sono ancora alcuni esseri umani, ma non lo Shrike.

"Tempo lento" ordina Nemes e i suoi due compagni ubbidiscono subito. Il mondo si ravviva, l’aria si muove, il suono ritorna.