"Mi lancio ancora contro di lei per non farle riprendere l’equilibrio, sposto le dita verso le orbite e da dietro tiro con tutte le mie forze.
"La sua testa si piega all’indietro, trenta gradi, cinquanta, sessanta, dovrei sentire lo schiocco della spina dorsale, ottanta gradi, novanta. Il collo è ad angolo retto con il tronco, gli occhi simili a bilie sono freddi sotto le mie dita, le sue labbra si spalancano e i denti scattano per azzannarmi il braccio.
"Lascio la presa.
"Nemes scatta in avanti come spinta da una molla gigantesca. Mi pianta nella schiena gli artigli, mi raschia l’osso delle scapole.
"Mi rannicchio e con una serie di colpi brevi e duri la colpisco alle costole e al ventre. Due, quattro, sei colpi veloci, mentre mi rigiro, con la parte alta della testa contro il suo petto lacerato e oleoso: il sangue dai tagli al mio cuoio capelluto cola su tutt’e due. Qualcosa, nel suo petto o nel diaframma, si spezza con uno schiocco metallico. Nemes mi vomita liquido giallastro sul collo e sulle spalle.
"Mi ritraggo barcollando e lei mi lancia un sogghigno: denti acuminati brillano tra le bolle di bile giallastra che le gocciolano dal mento e cadono sulla piattaforma già scivolosa.
"Nemes urla, vapore che sibila da un bollitore moribondo, e si lancia di nuovo: il braccio-falce taglia l’aria in un invisibile arco.
"Salto indietro. Tre metri dalla parete di roccia o dalla cornice dove c’è Aenea.
"Nemes colpisce di rovescio, il suo braccio è un’elica, un sibilante pendolo d’acciaio. Ora può spingermi dove vuole.
"Mi vuole morto, o fuori dei piedi. Vuole Aenea.
"Balzo ancora indietro e stavolta la lama taglia stoffa proprio sopra la cintola. Mi sono spostato a sinistra, più verso la parete rocciosa che verso la cornice di roccia.
"Per quel secondo Aenea non è protetta. Non sono più fra lei e Nemes."
Il punto debole di quella creatura. Mi gioco tutto, la stessa Aenea, su questo: Nemes è un predatore nato. Così vicina a uccidermi, non può resistere all’impulso di finirmi.
"Nemes oscilla a destra, non rinuncia alla possibilità di balzare su Aenea, ma intanto mi insegue verso la parete di roccia. La falce si muove di rovescio verso la mia testa per una rapida decapitazione.
"Inciampo e rotolo ancora a sinistra, lontano da Aenea. Ora sono sul tavolato, agito le gambe.
"Nemes è sopra di me, mi schizza di liquido giallastro il viso e il petto. Alza il braccio-falce, lancia un grido, cala il braccio."
"Nave, atterra su questa piattaforma. Immediatamente. Senza discussioni!"
"Ansimo queste parole nel microfono della dermotuta e intanto rotolo contro le gambe di Nemes. Il braccio-falce colpisce il duro cedro bonsai nel punto dove un attimo prima c’era la mia testa.
"Sono sotto Nemes. La lama del braccio è profondamente conficcata nel legno. Per qualche secondo Nemes resta piegata per artigliarmi e non può fare leva per liberare il braccio. Un’ombra cala su di noi.
"Le unghie della sua sinistra mi lacerano la parte destra della testa: quasi mi tagliano l’orecchio, mi incidono la mascella, mancano per un pelo la giugulare. Col palmo della destra le spingo indietro il mento, cerco di impedire che le fauci si aprano e serrino i denti sul mio collo e sul viso. Nemes è più forte di me.
"Devo togliermi da sotto di lei: ne va della mia vita.
"Il suo braccio è ancora conficcato nella piattaforma, ma per Nemes è un vantaggio, l’aiuta a tenermi inchiodato.
"L’ombra diventa più scura."
Dieci secondi. Non di più.
"Nemes mi strappa la mano che le blocca la testa e con uno strattone libera la lama conficcata nel legno; barcolla e si tira in piedi. Sposta gli occhi a sinistra, dove c’è Aenea, indifesa.
"Rotolo lontano da Nemes, e lontano da Aenea, lasciando indifesa la mia amica. Mi aggrappo con le unghie alla fredda roccia per tirarmi in piedi. Non posso usare la destra, un tendine reciso in quegli ultimi secondi, così alzò la sinistra, prendo dall’imbracatura la fune di sicurezza, posso solo augurarmi che sia ancora intatta, e aggancio il moschettone al chiodo da rocciatore, con uno scatto metallico, come di manette che si chiudano.
"Nemes si gira di colpo a sinistra: ora mi lascia perdere, punta su Aenea, gli occhi simili a bilie di vetro nero. La mia amica mantiene la posizione.
"La nave atterra sulla piattaforma, spegne i repulsori EM e grava con tutto il peso sul tavolato, schianta con rumore lacerante il padiglione della Giusta Meditazione, riempie con le arcaiche pinne di coda quasi tutto lo spazio, manca per un pelo sia me sia Nemes.
"La diabolica creatura lancia un’occhiata, girando solo la testa, alla gigantesca nave nera che incombe su di lei; se ne disinteressa, è chiaro, e si acquatta per balzare su Aenea.
"Per un secondo penso che il cedro bonsai reggerà, che la piattaforma sia più robusta di quanto i calcoli di Aenea e la mia esperienza lascino credere, ma poi c’è un orrendo, lacerante rumore di legno schiantato e l’intera piattaforma della Giusta Meditazione e buona parte della scala che porta al padiglione della Giusta Preoccupazione si staccano dalla montagna.
"Le persone sulla loggia, che hanno assistito allo scontro, vengono sbattute all’interno, mentre la nave precipita."
"Nave!" ansimo nel microfono della dermotuta. "Resta sospesa!" Poi riporto l’attenzione su Nemes.
"La piattaforma precipita sotto i suoi piedi. Nemes spicca un balzo verso Aenea. La mia amica non si ritrae.
"Solo la piattaforma che precipita impedisce a Nemes di completare il balzo, che così risulta corto. Ma gli artigli urtano la cornice di roccia, lanciano scintille, trovano un appiglio.
"La piattaforma crolla in mille pezzi, si disintegra mentre precipita nell’abisso; dei pezzi colpiscono la piattaforma principale più in basso e ne strappano alcune parti, in altre provocano mucchi di detriti.
"Nemes penzola dalla cornice, raspa con gli artigli e con i piedi, appena un metro più in basso di Aenea.
"Io ho otto metri di corda di sicurezza. Uso la sinistra ancora buona, mentre il mio sangue rende la corda pericolosamente scivolosa, mollo alcuni metri e con un calcio mi stacco dalla parete dove sono appeso.
"Nemes si tira un po’ più in alto e riesce a mettere le dita sopra la cornice. Trova una crepa o una fenditura, si tira su e in fuori, come un esperto rocciatore che abbia ragione di una sporgenza. Ha il corpo inarcato, con i piedi struscia la pietra e si tira più in alto in modo da lanciarsi sulla cornice e contro Aenea, che non si è mossa.
"Dondolo lontano da Nemes, rimbalzo contro la roccia, sento la liscia pietra contro la sanguinante pianta del piede da cui Nemes ha strappato lo stivale, vedo che la fune da cui dipende la mia vita si è sfilacciata nella lotta, non so se mi reggerà per qualche altro secondo.
"Metto più forza nel dondolio e passo molto più in alto di Nemes, descrivendo un arco di pendolo.
"Nemes si tira ginocchioni sulla cornice dove c’è Aenea e si alza a meno di un metro dalla mia amata.
"Dondolo in alto, la roccia mi raschia la spalla destra, penso per un nauseante secondo di non avere velocità e corda sufficienti, ma poi sento di farcela, per un pelo, solo per un pelo.
"Nemes si gira di scatto mentre le arrivo alle spalle. Apro le gambe in un abbraccio, le chiudo intorno a lei, incrocio le caviglie.
"Nemes urla e alza il braccio-falce. Il mio inguine e il mio ventre non hanno protezione.
"Senza pensarci, senza pensare alla corda che si consuma e al dolore in tutto il corpo, tengo stretto, mentre la gravità e lo slancio ci riportano indietro, lei pesa più di me, e per un altro terribile secondo penzolo attaccato a lei e lei non si muove, ma non ha ancora ritrovato l’equilibrio, barcolla sul margine, dondolo all’indietro e cerco di spostare il centro di gravità verso le spalle sanguinanti, e Nemes si stacca dalla cornice.
"Apro immediatamente le gambe e la lascio.