Le simulazioni computerizzate di scontri militari, risalenti al tardo XX secolo, mostravano che reti neurali moribonde prendevano decisioni inaspettate ma altamente creative: per esempio, una IA primitiva pre-senziente che controllava una flotta danneggiata in una simulazione di battaglia navale all’improvviso affondava le proprie navi colpite in modo che i resti della flotta riuscissero a fuggire. A questo punto giungeva il genio della creatività a rete neurale non lineare moribonda.
Il Nucleo non ha mai avuto una simile creatività. Ha in essenza la struttura lineare seriale dell’unità centrale d’elaborazione da cui si è evoluto, accoppiata alla mentalità ossessiva, non creativa, del parassita finale.
Ma con il crucimorfo, il grande congegno calcolatore di rete neurale del Nucleo che è la parte cristiano-crucimorfica della specie umana, ha trovato una fonte di creatività quasi illimitata. Tutto ciò di cui le entità del Nucleo hanno bisogno come catalizzatore di creatività è la morte di gran parte della rete neurale. E gli esseri umani forniscono in abbondanza quel catalizzatore.
Le IA del Nucleo volteggiano come vampiri, aspettano di nutrirsi dei cervelli umani morenti, succhiano il midollo della creatività dalle ossa mentali dell’uomo. E quando le morti scendono sotto il livello necessario o quando la domanda di soluzioni creative cresce, le IA orchestrano qualche milione di altri decessi.
Accadono incidenti bizzarri. La salute dell’uomo non è quella che era qualche secolo fa. Le morti per rumori, cardiopatie e simili sono in aumento. E vi sono altre forme più subdole di mortalità accomodata. Anche se la Pax ha imposto la pace nell’impero interstellare umano, crescono le occasioni di morte violenta. Si introducono nuove forme di morte. Le navi Arcangelo sono un primo esempio. Per i cristiani rinati la morte è un bene a buon mercato. Ma per il Nucleo è una ricca fonte di creatività orchestrata.
Ecco quindi il crucimorfo. Ed ecco quindi, credo, almeno una ragione per eliminare quella mostruosità dal corpo umano e dall’anima umana.
(Aenea termina di parlare. Segue un lungo silenzio. Le foglie mormorano nel soffio dell’aria fatta circolare sulla nave-albero. Non uno delle centinaia di esseri umani o umanoidi sulle varie piattaforme, rami, ponti o scale, pare battere ciglio, tanto sono intensi gli sguardi puntati sulla mia amica. Alla fine una voce decisa si alza…)
Padre capitano de Soya: Porto ancora l’abito talare e non ho rinunciato ai voti di prete cattolico. C’è qualche speranza per la mia Chiesa, non la Chiesa della Pax, soggetta al controllo del TecnoNucleo e alla vanità di avidi uomini e donne, ma la Chiesa di Gesù Cristo e delle centinaia di milioni che hanno seguito la sua parola?
Aenea: Federico, padre de Soya, la risposta tocca a lei. A lei e ai fedeli come lei. Ma posso dirle che oggi miliardi di uomini e donne, alcuni col crucimorfo, molti altri senza, desiderano ardentemente il ritorno a una Chiesa che si occupi di faccende spirituali, degli insegnamenti di Cristo e delle più profonde questioni del cuore, anziché essere ossessionata da questa falsa risurrezione.
Templare Het Masteen: Riverita maestra, se posso cambiare argomento, dal cosmico e teologico al personale e insignificante…
Aenea: Niente di cui lei parla potrebbe essere insignificante, Vera Voce dell’Albero Het Masteen.
Het Masteen: Riverita maestra, ho partecipato al pellegrinaggio su Hyperion, con sua madre…
Aenea: Mi parlò spesso di lei, Vera Voce dell’Albero Het Masteen.
Het Masteen: Allora sa, maestra, che mentre attraversavamo sul carro a vento il mar d’Erba, il Signore della Sofferenza, lo Shrike, venne a me. E mi portò avanti nel tempo e in là nello spazio… in questo tempo, in questo luogo.
Aenea: Sì.
Het Masteen: Nelle conversazioni con lei e con i miei fratelli nella confraternita del Muir, ho capito che è mio destino servire in questa epoca il Muir e la causa della vita, come fu profetizzato secoli fa da quelli tra noi in grado di vedere nel Vuoto che lega. Ma in questi giorni e malgrado gli sforzi dei miei fratelli e di altri amici fra gli Ouster, ho sentito parlare del poema epico di Martin Sileno e ho trovato una edizione dei Canti…
Aenea: Purtroppo, Vera Voce dell’Albero Het Masteen, mio zio Martin scrisse quel poema al meglio delle sue conoscenze, ma le sue conoscenze erano incomplete.
Het Masteen: Ma nei Canti, riverita maestra, il poeta dice che nel fatidico giorno i pellegrini, e il mio amico colonnello Kassad me l’ha confermato, mi trovano su Hyperion, nella valle delle Tombe del Tempo e che muoio poco dopo…
Aenea: Ciò è vero nel contesto dei Canti, ma…
Het Masteen (alza la mano per interrompere la mia amica): Ciò che mi preoccupa, reverenda maestra, non è il mio inevitabile ritorno nel tempo al pellegrinaggio su Hyperion né la mia inevitabile morte. Capisco che questo per me è solo uno dei possibili futuri, per quanto probabile o auspicabile. Ma vorrei sapere se le mie ultime parole furono quelle riportate nei Canti dal vecchio poeta. È vero che immediatamente prima di morire griderò: "Sono il Vero Prescelto. Devo guidare l’Albero della Sofferenza nel tempo della redenzione finale"?
Aenea: Questo è ciò che è scritto nei Canti, Vera Voce dell’Albero Het Masteen.
Het Masteen (sorride sotto il cappuccio): E quel tempo è vicino, reverenda maestra? Userà questa Yggdrasill come l’Albero della Sofferenza per la nostra redenzione finale, secondo quanto attestano le profezie?
Aenea: La userò, Vera Voce dell’Albero Het Masteen. Tra poco partirò per realizzare nel giro di qualche giorno quella redenzione finale. Chiedo formalmente che la Yggdrasill sia lo strumento del nostro viaggio e lo strumento della redenzione finale. Inviterò molti dei presenti a unirsi a me in questo viaggio conclusivo. E le chiedo formalmente, Vera Voce dell’Albero Het Masteen, di comandare la nave-albero Yggdrasill, d’ora in poi conosciuta per sempre come l’Albero della Sofferenza, in questo viaggio.
Het Masteen: Accetto formalmente l’invito, reverenda maestra, e sono pronto a prendere il comando della nave-albero Yggdrasill in questa missione. (Seguono alcuni minuti di silenzio.)
Capomastro Jigme Norbu: Aenea, George e io avremmo una domanda.
Aenea: Sì, Jigme?
Jigme Norbu: Ci hai parlato del genocidio effettuato senza clamore dal TecnoNucleo su pianeti come Hebron, Qom-Riyadh e altri. Be’, non è vero e proprio genocidio, perché le popolazioni sono state poste in uno stato di sonno simile alla morte, ma è un terribile sequestro di milioni di persone.
Aenea: Sì.
Jigme Norbu: La stessa cosa è avvenuta anche sul nostro amato T’ien Shan, dopo la nostra partenza? I nostri amici e i nostri familiari sono stati zittiti con le neuroverghe del Nucleo e portati via in uno dei pianeti labirinto?
Aenea: Sì, Jigme, mi rattrista dire che è accaduto. Mentre parliamo, i corpi vengono portati via dal pianeta.
Kuku Se: Perché? Per quale motivo sequestrano quelle popolazioni? Gli ebrei, i musulmani, gli indù, gli atei, i marxisti… e ora è toccato anche al nostro bellissimo mondo buddhista. La Pax è forse impegnata a eliminare tutte le altre fedi?
Aenea: Questo è il motivo che spinge la Pax e la Chiesa, Kuku. Per il TecnoNucleo, la faccenda è molto più complicata. Senza il parassita crucimorfo su quelle popolazioni non cristiane, il Nucleo non può usare quegli esseri umani nella propria rete neurale di moribondi. Ma se immagazzina quei miliardi di individui nella loro falsa morte, può utilizzare la loro mente in gigantesche reti neurali funzionanti in parallelo. Un accordo vantaggioso per tutt’e due le parti: la Chiesa, che esegue la maggior parte del lavoro di rimozione, non è più minacciata da non credenti; il Nucleo, che provoca il sonno/morte e immagazzina i corpi nei pianeti labirinto, ottiene nuovi circuiti nella sua rete Intelligenza Finale.