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Il cardinale Mustafa guardò la lucida fotografia. Sagome di cadaveri vestiti di bianco erano visibili nella polvere rossa delle vie di Arafat-kaffiyeh. Malgrado la sgranatura dell’immagine, era chiaro che quei corpi erano orribilmente maciullati e gonfi per l’inizio di decomposizione. Il Grande Inquisitore parlò piano, lottando contro l’impulso a urlare e poi a ordinare che quegli idioti fossero torturati e uccisi. «Perché queste persone non sono state risuscitate e interrogate?» domandò piano ma con furia repressa.

L’arcivescovo Robeson tentò un pallido sorriso. «Lo vedrà domani, eccellenza. Domani la risposta le sarà fin troppo chiara.»

Su Marte i VEM erano inutili. Per recarsi sul pianoro Tharsis, il gruppo usò skimmer blindati della sicurezza della Pax. Navi torcia e la Jibril tennero d’occhio il volo degli skimmer. Caccia Scorpione effettuarono ricognizioni per un eventuale combattimento spazio/aria. A duecento chilometri dal pianoro, cinque squadre di marines si lanciarono dagli skimmer e volarono in avanscoperta, a bassa quota; con sonde acustiche rastrellarono la zona e stabilirono posizioni di fuoco.

Solo sabbia si muoveva ad Arafat-kaffiyeh.

Gli skimmer della sicurezza del Sant’Uffizio atterrarono per primi e si posarono sulla sabbia dove un tempo cresceva l’erba del parco pubblico della città; i velivoli esterni stabilirono e collegarono un campo di contenimento classe sei che racchiuse in un tremulo scintillio simile alla foschia di calore gli edifici intorno alla piazza. I marines si erano già disposti in un cerchio difensivo con al centro il parco. Ora le truppe del governatore della Pax e della Guardia nazionale si mossero verso l’esterno per stabilire un secondo perimetro nelle vie e nei vicoli intorno alla piazza. Le otto guardie svizzere dell’arcivescovo rafforzarono il cerchio appena fuori del campo di contenimento. Allora le forze di sicurezza del Sant’Uffizio scesero di corsa le rampe dello skimmer e formarono il perimetro interno di figure inginocchiate in nera armatura da battaglia.

"Tutto pulito" trasmise sul canale tattico il sergente al comando dei marines.

"Niente si muove nel raggio di un chilometro dal punto uno" gracchiò la voce del tenente della Guardia nazionale. "Cadaveri nella via."

"Qui tutto pulito" comunicò il capitano delle guardie svizzere.

"Confermate che niente si muove ad Arafat-kaffiyeh, a parte il vostro gruppo" disse la voce del comandante della Jibril.

"Confermato" disse il comandante Browning della sicurezza del Sant’Uffizio.

Sentendosi sciocco e di cattivo umore, il Grande Inquisitore scese la rampa e attraversò il parco pubblico coperto di sabbia. Il suo umore non era affatto migliorato dalla stupida maschera osmotica con alimentatore circolare che gli penzolava dalla spalla come un medaglione.

Padre Farrell, l’arcivescovo Robeson, il governatore Clare Palo e un’orda di funzionari corsero per tenersi al passo, mentre il cardinale Mustafa avanzava verso le guardie della sicurezza inginocchiate e con un gesto imperioso ordinava di aprire un passaggio nel campo di contenimento. Lo varcò senza badare alle proteste del comandante Browning e delle altre sagome in corazza nera che si affannavano per raggiungerlo.

«Dov’è il primo dei…» cominciò il Grande Inquisitore, muovendosi a scatti nello stretto vicolo di fronte al parco pubblico. Ancora non si era abituato alla minore gravità marziana.

«Proprio dietro l’angolo» ansimò l’arcivescovo.

«Sarebbe meglio aspettare che i campi esterni siano…» disse il governatore Clare Palo.

«Eccolo» esclamò padre Farrell, indicando la via nella quale erano sbucati.

Il gruppo, una quindicina, si fermò di colpo, tanto che gli aiutanti e gli agenti della sicurezza più indietro dovettero trattenersi per non urtare i maggiorenti.

«Buon Dio!» mormorò l’arcivescovo Robeson. Si fece il segno della croce. Sotto la limpida maschera osmotica, il suo viso mostrava il pallore.

«Cristo!» borbottò il governatore Clare Palo. «Da due settimane vedo in continuazione ologrammi e fotografie, ma… Cristo!»

«Ahh» disse padre Farrell, avvicinandosi di un passo al primo cadavere.

Il Grande Inquisitore si unì a lui. Piegò il ginocchio sulla sabbia rossastra. La sagoma maciullata distesa a terra dava l’impressione che qualcuno avesse usato carne, ossa e cartilagini per creare una scultura astratta. Non sarebbe stata riconoscibile come umana, se non ci fossero stati il luccichio di denti nella bocca spalancata e una mano poco distante nella mobile sabbia marziana.

Dopo un momento, il Grande Inquisitore disse: «Non saranno stati, in tutto o in parte, degli animali? Uccelli mangiacarogne, forse? Topi?»

«No» rispose il maggiore Piet, comandante delle forze di terra del governatore. «Gli uccelli sono scomparsi dal pianoro Tharsis fin da quando l’atmosfera ha iniziato a rarefarsi, due secoli fa. I rilevatori di movimento non hanno registrato ratti… né altre creature… da quando è avvenuto il massacro.»

«È stato lo Shrike» disse il Grande Inquisitore. Non parve molto convinto. Si rialzò e si accostò al cadavere seguente. Forse si era trattato di una donna. Pareva che l’avessero rivoltata come un calzino e fatta a brandelli. «Anche questo?»

«Così crediamo» disse il governatore Clare Palo. «Dopo avere trovato questo scempio, la Guardia nazionale ha ricuperato l’olocamera della sicurezza che conteneva i trentotto secondi di registrazione che le abbiamo già mostrato.»

«Pareva una decina di Shrike che uccidevano una decina di persone» notò padre Farrell. «L’ologramma era confuso.»

«C’era una tempesta di sabbia» disse il maggiore Piet. «E lo Shrike era uno solo… abbiamo studiato le singole immagini. Si è semplicemente mosso tra la folla, con tale rapidità da sembrare tutta una serie di creature.»

«Si è mosso tra la folla» mormorò il Grande Inquisitore. Si accostò a un altro cadavere che forse era quello di una bambina o di una donna molto piccola. «E ha fatto questo massacro.»

«E ha fatto questo massacro» confermò il governatore Clare Palo. Diede un’occhiata all’arcivescovo Robeson, che si era appoggiato a un muro per sorreggersi.

C’erano da venti a trenta cadaveri, in quel tratto di via.

Padre Farrell piegò il ginocchio e passò la mano guantata sul petto e nella cavità toracica del primo cadavere: la carne era congelata, al pari del sangue che cadde via in una nera pioggerella di ghiaccio. «E non c’era segno dei crucimorfi?»

Il governatore Clare Palo scosse la testa. «Non nei due cadaveri che la Guardia nazionale ha riportato per la risurrezione. Nessun segno di crucimorfi, da nessuna parte. Se ci fosse stato anche solo un residuo… un millimetro di nodulo o un frammento di fibra nel gambo cerebrale o…»

«Lo sappiamo!» sbottò il Grande Inquisitore, ponendo fine alla spiegazione.

«Strano davvero» disse il vescovo Erdle, l’esperto del Sant’Uffizio in tecniche di risurrezione. «Che io sappia, non si è mai dato il caso che in un cadavere praticamente intatto non sia stato possibile trovare un residuo del crucimorfo. Il governatore Palo ha ragione, naturalmente. Per il sacramento della risurrezione basta anche un minimo brandello.»

Il Grande Inquisitore si fermò a ispezionare un cadavere che era stato scagliato contro una cancellata di ferro, con tanta forza da finire impalato in una decina di punte. «Si direbbe che lo Shrike cercasse i crucimorfi» commentò. «Ha tolto dai cadaveri fino all’ultimo frammento.»

«Impossibile» disse il vescovo Erdle. «Semplicemente impossibile. Ci sono più di cinquecento metri di microfibra nelle estensioni dei noduli cellulari del…»

«Impossibile» convenne il Grande Inquisitore. «Ma scommetto che, quando avremo spedito su Pacem questi cadaveri, non uno di essi sarà ricuperato. Lo Shrike avrà anche lacerato cuore e polmoni e gola, ma solo perché cercava i crucimorfi.»

Il comandante della sicurezza Browning girò l’angolo, seguito da cinque agenti in armatura nera. "Eccellenza" disse sul canale tattico riservato soltanto al Grande Inquisitore "il peggio è a un isolato da qui… da questa parte."