— È davvero un progetto grandioso, e… Sì, i Costruttori applicano la maggior parte dell’energia di cui dispongono a questa attività: lo studio di come l’intelligenza potrà sopravvivere nel futuro remoto, quando la mente avrà occupato l’universo intero, e tutte le stelle saranno morte, e i pianeti si saranno allontanati dai loro soli, e la materia stessa incomincerà a decomporsi. Tuttavia, sbagli: l’universo non è infinito, e dunque non è sufficiente. Almeno, per alcune fazioni dei Costruttori non lo è. Capisci? Questo universo è limitato nello spazio e nel tempo: si è originato in un momento determinato del passato ed è destinato a perire con la disgregazione totale della materia, alla fine del tempo. Ebbene, alcuni Costruttori, organizzati in una fazione, non sono pronti ad accettare questa finitudine: non intendono tollerare nessun limite alla conoscenza. Un universo finito non è sufficiente per loro, quindi si stanno preparando a rimediare in qualche modo.
Mentre ascoltavo queste parole, un brivido gelido di terrore puro mi percorse il cuoio capelluto. Guardai le stelle nascoste. La specie dei Costruttori era già immortale, aveva conquistato la galassia, avrebbe occupato l’universo intero… Com’era possibile che avesse ambizioni persino maggiori?
Inoltre, mi domandai trucemente come potessimo essere coinvolti noi in quel progetto.
Sempre collegato alla sonda, Nebogipfel si massaggiò il viso con il dorso di una mano, come un gatto, per tergersi alcune particelle di cibo dalla pelliccia del mento: — Non ho ancora del tutto capito il loro progetto, però so che riguarda i viaggi temporali e la plattnerite, nonché, credo il concetto di molteplicità della storia. I dati sono complessi, e tanto luminosi…
L’uso di tale aggettivo mi sorprese. Per la prima volta mi resi conto del coraggio e del vigore intellettuale di cui Nebogipfel doveva disporre per immergersi nel Mare d’Informazioni, e affrontare le sue correnti e le sue maree di concetti accecanti.
— I Costruttori stanno fabbricando una flotta di grandi navi temporali, le cui capacità superano di gran lunga quelle della tua epoca, o della mia. Intendono servirsene, credo, per addentrarsi nelle profondità del passato.
— Quanto? Oltre il paleocene?
Il Morlock mi fissò: — Oh, molto oltre.
— Bene… E noi che cosa c’entriamo, Nebogipfel? In che cosa consiste la “proposta” a cui hai accennato?
— Il nostro patrono, il Costruttore che è qui con noi, appartiene alla fazione di cui ti ho parlato. Non so come, è riuscito a individuarci mentre ci avvicinavamo, viaggiando nel tempo. La sua fazione è molto progredita: è riuscita a percepire il nostro arrivo dal paleocene a bordo della scialuppa temporale. Ecco perché lui era là ad accoglierci.
Il Costruttore era riuscito a seguire la nostra emersione alla superficie del tempo come se fossimo stati timidi pesci degli abissi!
— Be’, sono grato che lo abbia fatto… Dopotutto, se non fosse stato là a riceverci, oltre che a curarci con la sua chirurgia molecolare, adesso saremmo morti stecchiti…
— Proprio così.
— E ora?
Con uno schiocco osceno, Nebogipfel staccò l’orbita dalla sonda, poi lentamente rispose: — Credo che capiscano che cosa significhi tu, nonché il fatto che è stata la tua invenzione a provocare e a diffondere i mutamenti: a causare, insomma, l’esplosione della molteplicità che ha condotto a tutto questo.
— Che cosa vuoi dire?
— Credo che sappiano chi sei. E vogliono che li accompagniamo, a bordo delle navi temporali, fino al confine dell’inizio del tempo.
9
Opzioni e introspezioni
Viaggiare fino all’inizio del tempo… Il mio spirito si sgomentò a tale prospettiva!
Potrei essere considerato un codardo per questa reazione… Ebbene, forse lo sono. Rammentai, tuttavia, che avevo già potuto osservare una fine angosciosa del tempo in una delle storie che avevo esplorato: la prima, in cui avevo assistito alla morte del sole sopra una spiaggia desolata. Nauseato, ricordai anche il mio smarrimento e la mia ripugnanza, il fatto che soltanto il terrore di giacere indifeso in quella oscurità priva del minimo barlume, mi aveva indotto a rimontare a bordo della macchina del tempo per ritornare nel passato.
Sapevo che all’alba del tempo avrei trovato un paesaggio inimmaginabilmente diverso, eppure il ricordo della paura e della debolezza con cui avevo reagito all’esperienza precedente m’indusse a esitare.
Sono umano, e sono fiero di esserlo. Nondimeno, le esperienze che ho vissuto, e che oserei definire più insolite di quelle di qualunque altro uomo della mia generazione, mi hanno condotto a comprendere i limiti dell’anima umana: o almeno, della mia anima. Avevo saputo affrontare i discendenti dell’umanità, come i Morlock, e persino i mostri preistorici, come il Pristichampus. E quando si trattava di puro esercizio intellettuale, come nel caso di una discussione in un ambiente caldo e confortevole, potevo andare molto oltre, discutendo per ore della finitudine del tempo, oppure del punto di vista di von Helmholtz sull’inevitabilità dell’estinzione del calore nell’universo.
La realtà, però, era decisamente più scoraggiante, soprattutto quando si prospettavano possibilità come quella offerta dai Costruttori.
D’altronde, l’altra opzione disponibile non era molto attraente.
Io, che sono sempre stato un uomo d’azione, più incline alla pratica che alla teoria, mi trovavo alla mercé di esseri metallici talmente evoluti che non riuscivano neppure a concepire la possibilità di comunicare con me, proprio come io non avrei mai pensato di dedicarmi a una conversazione colta con una colonia di bacilli. Non vi era nulla che potessi fare sulla Terra Bianca, perché i Costruttori Universali avevano già fatto tutto.
Più volte mi ero rammaricato di non avere respinto l’invito di Nebogipfel e di non essere rimasto nel paleocene. In quell’epoca ospitale, avrei fatto parte di una comunità in via di sviluppo e, con il mio intelletto e con le mie capacità, nonché con la mia forza fisica, avrei svolto una funzione importante per la sopravvivenza e per il progresso dell’umanità.
Abbandonandomi all’introspezione, ricordai Weena, nonché il mondo dell’anno 802.701, che avevo visitato durante il mio primo viaggio temporale, e in cui avevo tentato di ritornare, soltanto per essere dirottato dalla prima biforcazione della storia. Se invece la prima volta fosse andata in modo diverso, se io mi fossi comportato diversamente, forse avrei potuto salvare Weena dall’incendio, seppure a costo della mia salute o della mia vita. Oppure, se fossi sopravvissuto a quella esperienza forse avrei potuto cambiare quella storia infelice inducendo in qualche modo gli Eloi e i Morlock ad affrontare e a superare la loro degradazione comune.
Avevo agito in tutt’altro modo, invece: mi ero affrettato a fuggire nella mia epoca subito dopo avere recuperato la macchina del tempo. Infine, ero costretto ad accettare la realtà: a causa della ramificazione infinita della storia, non avrei mai più potuto tornare nell’anno 802.701, e neppure nella mia epoca.