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Miles cercò di trarre un senso da quel poco che restava. Una mezza dozzina di uniformi, qualche abito civile, scarpe, stivali e… la tuta a pressione di Solian, quella su misura. Sembrava un oggetto prezioso, soprattutto in vista di un lungo soggiorno nello Spazio Quad. Ma per uno che voleva sparire non era particolarmente anonima, specie per i contrassegni militari barrayarani.

Non trovando nulla che li potesse sollevare dallo scomodo compito di visionare le registrazioni, Miles e Roic tornarono nell’ufficio di Solian e ricominciarono. Se non altro, rifletté Miles, esaminare le registrazioni di sicurezza gli avrebbe dato un’immagine delle potenziali dramatis personae… anche se sarebbero state confuse nella folla di quelli che non avevano nulla a che fare con la cosa. Osservare tutto era un segno che ancora non aveva la minima idea di cosa stesse facendo, ma era l’unico modo che avesse per far saltare fuori quell’indizio che tutti gli altri avevano trascurato…

Dopo un po’, avvertì un movimento sulla soglia dell’ufficio. Bel era tornato.

— Trovato nulla? — chiese l’ermafrodita.

— Per ora no. — Miles mise in pausa la registrazione. — Il tuo amico betano ha risolto i suoi problemi?

— Ci sta lavorando. Nutrendo le sue bestiole e spalando letame, o almeno, aggiungendo nutrimento concentrato ai serbatoi dei replicatori e rimuovendo le sacche di rifiuti dalle unità filtranti. Capisco perfettamente come mai Dubauer fosse tanto preoccupato. Ci devono essere almeno un migliaio di feti animali in quella stiva. Una perdita finanziaria notevole, se mai dovesse diventare una perdita.

— Uhm. Per lo più gli allevatori spediscono embrioni congelati — annuì Miles. — È così che mio nonno importava i suoi purosangue dalla Terra. Appena arrivati, li impiantava in una giumenta. Meno peso, meno manutenzione, più economico… e i ritardi non erano un problema, perché si poteva impiegare il tempo del viaggio per la gestazione.

Bel scrollò le spalle. — Hai trovato qualcosa su Dubauer e il suo carico, tanto per curiosità?

Miles richiamò i documenti in questione. — Salito a bordo al momento della formazione della flotta nell’orbita di Komarr. Diretto a Xerxes… il porto successivo alla Stazione Graf, il che deve rendere questo pasticcio particolarmente frustrante per lui. La prenotazione è stata fatta da uno spedizioniere komarrano… circa sei settimane prima della partenza della flotta. — Una compagnia perfettamente legittima; Miles ne riconobbe il nome. — I documenti non dicono da dove proviene Dubauer con il suo carico, né se l’ermafrodita aveva intenzione di imbarcarsi su un altro cargo diretto su un’altra destinazione. — Rivolse a Bel un’occhiata. — Perché me lo hai chiesto? Qualcosa ti insospettisce?

— Be’… non lo so. C’è qualcosa di strano in quel tizio.

— In che senso?

— Se potessi spiegarlo, non mi inquieterebbe tanto.

— Sembra un accademico di qualche tipo. — Se fosse stato un ricercatore impegnato nella ricerca e sviluppo in campo bioingegneristico, questo avrebbe spiegato quel suo strano stile preciso e formale. Ma forse era solo timido.

— Sì, potrebbe darsi — annuì, poco convinto.

— Strano. Già. — Miles decise che avrebbe osservato con particolare attenzione i movimenti dell’ermafrodita sull’Idris, nel corso della sua ricerca.

— A proposito, Miles, Greenlaw sembra piuttosto impressionata da te.

— Ah sì? Con me è riuscita a nasconderlo bene.

Il sorriso di Bel scintillò. — Mi ha detto che sei molto orientato verso l’obiettivo. Per un quad è un grande complimento. Non le ho spiegato che farti sparare addosso non fa parte della tua routine giornaliera.

— Be’, insomma, non proprio giornaliera. E nella mia nuova professione non dovrebbe essere una cosa normale. È come se comandassi delle retroguardie. Sto invecchiando, Bel.

Il sogghigno di Bel divenne sardonico. — Dal punto di vista di uno che ha il doppio della tua età, e per usare quella tua colorita frase barrayarana, sei un mucchio di merda di cavallo, Miles.

Miles rise e scrollò le spalle. — Forse è la mia paternità che incombe.

— Paura, eh? — Bel sollevò le sopracciglia.

— Ma no, certo che no. Almeno… be’, sì, ma non in quel senso. Mio padre era… be’ il suo è un esempio difficile da seguire. Se fosse per me, farei le cose in modo diverso.

Bel stava per rispondere, ma prima che potesse parlare, si udirono dei passi nel corridoio. La voce alta, educata di Dubauer chiese: — Portomastro Thorne? Ah, eccola.

Bel si spostò all’interno dell’ufficio all’apparire dell’ermafrodita sulla porta. Miles notò la brevissima occhiata con cui Roic lo valutò, prima che la guardia del corpo tornasse a concentrare la sua attenzione sul video.

Dubauer sembrava inquieto. Chiese a Beclass="underline"  — Intende tornare presto all’albergo?

— No. Non torno affatto all’albergo.

— Ah. — L’ermafrodita esitò. — Vede, con misteriosi quad che volano in giro e sparano alle persone, non me la sento di aggirarmi da solo per la Stazione. Speravo che qualcuno potesse accompagnarmi.

Bel sorrise comprensivo. — La farò accompagnare da una guardia della Sicurezza. Va bene così?

— Le sarò molto grato.

— Ha finito qui?

Dubauer si morse il labbro. — Be’, sì e no. Ho finito la manutenzione dei replicatori, e fatto quel poco che potevo per rallentare la crescita. Ma se rimaniamo bloccati ancora a lungo, le creature cresceranno troppo per i contenitori che le ospitano. Sarebbe un dramma se dovessi sopprimerle.

— In quel caso, penso che l’assicurazione della flotta komarrana coprirà il danno — disse Bel.

— Oppure potrebbe fare causa alla Stazione Graf — suggerì Miles. — Meglio ancora, fare entrambe le cose, e farsi pagare due volte. — Bel gli rivolse un’occhiata esasperata.

Dubauer fece un sorriso tirato. — Questo porrebbe riparo solo alla perdita finanziaria. — Dopo una lunga pausa, l’ermafrodita continuò: — Per salvare qualcosa della componente più importante, la bioingegneria coperta da brevetto, dovrei prendere dei campioni dei tessuti e congelarli prima dell’eliminazione. Avrei anche bisogno di un’equipaggiamento per la completa demolizione molecolare della materia biologica. E accesso ai convertitori della nave, se possono gestire il carico di biomassa che dovrò distruggere senza andare in sovraccarico. Sarebbe una procedura lunga e, temo, produrrà molto sporco. Se proprio non potrò ottenere il dissequestro del carico, dovrò almeno avere il permesso di restare a bordo dell’Idris per occuparmi della cosa.

Bel si accigliò di fronte all’immagine evocata dalle sommesse parole dell’erm. — Speriamo che lei non sia costretto a ricorrere a misure tanto estreme. Quanto tempo abbiamo, concretamente?

L’erm esitò. — Non molto, ormai. E se dovessi disfarmi di quegli embrioni… prima lo farò, e meglio sarà. Preferisco togliermi questo peso in fretta.

— È comprensibile. — Bel inalò un lungo respiro.

— Potrebbero esserci possibilità alternative per velocizzare la cosa — osservò Miles. — Per esempio affittare una nave più piccola e veloce che la porti direttamente a destinazione.

L’erm scosse tristemente la testa. — E chi pagherebbe l’affitto di quella nave, Milord Vorkosigan? L’Impero barrayarano?

Miles si morse la lingua prima di rispondere: Ma certo! o suggerire alternative che coinvolgessero Greenlaw e l’Unione. Il quadro generale della situazione non gli permetteva di lasciarsi impantanare nei dettagli umani (o inumani). Fece un gesto neutro e lasciò che Bel scortasse fuori il betano.

Passarono alcuni minuti prima che Bel tornasse. Nel frattempo non aveva trovato niente nelle registrazioni.