Miles le sorrise. — Mi dica di più di quel passeggero.
— Si era appena imbarcato sulla Rudra qui alla Stazione Graf. Ha detto che era preoccupato di avere un incidente durante il viaggio, perché non poteva accettare i normali sostituti sanguigni, essendo stato modificato a livello genetico. E lo era. Voglio dire, gli ho creduto riguardo ai problemi di compatibilità. È per questo che ci portiamo dietro i sintetizzatori, dopo tutto. Aveva delle dita lunghissime… unite da membrane. Mi ha detto di essere un anfibio, ma io non ci avevo creduto, fino a che non mi ha mostrato le branchie. Le costole gli si muovevano in modo incredibile. Mi disse che durante il viaggio doveva continuamente spruzzare una soluzione umidificante sulle branchie, perché l’aria sulla nave e sulla Stazione era troppo asciutta per lui. — Si fermò, e deglutì.
Decisamente non si trattava di Dubauer, allora. Uhm. C’era di mezzo un altro giocatore? Ma era della stessa partita, o in una completamente diversa?
L’infermiera continuò, con voce spaventata: — Alla fine gli ho fatto vedere il sintetizzatore, perché sembrava tanto ansioso e continuava a farmi delle domande. In quel momento, la mia preoccupazione era che tipo di tranquillante avrei dovuto usare su di lui, se gli fosse venuta una crisi isterica dopo otto giorni nello spazio.
Miles si raddrizzò sulla sedia e le fece un sorriso allegro, il che la tranquillizzò. — E quando è successo? In che giorno?
— Uhm… due giorni prima che i quad ci facessero evacuare la nave.
Tre giorni dopo la scomparsa di Solian. Sempre meglio.
— Sa come si chiama quell’uomo? Sarebbe in grado di riconoscerlo?
— Oh, certo. Voglio dire, con le membrane e tutto il resto. Mi ha detto di chiamarsi Firka.
Con tono naturale, Miles chiese: — Sarebbe disposta a ripetere la sua testimonianza sotto penta-rapido?
La donna fece una smorfia. — Penso di sì. Devo proprio?
— Vedremo. Adesso è più urgente andare a fare un inventario delle scorte. Cominceremo dall’infermeria della Rudra, poi andremo nelle altre.
Persero ancora un po’ di tempo, prima che Bel riuscisse a ottenere da Venn e Watts il rilascio temporaneo degli infermieri in quanto ritenuti indispensabili all’inchiesta. Una volta avuta l’approvazione, il sopralluogo all’infermeria della Rudra fu breve, mirato e diede subito frutti insperati.
Le scorte di materiali di base per la preparazione di sangue sintetico erano diminuite di quattro litri. Un fillopack, con le centinaia di metri quadrati di superficie reattiva ripiegata in microscopici strati in un apposito supporto, era sparito. E la macchina per la sintesi del sangue era stata pulita da mani inesperte. Miles fece un sorriso a trentadue denti mentre grattava un campione di residuo organico da una tubatura e lo metteva in una busta di plastica, per mandarlo al medico della Prince Xav.
Gli sviluppi dell’indagine cominciavano ad aprire sprazzi di luce. Miles mandò Roic a recuperare copie di tutte le registrazioni di sicurezza della Rudra, con particolare attenzione al passeggero Firka, poi lasciò a Bel il compito di recarsi nelle altre tre infermerie. Lui aveva altro da fare.
Tornò alla Kestrel e consegnò il nuovo campione al tenente Smolyani, perché lo inviasse alla Prince Xav con tutte le precauzioni del caso, poi cominciò a informarsi su Firka. Seppe che alloggiava nel secondo albergo dove erano ospitati i passeggeri delle navi sequestrate, ma il quad di guardia riferì che l’uomo era uscito prima di cena e non era ancora ritornato. Firka, quel giorno, era già uscito per la riunione dei passeggeri; forse era uno di quelli che si trovavano in fondo alla sala, anche se Miles avrebbe notato una mano con membrane tra quelle alzate per porre domande.
Miles ordinò alla guardia quad di chiamare lui o l’armiere Roic quando il passeggero fosse tornato, non importava a che ora.
Accigliato, chiamò il primo albergo per controllare dove fosse Dubauer. Il betano/cetagandano/erm/ba, vattelapesca era tornato sano e salvo dall’Idris, ma se n’era andato di nuovo dopo cena. Non che la cosa fosse insolita: ben pochi dei passeggeri sequestrati rimanevano in albergo quando potevano alleviare la noia serale cercando divertimento nei locali della Stazione. Ma Dubauer non aveva detto di avere paura di aggirarsi da solo per la Stazione Graf, senza una scorta armata? Miles si accigliò ancora di più, e ingiunse alla guardia quad dell’albergo di comunicargli il ritorno anche di Dubauer.
Ripassò i video di sicurezza dell’Idris con l’avanzamento veloce mentre attendeva il ritorno di Roic. Gli ingrandimenti delle mani di un certo numero di passeggeri, per il resto normalissimi, non rivelarono alcuna membrana. Era quasi mezzanotte, quando Roic e Bel tornarono.
Bel sbadigliava. — Niente di importante — riferì. — Credo che abbiamo fatto centro al primo colpo. Ho rimandato gli infermieri in albergo. E adesso cosa facciamo?
— Aspettiamo che il medico della Prince Xav ci dia i risultati degli esami dei due campioni che gli ho mandato. Aspettiamo che Firka e Dubauer tornino al loro albergo, o altrimenti cominciamo a cercarli in tutta la Stazione. O meglio ancora, lo facciamo fare ai poliziotti di Venn, anche se non vorrei distoglierli dalla ricerca dell’attentatore.
Roic, che cominciava ad accusare la stanchezza, si rilassò. — Buona idea, Milord — mormorò con gratitudine.
— Bene, se abbiamo finalmente l’opportunità di dormire un po’, io vado a stendermi da Nicol — disse Bel.
Miles cominciava a trovare contagiosi gli sbadigli di Bel. Non era mai riuscito a sviluppare l’abilità del loro vecchio collega mercenario, il commodoro Tung, di dormire dovunque, ogni volta che una pausa nell’azione lo permettesse. Ma in quel momento era troppo su di giri per dormire. — Magari un sonnellino — concesse, controvoglia.
Quando Bel uscì, accompagnato da un poliziotto quad, Miles si lavò e si distese nella sua piccola branda per dormire quanto poteva. Comunque era combattuto se scegliere una notte di sonno ininterrotto, oppure attendere sveglio le notizie del medico della Prince Xav: avrebbe preferito le notizie. Nel frattempo, se Venn avesse arrestato l’attentatore, glielo avrebbe già comunicato.
Alcune Stazioni di trasferimento erano progettate in modo che fosse difficile trovare un porto per nascondersi, ma sfortunatamente, Graf non era una di queste. La sua architettura era piena zeppa di angoli nascosti. C’erano maggior probabilità di catturare il ricercato se questi cercava di andarsene, ma se quell’uomo si fosse nascosto da qualche parte, la ricerca sarebbe stata impossibile. E se dopo avere mancato il bersaglio la prima volta, avrebbe avuto il coraggio di ritentare? Ma chi era il vero bersaglio di quell’uomo?
Miles si chiese chi avrebbe mai voluto sparare a un innocuo anziano ermafrodita betano che accompagnava nello spazio un carico di embrioni di animali. Ma rifletté anche che qualcuno poteva essere a conoscenza che il cetagandano contrabbandava un carico umano, o superumano di inestimabile valore, almeno per il Nido Celeste. Le due questioni aprivano una serie di possibili complicazioni estremamente sinistre. Miles aveva già deciso dentro di sé che il passeggero Firka era destinato a un appuntamento con del penta-rapido il più in fretta possibile, sia con la collaborazione quad, se poteva ottenerla, oppure senza. Ma non era sicuro che il siero della verità avrebbe funzionato anche su un ba. Per un momento fantasticò di altri, più antichi metodi di interrogatorio. Cose provenienti dall’era di Yuri l’Imperatore Pazzo, o del suo bis-bisnonno il Conte Pierre, Le Sanguinarie-Vorrutyer.
Si rigirò nella branda, conscio di quanto si sentisse solo nel silenzio della cabina senza il rassicurante respiro di Ekaterin accanto a sé. Gradualmente si era abituato a quella presenza notturna, un’abitudine tra le più belle della sua vita. Toccò il crono che aveva al polso e sospirò: a quell’ora lei probabilmente dormiva e non voleva svegliarla. Allora ricalcolò il conto dei giorni che mancavano all’apertura dei contenitori di Aral Alexander ed Helen Natalia. Ogni giorno che perdeva lì, il margine di tempo si faceva più stretto.