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Immaginò un quad biondo con una giacca scura, che guizzava su per un corridoio dentro un flottante. Poi immaginò gli inseguitori di quel quad che passavano di corsa accanto a un terricolo con la testa rasata che fluttuava nella direzione opposta. Al fuggiasco sarebbe bastato un attimo per uscire dal flottante, rivoltare la giacca, togliersi la parrucca bionda, lasciare la macchina in una rastrelliera e allontanarsi con tutta calma… sarebbe stato molto più difficile fare il contrario, cioè che un quad si travestisse da terricolo.

Fissò gli occhi infossati, cerchiati di Firka. Trasse dagli archivi di immagini un adeguato ciuffo di ricci biondi e lo applicò alla testa di Firka.

Era simile al quad dal grosso torace che per una frazione di secondo aveva notato sulla balaustra dell’albergo, prima che cominciasse a sparare scintille e pezzi di ottone bollente. Chissà se le sue mani avevano le membrane?

Per fortuna poteva contare su un altro parere. Chiamò il numero di casa di Bel dalla comconsolle.

Cosa poco sorprendente, data l’ora, il video non si attivò quando la voce assonnata di Nicol rispose: — Pronto?

— Nicol? Qui è Miles Vorkosigan. Mi dispiace trascinarti fuori dal tuo sacco a pelo, ma ho bisogno di parlare con Bel. Fallo venire al video, per favore.

Il video si accese e apparve la figura di Nicol che con una delle mani inferiori si stringeva attorno al corpo una vestaglia vaporosa; la sezione dell’appartamento che divideva con Bel evidentemente era sul lato senza gravità. Era troppo buio per distinguere qualcos’altro oltre alla sua forma fluttuante. Si sfregò gli occhi. — Cosa? Bel non è con te?

Lo stomaco di Miles andò in caduta libera, e non per un cattivo funzionamento della gravità della Kestrel. — No… Bel se n’è andato più di sei ore fa.

Nicol si accigliò. Il sonno svanì dal suo volto, sostituito da un’espressione allarmata. — Ma Bel non è ritornato a casa ieri notte!

CAPITOLO UNDICESIMO

Il Posto di Sicurezza Numero Uno della Stazione Graf, che ospitava la maggior parte degli uffici amministrativi della polizia, compreso quello del Capo Venn, si trovava sul lato a gravità zero. Miles e Roic, seguiti dal molto agitato poliziotto quad che era rimasto di guardia al portello della Kestrel, galleggiarono all’interno della reception a simmetria radiale, dalla quale si diramavano corridoi tubolari ad angoli irregolari. Nel posto regnava ancora la quiete del turno di notte, anche se il cambio di guardia era imminente.

Nicol aveva preceduto Miles e Roic, ma non di molto. Stava ancora aspettando l’arrivo del Capo Venn alla presenza di una preoccupata quad in uniforme, la stessa donna del turno di notte che aveva parlato poco prima con Miles. L’ufficiale quad si fece ancora più attento al loro ingresso, e una delle mani inferiori si mosse come per caso per toccare un pannello sulla sua consolle: immediatamente un altro quad armato scese da un corridoio per unirsi alla sua collega.

Nicol indossava una semplice maglietta azzurra e dei pantaloncini, messi alla svelta e senza alcuna pretesa di eleganza. Aveva il volto pallido; le sue mani inferiori erano strette nervosamente l’una all’altra. Al saluto sussurrato di Miles rispose con un cenno grato del capo.

Finalmente arrivò il Capo Venn e rivolse a Miles uno sguardo non cordiale, ma rassegnato. Sembrava non aver dormito abbastanza, e con un certo pessimismo si era vestito frettolosamente. Nel suo aspetto nulla mostrava la segreta speranza di poter tornare nel suo sacco. Congedò con un gesto la guardia armata che aveva scortato Miles e invitò bruscamente il Lord Ispettore e i suoi accompagnatori a seguirlo in ufficio. La quad del servizio notturno portò dei bulbi di caffè. Li porse gentilmente ai terricoli, invece di lanciarli in aria per essere afferrati, come aveva fatto con il suo capo e Nicol. Miles ruotò il controllo termico del bulbo fino al limite della zona rossa e bevve il liquido caldo e amaro, come fece Roic.

— Il panico potrebbe essere prematuro — cominciò Venn dopo il primo sorso. — La scomparsa del portomastro Thorne porrebbe avere una spiegazione molto semplice.

E quali erano le spiegazioni complicate che occupavano la mente di Venn in questo momento? Il quad non le rivelò, ma d’altra parte non lo stava facendo neanche Miles. Bel mancava ormai da più di sei ore, fin da quando aveva congedato la sua scorta quad a una fermata della Linea a bolle vicino a casa sua. A quel punto il panico poteva benissimo essere tardivo, ma Miles non voleva ammetterlo di fronte a Nicol. — Sono preoccupato per lui — disse.

— Thorne potrebbe essere andato a dormire da qualche altra parte. — Venn rivolse uno sguardo un po’ enigmatico a Nicol. — Ha provato a chiamare i suoi amici?

— Il portomastro ha detto che sarebbe andato a riposare da Nicol, quando ha lasciato la Kestrel verso mezzanotte — rettificò Miles. — Le sue guardie dovrebbero essere in grado di confermare il momento esatto in cui Thorne ha lasciato la mia nave.

— Naturalmente le forniremo un altro ufficiale di collegamento per assisterla nelle indagini, Lord Vorkosigan. — La voce di Venn sembrava un po’ distante: stava guadagnando tempo per pensare, così Miles leggeva il suo apparente distacco. Forse stava anche fingendo di apparire ottuso. Miles sapeva benissimo che non era affatto uno stupido, dal momento che aveva interrotto il suo turno di riposo per venire subito a occuparsi della faccenda.

— Non voglio qualcun altro. Voglio Thorne. Voi vi state perdendo troppi terricoli, qui attorno. Comincia a sembrarmi una distrazione pericolosa. — Miles fece un profondo respiro. — Deve esserle venuto in mente, come è venuto in mente a me, che erano tre le persone sotto tiro in quell’atrio ieri pomeriggio. Abbiamo tutti pensato che il bersaglio fossi io, ma se invece fosse stato Thorne?

Teris Tre fece un gesto con una mano, come a fermarlo, e disse: — A proposito, un paio di ore fa abbiamo rintracciato la provenienza di quel rivettatore.

— Oh, bene — fece Venn con sollievo, voltandosi verso di lei. — E da dove viene?

— È stato acquistato tre giorni fa, in un negozio di utensili vicino ai moli in caduta libera. Quello che l’ha acquistato lo ha portato via frettolosamente, tanto che il venditore non ha avuto il tempo di compilare la garanzia. Il commesso che glielo ha venduto non è certo di poterlo riconoscere, perché quel giorno avevano diversi clienti ed erano molto indaffarati.

— Ha detto almeno se era un quad o un terricolo?

— Non lo ricorda.

Se fosse stata una certa mano con membrane interdigitali, coperta da un guanto, come nell’immagine video, avrebbe anche potuto passare inosservata. Venn fece una smorfia, chiaramente deluso.

La quad del turno di notte diede un’occhiata a Miles, prima di rivolgersi al suo capo. — Lord Vorkosigan ha chiamato, chiedendo di cercare e arrestare uno dei passeggeri della Rudra.

— Lo avete trovato? — chiese Miles.

La donna scosse la testa.

— Perché lo vuole? — domandò Venn, accigliato.

Miles ripeté quello che aveva scoperto quella notte, sia interrogando gli infermieri, sia la scoperta del sangue sintetizzato nell’infermeria della Rudra.

— Be’, questo spiega come mai non stavamo trovando nulla negli ospedali e nelle cliniche della Stazione — borbottò Venn. Miles immaginò che stesse facendo il conto delle ore-quad perdute dal suo dipartimento in quella inutile ricerca, e lo lasciò borbottare impunemente.

— Ho anche individuato un sospetto, nel corso della mia indagine. Si tratta solo di un sospetto, per ora, ma il penta-rapido è la medicina che può rimediare alla mancanza di prove. — Miles descrisse l’insolito passeggero Firka, la sua vaga sensazione di averlo riconosciuto, e i suoi sospetti sull’uso di un flottante. Venn sembrava sempre più cupo. Solo perché resisteva istintivamente all’essere messo sotto i piedi da un terricolo barrayarano, decise Miles, non voleva dire che non lo stesse ascoltando. Ma cosa ne stesse concludendo, era più difficile da valutare.