Venn aprì una delle mani superiori, dandogli con riluttanza ragione, e si girò per introdurre con una delle mani inferiori una stringa nella sua comconsolle. Il cuore di Miles fece un salto quando il volto sereno e la voce nitida di Garnet Cinque si materializzarono, ma era solo un programma di risposta automatica. Venn inarcò le sopracciglia; lasciò un breve messaggio con la richiesta che lo richiamasse prima possibile, e chiuse la comunicazione.
— Potrebbe semplicemente essere ancora addormentata — disse Teris Tre.
— Mandate qualcuno a casa sua per controllare — suggerì Miles con voce tesa. Poi, ricordando che in teoria avrebbe dovuto usare un tono diplomatico, aggiunse: — Se non vi dispiace, naturalmente.
Teris Tre, che aveva l’aria di chi vede il suo letto allontanarsi rapidamente, uscì. Miles e Roic tornarono da Nicol, che rivolse loro un’occhiata ansiosa mentre fluttuavano di nuovo nella sala d’attesa. Miles esitò prima di riferirgli quello che aveva visto la scorta di Bel.
— Ti viene in mente una ragione per cui si sarebbero dovuti incontrare? — le chiese.
— Un sacco — rispose Nicol senza riserve, confermando il segreto giudizio che Miles aveva già dato. — Sono sicura che da Bel voleva notizie del guardiamarina Corbeau. Se ha incrociato Bel mentre tornava a casa, di sicuro ha colto l’occasione di chiedergli qualcosa. O forse voleva solo qualcuno con cui sfogarsi. La maggior parte dei suoi amici non vedono di buon occhio la sua storia d’amore, dopo l’attacco dei barrayarani e l’incendio.
— D’accordo, questo può spiegare la prima ora. Ma non il resto. Bel era stanco. E poi cosa può essere successo?
Nicol aprì tutte e quattro le mani, impotente. — Non riesco a immaginarlo.
L’immaginazione di Miles era anche troppo attiva. Ho bisogno di dati, maledizione stava diventando il suo mantra privato. Lasciò che Roic continuasse a conversare con Nicol e, sentendosi un poco egoista, si appartò in un angolo della sala per chiamare Ekaterin.
La sua voce era assonnata, ma allegra. Gli disse che non l’aveva svegliata, e che stava proprio per alzarsi. Si scambiarono un paio di carezze verbali che non erano affari di nessun altro, poi le raccontò quello che aveva scoperto in seguito ai pettegolezzi che aveva ascoltato riguardo le perdite di sangue dal naso di Solian, cosa che le fece molto piacere.
— Allora, dove sei adesso? Hai fatto colazione? — chiese.
— La colazione dovrà attendere. Sono nel Quartier Generale della Sicurezza. — Esitò. — Bel Thorne è sparito ieri sera, e sto organizzando le ricerche.
Ekaterin accolse quella notizia in silenzio, poi esclamò: — Oh! Anche questo!
— Sì, come se non bastassero gli altri problemi.
— Roic è con te, vero?
— Oh, sì. E anche i quad mi hanno messo alle calcagna una scorta armata.
— Bene. — Sospirò. — Bene.
— La situazione qui si sta facendo sempre più confusa. Potrei essere costretto a mandarti a casa, ma abbiamo ancora quattro giorni per decidere, comunque.
— Be’. Ne parleremo quando sarà il momento.
Fra il desiderio di Miles di non allarmarla e quello di Ekaterin di non distrarlo troppo, la conversazione iniziò a zoppicare, e dopo un po’ Miles rinunciò al confortante suono della sua voce per permetterle di andare a lavarsi, vestirsi e far colazione.
Si chiese se lui e Roic avrebbero dovuto accompagnare Nicol a casa, e dopo, forse, mettersi a percorrere sistematicamente la Stazione nella speranza di fare un incontro fortuito. Quello sì che era un piano tattico da ultima spiaggia, se mai ne avesse uno. Roic avrebbe avuto una crisi di nervi, perfettamente giustificabile, se glielo avesse suggerito. Ah, ma sarebbe stato proprio come ai vecchi tempi. Se solo ci fosse stato modo di aiutare la fortuna…
La voce di Teris Tre arrivò dal corridoio. Santo Cielo, ma quella donna non sarebbe mai andata a letto? — Sì, sono qui.
Nello stesso momento sentì dire: — Devo vedere Lord Vorkosigan!
Miles riconobbe la voce femminile, tagliente e un po’ ansimante di Garnet Cinque. La bionda indossava uno stropicciato corpetto rosso. I suoi occhi, enormi e cerchiati di scuro, guizzarono. — Nicol, oh, Nicol! — Si precipitò dalla sua amica e la strinse in una frenetica stretta a tre braccia, con il quarto, immobilizzato, che tremava.
Nicol, perplessa, ricambiò l’abbraccio, ma poi si allontanò e le chiese con apprensione: — Garnet, hai visto Bel?
— Sì. No. Non ne sono sicura. Questa è una follia. Credevo che ci avessero storditi entrambi, ma quando sono rinvenuta Bel non era più lì. Pensavo che si fosse ripreso prima di me e fosse andato a chiedere aiuto, ma la squadra della Sicurezza… — fece un cenno alla sua scorta — dice di no. Tu non hai notizie?
— Rinvenuto? Un momento… chi vi ha stordito? Dove? Stai bene?
— Ho un mal di testa orribile. Ha usato una specie di spray, freddo come il ghiaccio. Non ho sentito odore, ma aveva un gusto amaro. Ce l’ha spruzzato in faccia. Bel mi ha gridato: ’Non respirare, Garnet!’ ma io non ce l’ho fatta; dovevo prendere fiato. L’ho sentito afflosciarsi, e poi tutto mi è scivolato via. Quando mi sono svegliata, stavo tanto male che per poco non ho vomitato!
Sia Nicol che Teris Tre le espressero la loro solidarietà. Miles intuì che quella era la seconda volta che la poliziotta sentiva il racconto, ma non perse la concentrazione.
— Garnet — interruppe Miles — per favore, fai un bel respiro, calmati e comincia dall’inizio. Un poliziotto ha riferito di averti visto ieri sera con Bel nel Giunto. È così?
Garnet Cinque si strofinò il volto pallido con le mani superiori, inspirò e sbatté gli occhi; sul viso verdastro tornò un po’ di colore. — Sì, l’ho incontrato alla fermata della Linea a bolle. Volevo sapere se… se era stato deciso qualcosa riguardo a Dmitri.
Nicol annuì, tristemente.
— Siamo andati a sederci e abbiamo preso del tè alla menta. Speravo che mi dicesse qualcosa, ma eravamo lì da cinque minuti quando Bel è stato distratto da un paio di persone che entravano nel locale. Uno era un quad che lui conosceva, della squadra dei Moli e Portelli… Bel mi ha detto che lo stava tenendo d’occhio, perché sospettava che ricettasse roba rubata dalle navi. L’altro era un terricolo molto strano.
— Alto, magro, con membrane alle mani e con i piedi molti lunghi? — incalzò Miles.
Garnet Cinque lo fissò. — Be’, sì. Indossava una lunga cappa floscia. Come fai a saperlo?
— È la terza volta che compare in questo caso. Ha attirato la mia attenzione. Ma vai avanti, poi cosa è successo?
— Bel mi ha fatto girare in modo che io potessi vedere quei due tipi, mentre lui dava loro la schiena, e mi ha chiesto di riferirgli che cosa facevano. Mi sentivo un po’ sciocca, come se stessimo giocando alle spie.
No, non stavi giocando…
— Poi quei due hanno litigato e il quad, che aveva visto Bel, se n’è andato in tutta fretta. Anche l’altro tizio, il terricolo dall’aria strana, se n’è andato, e a quel punto Bel ha voluto seguirlo.
— E così Bel ha lasciato il locale?
— Ce ne siamo andati assieme. Non volevo farmi scaricare, comunque è stato Bel che ha detto: ’Vieni pure, potresti essere utile’. Credo che il terricolo fosse uno spaziale, perché non sembrava a disagio come la maggior parte dei turisti nella zona a caduta libera. Non pensavo che avesse visto che lo seguivamo, ma invece deve essersene accorto, perché si è diretto verso il Giunto: entrava e usciva da tutti i negozi che a quell’ora erano ancora aperti, senza però comprare niente. Poi all’improvviso è passato oltre il portale della zona a gravità. Non c’erano dei flottanti sulla rastrelliera, e così Bel mi ha preso a cavalcioni e ha continuato a seguire il tizio. Si è spostato in un corridoio di servizio, dove i negozi ricevono la merce dalle porte posteriori. Sembrava essere svanito dietro un angolo, ma improvvisamente è ricomparso puntando sulle nostre facce un tubicino da cui è uscito quello spray. Temevo che fosse un veleno, e che entrambi saremmo morti, per fortuna non è stato così. — Esitò, come colpita da un dubbio. — Comunque, io mi sono risvegliata.