— La nostra fede ci insegna ad aspettare una visita dal cielo, anche se non ci dice che forma assumerà. La Bibbia ci offre qualche suggerimento. Se non è la Seconda Venuta può essere il Secondo Giudizio. La storia di Noè descrive il primo. Io credo che Rama sia un'arca cosmica venuta a salvare quelli che meritano di essere salvati.
Seguì un lungo silenzio. Norton non era a corto di parole, tutt'altro, ma temeva di mostrarsi privo di tatto. Finalmente si decise a dire: — È un concetto interessante, e sebbene non condivida le vostre idee religiose, è anche plausibile in modo allettante. — Non era ipocrita né voleva adulare Rodrigo. A parte la religione, quella teoria era convincente come una mezza dozzina di altre che aveva sentito. Se qualche immane catastrofe incombeva sull'umanità e un'intelligenza superiore e benevola ne fosse stata al corrente?… Questo avrebbe spiegato tutto. Ma restavano ancora alcuni problemi insoluti.
— Un paio di domande, Boris. Rama arriverà al perielio fra tre settimane, poi girerà intorno al Sole e lascerà il nostro sistema alla stessa velocità con la quale è entrato. Non ci resta molto tempo per prepararci al Giorno del Giudizio, e far salire a bordo i prescelti, non vi pare?
— È vero. Perciò, una volta raggiunto il perielio, Rama dovrà rallentare e inserirsi in un'orbita di parcheggio… probabilmente un'orbita che avrà l'afelio vicino all'orbita terrestre. In quel punto potrebbe cambiare di nuovo velocità e stabilire un contatto con la Terra.
L'ipotesi era convincente, e se Rama voleva rimanere nel sistema solare avrebbe dovuto comportarsi esattamente così. Il modo più efficiente per rallentare era di avvicinarsi il più possibile al Sole, eseguendo la manovra in quel punto. Se nella teoria di Rodrigo c'era del vero, lo si sarebbe saputo presto.
— Un'altra cosa, Boris. Chi o che cosa controlla Rama adesso?
— Non lo sappiamo. Potrebbe trattarsi di un robot, o di uno spirito. Questo spiegherebbe la totale assenza di vita.
L'asteroide fantasma. Perché questa frase era improvvisamente saltata alla mente di Norton? Poi Norton si ricordò di uno stupido racconto che aveva letto qualche anno prima, ma ritenne più opportuno non chiedere a Rodrigo se lo conosceva anche lui. Pensava che i suoi gusti in fatto di letture fossero diversi.
— Adesso vi dico cosa dobbiamo fare, Boris — disse, giungendo rapidamente a una decisione. Voleva por fine al colloquio prima che diventasse troppo difficile, e gli pareva di aver escogitato un buon compromesso. — Sareste capace di riassumere le vostre idee in… in… diciamo meno di mille parole?
— Penso di sì.
— E allora, se riuscirete a presentarle come una teoria scientifica, la invierò subito al Comitato Rama. Dirò che ne facciano avere una copia alla vostra chiesa e così tutto è sistemato.
— Grazie, signor Comandante.
— Oh, non crediate che lo faccia per salvarmi l'anima. Voglio soltanto vedere che cosa ne pensa il Comitato. Anche se non la penso come voi, sono sempre del parere che la vostra teoria porebbe essere valida.
— Lo sapremo al perielio, no?
— Certamente, lo sapremo al perielio.
Dopo che Rodrigo se ne fu andato, Norton pensò di aver risolto il problema nel modo migliore… e se poi Rodrigo aveva ragione, chissà che non avesse aumentato così le sue probabilità di far parte dei prescelti.
21
Mentre si avviavano verso il complesso di compartimenti stagni Alfa, Norton si chiese se l'impazienza non avesse preso il sopravvento sulla cautela. Avevano aspettato quarantott'ore, due preziose giornate, a bordo della Endeavour pronti a un immediato decollo qualora gli eventi lo avessero richiesto. Ma non era successo niente. Gli strumenti lasciati all'interno di Rama non avevano rilevato tracce di attività insolita. E purtroppo la telecamera installata sul mozzo era rimasta inutilizzata a causa di una nebbia fitta che riduceva quasi a zero la visibilità, e che solo adesso cominciava a diradarsi.
Quando uscirono dall'ultimo portello e fluttuarono nel reticolo di corde-guida che avevano installato intorno al mozzo, la prima cosa che colpì Norton fu il cambiamento della luce. Non era più di un azzurro vivido, ma più tenue e dolce, tanto da ricordargli una bella giornata di sole con un po' di foschia.
Guardò a lungo l'asse di Rama e tutto quello che riuscì a vedere fu un tunnel bianco, luminoso, che arrivava fino alle strane montagne del Polo Sud. La nebbia formava un cilindro più piccolo all'interno di quello più grande e rotante, con la parte centrale libera in cui vagavano alcuni cirri leggeri.
L'immenso tubo di nebbia era illuminato all'interno dai sei soli artificiali di Rama. La posizione dei tre soli del continente settentrionale era nettamente definita da tre lunghe strisce di luce diffusa, ma quelle situate oltre il Mare Cilindrico continuavano a fondersi in un'unica fascia abbagliante.
Cosa sta succedendo sotto quelle nuvole? si chiese Norton. Ma per lo meno l'uragano che le aveva centrifugate con tanta perfetta simmetria intorno all'asse di Rama, si era esaurito. A meno che non ci fossero altre sorprese, potevano arrischiarsi a scendere.
La squadra destinata alla prima esplorazione della seconda fase di ricerche era formata dagli stessi uomini che erano entrati per primi in Rama. Il sergente Myron, come del resto ormai tutto l'equipaggio della Endeavour, era in forma perfetta e aveva avuto il nulla osta dalla dottoressa Ernst.
Mentre Norton guardava Mercer, Calvert e Myron nuotare rapidi e sicuri giù per la scala a pioli, notò quanto quella discesa fosse diversa dalla prima fatta nel freddo e nel buio. Adesso scendevano verso la luce e il calore. Inoltre, nel corso delle visite precedenti, erano convinti che Rama fosse morto, il che poteva esser vero, in senso biologico. Ma qualcuno si stava svegliando. E l'ipotesi di Boris Rodrigo valeva quanto un'altra: lo spirito di Rama si era svegliato.
Quando raggiunsero la piattaforma alla base della scala a pioli e si prepararono a iniziare la discesa della gradinata, Mercer fece come sempre un controllo dell'atmosfera. Non si fidava mai di niente e anche quando tutti respiravano liberamente intorno a lui, doveva controllare l'atmosfera prima di aprire il visore del casco. Quando gli chiedevano il motivo di tanta cautela, rispondeva: — Perché i sensi umani non sono perfetti, ecco perché. Uno è convinto che l'aria sia respirabile, e tac, un momento dopo cade stecchito. — Guardò il contatore e imprecò.
— Cosa succede? — chiese Calvert.
— È rotto… segna un valore troppo elevato. Strano, non era mai successo, che io sappia. Ho appena controllato tutto il circuito del respiratore.
Inserì il piccolo analizzatore nel punto di controllo del respiratore e rimase in attesa per qualche momento, pensoso. I compagni lo guardavano ansiosi e preoccupati. Se Mercer era così sconvolto doveva trattarsi di una cosa grave.
Mercer disinserì l'analizzatore, se ne servì per analizzare l'atmosfera di Rama, poi chiamò il Controllo Mozzo: — Comandante, per favore volete misurare il contenuto di ossigeno?
Seguì una lunga pausa, e infine Norton trasmise: — Il mio contatore non funziona bene.
Un lento sorriso si diffuse sulla faccia di Mercer: — Supera il cinquanta per cento, non è così?
— Sì. Cosa significa?
— Che possiamo toglierci subito le maschere. Non è una bella cosa?
— Mah… mi sembra fin troppo bella per essere vera — ribatté Norton imitando il tono sempre dubbioso di Mercer. Non occorreva dire di più. Come tutti gli spaziali, Norton dubitava delle cose che sembrano troppo belle per essere vere.
Mercer socchiuse il visore del casco, e annusò cauto. Per la prima volta, a quell'altezza, l'aria era perfettamente respirabile. L'odore stantio di chiuso era scomparso, e così pure l'eccessiva aridità che in passato aveva provocato, in molti, disturbi respiratori. L'umidità era salita dell'ottanta per cento. Merito di tutto questo era indubbiamente lo scioglimento dei ghiacci. L'aria era calda e afosa, come in una sera estiva o su una costa tropicale, ma non sgradevole. Il clima all'interno di Rama aveva subito un mutamento enorme, negli ultimi giorni.