— Sembra di vetro — riferì al Controllo Mozzo. — È liscio e leggermente caldo. Adesso provo a sistemare il microfono… Vediamo se la ventosa aderisce… Inserisco la spina… Sentite qualcosa?
Dopo una lunga pausa, dal Controllo Mozzo risposero: — Un bel niente, eccetto i soliti rumori termici. Volete provare a percuoterlo con qualcosa di metallico così possiamo sentire se è cavo?
— Ecco fatto. E adesso?
— Provate a volare rasente l'aculeo per mezzo chilometro per vedere se c'è qualcosa di diverso. Poi, se lo ritenete sicuro, avvicinatevi a uno dei Little Horns. Ma solo se siete sicuro di poter tornare in assenza di gravità senza problemi.
— Tre chilometri dall'asse. Forza di gravità appena superiore a quella della Luna… La Libellula è stata concepita per gareggiare sulla Luna. Dovrò pedalare un po' più forte, tutto qui.
— Jimmy, parla il Comandante. Ci ho ripensato. A giudicare dalle immagini inviate, gli aculei più piccoli sono uguali a quello grosso. Cercate di riprenderli come meglio potete con lo zoom. Non voglio che usciate dalla zona a bassa gravità se non per motivi eccezionali. Ne riparleremo a tempo debito.
— D'accordo, Comandante — rispose Jimmy, e c'era una sfumatura di sollievo nella sua voce. — Resto vicino al Big Horn. Riparto.
Gli pareva di precipitare a perpendicolo per una stretta valle in mezzo a un gruppo di montagne sottili, lisce e incredibilmente alte. Il Big Horn gli incombeva sopra per un chilometro, e i sei aculei minori lo circondavano da ogni parte. L'insieme degli archi rampanti simili a contrafforti che circondavano la base dei picchi si avvicinava rapidamente. Chissà se sarebbe riuscito ad atterrare felicemente in qualche punto di quell'architettura ciclopica.
Mentre si avvicinava al Polo Sud cominciò a crescere in lui l'impressione di essere un passerotto che volava sotto la volta di una immensa cattedrale. E chissà, forse era proprio un tempio di una religione sconosciuta. No, non era possibile, perché su Rama non erano state trovate tracce di espressione artistica, tutto era puramente funzionale. Forse i ramani erano convinti di conoscere i segreti fondamentali dell'universo, e non erano ossessionati dai desideri e dalle aspirazioni che tormentano l'umanità.
Jimmy era un tipo pratico, poco portato alla filosofia, e ritrovarsi a formulare idee così elevate lo spaventò un poco. Provando l'urgente bisogno di stabilire un contatto umano, chiamò il Controllo Mozzo per dare ragguagli.
— Ripetete, per favore, Libellula - gli risposero. — Non riusciamo a capire. La trasmissione è confusa.
— Ripeto: mi trovo in prossimità della base del sesto aculeo. Ho lanciato la bomba adesiva e adesso vado a esaminarlo da vicino.
— Sentiamo solo parzialmente. Voi ci sentite?
— Benissimo. Ripeto, benissimo.
— Per favore, contate.
— Uno, due, tre, quattro…
— Ricevuto solo in parte. Trasmettete per quindici secondi solo il segnale, poi riprendete a parlare.
— Pronto.
Jimmy attivò il segnale automatico che serviva a localizzarlo in qualunque punto si trovasse, e contò i secondi. Poi chiese preoccupato: — Cosa succede? Mi sentite, adesso?
Probabilmente non lo sentivano, perché l'operatore chiese una ripresa di quindici secondi. Solo dopo aver ripetuto due volte la domanda, Jimmy riuscì a farsi capire.
— Siamo contenti che possiate sentirci, Jimmy. Ma c'è qualche cosa di strano dalla vostra parte. Ascoltate la registrazione.
Jimmy ascoltò il noto fischio del suo segnale; sulle prime gli parve normalissimo, poi si verificò una strana distorsione. Il fischio di mille cicli arrivava modulato, a impulsi così bassi che si percepiva appena. Era un sussurro basso, profondo, di cui si percepiva ogni vibrazione. Anche le modulazioni si innalzavano e cadevano a intervalli di cinque secondi.
A Jimmy non passò neanche per l'anticamera del cervello che ci fosse un guasto nella sua trasmittente. Si trattava di un disturbo esterno, ma in cosa consistesse, non avrebbe saputo dirlo.
Anche il Controllo Mozzo brancolava nel buio, ma aveva un'ipotesi.
— Crediamo che ci sia una specie di campo molto intenso, probabilmente magnetico, con una frequenza di dieci cicli. Potrebbe essere abbastanza forte da risultare pericoloso. Meglio che vi allontaniate di lì, può darsi che si tratti di un fenomeno localizzato. Continuate a trasmettere il segnale, noi ve lo rinviamo. Così potrete dirci quando sarete uscito dalla zona d'interferenza.
Jimmy liberò in fretta la bomba adesiva e rinunciò al tentativo di atterraggio. Fece compiere un ampio cerchio alla Libellula mentre dagli auricolari gli veniva ritrasmesso il fischio del segnale. Dopo aver percorso pochi metri sentì che il disturbo diminuiva rapidamente. Come aveva ipotizzato il Controllo, si trattava di un fenomeno localizzato.
Si fermò quando era ormai appena percettibile, come una tenue pulsazione, allo stesso modo che un selvaggio avrebbe potuto ascoltare il ronzio di un trasformatore elettrico.
Qualunque fosse l'origine di quel rumore misterioso, e quale ne fosse il significato, Jimmy fu ben felice di uscire dalla zona in cui si verificava lo sconcertante fenomeno. Là, fra le gigantesche strutture architettoniche del Polo Sud, non era certo il posto più adatto per ascoltare, in completa solitudine, la voce di Rama.
27
Mentre iniziava la via del ritorno, l'estremità settentrionale di Rama sembrava a Jimmy lontanissima. Anche le tre scalinate gigantesche erano appena visibili, come una Y appena scalfita sulla volta che chiudeva il mondo. La fascia del Mare Cilindrico era un'enorme barriera minacciosa che aspettava di inghiottirlo, come Icaro, se le sue fragili ali avessero ceduto.
Aveva fatto tutto il percorso d'andata senza difficoltà, e sebbene adesso fosse un po' stanco, sapeva che non aveva motivo di preoccuparsi. Finora, eccitato com'era, non aveva mangiato né bevuto. Decise di procedere più adagio, durante il ritorno, e di sostare di tanto in tanto. Inoltre, se voleva, poteva accorciare il percorso di una ventina di chilometri perché una volta superato il mare, niente gli avrebbe impedito di compiere un atterraggio d'emergenza nell'emisfero settentrionale. Certo, non sarebbe stato divertente fare una lunga passeggiata, né dover abbandonare la Libellula, ma solo pensare che avrebbe potuto farlo gli dava un senso di conforto.
Stava acquistando quota, risalendo verso la punta dell'aculeo centrale, quando cominciò a provare una sensazione strana, un senso di premonizione misto a un vero e proprio disagio fisico e psicologico. Gli venne improvvisamente in mente una frase che aveva letto, e che ora non servì certo a sollevargli il morale: Qualcuno sta camminando sulla tua tomba.
Sulle prime la ignorò, continuando a pedalare regolarmente. Non aveva la minima intenzione di riferire al Controllo quello che provava, era troppo vago e incomprensibile. Ma poiché la sensazione aumentava, peggiorando, fu tentato di farlo. Non poteva trattarsi di un disturbo psicologico, perché in tal caso la sua mente sarebbe stata più influenzabile di quanto credeva. Eppure si sentiva accapponare la pelle.
Seriamente allarmato, si fermò a esaminare la situazione. Quello che la rendeva ancora più strana era il ricordo di averla già provata in altre circostanze, anche se non ricordava quando.
Si guardò intorno. Tutto era come prima. Il gigantesco aculeo del Big Horn lo sovrastava di qualche centinaio di metri, e otto chilometri più in basso si stendeva il complicato mosaico del continente meridionale, pieno di meraviglie che nessuno aveva mai visto. In quel panorama totalmente estraneo, ma che stava diventandogli familiare, non c'era niente che potesse essere la causa del suo disagio.
Si sentì prudere il dorso della mano e per un attimo pensò distrattamente che vi si fosse posato un insetto, e fece per scacciarlo con l'altra mano. Ma non completò il gesto perché s'era improvvisamente reso conto di quanto fosse assurdo: su Rama non c'erano insetti…