Sollevò la mano, perplesso perché continuava a prudergli, e allora si accorse che tutti i peli erano ritti. Guardò l'avambraccio nudo fino al gomito: anche lì i peli stavano ritti e così anche i capelli, come poté constatare passandosi una mano sulla testa.
Ecco cosa gli stava succedendo! Si trovava immerso in un potentissimo campo elettrico. Il senso di oppressione e di pesantezza erano gli stessi che si provano a volte prima che scoppi un violento temporale.
Questa constatazione portò Jimmy sull'orlo del panico. Finora non si era mai trovato in una situazione così pericolosa. Come tutti gli spaziali aveva avuto noie a causa di qualche apparecchiatura difettosa o per colpa della sua inesperienza, ma si era trattato di brevi episodi durati pochi minuti, di cui poi aveva subito riso.
Ma stavolta non avrebbe potuto cavarsela in pochi minuti. Si sentiva nudo e solo in un cielo improvvisamente ostile, circondato da forze titaniche che potevano scaricare la loro furia su di lui da un momento all'altro. La Libellula, già fragile di per sé, adesso gli pareva addirittura inconsistente. La prima detonazione dell'uragano che si andava caricando l'avrebbe ridotta in briciole.
— Controllo Mozzo — si affrettò a comunicare — si sta creando una carica di energia statica intorno a me. Credo che fra poco scoppierà un temporale.
Aveva appena finito di parlare quando un lampo saettò alle sue spalle. Aveva contato fino a dieci quando lo raggiunse il rombo del tuono. Una distanza di tre chilometri… cioè all'estremità dei Little Horns. Si voltò da quella parte e vide che i sei aculei sembravano avvolti dalle fiamme. Rapide scariche, lunghe centinaia di metri, danzavano dalle loro punte, come se gli aculei fossero giganteschi conduttori di energia.
Ma quello che succedeva laggiù poteva ripetersi su scala molto maggiore intorno alla punta del Big Horn, perciò doveva cercare di allontanarsi immediatamente e il più in fretta possibile da quel vicino pericoloso e riparare in una zona sicura. Ricominciò a pedalare più in fretta che poteva, senza però forzare troppo la Libellula. Intanto, stava perdendo quota. Sarebbe finito in zone dove la forza di gravità era superiore, ma ormai era preparato a correre quel rischio. Otto chilometri erano un'altezza eccessiva perché potesse stare col cuore tranquillo.
Il sinistro nero aculeo del Big Horn non emetteva ancora scariche, almeno non visibili, ma Jinimy era certo che in quel punto si stava accumulando un potenziale elevatissimo. Di tanto in tanto il tuono rombava alle sue spalle, rotolando lungo tutta la circonferenza del mondo. Strano, un temporale a ciel sereno, pensò Jimmy, per poi correggersi: quello non era un fenomeno meteorologico. In realtà doveva trattarsi semplicemente di una perdita di energia da parte di qualche fonte interna, nascosta nella calotta meridionale di Rama. Ma perché adesso? E, cosa ancora più importante, cosa sarebbe successo?
Oltrepassò la punta di Big Horn, augurandosi di uscire al più presto dal raggio delle scariche. Ma adesso era sopravvenuto un altro problema: l'aria non era più calma e lui faceva fatica a controllare la Libellula. Dal nulla si era levato il vento, e se le raffiche fossero aumentate, il fragile scheletro dell'aerociclo non avrebbe resistito. Continuò a pedalare ostinamente, cercando di compensare gli squilibri provocati dal vento con opportuni spostamenti del suo corpo. Ci riuscì in parte, ma la struttura portante mandava scricchiolii poco rassicuranti e le ali si torcevano a ogni folata.
Le sue preoccupazioni non finivano lì: dalla parte del Big Horn veniva un rumore, come un fruscio, che andava aumentando di volume. Pareva gas ad alta pressione che sfuggisse da una valvola, e qualunque fosse la causa, Jimmy aveva un motivo in più di apprensione.
Riferiva a intervalli questi fenomeni al Controllo, con brevi frasi smozzicate, ma nessuno poteva aiutarlo né fare ipotesi su quello che stava succedendo. Tuttavia sentire le voci degli amici lo rassicurava, anche se ora cominciava a temere che non li avrebbe mai più rivisti.
La perturbazione diventava sempre più forte. Jimmy aveva l'impressione di trovarsi nel flusso di scarico di un jet, cosa che aveva fatto una volta, per battere un primato, durante un volo ad alta quota a bordo di un aliante, sulla Terra. Ma su Rama non c'erano reattori. Cosa poteva provocare quel vortice d'aria? Appena formulata la domanda gli si presentò la risposta: il rumore era quello del vento elettrico che portava con sé la fortissima ionizzazione venutasi a formare intorno al Big Horn. Lungo l'asse di Rama si stava formando una corrente d'aria carica di elettricità, e un'altra corrente scendeva nelle zone retrostanti dove la pressione era bassa. Jimmy si voltò a guardare il gigantesco aculeo doppiamente pericoloso, cercando di visualizzare i limiti della tempesta che si addensava intorno a esso. Forse l'unica cosa da fare era pedalare alla cieca allontanandosi il più possibile da quel sibilo sinistro. Ma Rama gli risparmiò la necessità di una scelta. Un muro di fiamma divampò alle sue spalle incendiando il cielo. Ebbe appena il tempo di vederlo dividersi in sei lingue di fuoco che dalla punta del Big Horn guizzavano verso ciascuno dei Little Horns, e poi fu travolto dalla scossa violentissima.
28
Jimmy ebbe appena il tempo di trasmettere: — Le ali sono danneggiate. Precipito — prima che la Libellula si accartocciasse intorno a lui. L'ala sinistra era squarciata al centro e la sezione esterna si staccò scendendo in lenta spirale, come una foglia morta. La destra si avvolse su se stessa alla base, formando un angolo così acuto che la punta s'incastrò nella coda. Jimmy si ritrovò seduto sui rottami dell'aerociclo che cadeva lentamente dal cielo.
Per fortuna l'elica funzionava ancora e finché lui pedalava aveva modo di controllare il mezzo. Gli restavano ancora cinque minuti. Poteva sperare di raggiungere il mare? No, troppo lontano. Poi si accorse che stava pensando in termini terrestri; sebbene fosse un valido nuotatore, ci sarebbe voluto parecchio tempo prima che potessero arrivare a salvarlo, e intanto l'acqua avvelenata l'avrebbe ucciso. La sua unica speranza era quindi arrivare sano e salvo a terra. Avrebbe pensato dopo, se ci sarebbe stato un dopo, al problema dello strapiombo meridionale.
Precipitava lentamente, in quella zona a un decimo di g, ma via via che si allontanava dall'asse la sua velocità avrebbe continuato ad aumentare. Ma sarebbe aumentata anche la resistenza dell'aria, impedendogli di accelerare troppo. La Libellula avrebbe funzionato da paracadute. I pochi chilogrammi di spinta che lui era ancora in grado di imprimerle erano decisivi nella lotta tra la vita e la morte. Quella era la sua unica speranza.
Dal Controllo non trasmettevano più. I suoi amici potevano vedere distintamente quello che gli stava succedendo e sapevano che le parole non gli sarebbero servite a niente. Jimmy stava eseguendo il volo più abile della sua vita. Peccato, pensava con amaro umorismo, che il pubblico sia così scarso e non sia in grado di apprezzare i dettagli più raffinati della mia esibizione.
Scendeva descrivendo ampie spirali, e finché restava in assetto orizzontale poteva sperare di cavarsela. Pedalando rallentava la discesa della Libellula, anche se temeva di impartirle troppa spinta: c'era il pericolo che le ali rotte lo portassero alla deriva. Ogni volta che compiva una curva in direzione sud, nonostante tutto, non poteva non ammirare il fantastico scenario che Rama aveva gentilmente preparato in suo onore.
Dalla punta del Big Horn scaturivano ancora lingue di fuoco in rapida successione. Quando toccavano le sei punte dei Little Horns le saette assumevano un movimento rotatorio contrario a quello di Rama. Guardando quelle sei corone fiammeggianti, Jimmy aveva la sensazione di osservare un gigantesco motore elettrico in attività, e forse non era lontano dal vero.