Questo, se non altro, era qualcosa che poteva restare immutato, o almeno gli parve, così le domandò, come aveva spesso fatto in passato:
— Com’è andato il lavoro, oggi?
Cathy si appoggiò il lettore sulle ginocchia. — Bene. — Fece una pausa. — Toby ci ha portato dei cestini di fragole fresche.
Peter annuì.
— Ho chiesto il permesso di uscire un’ora prima — aggiunse Cathy.
— Ah, sì?
— Avevo preso appuntamento con una, uh, consulente matrimoniale.
Peter ne fu sorpreso.
— Vuoi dire una specie di psicologa?
— Una specie, sì. Lavora per la Family Service Association. Io… ho trovato il loro servizio su Internet.
— Consulente matrimoniale… — Peter ruminò su quelle parole. Era interessante. La guardò negli occhi. — Avrei potuto venire con te, se me lo avessi chiesto.
Lei sorrise, brevemente ma con calore. — So che saresti venuto. Ma volevo… risolvere alcune cose da sola.
— E com’è andata?
Lei abbassò lo sguardo in grembo. — Bene, suppongo.
— Ah. — Peter si piegò in avanti, preoccupato.
— È stato un po’ sconvolgente. — Cathy rialzò gli occhi. La sua voce era sottile. — Tu credi che io abbia poca stima di me stessa?
Peter ci pensò qualche momento. — Io ho, mmh, sempre saputo che tu ti sottovaluti — disse. Sapeva che non gli conveniva spingersi più oltre con la sua opinione.
Cathy annuì. — Danita… la consulente si chiama così… dice che questo è collegato al rapporto fra me e mio padre.
La prima cosa che venne in mente a Peter fu un sospetto freudiano sul complesso di Elettra. Poi il pieno significato di quel che lei aveva detto lo colpì.
— Credo che abbia visto giusto — disse, un po’ accigliato. — Non avevo visto la situazione sotto questo aspetto, ma penso che sia vero. Lui ha sempre trattato te e tua sorella in modo indegno. Come se foste a pensione in casa sua, non come figlie.
— Marissa è in terapia psichiatrica da qualche tempo, lo sai.
Peter non lo sapeva, o non ricordava di averglielo sentito dire, ma annuì.
— Non fatico a capirne il motivo. Cristo, come avreste potuto avere un’immagine positiva di voi stesse, crescendo in un ambiente del genere? E tua madre… — Vide la faccia di lei irrigidirsi e si interruppe. — Scusa, ma per quanto Bunny mi piaccia molto non si può dire che sia, uh, il modello ideale di madre per una donna del ventunesimo secolo. Non ha mai lavorato fuori di casa sua, e mi sembra che tuo padre non l’abbia mai trattata meglio di come trattava te e tua sorella.
Cathy non disse niente.
Ora che ci pensava, quella situazione gli appariva chiara quanto le sue conseguenze. — Che Dio lo maledica — borbottò, alzandosi in piedi e cominciando a camminare avanti e indietro. Si fermò a fissare il quadro di Alex Colville dietro il divano. — Che Dio lo maledica, quel bastardo senza cuore.
Capitolo ottavo
La sera del martedì era quella tradizionale, quando Peter e Sarkar decidevano di andare a cena insieme. Il martedì Raheema, la moglie di Sarkar, andava a casa dai suoi, e Peter e Cathy s’erano sempre lasciati la libertà di avere interessi separati. Quella sera Peter era alquanto più rilassato, ora che aveva deciso di non parlare con Sarkar dell’infedeltà di Cathy. Per una mezz’ora chiacchierarono del più e del meno: le piccole novità successe in famiglia, la politica internazionale, il sorprendente show dei Blue Jays alla TV, l’ultima cacofonica canzone dei Leafs. Infine Peter guardò l’amico e si schiarì la gola. — Tu cosa ne pensi delle esperienze di quasimorte? Voglio dire, quelle raccontate da chi è stato clinicamente morto per qualche minuto.
Quella sera Sarkar aveva ordinato zuppa di lenticchie. — Sono tutte stupidaggini.
— Pensavo che tu credessi in queste cose.
Sarkar ebbe una smorfia infelice. — Soltanto perché sono religioso, non significa che io sia un idiota credulone.
— Scusa, non volevo certo dir questo. Il fatto è che di recente ho parlato con una donna, una che ha avuto un’esperienza di quasi-morte. Non c’è dubbio che per lei sia stata una cosa autentica.
— Ha avuto i sintomi classici? La prospettiva del suo corpo visto dall’esterno? Il tunnel? La luce bianca? Visione di scene della sua vita? Senso di pace? Incontro coi suoi parenti morti?
— Sì.
Sarkar annuì. — E soltanto quando la consideriamo in senso generale che la EQM è inesplicabile. I casi singoli sono facili da capire. Ad esempio: prova a chiudere gli occhi e immagina te stesso durante la cena di ieri sera.
Peter chiuse gli occhi. — Okay.
— Cosa vedi?
— Vedo me stesso e Cathy all’Olive Garden, sulla Keele.
— Non cenate mai a casa?
— Be’, non molto spesso — disse Peter.
— DSNF — annuì Sarkar. Doppio Stipendio Niente Figli. — Comunque, rifletti a ciò che hai appena detto: hai rivisto te stesso e Cathy.
— Proprio così.
— Tu stai vedendo te stesso. L’immagine che richiami alla mente non è quella che ricevevano i tuoi occhi all’Olive Garden, a un metro e mezzo dal pavimento o qualunque sia la loro altezza quando sei seduto. In quel momento tu vedevi solo Cathy. Nell’immagine che vedi ora ci sei anche tu, per quanto confuso di lato e fuori fuoco. In altre parole, ora ti stai osservando dall’esterno.
— Be’, suppongo che sia così.
— Buona parte delle memorie umane e dei sogni sono immagini viste «dall’esterno del proprio corpo.» Questo è il modo in cui la nostra mente le elabora, quando immagina fantasie oppure quando ricorda fatti realmente accaduti. Non c’è niente di mistico in questo.
Peter aveva ordinato un altro «kit da attacco cardiaco.» Aprì le fette di carne affumicata e pane per cospargerle meglio di mostarda. — Ma la gente dichiara di aver visto cose che prima non poteva aver visto, come la targhetta col nome della ditta sulla parte superiore della lampada montata sopra il loro letto d’ospedale.
Sarkar annuì. — Sì, sì, c’è una casistica con dettagli di questo genere, ma non sono probanti… non reggono all’indagine. Il caso che hai menzionato, ad esempio, riguarda un uomo che aveva lavorato in una fabbrica dove si costruivano anche lampade per gli ospedali. Aveva riconosciuto il modello prodotto da una ditta concorrente. Altri riguardano pazienti che erano già stati ricoverati numerose volte prima della EQM, e avevano avuto tutto il tempo di osservare particolari simili coi loro occhi. In altri casi il loro racconto contiene dichiarazioni non verificabili, come «ho visto una mosca poggiata sopra l’apparecchiatura per i raggi X», oppure addirittura erronee, come «ho visto la valvola sopra il respiratore» quando in realtà non c’era nessuna valvola.
— Sul serio?
— Sicuro. — Sarkar sorrise. — Ora so cosa regalarti per Natale, quest’anno: un abbonamento a Skeptical Inquirer.
— Che cos’è?
— Una rivista pubblicata dal Comitato per le Indagini Scientifiche sulle Dichiarazioni di Eventi Paranormali. Mettono in evidenza le falle nei resoconti di chi ha questo tipo di esperienze.
— Mmh. E del tunnel, cosa mi dici?
— Hai mai avuto l’emicrania?
— No. Mio padre ne soffre ogni tanto, però.
— Domandalo a lui. La visione del tunnel è comune nei casi di forte mal di capo, di anossia, e in molte altre condizioni fisiche.
— Può essere. Ma ho sentito dire che in quei casi il tunnel può essere interpretato come il canale vaginale durante la nascita.
Sarkar agitò il cucchiaio verso di lui. — Chiedi pure a ogni donna che abbia partorito se il canale vaginale è remotamente simile a un tunnel con una luce bianca all’estremità. Il bambino è circondato da muscoli che si contraggono; non c’è nessun tunnel. Inoltre, anche casi di EQM che erano nati in posizione podalica o col taglio cesareo hanno raccontato di aver visto il tunnel, perciò non può trattarsi di una memoria reale risalente al momento della nascita.