L’ultima memoria del caro estinto! La Davidson’s Funeral Homes informa la spettabile clientela d’essere in grado di offrire una registrazione, eseguita sul letto di morte, dell’anima dei vostri cari nell’atto di abbandonare per sempre la spoglia terrena. Per i dettagli, telefonateci.
Il deputato Paul Christmas (dello Iowa) ha oggi presentato alla Camera dei Deputati degli Stati Uniti una legge che, se approvata, obbligherebbe gli ospedali a interrompere le cure ai pazienti per cui non c’è una realistica possibilità di riprendere conoscenza. «Noi stiamo interferendo col tentativo di Dio di riportare a sé quelle povere anime» ha dichiarato Christmas.
Capitolo trentunesimo
Peter fece un paio di telefonate per informare altre persone della notizia ricevuta da Glasgow, poi raggiunse di nuovo Sarkar alla consolle principale. L’amico lasciò in sottofondo Ambrotos e spostò l’interfaccia sul banco dati di Spirito, il simulacro della vita-dopo-la-morte.
Peter lo salutò cortesemente e si piegò verso il microfono.
— Vorrei farti una domanda, se non ti spiace.
— Suppongo che si tratti della grande domanda — disse il simulacro. — Vuoi sapere cosa si prova ad essere morti?
— Proprio così.
Dall’altoparlante provenne un sospiro. — È un po’ come…
— La voce di Spirito si smorzò.
Peter gettò un’occhiata a Sarkar e lo vide leggermente teso. — Sì? Cosa stavi per dire? Ti ascolto.
— È un po’ come essere un formichiere.
Lui sbatté le palpebre, perplesso. — Che significa? Come puoi avere l’impressione di essere un… formichiere, hai detto?
— Un formichiere — ripetè il simulacro. — Io non posso vedere me stesso, ma so di avere una lingua molto lunga.
— Reincarnazione… — mormorò Sarkar, annuendo lentamente. — I miei amici Indù saranno molto eccitati nel saperlo. Ma devo dire, Peter, che per te avevo sperato in qualcosa di meglio che un formichiere.
— Comincio ad aver fame — disse la voce dall’altoparlante. — Qualcuno ha un po’ di formiche?
Peter scosse la testa. — Non posso crederci.
— Aha! — esclamò il simulacro. — Te la sei bevuta, eh?
— No, neppure per un momento — rispose Peter.
— Be’ — disse la voce artificiale, un tantino petulante. — Sarkar ci ha creduto, comunque.
— Non del tutto — si difese Sarkar, seccato.
— Sei un rompiscatole — disse Peter nel microfono.
— Tale il padre, tale il figlio — ribatté il simulacro.
— Vedo che sei in vena di fare lo spiritoso — osservò Peter.
— La morte è molto divertente — disse Spirito. — No, in effetti è la vita ad essere molto divertente vista da qui. Ridicola, è la parola migliore. È un insieme di assurdità.
— Divertente? — indagò Sarkar. — Ero convinto che la risata fosse una reazione puramente biologica.
— Il suono della risata può esserlo, anche se io sono giunto alla conclusione che si tratta di un fenomeno sociale, piuttosto che biologico. Ma trovare «divertente» una cosa non c’entra col fatto di possedere un corpo biologico. Quando Peter guarda qualcosa di comico alla TV, ed è solo, non scoppia a ridere quasi mai. Questo non significa che non si stia divertendo.
— Suppongo che sia vero — ammise Peter.
— In effetti, ora penso di aver capito cos’è realmente l’umorismo. È la reazione all’improvviso formarsi di una nuova e inattesa rete neurale.
— Non ti seguo — disse Peter.
— Proprio così. «Non ti seguo» è esattamente ciò che la gente dice quando non riesce a capire qualcosa, si tratti di una barzelletta oppure di una cosa seria. Noi sentiamo, d’intuito, che lì c’è un percorso e che non lo abbiamo seguito. Alcuni collegamenti che non abbiamo fatto. Questo percorso di collegamenti è una rete neurale. — Il simulacro vita-dopola-morte proseguì, senza una pausa: — La risata, anche se è solo una risata interna (l’unica, fra l’altro, che ormai resta a mia disposizione) è la reazione che si accoppia al formarsi di nuove connessioni nel cervello, ovvero al fatto che le sinapsi stanno veicolando impulsi secondo uno schema mai avvenuto prima, o quasi mai. Quando voi sentite una barzelletta nuova ridete, e può darsi che ridiate anche la seconda o la terza volta che ve la raccontano… la rete neurale non è ancora ben stabilita; ma tutte le barzellette dopo un po’ perdono il loro contenuto. Voi conoscete quella, ormai vecchia: «Perché una gallina attraversa la strada?» Da adulti non ci fa ridere per niente, ma tutti abbiamo riso la prima volta che l’abbiamo sentita, da bambini, e la differenza non sta nel fatto che è una barzelletta infantile… non lo è, se ci pensate, anzi è abbastanza sofisticata. È solo che ormai la nostra rete neurale è completamente stabilita.
— Quale rete neurale? — domandò Peter.
— Quella che connette la nostra idea di pigrizia… che di solito noi associamo a una persona passiva e inetta, e le idee che abbiamo sull’autodeterminazione e sull’iniziativa personale. È questo che ci diverte nella barzelletta: il pensiero che la gallina attraversi la strada perché vuole andare dall’altra parte, dunque perché è curiosa di qualcosa. È questa la nuova idea, e la formazione della rete di collegamenti fra i neuroni che rappresentano questa idea è ciò che causa quel momentaneo corto circuito nei processi mentali che noi chiamiamo risata.
— Non sono tanto sicuro d’essere d’accordo con questa teoria — disse Peter.
— Scuoterei le spalle, se le avessi. Senti, io posso dimostrarlo. Lo sai cosa dice Mr. Spock quando incontra un altro vulcaniano al bar della Flotta Stellare? — Il simulacro fece una pausa d’effetto, poi cambiò tono: — Che ne dici di mescolare la nostra menta?