Lei strinse i denti. — Dannazione, ispettore. È già abbastanza doloroso sopportare la perdita di un padre, senza bisogno che lei venga a fare questi giochetti con me.
Sandra annuì. — Mi creda, Ms. Hobson, io non le direi mai una cosa simile se non pensassi che sia vera. Ma il fatto è che qualcuno ha alterato l’ordinazione della cena di suo padre.
— Alterato l’ordinazione? Di che sta parlando?
— Suo padre assumeva regolarmente un medicinale che aveva severe controindicazioni dietetiche. Ogni mercoledì, quando sua madre era fuori, lui ordinava la cena a un fast food… sempre le stesse cose, sempre cibo sicuro per lui. Ma la sera in cui è morto qualcuno aveva alterato la sua ordinazione, e gli era stata portata una cena che lui ha consumato senza badare alla differenza, forse perché stava guardando la TV. Il risultato è stata una grave reazione arteriosa, che ha fatto salire la sua pressione sanguigna a un livello per lui insopportabile.
Cathy era rossa in faccia. — Ma che sta dicendo, ispettore? Mio padre sarebbe stato ucciso da un fast food?
— Io presumevo che si fosse trattato di un incidente — disse Sandra. — Ma ho fatto alcuni controlli. È venuto fuori che alcuni giorni prima della morte di suo padre qualcuno ha compiuto un accesso illegale nel MedBase nazionale. Chiunque sia stato, può aver saputo lì che suo padre si curava con la Phenelzina.
— La Phenelzina? — disse Cathy. — Ma questo è un antidepressivo.
Sandra sollevò le sopracciglia. — Oh, lei lo sapeva?
— Quello che so io è che la prendeva mia sorella.
— E sapeva che ha delle controindicazioni dietetiche?
— Sì. Niente formaggio piccante — disse Cathy.
— Be’, l’elenco è alquanto più lungo.
Cathy stava scuotendo la testa in quello che a Sandra parve genuino stupore. — Papà che prendeva antidepressivi? — disse sottovoce, come se lo chiedesse a se stessa. Poi la guardò negli occhi. — Questo è pazzesco.
— Il MedBase tiene una registrazione di tutti gli accessi. Mi è costato un bel po’ di lavoro, ma ho fatto controllare tutti gli accessi avvenuti nelle due settimane precedenti la morte di suo padre. C’è stato un login fasullo, tre giorni prima di quel mercoledì.
— Un cosa?
— Il medico sotto il cui nome è stato chiesto accesso si trovava in vacanza in Grecia, quando la cosa è accaduta.
— Uno può consultare quei database da qualsiasi angolo del mondo — disse Cathy.
— Vero — annuì Sandra, — ma io ho telefonato a quel medico. Mi ha giurato di non aver fatto altro che visitare località archeologiche durante la sua vacanza.
— E lei può sapere in quali dati, e di chi, questa persona è andata a curiosare?
Sandra non nascose una smorfia. — No. È possibile accertare solo che un utente ha chiesto accesso e poi è uscito. La registrazione mostra che entrambe le cose sono avvenute intorno alle quattro del mattino, ora di Toronto.
— Cioè pieno giorno in Grecia.
— Sì, ma quella è anche l’ora in cui ci sono meno richieste per il MedBase. Mi è stato detto che questo permette di accedere senza ritardi. Se qualcuno voleva entrare e uscire al più presto, era il momento migliore per farlo.
— Però, usare gli ingredienti di una cena per provocare una reazione mortale… questo richiede una competenza molto particolare da parte di un assassino.
— Proprio così — disse Sandra. Una pausa. — Lei è laureata in chimica, no?
Cathy fece un lento respiro. — In chimica inorganica, sì. Non so niente delle sostanze farmaceutiche attuali. — Allargò le mani. — Tutto questo mi sembra più che assurdo, ispettore. Il peggior nemico che mio padre avesse era l’allenatore di football della Newtonbrook Secondary School.
— Come si chiama quest’uomo?
Cathy ebbe un mugolio esasperato. — Sto scherzando, dannazione. Non conosco nessuno che avesse un motivo per voler uccidere mio padre.
Sandra guardò il salone oltre la porta a vetri. — Forse lei ha ragione. Questo lavoro ci rende un po’ paranoici, a volte. — Le rivolse un sorriso disarmante. — Siamo sempre pronti a vedere piani e complotti, temo. Mi scusi… e la prego, mi creda quando dico che mi dispiace della sua perdita. Io so cosa significhi la morte di un padre.
La voce di Cathy suonò neutra, ma il suo sguardo si stava placando. — Apprezzo le sue parole.
— Soltanto qualche altra domanda, e poi spero di non doverla più disturbare. — Sandra consultò lo schermo del suo computer tascabile. Il nome Desalle significa qualcosa per lei? Jean-Louis Desalle.
Cathy corrugò le sopracciglia ma non disse nulla.
— Studiava all’Università di Toronto nello stesso periodo in cui la frequentava anche lei.
— Questo è stato molto tempo fa.
— Vero. Mi permetta di dirlo in un altro modo: quando ho parlato con Jean-Louis Desalle, lui ha riconosciuto il suo nome. Non Catherine Hobson: Catherine Churchill. E si ricordava anche di suo marito, Peter Hobson.
— Il nome di questa persona — disse Cathy, misurando con cura le parole, — mi è vagamente familiare.
— Lei ha rivisto Jean-Louis Desalle dopo l’università?
— Santo cielo, no. Non ho alcuna idea di dove sia andato a finire.
Sandra annuì. — Grazie, Ms. Hobson. Lei è stata molto gentile. Non c’è altro, per ora.
— Aspetti — disse Cathy. — Perché mi ha domandato di Jean-Louis?
Sandra chiuse il computer portatile e lo mise nella borsetta. — È il medico sul cui conto è stato addebitato l’accesso al MedBase.
Capitolo trentaseiesimo
Spirito, la simulazione dell’anima immortale di Peter Hobson, continuava a osservare l’evoluzione della vita artificiale di Sarkar. Il procedimento era affascinante.
Non si trattava di un videogioco.
La vita.
Ma il povero Sarkar… lui mancava di una visione ampia. Il suo programma era rozzo. Alcuni semplici automatismi per la produzione di cellule, altri che si limitavano a far evolvere forme somiglianti ad insetti. Oh, i pesci azzurri erano interessanti, ma le creature di Sarkar non raggiungevano neppure un’ombra della complessità dei pesci reali, e inoltre i pesci non erano più la forma di vita dominante sulla Terra da almeno trecento milioni di anni.
Spirito voleva qualcosa di meglio. Molto meglio. Dopotutto, ora lui poteva manovrare situazioni infinitamente più complicate di quanto sarebbe mai riuscito a fare Sarkar, e disponeva di tutto il tempo dell’universo.
Prima di cominciare tuttavia ci pensò a lungo. Pensò a quello che lui voleva esattamente.
E poi, definiti i suoi criteri di selezione, si dedicò al compito di crearlo.
Peter aveva deciso di lasciar perdere i romanzi di Spenser, almeno temporaneamente. Provava una certa vergogna al pensiero che la versione Control di lui stesso stava leggendo le opere di Thomas Pinchon.
Riesaminando gli scaffali del soggiorno trovò una vecchia copia di Le Due Città, che suo padre gli aveva regalato da ragazzo. Non se l’era mai sentita di leggerlo ma, con suo imbarazzo, quello era l’unico classico che ci fosse in casa… i suoi giorni di Marlowe e Shakespeare, Descartes e Spinoza, erano ormai lontani.
Ovviamente avrebbe potuto avere a schermo qualsiasi cosa dalle Reti — una cosa positiva i classici l’avevano: erano tutti di Pubblico Dominio, cioè quasi gratuiti — ma negli ultimi anni lui aveva dedicato troppo tempo a quegli interfaccia tecnologici. Un vecchio libro di carta, un po’ ingiallito, era proprio quel che ci voleva.
Cathy sedeva sul divano con un lettore in mano. Peter prese posto accanto a lei, aprì la copertina rigida del libro e cominciò a leggere: