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Erano gli anni più affascinanti, erano gli anni più duri, era l’epoca della saggezza, era l’epoca della follia, era il tempo della fede, era il tempo dell’incredulità, era la stagione della Luce, era la stagione delle Tenebre, era la primavera della speranza, era l’inverno della disperazione, davanti a noi avevamo tutto, davanti a noi non avevamo niente, eravamo in cammino sulla strada del Paradiso, correvamo a testa bassa nella direzione opposta.

Peter sorrise fra sé: ecco una frase che avrebbe potuto esser stata pronunciata dal simulacro Spirito. Forse essere pagati un tanto a parola era come non possedere più un corpo, per quanto riguardava l’elaborazione di un pensiero complesso.

Non era andato molto oltre il paragrafo iniziale quando s’accorse, con la coda dell’occhio, che Cathy aveva abbassato il lettore e lo stava scrutando. Peter la guardò con aria d’attesa.

— Quella donna della Polizia Metropolitana, la detective Philo, è venuta di nuovo a cercarmi in ufficio — disse lei, spingendosi dietro un orecchio una lunga ciocca di capelli neri.

Peter chiuse il libro e lo mise sul tavolino. — Vorrei che ti lasciasse in pace, una buona volta.

Cathy annuì. — Già, me lo auguro anch’io… intendiamoci, non posso dire che sia irritante; anzi è sempre molto cortese. Ma sembra convinta che ci sia un qualche nesso fra la morte di mio padre e quella di Hans Larsen.

Peter scosse il capo, stupito. — Tuo padre è morto per un aneurisma, o qualcosa del genere.

— Questo è ciò che credevo, ma quella detective dice invece che ha mangiato qualcosa che non doveva mangiare, e che di conseguenza la sua pressione sanguigna si è alzata di colpo. Coi suoi precedenti clinici, questo è bastato a ucciderlo in pochi minuti.

— Be’, anche così è stato certo un incidente — disse Peter. — Avrà dimenticato di far attenzione a ciò che mangiava, o forse non aveva capito bene gli ordini del suo dottore.

— Mio padre era molto meticoloso, lo sai bene. La detective Philo pensa che qualcuno abbia volutamente alterato l’ordinazione della sua cena.

Peter non nascose la sua incredulità. — Lo pensa sul serio?

— Questo è quanto mi ha detto. — Una pausa. — Ti ricordi di quello studente della nostra età, Jean-Louis Desalle?

— Jean-Louis… vuoi dire Nirvana?

— Nirvana?

— È il soprannome che gli diede un professore dell’università perché sonnecchiava durante le lezioni, come in trance. Anch’io lo prendevo in giro così, benché sapessi che lavorava fino a notte fonda per mantenersi agli studi. — Peter guardò fuori dalla finestra del soggiorno. — Nirvana Desalle. Gesù, da anni non pensavo a lui. Mi chiedo che fine abbia fatto.

— È un medico praticante, a quanto pare. Il suo login, se questa è la parola esatta, è stato usato per accedere alla cartella clinica di mio padre, sul MedBase.

— E cosa diavolo poteva avere Nirvana contro tuo padre? Voglio dire, dannazione, posto che si siano mai conosciuti in vita loro.

— La detective Philo afferma che è stato qualcun altro a usare il login di Desalle.

— Ah.

— E c’è un’altra cosa — disse Cathy. — La detective sa di me e di Hans.

— Glielo hai detto tu?

— No di certo. Non sono affari suoi. Ma qualcuno glielo ha detto.

Peter sbuffò rumorosamente. — Io me lo sentivo che tutti i tuoi dannati colleghi lo sapevano. — Abbatté un pugno sul bracciolo del divano. — Maledizione!

— Credimi — mormorò Cathy, — io ne sono imbarazzata quanto te.

Peter annuì. — Già, lo immagino. Scusami.

La voce di Cathy era cauta, come se saggiasse il terreno. — Non posso fare a meno di chiedermi chi fosse a odiare tanto sia Hans che mio padre.

— Qualche idea? Lei lo guardò per un lungo momento. Alla fine chiese, semplicemente: — Sei stato tu, Peter?

— Cosa? Cathy deglutì un groppo di saliva.

— Sei stato tu a fare in modo che Hans e mio padre fossero uccisi?

— Mi venga un colpo! Non riesco a credere che tu mi stia domandando questo!

Lei lo guardò con espressione seria, senza dir nulla.

— Come puoi pensare una cosa di questo genere?

Cathy scosse il capo. Sul suo volto affioravano le emozioni più diverse: la tensione da cui era emersa la domanda, la paura per quella che poteva essere la risposta, una certa vergogna per aver contemplato quel sospetto, un po’ di rabbia. — Non lo so — disse alla fine, con voce alquanto incrinata. — Non lo so. È solo che, be’… tu avevi un motivo, più o meno.

— Forse per Hans. Ma per tuo padre? — Peter allargò le braccia. — Se ammazzassi tutti quelli che mi irritano con qualche idiozia, i cadaveri si ammucchierebbero fino al soffitto.

Cathy non fece commenti.

— Inoltre, perché sospettare che Hans sia stato ucciso da un marito geloso? — disse Peter, sentendo il bisogno di riempire il silenzio, — scommetto che c’erano chissà quante donne col dente avvelenato verso quel bastardo.

Cathy lo guardò in faccia. — Ma anche se fosse stata una delle sue ex, o un marito geloso, nessuno di loro poteva avercela anche con mio padre.

— Quella stupida poliziotta ti ha fatto diventare paranoica. Cerca di metterti in testa che io non ho ammazzato tuo padre, e neppure quel… — Peter si corresse, con uno sforzo: — E neppure Hans.

— Però, se la detective Philo ha ragione, qualcuno ha predisposto la morte di entrambi.

— Io non ho predisposto proprio niente. Gesù Cristo, che razza di uomo pensi che io sia?

Lei scosse la testa. — Scusami. So che tu non faresti mai nulla del genere. È solo che… be’, mi sembra una cosa che qualcuno nella tua posizione potrebbe aver fatto… cioè, se questo qualcuno non fossi tu.

— E io ti dico che… oh, Cristo!

— Che cosa?

— Niente.

— No, qui c’è qualcosa che non va. Parlamene.

Peter era già in piedi. — Più tardi. Adesso voglio andare a fare due chiacchiere con Sarkar.

— Sarkar? Non penserai che sia lui il responsabile?

— Cristo, no. I Versi Satanici non l’aveva mica scritto Hans.

— Ma…

— Devo andare. Rientrerò tardi. — Peter prese il soprabito, uscì di casa e aprì la porta del garage.

Peter stava guidando la sua Mercedes lungo Post Road verso Bayview quando ricordò le buone maniere. Prese il telefono della macchina e digitò CM, l’abbreviazione che usava per il numero di «Casa Muhammed.» Rispose la moglie.

— Hello?

— Ciao, Raheema. Sono Peter.

— Oh, Peter! Che piacere sentirti. Come va?

— Bene, grazie. E tu? Senti, Sarkar è in casa?

— È di sotto. Sta guardando la partita di hockey.

— Posso parlargli, per favore? E una cosa importante.