— Quale?
Sarkar fece una pausa per radunare le idee. — Diciamo che la moglie di un uomo sia in punto di morte, ma che possa essere salvata da una medicina che costa ventimila dollari.
— Questo cosa c’entra col nostro problema?
— Lasciami finire… è uno dei test morali di Kohlberg. Supponiamo che l’uomo riesca a procurarsi soltanto diecimila dollari, ma che il farmacista rifiuti di consegnargli la medicina, anche se lui giura che gli pagherà il resto più tardi. Allora l’uomo ruba la medicina, per salvare la vita della moglie. Dal punto di vista morale, il suo atto è giusto o sbagliato?
Peter scrollò le spalle. — È giusto, naturalmente.
— Ma perché è giusto? Questa è la chiave.
— Be’… non lo so. È giusto e basta.
Sarkar annuì. — Io sospetto che ogni simulacro darebbe una risposta diversa. Kohlberg ha definito sei livelli di ragionamento morale. Al più basso, uno pensa che il modo di comportarsi più giusto sia semplicemente quello che gli evita una punizione. Al più elevato, quello a cui secondo Kohlberg appartenevano giganti morali come Gandhi e Martin Luther King, il comportamento è guidato da principi etici molto astratti. A quel livello, le leggi contro il furto non sono irrilevanti… ma il tuo codice interiore prevede che salvare un’altra vita sia più importante delle conseguenze che tu subirai per aver rubato.
— Be’, questo è proprio ciò che ho detto io, no?
— Mahatma Hobson — disse Sarkar. — Presumibilmente il simulacro Control condivide questo punto di vista. Ma Kohlberg scoprì che i criminali tendono ad avere un livello di ragionamento morale più basso dei non-criminali della stessa età, intelligenza e condizione sociale. Ambrotos potrebbe essere sceso al livello più basso, il livello uno: evitare la punizione.
— Perché?
— Un immortale sa di dover vivere per sempre, dunque può decidere che ci sono cose che non lo toccano, come ad esempio le conseguenze di un delitto. Anche se fosse condannato per omicidio, dopo essere uscito di prigione avrebbe ancora l’eternità davanti a sé.
— Forse, ma la sua reputazione resterebbe infangata per sempre. Ci sono conseguenze che lui pagherebbe molto più a lungo di chiunque altro. Un immortale potrebbe essere terrorizzato assai più del normale dal pericolo di restare mutilato, o sfigurato, perché la sua sofferenza non avrebbe mai fine. Dunque la prudenza e il rispetto delle regole avrebbero molta importanza per lui.
— Buon argomento — disse Sarkar. — Però io penso ancora che il colpevole sia lui. Si dice che il tempo guarisca tutte le ferite, ma se tu sapessi di dover vivere per sempre non vorresti continuare a tormentarti per secoli con l’odio… o col rimpianto per non esserti vendicato.
Peter scosse il capo. — Non credo. Senti, se per me togliere la vita è un delitto terribile, non credi che sarebbe la peggiore delle atrocità per una versione immortale di me conscia che la vita può durare per sempre?
Sarkar sospirò. — Forse. Suppongo che per Ambrotos si possano fare entrambi i ragionamenti opposti. Ma che mi dici di Spirito? Da come parlava l’ultima volta, il suo modo di comportarsi dev’essere a un basso livello morale. Sembra ateo ma, anche se tenesse presente l’ipotesi dell’esistenza di un Dio, non abbiamo simulato per lui né l’inferno né il paradiso. Probabilmente può considerare il timore di finire in una specie di purgatorio. C’è il caso che pensi alla possibilità di migliorare se stesso e di accedere a un mondo superiore paragonabile al paradiso. Io lo incasellerei nel secondo stadio di Kohlberg, quello che ritiene morale l’atto con cui l’individuo si guadagna un premio.
Peter scosse il capo. — Non se ha mantenuto le mie idee. Io non ho mai creduto davvero all’inferno e al paradiso.
Sarkar tentò un’altra strada. — Be’, allora considera questo: l’uccisione di Larsen è stato un crimine passionale, e la passione è una debolezza della carne. Togli il sesso da una mente umana ed essa non avrà più l’impulso di uccidere un rivale in amore. Questo avvalora l’ipotesi dell’innocenza di Spirito e, per processo di eliminazione, quella della colpevolezza di Ambrotos.
— Può darsi — concesse Peter. — D’altra parte Spirito sa che c’è vita dopo la morte; la sua stessa esistenza glielo dimostra. Così per lui l’omicidio è un crimine meno grave che per Ambrotos, dato che non significa la fine completa della vittima. Spirito potrebbe commettere un omicidio assai più a cuor leggero.
Sarkar sospirò, frustrato. — Allora sono leciti entrambi i ragionamenti opposti anche per Spirito. — Guardò l’orologio. — Senti, qui non c’è altro che possiamo fare — mormorò, grattandosi una tempia. — In effetti non possiamo fare niente da nessuna parte. Per un poco restò seduto a riflettere in silenzio. — Andiamocene a casa. Domani è sabato; verrò da te domattina verso le dieci e cercheremo di pensare a qualcosa.
Peter annuì stancamente.
— Ah, un’altra cosa… — Sarkar tirò fuori il portafoglio, pescò due biglietti da cinquanta dollari e glieli porse.
— Questi cosa sono?
— I cento dollari che abbiamo scommesso la settimana scorsa. Voglio essere sicuro che quei simulacri non abbiano nessun motivo di rancore verso di me. Prima di uscire, mandagli un messaggio su Internet perché sappiano che ti ho pagato.
NET NEWS DIGEST
Un gruppo di ambientalisti ha manifestato ieri davanti al Florida Seaworld, l’ultima struttura statunitense che ancora mantiene dei delfini in cattività. Il loro portavoce dichiara che la direzione continua a respingere la richiesta di determinare se anche i delfini hanno l’Onda dell’Anima.
Il ventisettenne George Hendricks, cattolico praticante di Dayton, Ohio, ha oggi intentato un ‘azione penale contro i suoi genitori Daniel e Kim Hendricks, ambedue non-credenti, per aver trascurato di battezzare suo fratello Paul, morto in un incidente d’auto all’età di 24 anni. La tesi di George Hendricks è che i genitori si sono resi colpevoli di negligenza, avendo precluso all’anima del ragazzo la possibilità di entrare in paradiso.
Ulteriori ricerche effettuate a l’Aia, in Olanda, dimostrano che tutte le Onde dell’Anima sembrano allontanarsi in una sola e ben precisa direzione. «All’inizio pensavamo che ogni Onda dell’Anima si limitasse ad abbandonare il corpo in base alla posizione del cranio, ma questo era prima che considerassimo l’ora del giorno in cui era avvenuto ogni decesso» afferma il docente di bioetica Marteen Lely. «Ora risulta che tutte le Onde dell’Anima da noi esaminate si sono allontanate lungo la stessa direttrice. In mancanza di un punto di riferimento più vicino, possiamo dire che questa linea punta approssimativamente verso la costellazione di Orione.»