— Lo immaginavo. — Sandra tacque e lo guardò con aria d’attesa.
Peter tornò dietro la scrivania, rispose al suo sguardo senza alcuna fretta e infine ridacchiò. — D’altra parte, anch’io penso di saper far bene il mio lavoro. E in buona parte esso consiste in incontri con funzionari e politicanti ciascuno dei quali è un vero esperto nella comunicazione interpersonale. Occorre qualcosa di più di un silenzio prolungato per innervosirmi.
Sandra rise. Quand’era entrata il suo volto non era apparso né bello né grazioso a Peter, ma mentre rideva acquistò un’espressione molto simpatica, che evidentemente di solito preferiva tener nascosta.
— La prego, si accomodi, ispettore.
Lei sorrise e sedette sulla comoda poltrona di pelle. Nel farlo si tirò su i pantaloni sulle ginocchia, con un gesto che era raro vedere in una donna. Cathy aveva la stessa abitudine.
Ci fu un altro breve silenzio. — Gradisce una tazza di caffè? — le domandò Peter. — Un the?
— Caffè, per favore. Ristretto, se possibile. — Si schiarì la gola, improvvisamente a disagio. — Questa è la parte del mio lavoro che non mi piace fare, dottor Hobson.
Lui andò al bar e mise due tazzine nella macchina da caffè. Era un pezzo d’antiquariato, e Peter andava orgoglioso degli espressi che riusciva a fare. — Dato che le sto offrendo la mia miscela speciale, non formalizziamoci troppo. Può chiamarmi Peter, se preferisce.
— Peter. — Lei annuì. — Sono io la prima a criticare il modo in cui vengono trattate le parti coinvolte in casi come questo. Spesso noi agenti di polizia non abbiamo molto rispetto per la sensibilità della gente, o per il principio che una persona è innocente fino a prova contraria.
Peter attese che il caffè fosse pronto e poggiò il vassoio con le tazzine e la zuccheriera sulla scrivania davanti a lei.
— Ad ogni modo, dottor… — Sandra si corresse, con un sorriso: — Ad ogni modo, Peter, devo farle alcune domande. Spero che lei capisca che sto facendo soltanto il mio lavoro.
— Naturalmente.
— Come lei sa, uno dei colleghi di sua moglie è rimasto vittima di un assassino, ancora sconosciuto.
Lui annuì. — Già. Quel poveretto. È stato uno shock.
Sandra lo guardò pensosamente, inclinando la testa di lato.
Peter sbatté le palpebre, stupito da quell’espressione. — Mi scusi — chiese, — ho detto qualcosa di sbagliato?
— Oh, niente. Solo che l’esame necroscopico ha rivelato che per stordire la vittima l’assassino ha usato uno stunner, un’arma che provoca uno shock, e la notizia non era stata resa pubblica. Dicendo «É stato uno shock» lei mi ha sorpreso. — Alzò una mano. — Mi scusi. Sicuramente un uomo della sua posizione deve prendere qualche precauzione. — Una pausa. — Lei ha mai usato uno stunner?
— No.
— Ne possiede uno?
— Nello stato dell’Ontario sono illegali, fuorché per la polizia.
Sandra sorrise. — Ma possono essere acquistati facilmente oltre il confine statunitense, o nel Quebec.
— Non ne ho mai avuto uno, no — disse Peter.
— Abbia pazienza, ma dovevo domandarlo.
— Lo spiacevole dovere della polizia — annuì Peter.
— Proprio così. — Sandra sorseggiò il caffè. — Lei conosceva la vittima?
Peter cercò di pronunciare il nome con indifferenza. — Hans Larsen? Sicuro. L’ho conosciuto… io ho avuto occasione di conoscere molti colleghi di mia moglie, sia alle loro riunioni informali sia alle festicciole natalizie nella sede della loro società.
— Cosa pensava di lui?
— Di Larsen? — Peter mescolò il suo caffè e bevve. — Era un tipo alquanto superficiale.
Sandra annuì. — Alcune persone sembrano condividere la sua opinione, ma altre mi hanno parlato bene di lui.
— Suppongo che la stessa cosa si potrebbe dire di tutti — commentò Peter.
— Di molti, sì. — Un’altra pausa, poi: — Senta, Peter, lei è una persona gentile e per bene, e io non voglio riportare a galla ricordi spiacevoli. Ma so che sua moglie e Hans Larsen, be’…
Peter annuì. — Sì, l’hanno fatto. Però è roba di molto tempo fa.
Sandra sorrise. — Vero. Tuttavia sua moglie gliene ha parlato abbastanza di recente.
— E ora Larsen è morto.
Sandra annuì brevemente. — E ora Larsen è morto.
— Ispettore Philo…
Lei alzò una mano. — Può chiamarmi Sandra.
Peter sorrise. — Sandra. — Resta freddo pensò. Sarkar avrebbe avuto il virus pronto quella sera, o l’indomani. Presto la cosa sarebbe finita. — Lasci che le dica una cosa, Sandra. Io sono una persona tranquilla. Non mi piacciono gli sport violenti come la lotta o il pugilato. Non ho mai colpito nessuno da quand’ero ragazzo. Non ho mai messo un dito addosso a mia moglie, e se avessi dei figli non credo che me la sentirei neppure di sculacciarli. — Bevve un altro sorso di caffè. Aveva già detto troppo? Era un errore difendersi? Resta freddo, dannazione. Freddo. Però sentiva l’impulso di dirle la verità su di lui… non su quei duplicati artificiali, ma sul vero Peter Hobson, la persona di carne e ossa.
— Io… io penso che molti dei peggiori problemi di questo mondo derivino da comportamenti violenti. Picchiando i nostri figli noi gli insegniamo che anche per loro sarà lecito picchiare le persone che amano… e poi ci meravigliamo quando questi ragazzi diventano uomini e fanno nere di botte le loro mogli. Io non uccido neanche le mosche, Sandra… perdo tempo a catturarle vive con un bicchiere, e poi le libero fuori dalla finestra. Lei si sta chiedendo se sono stato io a uccidere Hans Larsen. E io le dico francamente che mi sento ancora bruciare di rabbia al pensiero di quello che ha fatto; forse lo odio ancora. Ma uccidere o far del male fisicamente non è nella mia natura. È una cosa che io non farei e basta.
— E non ci penserebbe neppure? — domandò Sandra. Peter allargò le braccia. — Be’, tutti pensiamo certe cose.
Ma fra la fantasia e la realtà c’è un abisso. — Se non ci fosse pensò Peter, io mi sbatterei te e la mia segretaria e altre cento femmine qui su questa scrivania.
Sandra si appoggiò allo schienale della poltrona. — Di norma, sul lavoro io non faccio mai accenni alla mia vita privata. Ma ho avuto un’esperienza non molto dissimile dalla sua, Peter. Mio marito… o meglio il mio da qualche mese ex marito, mi ha tradito. Neppure io sono una persona violenta. So che qualcuno giudicherebbe strano sentir dire questo da un agente di polizia, ma è vero. Però, quando scoprii quello che Walter mi aveva fatto… be’, avrei voluto strangolarlo. E avrei voluto strangolare anche quella donna. Io non sono prona agli scatti d’ira, ma in quel momento avevo in mano il telecomando della TV e lo scaraventai nel muro… andò in mille pezzi. Si può ancora vedere la scrostatura, sulla parete del soggiorno di casa mia. Perciò io so, Peter, io so che la gente può avere una reazione violenta quando succedono queste cose.
Lui annuì lentamente. — Però Hans Larsen non l’ho ucciso io.
— Noi pensiamo che sia stato un killer professionista.
— Io non ho ingaggiato nessuno per fare il lavoro.
— Mi permetta di spiegarle meglio qual è il mio problema, in questa situazione — disse Sandra. — Come ho detto, noi cerchiamo un killer professionista. È evidente che un’assunzione di questo genere costa molto denaro… soprattutto con il, uh, lavoretto extra ordinato sulla vittima. Lei e sua moglie siete molto più abbienti di tutti gli altri colleghi di lei; se dobbiamo sospettare chi aveva soldi da spendere per questa cosa, entrambi rientrate nella lista.
— Ma non l’abbiamo fatto — disse Peter. — Senta, se vuole io sono disposto a sottopormi alla macchina della verità.