S'interruppe.
— Oh, dannazione — borbottò Colin. — È il Signor Gilchrist.
— Cosa significa tutto questo? — esplose Gilchrist. — Cosa ci fate qui?
— Intendo riportare indietro Kivrin — dichiarò Dunworthy.
— Sulla base di quale autorità? — controbatté Gilchrist. — Questa è la rete di Brasenose e lei è colpevole di ingresso illegale. Le avevo dato ordine di non permettere l'ingresso al Signor Dunworthy — aggiunse, rivolto al portiere.
— Il Signor Basingame ha dato l'autorizzazione — obiettò questi, esibendo il pezzo di carta bagnato.
Gilchrist glielo strappò di mano.
— Basingame! — escalmò, abbassando lo sguardo su di esso. — Questa non è la firma di Basingame. Ingresso illegale e adesso contraffazione. Signor Dunworthy, ho intenzione di presentare una denuncia contro di lei, e quando il Signor Basingame tornerà lo informerò del suo…
Dunworthy avanzò di un passo verso di lui.
— E io intendo informare il Signor Basingame di come il suo Sostituto abbia rifiutato di sospendere una transizione, abbia intenzionalmente messo in pericolo uno storico, abbia rifiutato il permesso di accedere a questo laboratorio e abbia di conseguenza reso impossibile stabilire la locazione temporale dello storico in questione — inveì, accennnado con un braccio alla consolle. — Sa cosa dice la verifica dei dati? Quella verifica che per dieci giorni un mio tecnico non ha potuto decifrare per un divieto da lei imposto soltanto a causa di una manica di imbecilli, lei incluso, che non capiscono niente dei viaggi nel tempo? Lo sa cosa dice? Kivrin non è nel 1320 ma nel 1348, nel bel mezzo della Morte Nera! Ed è là da due settimane — continuò, girandosi per indicare gli schermi. — Questo a causa della sua stupidità, a causa…
S'interruppe.
— Lei non ha il diritto di parlarmi in questo modo — protestò Gilchrist, — così come non ha il diritto di stare in questo laboratorio. Esigo che se ne vada.
Invece di rispondere Dunworthy avanzò di un passo verso la consolle.
— Chiami il responsabile della sorveglianza — ordinò Gilchrist al portiere. — Voglio che li butti fuori.
Lo schermo era non soltanto vuoto ma anche buio, e così pure le luci di funzionamento sopra la consolle, e l'interruttore della corrente era abbassato.
— Lei ha tolto la corrente — disse Dunworthy, con voce che suonava vecchia e stanca quanto quella di Badri, poco prima. — Ha disattivato la rete.
— Sì — confermò Gilchrist, — ed è un bene che lo abbia fatto, visto che lei pensa di avere il diritto di fare irruzione qui senza autorizzazione.
— Ha disattivato la rete — ripeté Dunworthy, protendendo alla cieca una mano verso lo schermo spento e barcollando un poco.
— Sta bene, Signor Dunworthy? — chiese Colin, avanzando di un passo.
— Dal momento che non sembra avere rispetto per l'autorità della Sezione Medievale, ho supposto che avrebbe potuto tentare di fare irruzione e di aprire la rete — spiegò Gilchrist. — Ho tolto la corrente per impedire che una cosa del genere potesse succedere, e a quando pare ho fatto bene.
Dunworthy aveva sentito parlare di persone che venivano annientate dalle cattive notizie. Quando Badri gli aveva detto che Kivrin si trovava nel 1348 non era riuscito ad assimilare appieno il significato della cosa, ma questa notizia parve abbattersi su di lui come un colpo fisico, tanto da togliergli il respiro.
— Ha spento la rete — disse. — Ha perso i dati.
— Perso i dati? — ripeté Gilchrist. — Stupidaggini. Di certo ci sarà un backup o qualcosa del genere, e quando riattiveremo la corrente…
— Questo significa che non sappiamo dove sia Kivrin? — domandò Colin.
— Sì — rispose Dunworthy, e mentre cadeva pensò che si sarebbe abbattuto sulla consolle come Badri, ma non lo fece e si accasciò quasi con delicatezza, come un uomo che fosse stato gettato a terra dal vento, abbandonandosi come un amante fra le braccia protese di Gilchrist.
— Lo sapevo — sentì dire a Colin. — Questo è successo perché non ha avuto la sua inoculazione. La prozia Mary mi ucciderà.
26
— Questo è impossibile — disse Kivrin, — non può essere il 1348.
Però tutto aveva senso… la morte del cappellano di Lady Imeyne e la mancanza di servitori e il fatto che Eliwys non volesse mandare Gawyn a Oxford per scoprire chi lei fosse.
— Là c'è molta malattia — aveva detto Lady Yvolde, e la Morte Nera aveva colpito Oxford a Natale del 1348.
— Cosa è successo? — esclamò, con voce che saliva di tono e minacciava di sfuggire al controllo. — Cosa è successo? Dovevo andare nel 1320. Nel 1320! Il Signor Dunworthy mi aveva detto che non sarei dovuta venire, che alla Sezione Medievale non sapevano quello che facevano, ma non possono avermi mandata nell'anno sbagliato! — S'interruppe, poi ordinò: — Dovete uscire di qui! Questa è la Morte Nera!
La guardarono tutti senza capire, tanto che lei pensò che il traduttore fosse scivolato di nuovo nell'inglese moderno.
— È la Morte Nera — ripeté. — Il male azzurro.
— No — sussurrò Eliwys, in tono molto sommesso.
— Lady Eliwys, devi portare Lady Imeyne e Padre Roche giù nella sala.
— Non può essere — protestò lei, ma prese Lady Imeyne per un braccio e la condusse fuori, mentre la vecchia continuava a serrare il suo impiastro come se fosse stato un reliquiario. Maisry si precipitò dietro di loro con le mani ancora serrate sugli orecchi.
— Devi andare anche tu — disse Kivrin a Roche. — Resterò io con il segretario.
Il malato mormorò qualcosa d'indistinto e Roche si girò a guardarlo, accennando ad avvicinarsi quando lui lottò per alzarsi.
— No! — esclamò Kivrin afferrando il prete per la manica. — Non ti devi avvicinare — aggiunse, interponendosi fra lui e il letto. — La malattia del segretario è contagiosa — spiegò, cercando di forzare il traduttore a rendere il senso delle sue parole. — Infetta la gente. Viene diffusa dalle mosche e da… — Esitò, cercando il modo di descrivere il contagio da fluidi. — Dagli umori e dalle esalazioni dei malati. È una malattia letale, che uccide quasi tutti coloro che vi si avvicinano.
Osservò quindi con ansia il prete, chiedendosi se aveva capito almeno qualcosa di quello che gli aveva detto, se poteva capirlo, visto che nel 1300 non esisteva la minima cognizione in fatto di germi e non si sapeva come si diffondessero le malattie. La gente del tempo aveva creduto che la Morte Nera fosse una punizione divina e che venisse diffusa da nebbie velenose che fluttuavano sulle campagne, dagli sguardi dei morti e dalla magia.
— Padre — chiamò il segretario, e Roche cercò di oltrepassare Kivrin, che però gli sbarrò il passo.
— Non possiamo lasciarlo morire — protestò Roche.
Altri lo hanno fatto, però, pensò Kivrin. Sono fuggiti abbandonando i malati. C'è stato chi ha abbandonato i suoi stessi figli e ci sono stati dottori che si sono rifiutati di andare a curare i malati e preti che sono fuggiti.
Chinandosi, raccolse una delle strisce di stoffa che Lady Imeyne aveva lacerato per il suo impiastro.
— Devi coprirti il naso e la bocca con questa — disse, porgendogliela.
Lui abbassò lo sguardo sulla striscia di stoffa, poi la piegò in modo da formare un quadrato compatto che si accostò alla faccia.
— Legala così — suggerì Kivrin, e si chinò a raccogliere un'altra striscia di stoffa, piegandola diagonalmente e legandosela intorno al naso e alla bocca come la maschera di un bandito.
Roche obbedì, annaspando con il nodo, poi fissò Kivrin che si trasse di lato, permettendogli di avvicinarsi al segretario e di posargli una mano sul petto.
— Non… — cominciò Kivrin, e quando lui sollevò lo sguardo concluse: — Non toccarlo più di quanto sia necessario.