So che sono stata vaccinata contro la peste, ma anche i miei linfociti T erano stati rinforzati e avevo fatto iniezioni antivirali, e tuttavia ho contratto quel misterioso virus… quindi mi ritraggo ogni volta che il segretario mi tocca. Padre Roche continua a dimenticarsi di indossare la maschera ed ho una paura terribile che resti contagiato, o che sia Agnes ad ammalarsi. E ho paura che il segretario finisca per morire. Ed anche Rosemund. E ho paura che al villaggio qualcuno sviluppi la forma polmonare del contagio, e che Gawyn non torni e che non mi riesca di trovare il sito prima del recupero.
Mi sento un po' più calma, Signor Dunworthy. Parlare con lei sembra essermi di aiuto, anche se so che non mi può sentire.
Rosemund è giovane e forte, e la peste non ha ucciso proprio tutti. In alcuni villaggi non è morto nessuno.
27
Portarono Rosemund nella stanza di sopra e le prepararono un pagliericcio per terra nello spazio ristretto accanto al letto; dopo aver steso sul pagliericcio un lenzuolo di lino, Roche andò nel solaio a prendere delle coperte.
Kivrin aveva temuto che Rosemund si spaventasse alla vista della lingua grottesca e della pelle sempre più scura del segretario, ma lei non lo degnò quasi di un'occhiata mentre si toglieva la sopravveste e le scarpe per distendersi con sollievo sullo stretto pagliericcio. Kivrin tolse dal letto il copriletto di pelle di coniglio e lo stese su di lei.
— Urlerò e salterò addosso alla gente come il segretario? — chiese la ragazza.
— No — la rassicurò Kivrin, sforzandosi di sorridere. — Cerca di riposare. Hai dolore da qualche parte?
— Mi fa male lo stomaco — disse lei, posandosi una mano sul ventre, — e anche la testa. Sir Bloet mi ha detto che la febbre induce gli uomini a danzare, ha detto che danzano fino a quando esce loro il sangue dalla bocca e poi muoiono… ma pensavo che fosse soltanto una storia per spaventarmi. Dov'è Agnes?
— Nel solaio con tua madre — replicò Kivrin. Aveva infatti detto ad Eliwys di portare Agnes e Imeyne nel solaio e di chiudersi dentro, ed Eliwys aveva obbedito senza neppure girarsi a guardare Rosemund.
— Mio padre verrà presto — continuò al ragazza.
— Adesso devi stare tranquilla e riposare.
— La nonna dice che è peccato mortale aver paura del proprio marito ma non posso farne a meno. Lui mi tocca in maniera sconveniente e mi racconta cose che non possono essere vere.
Spero che muoia in preda all'agonia, si augurò Kivrin. Spero che sia già stato contagiato.
— Mio padre è in viaggio per venire qui — insistette Rosemund.
— Ora devi cercare di dormire.
— Se adesso fosse qui, Sir Bloet non oserebbe toccarmi — mormorò la ragazza, chiudendo gli occhi. — Sarebbe lui ad avere paura.
Roche entrò portando una bracciata di coperte e tornò ad uscire; Kivrin stese le coperte su Rosemund, rincalzandogliele intorno, e rimise il copriletto di pelliccia addosso al segretario.
Questi giaceva tranquillo, ma il ronzio aveva cominciato di nuovo a vibrare nel suo respiro e di tanto in tanto tossiva; la bocca era perennemente spalancata e il fondo della lingua era coperto da una peluria bianca.
Non posso permettere che questo succeda anche a Rosemund, si disse Kivrin. Ha soltanto dodici anni.
Ci doveva essere qualcosa che poteva fare… qualcosa. Il bacillo della peste era un batterio, streptomicina e sulfamidici potevano ucciderlo, ma lei non era in grado di prepararli e non sapeva dove si trovasse il sito.
E Gawyn era andato a Bath. Era ovvio che lo avesse fatto… Eliwys era corsa da lui, lo aveva abbracciato, e lui sarebbe andato dovunque, avrebbe fatto qualsiasi cosa per lei, anche se questo significava riportare a casa suo marito.
Cercò di calcolare quanto tempo Gawyn avrebbe impiegato per raggiungere Bath e tornare. Era un percorso di settanta chilometri e se avesse cavalcato rapidamente sarebbe potuto arrivare a destinazione in un giorno e mezzo, impiegandone in tutto tre fra andata e ritorno. Sempre che non avesse subito dei ritardi, che fosse riuscito a trovare Lord Guillaume, che non si fosse ammalato a sua volta. La Dottoressa Ahrens aveva detto che le vittime della peste impiegavano quattro o cinque giorni a morire, ma lei non riusciva a immaginare che il segretario potesse resistere così a lungo. La sua temperatura si era alzata di nuovo.
Quando avevano portato di sopra Rosemund, lei aveva spinto sotto il letto il cofanetto dei medicinali di Lady Imeyne, ma adesso lo tirò fuori ed esaminò le erbe secche e le polveri contenute al suo interno: durante la peste la gente dell'epoca aveva usato rimedi fatti in casa come l'erba di San Giovanni e la dulcamara, ma essi si erano rivelati inutili quanto la polvere di smeraldi.
La pulicaria sarebbe potuta servire a qualcosa, ma lei non riuscì a trovare traccia di quei fiori rosa o porpora nei piccoli sacchetti di lino. Quando Roche fu di ritorno, lo mandò al torrente a tagliare rami di salice con cui preparò un tè amaro.
— Cos'è questa bevanda? — chiese il prete, assaggiandola e facendo una smorfia.
— Aspirina — rispose Kivrin, — o almeno lo spero.
Roche ne somministrò una tazza al segretario, che versava ormai in condizioni tali da non registrarne più il sapore, e l'infuso parve fargli calare un poco la febbre; quella di Rosemund continuò però a salire in maniera costante per tutto il pomeriggio fino a quando lei cominciò ad essere scossa da brividi. Quando infine Roche andò a suonare i vespri la ragazza era quasi troppo calda per poter essere toccata.
Kivrin le tirò indietro le coltri e cercò di bagnarle le gambe e le braccia con l'acqua fredda per abbassare la temperatura, ma Rosemund si ritrasse rabbiosamente da lei.
— Non è conveniente che tu mi tocchi in questo modo, signore — disse, battendo i denti. — Puoi essere certo che lo dirò a mio padre, quando tornerà.
Roche non era ancora rientrato, e mentre accendeva le lampade di sego e rimboccava le coltri intorno a Rosemund, Kivrin si chiese che ne fosse stato di lui.
La ragazza aveva un aspetto peggiore alla luce fumosa delle candele, con il volto pallido e affilato, e continuava a mormorare fra sé ripetendo il nome di Agnes.
— Dov'è? — chiese una volta, in tono agitato. — Ormai avrebbe dovuto essere qui.
In effetti avrebbe già dovuto essere qui, pensò Kivrin, perché la campana ha suonato i vespri mezz'ora fa. Deve essere in cucina a preparare un po' di zuppa, si disse, oppure è andato da Eliwys per dirle come sta Rosemund… non è malato.
Nonostante quelle riflessioni non si sentì tranquillizzata e si alzò in piedi, arrampicandosi sul sedile sotto la finestra per guardare nel cortile. Il freddo era più intenso e il cielo coperto, e nel cortile non c'era nessuno… non si scorgevano luci o suoni da nessuna parte.
In quel momento Roche aprì la porta e lei saltò giù dal sedile sorridendo.
— Dove sei stato? Ero… — cominciò, poi s'interruppe. Roche indossava gli abiti talari e aveva con sé l'olio e il viatico. No, pensò Kivrin, lanciando un'occhiata a Rosemund. No.
— Sono stato da Ulf l'Intendente — disse il prete. — Ho ascoltato la sua confessione.
Il primo pensiero di Kivrin fu di sollievo perché il viatico non era per Rosemund, poi lei si rese conto di quello che il prete aveva appena affermato: la peste era nel villaggio.
— Ne sei certo? — gli chiese. — Ha i bubboni della peste?
— Sì.
— Quante altre persone ci sono nella sua casa?
— Sua moglie e due figli — replicò Roche, in tono stanco. — Ho detto alla donna di indossare una maschera e ho mandato i ragazzi a tagliare rami di salice.