La vecchia la ignorò e continuò a far scorrere la catena fra le dita, muovendo le labbra in silenzio.
— L'hai vista uscire? — insistette Kivrin, scuotendola per una spalla.
— La colpa è sua — dichiarò Lady Imeyne, girandosi a fissarla con occhi scintillanti.
— Di Agnes? — chiese Kivrin, indignata. — Come può essere colpa sua?
Imeyne scosse il capo e spostò lo sguardo fino a fissarlo su Maisry.
— Dio ci punisce per la perversità di Maisry — replicò.
— Agnes è scomparsa e si sta facendo buio — insistette Kivrin. — Dobbiamo trovarla. Non hai visto dov'è andata?
— La colpa è sua — sussurrò la vecchia, e si girò di nuovo verso il muro.
Ormai si stava facendo tardi, e il vento sibilava intorno ai paravento. Kivrin corse fuori e imboccò il passaggio che portava sulla piazza.
Lo spettacolo che le si offrì alla vista fu uguale a quello del giorno in cui aveva cercato di trovare il sito da sola: sulla piazza coperta di neve non c'era nessuno e il vento le sferzava i vestiti mentre correva. Una campana stava suonando da qualche parte verso nordest, con il ritmo lento e solenne di un funerale.
Sapendo che Agnes aveva sempre adorato la torre campanaria, Kivrin si recò innanzitutto lì e la chiamò per nome, anche se poteva vedere chiaramente che non c'era nessuno, poi tornò fuori e lasciò vagare lo sguardo sulle capanne, cercando di pensare dove potesse essere andata la bambina.
Non nelle capanne, a meno che le fosse venuto freddo. Il cucciolo… la bambina voleva vedere la tomba del cucciolo e Kivrin non le aveva detto di averlo seppellito nel bosco. Agnes aveva insistito perché la bestiola venisse seppellita nel cortile della chiesa, e pur potendo vedere che il cortile era vuoto lei oltrepassò ugualmente il cancello.
Agnes era stata lì. Le impronte dei suoi stivali andavano da una tomba all'altra e poi si allontanavano verso il lato settentrionale della chiesa. Kivrin sollevò lo sguardo verso la collina e l'inizio del bosco, pensando che se la bambina era andata là non l'avrebbe più ritrovata.
Corse lungo il lato della chiesa e scoprì che lì le impronte si fermavano e tornavano verso la chiesa, quindi aprì la porta. L'interno era quasi buio e più freddo del cortile sferzato dal vento.
— Agnes! — chiamò.
Non ebbe risposta, tranne un sommesso frusciare come quello provocato da un topo che corresse via, vicino all'altare?
— Agnes? — insistette Kivrin, sbirciando nella penombra dietro la tomba e nelle navate laterali. — Sei qui?
— Kivrin? — disse una vocetta tremante.
— Agnes? — chiamò ancora Kivrin, correndo in direzione della voce. — Dove sei?
La bambina era vicino alla statua di Santa Caterina, raggomitolata nel suo mantello rosso in mezzo alle candele accese ai piedi dell'effigie, stretta alla rozza gonna di pietra con lo sguardo spaventato e la faccia arrossata e umida di pianto.
— Kivrin? — ripeté, e si gettò fra le sue braccia.
— Cosa ci fai qui, Agnes? — domandò Kivrin, con un misto di sollievo e di irritazione. — Ti abbiamo cercata dappertutto.
— Mi sono nascosta — spiegò lei, premendole il faccino umido contro il collo. — Ho portato Carretto a vedere il mio cane, ma poi sono caduta — continuò, asciugandosi il naso con la mano. — Ti ho chiamata e chiamata, ma tu non sei venuta.
— Non sapevo che fossi qui, cara — replicò Kivrin, accarezzandole i capelli. — Perché sei venuta in chiesa?
— Mi stavo nascondendo dall'uomo cattivo.
— Quale uomo cattivo? — domandò Kivrin, accigliandosi.
In quel momento la pesante porta della chiesa si aprì e Agnes serrò le braccia intorno al collo di Kivrin fin quasi a soffocarla.
— È l'uomo cattivo — sussurrò in tono isterico.
— Padre Roche! — chiamò Kivrin. — L'ho trovata, è qui. La porta si richiuse ed echeggiò un rumore di passi.
— È Padre Roche — spiegò Kivrin ad Agnes. — Anche lui ti sta cercando, perché non sapevamo che fossi uscita.
— Maisry ha detto che l'uomo cattivo sarebbe venuto a prendermi — spiegò Agnes, allentando un poco la presa.
Roche le raggiunse affannando rumorosamente, e Agnes nascose di nuovo la testa contro il petto di Kivrin.
— È ammalata? — chiese il prete.
— Non credo — replicò Kivrin, — ma è mezza congelata. Avvolgila con il mio mantello.
Roche slacciò goffamente il mantello di Kivrin e lo avviluppò intorno alla bambina.
— Mi sono nascosta dall'uomo cattivo — gli disse Agnes, girandosi fra le braccia di Kivrin.
— Quale uomo cattivo? — domandò a sua volta il prete.
— L'uomo cattivo che ha inseguito Kivrin in chiesa — replicò la bambina. — Maisry ha detto che viene a prendere la gente e la fa ammalare del male azzurro.
— Non c'è nessun uomo cattivo — garantì Kivrin, decidendo che una volta a casa avrebbe scrollato Maisry fino a farle battere i denti. Poi si alzò in piedi e Agnes accentuò la propria stretta intorno al suo collo.
A tentoni, Roche si mosse lungo il muro fino a trovare la porta laterale e l'aprì, lasciando entrare un fiotto di luce azzurrina.
— Maisry ha detto che l'uomo ha preso il mio cane — continuò Agnes, tremando. — Ma non ha potuto prendere me, perché mi sono nascosta.
Kivrin ripensò al cucciolo nero che le giaceva inerte fra le mani, con la bocca sporca di sangue.
No… gemette interiormente, e si avviò a passo rapido fra la neve, dicendosi che i brividi della bambina dipendevano soltanto dal fatto che era rimasta così a lungo nella chiesa gelida e che il viso di lei risultava caldo contro il suo collo soltanto a causa del pianto.
Quando le chiese se la testa le faceva male Agnes scosse il capo, o forse annuì, contro la sua spalla e rifiutò di rispondere. Kivrin decise arbitrariamente che era un gesto di diniego e accelerò il passo, con Roche che la tallonava, oltrepassando la casa del castaldo ed entrando nel cortile del maniero.
— Non sono andata nel bosco — affermò la bambina, quando entrarono in casa. — La ragazza cattiva invece lo ha fatto, vero?
— Sì — annuì Kivrin, portandola vicino al fuoco. — Però è andato tutto bene. Suo padre l'ha trovata e l'ha portata a casa, e sono vissuti sempre felici e contenti — continuò, posando la bambina su una panca e slacciandole il mantello.
— E lei non è più andata nel bosco — commentò Agnes.
— Mai più — confermò Kivrin, togliendole le scarpe e la calzamaglia bagnata. — Adesso ti devi sdraiare — aggiunse, stendendo il proprio mantello accanto al fuoco, — ed io ti porterò un po' di zuppa calda.
Agnes obbedì immediatamente e lei l'avvolse per bene nel mantello; di lì a poco le portò la zuppa, ma Agnes non la volle e si addormentò quasi immediatamente.
— Ha preso freddo — disse intono deciso Kivrin ad Eliwys e a Roche. — È rimasta fuori tutto il pomeriggio ed ha preso freddo.
Però quando Roche se ne andò per suonare i vespri lei scoprì Agnes per controllarla sotto le ascelle e all'inguine, e perfino la girò per verificare che non avesse un bubbone fra le scapole come il ragazzo con lo scorbuto.
Invece di suonare la campana Roche tornò con una malconcia trapunta che proveniva evidentemente dal suo letto e la usò per formare un pagliericcio su cui trasferirono Agnes.
Le altre campane dei vespri stavano suonando… Oxford e Godstow, e la campana verso sudovest. Non riuscendo a sentire la campana doppia di Courcy, Kivrin scoccò un'occhiata ansiosa in direzione di Eliwys, che però non pareva ascoltare e sedeva accanto a Rosemund con lo sguardo fisso sui paravento.
Le altre campane cessarono di suonare e quella di Courcy prese ad echeggiare da sola con un ritmo strano, lento e soffocato.
— È un funerale? — chiese Kivrin, rivolta a Roche.
— No — replicò questi, con lo sguardo fisso su Anges. — È un giorno santo.
Kivrin aveva perso il conto dei giorni. L'inviato del vescovo era partito la mattina di Natale e nel pomeriggio avevano scoperto la presenza della peste… e da allora il tempo sembrava fondersi in un'unica giornata interminabile.