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Quattro giorni, pensò. Sono passati quattro giorni.

Aveva voluto effettuare la transizione nel periodo di Natale proprio perché c'erano molte feste religiose in virtù delle quali perfino i contadini sapevano che giorno era, per cui non avrebbe potuto mancare la data del recupero.

Gawyn è andato a Bath a chiedere aiuto, Signor Dunworthy, pensò, e l'inviato del vescovo si è preso tutti i cavalli e non so dov'è il sito.

Eliwys si era alzata in piedi e stava chiaramente ascoltando lo scampanio.

— Quelle sono le campane di Courcy? — chiese a Roche.

— Sì — rispose lui. — Non temere, è solo la festa della Strage degli Innocenti.

La strage degli innocenti, ripeté fra sé Kivrin, guardando Agnes, che stava dormendo e aveva smesso di tremare, anche se era ancora calda al tatto.

La cuoca gridò qualcosa e Kivrin aggirò la barricata per raggiungerla: la donna era accoccolata sul pagliericcio e stava lottando per sollevarsi.

— Devo andare a casa — continuava a ripetere.

Kivrin la persuase a sdraiarsi e le portò da bere, poi raccolse il secchio semi vuoto e accennò a uscire per andare a riempirlo.

— Dite a Kivrin che voglio che venga da me — affermò Agnes, che si era sollevata a sedere.

— Sono qui — la rassicurò Kivrin, posando il secchio e inginocchiandosi vicino a lei. — Sono accanto a te.

Agnes si girò a guardarla, con il volto arrossato e distorto dall'ira.

— L'uomo cattivo mi prenderà se Kivrin non arriva — insistette. — Dille di venire subito.

ESTRATTO DAL DOMESDAY BOOK
(064996-065537)

Ho mancato il recupero. Ho perso il conto dei giorni, impegnata com'ero a prendermi cura di Rosemund, e non sono riuscita a trovare Agnes e non so dove sia il sito.

Lei deve essere spaventosamente preoccupato, Signor Dunworthy. Probabilmente è convinto che sia finita fra banditi e tagliagole. Ebbene, è così, e adesso loro hanno preso anche Agnes.

Ha la febbre, ma non c'è traccia di bubboni e non tossisce né vomita. Ha soltanto la febbre, molto alta, tanto che non mi riconosce e continua a chiedere di me. Roche ed io abbiamo cercato di farle calare la temperatura con impacchi freddi, ma la temperatura continua a salire.

(Pausa)

Lady Imeyne si è ammalata. Questa mattina Padre Roche l'ha trovata distesa a terra nel suo angolo. Deve essere rimasta così per tutta la notte, visto che da due notti a questa parte ha rifiutato di andare a dormire ed è rimasta in ginocchio a pregare Dio che proteggesse lei e il resto delle persone pie dalla peste.

Dio però non l'ha protetta e adesso ha contratto la forma polmonare. Continua a tossire e a vomitare muco striato di sangue, ma non vuole permettere a me o a Roche di assisterla.

— La colpa è sua — ha detto a Roche, indicando me. — Guarda i suoi capelli, e i suoi abiti. Non è una fanciulla.

I miei vestiti sono adesso un giustacuore da ragazzo e un paio di calzoni di pelle che ho trovato in una delle cassapanche del solaio. Il mio abito si è rovinato quando Lady Imeyne mi ha vomitato addosso ed ho dovuto fare a pezzi la camicia per ricavarne delle bende.

Roche ha tentato di far bere ad Imeyne un po' di infuso di corteccia di salice, ma lei l'ha sputato.

— Ha mentito quando ha detto di essere stata aggredita nel bosco — ha insistito. — L'hanno mandata qui perché ci uccida tutti.

— È la malattia che ti induce a credere queste cose — ha ribattuto con gentilezza Roche, pulendole la bocca sporca di bava insanguinata.

— L'hanno mandata qui ad avvelenarci — ha persistito Imeyne. — Guarda come ha avvelenato le figlie di mio figlio, e adesso vuole avvelenare anche me, ma non le permetterò di darmi nulla da mangiare o da bere.

— Zitta — l'ha rimproverata Roche, in tono severo. — Non devi parlare male di qualcuno che cerca di aiutarti.

Imeyne ha scosso violentemente il capo.

— Cerca di ucciderci tutti. È una serva del Demonio.

Per la prima volta ho visto Roche infuriato… e quasi mi è parso di nuovo un tagliagole.

— Non sai quello che dici — ha ribattuto. — È stato Dio a mandarla qui per aiutarci.

Vorrei che fosse vero, vorrei poterli aiutare in qualche modo, ma non posso. Agnes urla che io venga a prenderla e Rosemund giace immota come sotto un incantesimo e il segretario sta diventando completamente nero e non c'è niente che io possa fare per aiutare uno qualsiasi di loro. Niente.

(Pausa)

Tutta la famiglia del castaldo è ammalata. Il bambino più giovane, Lefric, è il solo ad avere la forma bubbonica ed io ho inciso il bubbone. Per gli altri non posso fare nulla perché hanno contratto la forma polmonare.

(Pausa)

Il figlio neonato del castaldo è morto.

(Pausa)

Le campane di Courcy stanno suonando. Nove colpi. Chi di loro è morto? L'inviato del vescovo? Il monaco grasso che ha contribuito a rubare i nostri cavalli? O Sir Bloet? lo spero che sia lui.

(Pausa)

Una giornata terribile. La moglie del castaldo e il ragazzo che è fuggito quando sono andata a cercare il sito sono morti entrambi questo pomeriggio. Il castaldo sta scavando la tomba per entrambi, sebbene il terreno sia così gelato che non riesco a immaginare come si possa anche soltanto intaccarlo. Rosemund è a stento in grado di deglutire e il suo polso è inconsistente e irregolare. Agnes non è altrettanto grave ma non riesco a farle calare la febbre. Questa sera Padre Roche ha detto i vespri qui, senza andare in chiesa.

Dopo le preghiere di rito ha aggiunto:

— Buon Gesù, io so che ci hai mandato tutto l'aiuto che puoi, ma temo che esso non possa prevalere contro questa nera epidemia. La tua santa serva Katherine afferma che questo terrore è soltanto una malattia, ma com'è possibile? Essa infatti non si sposta da un uomo all'altro ma è dovunque contemporaneamente.

Ed è vero.

(Pausa)

Ulf l'Intendente è morto.

È morta anche Sibbe, figlia del castaldo.

E Joan, figlia del castaldo.

E la cuoca (non conosco il suo nome.)

E Walthef, il figlio maggiore del castaldo.

(Pausa)

Oltre il cinquanta per cento del villaggio ha contratto la malattia. Ti prego, Dio, fa' che Eliwys non la prenda. E neppure Roche.

29

Chiese aiuto ma non venne nessuno e pensò quindi che tutti gli altri fossero morti e di essere il solo superstite, come il monaco John Clyn nel monastero dei Frati Minori.

— Io, aspettando che venga la morte…

Cercò di premere il pulsante per chiamare l'infermiera ma non riuscì a trovarlo. Sul comodino accanto al letto c'era una campanella a mano e lui si allungò per prenderla, ma le sue dita erano prive di forza ed essa cadde a terra provocando un rumore orribile e interminabile, come il rintocco di una sorta di Great Tom da incubo, ma ancora non venne nessuno.

Quando si svegliò di nuovo, però, la campanella era di nuovo sul comodino, quindi qualcuno doveva essere entrato mentre lui dormiva. Fissando la campanella con i suoi occhi miopi si chiese per quanto tempo avesse dormito. Senz'altro per molto.

Non era possibile stabilirlo in base alla stanza, perché la luce non aveva un'angolazione particolare e neppure ombre, per cui poteva essere pomeriggio come metà mattina. Sul comodino e sulla parete non c'era traccia di orologi e lui non aveva la forza necessaria per girarsi e guardare gli schermi sulla parete sopra la propria testa. Nella stanza c'era una finestra, e anche se non era in grado di sollevarsi abbastanza da vedere bene fuori poteva comunque notare che stava piovendo. Pioveva, quando lui era andato a Brasenose, quindi forse era ancora lo stesso pomeriggio. Forse era soltanto svenuto e lo avevano ricoverato in osservazione.

— «Ed io ti farò anche questo» — recitò qualcuno.